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IndieVision Awards 2021: i migliori album dell'anno secondo noi

Eccoci come ogni anno a fare il punto di un 2021 forse altrettanto movimentato quanto il 2020 che pensavamo di esserci definitivamente lasciati alle spalle. Se le drammatiche notizie d'attualità non ci hanno lasciato tregua, fortunatamente il versante musicale dell'anno appena trascorso non ci ha delusi affatto. Dal ritorno sulla scena di rinomate stelle all'esordio di nuove promettenti comete, siamo pronti a raccontarvi il meglio della musica che quest'anno ha saputo offrirci.


Ogni membro della redazione è stato chiamato a scegliere il migliore album per quattro distinte categorie:

  • Miglior album italiano;

  • Miglior esordio italiano;

  • Miglior album internazionale;

  • Miglior canzone.

 

Le scelte di @Eccenico


Miglior album italiano: "Exuvia" (Universal Music Italia) di Caparezza


Sono convinto che l'impronta che lasci ogni nuovo album di Caparezza sia irraggiungibile (o perlomeno non ancora raggiunta) da qualsiasi altro artista contemporaneo italiano. La capacità di maturare, mettersi in gioco, esplorare ogni ambito dello scibile umano e mixare sapientemente questi ingredienti in lavori di altezza e spessore culturali altissimi è non solo tipica ma forse anche di completo dominio di Caparezza in ambito hip-hop. "Exuvia" è un lavoro mastodontico che raggiunge vette altissime per il rapper pugliese, a mio parere il più geniale, versatile ed interessante che l'Italia abbia conosciuto. La sua discografia è così sfaccettata e profonda che è impossibile non trovarci qualcosa di vostro gradimento, dagli echi sessantottini de "Le dimensioni del mio caos" alle ironie politico religiose di "Il sogno eretico" passando per i guizzi artistici di "Museica" fino ad arrivare alla completa messa in discussione del suo stesso personaggio in "Prisoner 709". "Exuvia" è una summa di tutto ciò che è stato e sarà Caparezza, ed il fatto che ogni suo nuovo lavoro alzi l'asticella così in alto dovrebbe farci temere capolavori sempre più sonori.


Miglior esordio italiano: "Look!" (Oyez) di Dariush


Il timido e composto esordio di Dariush con "Look!" (di cui ci ha parlato col cuore in mano qui lui stesso lo scorso febbraio) mi aveva stregato al primo ascolto. Sarà stato lo stile a tratti innocente e sincero della sua poetica o sarà stato l'approccio molto diretto nella scrittura e nella produzione, ma questo album ha davvero lasciato il segno in me. Fortunatamente, non ho dovuto aspettare molto per avere un seguito dato che il 10 dicembre scorso è stato rilasciato "Memory radio", nuovo capitolo altrettanto interessante sia liricamente che musicalmente dell'universo Dariush, in questo caso dai toni più sperimentali ed elettronici. Se volete perdervi nella mente lussureggiante di un ragazzo che ha fatto della sincerità e l'autoanalisi la sua cifra, eccovi l'artista giusto da scoprire.


Miglior album internazionale: "Blue Weekend" (Dirty Hit) di Wolf Alice


Questo attesissimo nuovo album della spumeggiante band londinese Wolf Alice è stato senza dubbio l'album più consumato da me per quest'anno. L'incredibile voce della frontman Ellie Rowsell ci porta a scoprire un mondo rockeggiante fatto di amori, paranoie, incazzature, crescita e femminismo. Una band tra le più cazzute degli ultimi anni, i loro precedenti lavori, tutti ugualmente grintosi e spaziali, raccontano una storia di puro piacere e rispetto verso la musica di qualità. Non c'è persona a cui non abbia consigliato questo gruppo che non sia rimasta ammaliata ed estasiata da tanta passione. Quest'anno fate un regalo alle vostre sinapsi: scoprite i Wolf Alice.




Miglior canzone: "Inferno" (Woodworm) di Ministri



Sono ufficialmente tornati i Ministri (gli unici a fare bene il loro lavoro) e non potrei esserne più felice. L'EP "Cronaca nera e musica leggera", oltre ad omaggiare quella hit gigantesca ad opera del duo siciliano, è stato un viaggio breve ma intenso in pieno stile Ministri: critica sociale, frecciatine sferzanti ai nostri vizi e una lucidità invidiabile nei confronti di un mondo marcio fino all'osso, raccontato con la stessa sottile e geniale ironia delle più ciniche commedie italiane da Totò a Sordi. Un gioiello di band che si appresta a pubblicare molto presto un nuovo album, per prepararci al quale non c'è niente di meglio che sintonizzarsi sulle corde di "Inferno".


 

Le scelte di @Michela Ginestri



Miglior album italiano: "Semplice" (Woodworm) di Motta


Quest'anno, paradossalmente, è stato un anno molto felice per me e di sicuro l'uscita sia di uno dei dischi più attesi degli ultimi anni, "V" di Mannarino che del capolavoro di Motta "Semplice", hanno sicuramente contribuito. Motta ci regala un gioiello unico, un bellissimo racconto in 10 tracce di vita vera, vissuta attraverso piccole cose che di solito nella vita si danno per scontate. Un album sincero e puro, come ce ne sono pochi in giro. Averlo sentito dal vivo poi, arricchisce ancor di più la magia che regala.



Miglior esordio italiano: "Favole" (Futura Dischi / Sony) di Gabriele Troisi


Il mondo soul & RnB quest'anno va alla grande, già solo in questa classifica troverete svariati album del genere. Tra questi, "Favole" di Gabriele Troisi merita sicuramente una posizione tra i migliori emergenti dell'anno. Sei favole indipendenti ma legate dalla produzione in analogico, si intrecciano tra loro, alternando ritmi più lenti a sfumature elettroniche.

Scegliere un album d'esordio in particolare quest'anno non è stato facile, tanti dischi e molto diversi tra loro, mentirei se non ammettessi di aver ascoltato l'ep di Nello Taver a ripetizione, ma se siete alla ricerca di qualcosa di semplice, ben realizzato e nuovo al momento, "Favole" è l'ascolto giusto per voi.


Miglior album internazionale: "Churches" (Energy Production) di LP


"My church is you, my church is love.”

Col passare del tempo inizio a credere che la voce di LP sia un qualcosa di assolutamente unico. La facilità - apparente, si intende - con cui gioca sulle note delle sue canzoni, unita alla sua natura romantica fanno sì che Churches sia uno degli album più riusciti della sua carriera. Un album completo ed equilibrato stilisticamente, che racconta vari momenti dell'intimità umana, dal buio più nero alla ricerca della pace e dell'amore. Un album vivo, con un'abbondanza di sentimenti da ascoltare per sentirsi vivi. Tra tutte le 15 tracce in cui LP racconta di sè, forse, "When we touch" è la traccia che preferisco e che non vedo l'ora di sentire cantata dal vivo.



Miglior canzone: "Funamboli" di Mazzariello


Per una persona perennemente indecisa come me, scegliere una sola canzone rappresentativa dell'anno è decisamente un compito difficile. Tra le perle contenute negli album e tutti i singoli (italiani e non) aggiunti quest'anno nelle mie playlist pensare solo una canzone tra tutte non sarebbe stato facile. Ecco perchè scelgo "Funamboli", canzone uscita appena due giorni fa che mi ha colpita già ascoltandola dai primi secondi, di un giovane artista al suo quinto singolo uscito, Mazzariello. Dopo aver letteralmente consumato "Atmosfera" e "Due Minuti", con questo nuovo singolo inizia a consolidarsi in me l'idea che Mazzariello sia uno di quegli artisti da tenere d'occhio, che ci riserverà belle sorprese nel corso del tempo. L'artista ci racconta del suo mondo più intimo con estrema delicatezza, una canzone da ascoltare di notte cantata in punta di piedi con un crescendo vocale e una ritmica forte di chi ha già una sua linea stilistica in mente. Un piano di accompagnamento e si crea la magia. "Se il silenzio è una protesta sono un rivoluzionario", che bella la musica dolce.


 

Le scelte di @Marco Anghileri


Miglior album italiano: "Mono" (Maninalto! Records) dei Vintage Violence


La ricetta è semplice: prendete i testi del vostro cantautore impegnato di fiducia (mi raccomando: uno bravo, eh!), uniteli ad un rock frenetico, sanguinoso e incalzante. Perfetto, avete appena ottenuto i Vintage Violence. Dopo sette anni dal suo predecessore, finalmente, “Mono” ha raggiunto la terra seguito da un boato lungo 10 canzoni nelle quali troviamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, tra critiche alla cultura occidentale e cristiana, citazioni qua e là tra Paolo Pietrangeli (tempismo, purtroppo, perfetto per tenere vivo il ricordo di chi ha fatto la storia della musica militante nostrana) e Manuel Agnelli, una stoccatina a Radio Italia e tanta filosofia: “l’arte deve scolpire la realtà, non solo raccontarla”. Abbiamo ospitato un bellissimo track by track qui.



Miglior esordio italiano: "Simpatico, solare, in cerca di amicizie" (Asian Fake) di Vipra


Va bene, reato di "disco d'esordio che esordio non è". Se un anno fa mi fosse stato detto che avrei messo Vipra come esordio dell’anno, avrei riso più di un po’. La realtà è che il cantautoindietrapper(?) di origini pugliesi ha cacciato un disco equilibratissimo ma allo stesso tempo di una maturità pazzesca. Con una manciata di feat. d’autore (Margherita Vicario, PSICOLOGI, cmqmartina e Fulminacci), il giovane ex Sxrrxwland si muove agilmente tra pop e cantautorato, tra indie e trap, tra chill e pop punk. L’album con la più scontata delle bio di Tinder come titolo è tutto meno che banale, provare per credere.


Miglior album internazionale: "CRAWLER" (Partisan Records) degli IDLES


Ho vissuto questa cosa della scelta dell’album internazionale con un pochino di ansia: dicembre si avvicinava e sì, magari qualche album carino mi è passato per mano, ma poco più. A fine settembre, mentre ascoltavo distratto il “Release Radar” di Spotify, mi sono imbattuto in “The Beachland Ballroom”: ero sicuro che fosse un pezzo degli IDLES ma allo stesso tempo non me ne facevo una ragione, una virata di stile siderale, una scelta quasi assurda per una band del genere, tanto inimmaginabile quanto perfettamente azzeccata. “CRAWLER” arriva a metà novembre ed è uno dei gioielli della musica internazionale degli ultimi anni: è come se i Joy Division fossero ancora qui.


Miglior canzone: "Chitarra Nera" (Cara Catastrofe, Sony Music) di Vasco Brondi


In un post su Instagram nel quale “spoilerava” la notizia dell’uscita del primo singolo del suo album “Paesaggio dopo la Battaglia”, definiva la canzone “improponibile”. Non c’è andato lontano, il primo singolo inedito (o quasi, se vogliamo contare “Mistica”) post spegnimento de Le Luci Della Centrale Elettrica di Vasco Brondi è qualcosa di indescrivibile. Il cantautore con questi cinque minuti abbondanti di recitato tocca i punti più alti della propria carriera, complice anche la magistrale produzione di Federico Dragogna (Ministri), in combo di riverberi che sfocia in un crescendo finale: “Siamo sempre stati pieni d’amore. Pieni da scoppiare”.


 

Le scelte di @Giulia Gallo


Miglior album italiano: "V" (Universal/Polydor) di Mannarino


Da parecchio tempo non aspettavo la mezzanotte del venerdì per ascoltare un disco nuovo. Ma per V, l’attesissimo quinto album di Mannarino, l’hype era altissimo: e, per una volta tanto, l’attesa è stata ampiamente ripagata. Lasciata alle spalle Roma, Mannarino ora guarda all’Amazzonia e al Brasile, all’Africa, a terre lontane, per cercare qualcosa di più autentico. “V” è un concept album che celebra la figura della donna quale potenza creatrice e motrice del cosmo, è traboccante di poesia e di suoni atavici, è denso di significati e rimandi da scoprire ascolto dopo ascolto. Mannarino ci fa guardare dentro, ci fa riflettere sull’esistenza e ci mette davanti al mondo come solo lui sa fare. Per chi è curioso, lo abbiamo recensito qui.


Miglior esordio italiano: "In Anima" (Fonoprint) di Disarmo


Il soul, il cantautorato, la notte e una voce da brividi: questi gli ingredienti dell’album di debutto di Claudio Luisi, in arte Disarmo. Polistrumentista, appassionato di R’n’B e cantautorato italiano, Luisi ha già parecchia esperienza in ambito musicale, avendo militato in band e vari progetti musicali, ma si è imbarcato in questa avventura da solista da relativamente poco (circa due anni). “In Anima” (che ci ha raccontato qui) è un disco introspettivo, capace di creare atmosfere sia intense e raccolte (come in Macerie, la opening track) sia potenti e liberatorie (come in Buio in fondo). Da ascoltare se siete stufi del “solito” indie e avete un’anima R’n’B.


Miglior album internazionale: "Peace or love" (Universal/EMI) dei Kings of Convenience


A 12 anni di distanza dal loro ultimo disco, i Kings of Convenience sono tornati con un album che è davvero una piccola perla: attraverso il loro indie-folk pulito ed elegante, il duo norvegese ci culla nelle 11 tracce di cui è composto “Peace or love”. Il disco è fatto di suoni delicati, sussurrati, acustici, che ci trasportano lontano e ci rilassano, e da riflessioni sull’amore e sulle relazioni. Ottimo da ascoltare in queste fredde giornate invernali, per scaldarsi un po' l'animo.



Miglior canzone: "Dal tramonto all'alba" di Mace, Venerus, Gemitaiz


“OBE” di Mace è stato certamente, per molti, uno dei dischi più attesi dell’anno. Una delle tracce più riuscite è “Dal tramonto all’alba”, una canzone in old-style hip hop, con la base semplice ma ipnotica e “chill” di Mace, la voce e la penna trasognate di Venerus e il rap ruvido di Gemitaiz. Il pezzo gioca tutto sul mondo interiore di Venerus, che si ritrova sempre con la mente “altrove” (tematica ricorrente in altri suoi pezzi) e una malinconica riflessione sentimentale di Gemitaiz. Una canzone perfetta per animi nostalgici e notturni, riassumibile in questa frase cantata da Venerus: “Di notte penso ad occhi chiusi, di giorno sogno ad occhi aperti, mi ritrovo sempre altrove, non importa dove mi metti”.


 

Le scelte di @Martina Strada


Miglior album italiano: “Attentato alla musica italiana” (Garrincha Dischi/Island/Universal) di Lo Stato Sociale

Questo album è un 5x1: ogni regaz de Lo Stato Sociale ha fatto uscire un EP a testa per anticipare il singolo presentato al Festivàl di Sanremo e per ricordare che la banda è formata da cinque persone distinte che insieme portano avanti un gran progetto. Nel complesso è bellissimo perché indaga e approfondisce le personalità dei componenti ma anche perché le sonorità sono sempre diverse e le parole sono usate sapientemente, nel dettaglio il mio cuore è stato rapito principalmente da “Carota” e da “Bebo” ma solo perché “Albi” è uscito per ultimo e l’ho ascoltato un filo meno rispetto agli altri. In sostanza, se volete mettervi in discussione ed esplorare le vostre diverse sfumature o cazzeggiare, ascoltate “Attentato alla musica italiana” e ripensate a quanti punti Achille Lauro vi ha fatto perdere al FantaSanremo.


Miglior esordio italiano: "Crisalide" (Island Records/Universal Music Italia) di Beba

Ho aspettato l'album di Beba con pazienza perché sapevo che l'attesa ne sarebbe valsa la pena e così è stato: in “Crisalide” la rapper torinese si racconta senza veli e peli sulla lingua. Ogni canzone è un mondo a sé stante e mostra una sfumatura di Beba sempre diversa; parla di storie d'amore tossiche ("Narciso") , parla di amicizie finite ("Chiara"), parla della fatica dell'essere una donna in un mondo di uomini che ti vedono come una "Bambola". Non c'è una traccia che non valga la pena di essere approfondita e ascoltata e cantata in macchina a squarciagola. Menzione d'onore a Rossella Essence e alle sue basi che riescono sempre a valorizzare le parole di Beba. La mia collaborazione preferita è quella con Willie Peyote, merita davvero, si completano come il gin con la "Tonica".


Miglior album internazionale: "SOUR" (Geffen Records) di Olivia Rodrigo

Esattamente come l’anno scorso scegliere è stato disastroso ma cause di forza maggiore hanno fatto vertere la mia decisione su “SOUR” di Olivia Rodrigo. È un album che suona familiare per chi è nato negli anni ‘90 per i rimandi a Gwen Stefani, per chi ascoltava i Paramore nei primi 2000 e per i fan di Taylor Swift, che ammalia la generazione Z e porta l'ascoltatore già dopo il secondo ascolto a canticchiare tutto: questo mix è stato vincente sia nelle classifiche mondiali sia nelle mie casse perché posso assicurarvi che da quando è uscito a maggio non ho smesso di ascoltarlo almeno una volta alla settimana. Fun fact: “drivers license” l’ho usata per annunciare il fatto che avessi finalmente preso la patente ma non è stata colta da molti.


Miglior canzone: "All Too Well (10 Minutes Version) (Taylor’s Version)" (Big Machine Records) di Taylor Swift


Sorprendentemente, Taylor Swift presenzia anche nel 2021 tra le mie scelte. Il 12 novembre di quest'anno è uscito “RED (Taylor’s Version)” con alcuni inediti tra cui la versione originale di “All Too Well” dalla sobria durata di 10 minuti e 13 secondi. La versione della canzone uscita nel 2012 è il riassunto della -breve ma intensa- storia d’amore tra la cantante e l’attore Jake Gyllenhaal: nella versione del 2021 racconta in maniera completa e dettagliata come si sono conosciuti, i momenti di passione, la fine straziante della relazione e un paio di frecciatine piantate con la classe che la contraddistingue. Sono 10 minuti che valgono il tempo dell’ascolto perché vi faranno proprio sentire le emozioni che Taylor ha provato in quei mesi ma il pensiero che avrete alla fine sarà solo uno: Jake ridai a quella povera donna la sua sciarpa!


 

Le scelte di @Ludovica Petrilli


Miglior album italiano: "My mamma" (Woodworm) de La Rappresentante di Lista


"My mamma", quarto album in studio de La Rappresentante di Lista, è senza dubbio uno degli album più completi e sinceri della band, difficile non citarlo tra gli album dell'anno, soprattutto per chi ha avuto il piacere di ascoltarlo cantato live, con la forza e la grinta che LRDL riesce a trasmettere sul palco. Un disco se possibile ancor più completo del precedente Go Go Diva, più fluido e in cui immedesimarsi dalla prima all'ultima canzone.




Miglior esordio italiano: "Siamo sicuri di essere giovani?" (Garrincha) di Jacopo ET


Pensare al disco di Jacopo ET come esordiente potrebbe risultare un po' difficile, visto che ci era già precedentemente noto per aver scritto brani per artisti dal calibro di Annalisa, Fedez, Max Pezzali e molti altri. Ma "Siamo sicuri di essere giovani?" è a tutti gli effetti il disco di presentazione di Jacopo ET come solista, e non potremmo esserne più contenti. Un disco vario, a tratti ironico, ma le cui canzoni hanno tutte una profonda riflessione alla base, anche le più spensierate. Nel disco, il cantautore inneggia alla libertà e all'espressione artistica, ricorda il passato - compresi vecchi amici o amori - e rivendica la purezza dei sentimenti e la fugacità del tempo, come lui stesso ci ha raccontato.


Miglior album internazionale: "Music of the Spheres" (Parlophone Records) dei Coldplay


A livelli di fama mondiale così alti come quelli dei Coldplay, cadere nel "commerciale" può rivelarsi molto semplice. Ma, a mio avviso, non è questo il caso dei Coldplay, che con il nuovo album "Music of the Spheres" si rivelano essere ancora una band fortemente sperimentale, che ama mettersi in gioco e a cui piace scoprire nuovi modi di fare musica. Un esempio? mettere un brano da 10 minuti in un disco è una bella sfida, farlo uscire come singolo ancor di più. Un bel viaggio nell'universo Coldplay delle origini.


Miglior canzone: "Storia del mio corpo" (Virgin Records /Umi) di Michele Bravi


La sofferenza interiore di una persona dopo un momento difficile da superare, che si sente incastrato nel suo corpo: c'è tutto questo in "Storia del mio corpo" dell'album La Geografia del Buio. Un brano e un disco intimo che ho avuto anche il piacere di ascoltare live. "Il dolore non va giudicato, ma è un fatto. Una casa senza luce e senza finestre. Io quella casa ho imparato ad abitarla, ad arredarla e a viverci", come lui stesso racconta. Ascoltandolo si ha quasi la sensazione di star entrando in un mondo privato in punta di piedi.


 

Le scelte di @Federica Viola


Miglior album italiano: "Magica Musica" (Asian Fake) di Venerus


Se non avesse scelto Venerus stesso l’aggettivo “magica” per descrivere la sua musica, poco ma sicuro avremmo provveduto noi. Atmosfere nuove, seppur caratterizzate dalla sua tipica chillness, ci trascinano nel turbine di musica e colori del suo magico mondo, fatto di sogni, viaggi, notte e un particolare tocco esotico che riesce a contraddistinguerlo da tutti. Entra definitivamente “nel mondo dei grandi” con questo full-length album, prodotto in larga misura dal fidato MACE, distinguendosi nel panorama musicale italiano per la vena concept che ci presenta con “Magica Musica”. La nostra Giulia ha avuto modo di parlarne meglio qui.


Miglior esordio italiano: "Blu celeste" (Universal Music Italia / Island) di Blanco


Come esordio c’è ben poco da dire su Blanco, dopotutto chi non ha mai ascoltato almeno una volta pezzi come “Mi fai impazzire” e “Paraocchi”? Irruente ed intenso, il giovane classe 2003 è riuscito a confermarsi in questi 12 brani mostrandoci i suoi volti più disparati, dalla malinconica “Lucciole” all’azzarderei dire pop-punk di “Pornografia (Bianco Paradiso)” e lo strafottente rock di “Notti in bianco”, primo singolo con cui ci si è presentato nel luglio 2020. Che sia per una festa, un viaggio in auto o un karaoke in solitudine nella propria cameretta, quest’album non stanca mai (anche se forse gli ascolti forzati quest’estate hanno messo un po’ tutti a dura prova).


Miglior album internazionale: "An Evening with Silk Sonic" (Aftermath Entertainment e Atlantic Records) di Bruno Mars, Anderson .Paak e Silk Sonic


Immaginate quel meme con Dio che crea cosa usando delle ciotole piene di R&B, hip hop e funk ma all’improvviso gli si rovescia totalmente la ciotola di quest’ultima: ecco a voi la ricetta di un album groove venuto palesemente fuori dagli anni ‘70 eppure perfettamente in linea con le vibes odierne. Mars e .Paak uniscono le proprie forze, influenze e passioni dando vita ad uno degli album più energici e divertenti dell’anno. Ma riassumerne in due righe il mood complessivo, e la qualità indubbia di cui è intriso grazie alla supervisione al progetto di Bootsy Collins, sarebbe impossibile, e per questo vi lasciamo qui il nostro inedito track-by-track.


Miglior canzone: "Non cambierà" (Futura Dischi) de I Segreti


Ho ascoltato “Qualcosa da risolvere” de I Segreti almeno una decina di volte, di cui il doppio di ascolti dedicati soltanto a “Non cambierà”, primo singolo ad aver anticipato l’album. L’ansia generazionale che ci portiamo addosso, e che ci ha messo ancora di più a dura prova negli ultimi 2 anni appena trascorsi, viene esplicitata in maniera egregia in tutto il brano, lamento di una generazione incapace di rialzarsi, che dubita di sé e che non ha la forza di reagire a nulla, pur volendo. Insomma, questo brano è per tutti “noi che siamo soliti cadere”. E per non farvi mancare nulla, qui la recensione dell’album completo.

 

Le scelte di @Iris Chindamo


Miglior album italiano: "Pubblicità" (Garrincha Dischi) di Cimini


Premetto che sono fan di Cimini dal suo esordio con “Ancora Meglio” nel 2018 perché è grazie a questo album se sono entrata in contatto, in maniera definitiva, con il mondo dell’indie italiano. Ho aspettato con molta attesa il suo ritorno e posso dire che “Pubblicità” non ha per niente deluso le mie aspettative, tanto da decidere di farne una recensione che ha anche segnato il mio ingresso in IndieVision. Il nostro buon Federico è riuscito ad approfondire i temi già trattati precedentemente, come ad esempio l’amore, e aggiungere una riflessione su aspetti personali, il tutto condito con un pizzico di nostalgia che si accompagna perfettamente al tono semplice e critico nei confronti della società attuale. L’argomento è stato approfondito ulteriormente da Cimini durante una piacevole intervista fatta alcuni mesi fa.


Miglior esordio italiano: "Popolare Fuori Moda" (Costello's) di Michael Venturini


Mi sono imbattuta in Michael Venturini spulciando tra le mail promozionali che ci arrivano ogni giorno e sono rimasta folgorata al primo ascolto, cosa che mi capita davvero raramente. Il disco di Venturini è uscito il 9 di ottobre per Costello’s e include 8 splendide tracce in pieno stile rock'n'roll sixties e seventies che fungono da base alternativa per una più profonda riflessione sulla società attuale, dominata da confusione e incertezza. L’occhio critico e l’ironia con cui Venturini racconta dell’aspetto popolare, ma anche delle sue esperienze personali, merita sicuramente un posto nel mio cuore e in questa lista di esordi. Se vi interessa, recentemente abbiamo fatto due chiacchiere con Venturini a proposito del suo album qui.


Miglior album internazionale: "MONTERO" (Columbia Records) di Lil Nas X


Si tratta dell’album che ho aspettato con più hype in assoluto in quanto mi ero innamorata dei famosissimi singoli “Old Town Road” con Billy Ray Cyrus e “Panini” e non vedevo l’ora di sentire il suo esordio completo. Lil Nas X è sicuramente l’artista che ho ascoltato maggiormente quest’anno, dato tanto insolito quanto curioso visto che di solito preferisco il cosiddetto “indie” mentre Lil Nas X fa trap americana. Probabilmente sono rimasta affascinata dai suoni stilosi e ipnotici tipici della trap che però in questo caso particolare contengono una buona dose di black queerness dovuto al fatto che lui è un cantante nero e gay. Questi due fattori lo rendono parte di due minoranze ma lui ha saputo sfruttarle a proprio favore tanto da finire comunque in cima alle classifiche nonostante i temi controversi presenti in canzoni e videoclip. Se volete saperne di più vi lascio la recensione qui.


Miglior canzone: "Tattica" (Maciste Dischi) di Fulminacci


Quest’estate ho sentito Fulminacci dal vivo per la prima volta, purtroppo in un contesto in cui ancora bisognava stare seduti ad assistere allo spettacolo, e ho trovato molto difficile restare ferma soprattutto quando è partita “Tattica”. Questo pezzo dal ritmo funky è quello che mi è piaciuto maggiormente del suo ultimo album “Tante care cose” pubblicato il 12 marzo 2021 per Maciste Dischi. Qui potete trovare la recensione completa di tutto il disco.



 

Le scelte di @Edoardo Previti


Miglior album italiano: "Multisala" (Bomba Dischi / Island Records) di Franco 126

Dopo aver consumato “Stanza singola” non vedevo l’ora di ascoltare la seconda prova di Franchino, nonostante la paura di veder infrangere tutte le mie alte aspettative. Per fortuna così non è stato, perché con “Multisala” il cantautore romano classe ‘92 è riuscito a confermarsi tra le migliori penne italiane in circolazione. Già dal titolo e dalla copertina, capiamo che questo lavoro è composto da 10 cortometraggi in musica dove Franchino ci racconta eventi e storie d’ampio respiro, senza coordinate temporali o spaziali, che riescono a colpire le corde profonde dell’animo dell’ascoltatore fin dal primo ascolto. Oltre all’ottimo valore artistico e musicale, sono molto legato a quest’album perché è stato uno dei primi “Sabato del Vinile” che ho scritto per Indievision.


Miglior esordio italiano: "Contenta tu" (42 Records / Bubbles Records) di Marco Castello


Era da anni, ossia dai Canova, che non mi imbattevo in un disco d’esordio così coeso e ben riuscito da colpirmi nel profondo. Fin dal primo ascolto sono rimasto folgorato da quest’album caratterizzato da un sound vario, fresco, nuovo e soprattutto diverso rispetto al calderone italiano attuale e da testi chiari, ironici e senza peli sulla lingua. “Contenta tu” è stato l’unico disco che non mi ha mai annoiato e che mi ha accompagnato lungo tutto questo 2021, dalla sua uscita a febbraio, fino al momento della pubblicazione di questo articolo. Se volete approfondire questo meraviglioso disco e questo promettente artista, vi lascio qui la recensione di Nico.


Miglior album internazionale: "Pressure Machine" (Island Records) di The Killers


Per un breve periodo della mia adolescenza, tra la seconda e la terza superiore, i The Killers sono stati la colonna sonora delle mie giornate, però pian piano il mio interesse per questo gruppo statunitense è andato perdendosi, anche per via di alcuni dischi che mi hanno fatto storcere il naso. Con “Pressure Machine” il gruppo capitanato da Brandon Flowers è tornato prepotentemente tra i miei ascolti, diventando la soundtrack dei miei giornalieri viaggi da pendolare Mantova-Verona. In quest’opera i The Killers hanno abbandonato tutti quei virtuosismi ed eccessi sonori degli ultimi dischi, per dare vita ad un album dal sound spoglio, elegante ed intimo dove Brandon Flowers racconta 11 delicate storie di vita tratte dalla sua infanzia trascorsa tra lo Utah e il desolato Nevada.


Miglior canzone: "Povero cuore" (Maciste Dischi) di MOBRICI e Brunori SAS



Tra le migliaia di canzoni uscite in questo 2021, quale brano avrebbe mai potuto scegliere come miglior canzone un ragazzo amante dei Canova e dall’animo romantico e malinconico come il mio? Senza dubbio “Povero cuore”, uno dei singoli anticipatori di “Anche le scimmie cadono dagli alberi”, primo album da solista di MOBRICI, del quale, se volete, potete leggere qui la recensione. Questa traccia, impreziosita dalla presenza del sommo Brunori SAS, mi ha colpito fin da subito sia per il suo delicato, trascinante e cantautorale sound, sia per il suo profondo e speranzoso testo nel quale mi sono immediatamente rivisto ed immedesimato.


 

Le scelte di @Melania Rosati


Miglior album italiano: "Canzoni che durano solo un momento" (INRI) di Bianco


Quest’anno il cantautore torinese Bianco, per la celebrazione dei suoi dieci anni di carriera, ha rilasciato un album che merita di essere menzionato in questa lista. “Canzoni che durano solo un momento” racchiude nove brani che mostrano da un lato la consapevolezza di Bianco degli anni che passano e, dall’altro, una nuova maturità artistica con cui riesce a trattare temi importanti ma con un’accurata leggerezza. Questo suo ultimo lavoro vanta la collaborazione di importanti nomi del cantautorato italiano con cui Bianco riesce a trovare quella giusta intesa che rende speciale ogni relativo brano. È un album che personalmente dal primo ascolto ho riprodotto molte volte nel corso di quest’ anno e risentirlo è sempre piacevole. La mia personale visione in merito a questo disco la trovate qui.



Miglior esordio italiano: "Non esiste amore a Napoli" (Universal / Island) di Tropico


Risulta alquanto arduo dare la preferenza ad un unico disco emergente in questo anno. Forse è il periodo, sarà stata la pandemia, il malessere, ma questo credo sia un momento in cui la musica stia facendo sbocciare i suoi fiori più belli. La mia è una scelta di cuore. E il cuore non puoi comandarlo, soprattutto quando si muove nei suoi territori più affini. Tra i dischi d’esordio di questo 2021 ce n’è uno legato ad un posto che conosco bene, dove da sempre si canta l’amore più vero, un posto in cui la passione si trasforma spesso in magia. “Non esiste amore a Napoli” è il nuovo lavoro di Davide Petrella (cantautore partenopeo e noto paroliere dell’odierna discografia italiana) che esordisce sotto lo pseudonimo di TROPICO, realizzando questa volta un disco interamente per se stesso in cui da voce a racconti di storie di vita e amore, dove la città di Napoli è quel posto magico da cui scaturisce tutto. Forte è stata l’empatia nei confronti di diverse canzoni di questo disco e qui trovate la recensione del secondo singolo estratto Carlito’s way, mentre qui potete leggere l’intera recensione del disco.


Miglior album internazionale: "not your muse (deluxe)" (Universal Music Operations Limited) di Celeste


“Voglio ripartire per Londra e andare ad un concerto di Celeste!” Credo di aver pronunciato queste parole un bel po’ di volte durante quest’anno. Ma stranamente, in molti mi hanno quasi sempre risposto con la stessa domanda. Chi è Celeste? Beh,anche senza saperlo, credo che negli ultimi tempi, tutti abbiano ascoltato almeno una delle sue canzoni alla radio o alla tv. La voce incredibile di quest’ artista di origini giamaicane, nata a Los Angeles ma cresciuta nel Regno Unito, è subito diventata nota a tutti con il singolo “stop this flame” utilizzato in diversi servizi sportivi e pubblicitari. Ma, al di là del r&b che caratterizza il predetto singolo, c’è un mondo incredibile dietro questa artista che si racchiude nel suo primo album “not your muse” che vale assolutamente la pena scoprirlo ed ascoltarlo. Per me è uno degli album internazionali più belli di quest'anno.



Miglior canzone: "Vivo" (42 Records) di Andrea Laszlo De Simone


Quando una canzone esprime verità, oggettiva o soggettiva che sia, resterà senza alcun dubbio tra i nostri ascolti perenni. “ Vivo” di Andrea Laszlo De Simone è certamente una di queste. Un’opera senza tempo, realistica e struggente come ogni cosa vera. Il testo di questa canzone esprime una visione concreta della vita che risuona su note nostalgiche quasi appartenenti ad un’altra epoca e, in un periodo caratterizzato da una moltitudine di interrogativi esistenziali, in cui tutto sembra essere lontano dal suono di queste note, il brano “vivo” riesce a regalare forti emozioni e forse anche qualche risposta. Per questi motivi, è impossibile non menzionare questa canzone tra le migliori del 2021.


 


Tanti i nuovi dischi attesi per il 2022. Quale ci stupirà di più il prossimo anno? Non vediamo l'ora di scoprirlo insieme.

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