top of page

IndieVision Awards 2023: i Migliori Album e Performance Live dell'anno secondo noi (e voi)

Rieccoci qui, più vecchi di un anno ma anche più saggi (si spera) e con tanta nuova musica nelle vene rispetto all'ultimo appuntamento con gli Indievision Awards. Siamo finalmente pronti a ripercorrere insieme il 2023 con le scelte di ogni membro di redazione + uno special guest: quest'anno abbiamo introdotto infatti un membro extra di redazione, ovvero i nostri lettori e followers, che hanno potuto decretare per ciascuna delle categorie premiate da noi il vincitore del popolo.


Le categorie premiate quest'anno sono le seguenti e ogni membro della redazione è stato chiamato ad esprimersi per ciascuna di esse:


  1. Miglior album italiano

  2. Miglior album internazionale

  3. Miglior album d'esordio

  4. Miglior canzone

  5. Miglior performance live

  6. Miglior featuring


Le scelte del Popolo:



Calcutta con "Relax" per la categoria Miglior album italiano.

Travis Scott con "Utopia" per la categoria Miglior album internazionale.

Bandit con "Quando la luce grande della discoteca" per la categoria Miglior album d'esordio.

Baustelle con "Contro il mondo" per la categoria Miglior canzone.

Pinguini Tattici Nucleari e il loro tour negli stadi per la categoria Miglior performance live.

Pinguini Tattici Nucleari feat Bresh con "Nightmares" per la categoria Miglior featuring.

Le scelte di Michela Ginestri



Miglior album italiano: Motta - "La musica è finita" (Sugar)

Motta fa parte della mia comfort zone musicale, uno spazio certo dove poter respirare e prendersi cura dei propri pensieri. "La musica è finita" ma è anche davvero cominciata, vista la forza e l'energia che le undici tracce emanano ascolto dopo ascolto. Un disco diretto, sfacciato e potente, la cui scrittura è più asciutta, disillusa e concisa che in passato. Si deve leggere tra le righe più volte per svelare i vari strati di cui è composto, segno di come la penna del cantautore stia diventando sempre più alta e sfuggente, da rincorrere con l'immaginazione più che con la memoria. E come mi è capitato per ogni disco di Motta, ascoltarlo live è stato decisamente ancora più magico ed emozionante (qui le foto della serata). Menzione d'onore per "Scusa", singolo che unisce l'anima dei the Lumineers (di cui sogno un concerto da almeno sei anni) alla vena romantica presente, seppur in modo diverso e nuovo ogni volta, in tutti gli album del cantautore.


Miglior album internazionale: Erlend Øye - "Winter companion" (Bubbles Records)

Scritto a gennaio di quest'anno a Città del Messico e pubblicato poco dopo ad aprile, il nuovo ep solista di Erlend Øye (Kings of Convenience, Skog, La comitiva..) è un vero gioiellino per gli amanti del genere. Con una chitarra e qualcosa in più "Winter companion" ci porta in un mondo magico fatto di ricordi e di musica delicata, con melodie accennate e assoli acustici che lasciano spazio all'immaginazione. La musica perfetta che mi ha accompagnata spesso nella lettura, disegno e qualsiasi altro momento creativo. Il disco contiene brani originali e due cover particolari, quella di “Wichita Lineman” di Jimmy Webb e “New For You” dei The Moore Brothers.


Miglior album d'esordio: Mazzariello - "Ufficio oggetti smarriti" (Futura Dischi)

Continuando con la musica da sognatori torna nelle mie personali classifiche Mazzariello e il suo ep d'esordio "ufficio oggetti smarriti". Quante volte ci sentiamo persi e quante volte vorremmo solo essere recuperati in un ufficio simile? L'Ufficio oggetti smarriti è in realtà la prova di come anche quando ci sentiamo persi non lo siamo davvero, ma abbiamo solo bisogno di uno spazio dove ritrovarci. Un disco semplice e genuino, in cui Mazzariello riesce a mettere in luce tutte le emozioni più timide che abbiamo, portandoci con delicatezza a riabbracciare tutte quelle sensazioni, pensieri e sentimenti che da bambini ci sembravano enormi. Mia personale traccia preferita dell'ep è probabilmente "ladri di lenzuola", di quelle canzoni che ti curano di giorno e ti cullano la notte. Qui la nostra ultima intervista, per scoprire meglio un artista di cui sentirete parlare spesso.


Miglior canzone: The Slaps - "Brief conversation with lights" (autoprodotto)

A braccetto col disco "Winter companion", il nuovo album dei The Slaps "This is My First Day at Drawing" uscito il mese scorso ha sicuramente trovato un posto nei miei migliori ascolti dell'anno. Album acustico indie-folk di sette tracce tra cui spicca piacevolmente la soundtrack "Brief conversation with lights", che ci riporta ai primi venti caldi di primavera o alle serate in spiaggia tra stelle e silenzio. Un album per prendere fiato e ripartire, per una band che amo dai tempi di "Being around" e "Where were you where they were also".


Miglior performance live: Venerus @Auditorium parco della musica

Prima volta per me ad un concerto di Venerus. La leggerezza e la dolcezza della sua musica creano in live una dimensione unica in cui ci si riesce ad immergere completamente sin dai primi minuti. "Il segreto", disco potente già in cuffia, diventa una piacevole scoperta anche dal vivo. Venerus trasporta e si lascia trasportare completamente dalla sua musica, riarrangiata e ben studiata per questa diversa dimensione, entrando a pieno in sintonia con il suo pubblico.


Miglior featuring: Tedua feat Bnkr44 - "La verità" (Epic/Sony)

Devo amaramente ammettere che non avevo mai amato così tanto la musica di Tedua prima del suo viaggio dantesco ne "La Divina Commedia". L'ho ascoltato per la prima volta tutto d'un fiato il giorno d'uscita dell'album, da sola in un prato durante una giornata piovosa con in mano la mia prima e nuova macchina fotografica. Complici il cielo bianco e un vento fresco di inizio estate, alcune frasi del disco mi sono sembrate simili a delle rivelazioni. Forse la forza principale di Tedua nel suo ultimo viaggio è proprio questa, quella di riuscire a dispensare in poesia delle verità crude e amare, come nella metafora dell'amaro assenzio e il miele. Più che Dante, Tedua è il Virgilio della commedia, si mette in discussione, valuta i suoi quasi trent'anni e ti trasporta in un viaggio di consapevolezze. Con i bnkr44 tocca un punto di massima nel brano "La verità", una sorta di porta dell'antipurgatorio dal quale emergono consapevolezza e accettazione. La frase "Non vediamo le cose come sono, ma come siamo" vale decisamente il featuring dell'anno, e anche il primo scatto con la fotocamera.


Le scelte di Nicola Lorusso



Miglior album italiano: Colapesce, Dimartino - "Lux Eterna Beach" (Numero Uno/Sony)

Il duo più iconico del cantautorato italiano senza dubbio, probabilmente anche il più talentuoso e autentico. Non c'è dubbio che "Lux Eterna Beach" meriti un posto nell'olimpo del meglio del 2023, con le sue mille sfaccettature e piani di lettura, sia liriche che musicali. Mille di questi album, di queste hit, di questo splendore senza tempo da parte dei due siciliani. Ma non ci dilunghiamo oltre, questo album non ha bisogno di ambasciatori, parla da solo del suo valore. Se volete approfondirlo, trovate tutto nella nostra recensione.


Miglior album internazionale: Boygenius - "The record" (Interscope Records)

Non ci speravamo più nella loro collaborazione, persuasi che il loro omonimo EP nel 2018 sarebbe rimasto un unicum nella loro storia. Siamo stati molto felici di smentire le nostre aspettative quando a marzo di quest'anno abbiamo visto arrivare lui, "the record", nella sua aurea di leggenda. Le tre power girl dell'indie-rock moderno hanno fatto pieno centro con un album sublime, delicato e insieme travolgente. Avendo poi avuto la fortuna di sentirle live, posso assicurare che la potenza di questa collaborazione va ben oltre la semplice opportunità: tra le tre c'è un legame indissolubile e magico.


Miglior album d'esordio: Ricche le Mura - "Inizio turno fine" (La tempesta dischi)

L'amore a primo esordio per il primo disco di Ricche le mura è stato per me immediato: sentirli live nella cornice di Shoeless Comets per la prima volta ha aperto per me le porte del loro mondo musicale nel migliore dei modi. "Inizio turno fine" è un piccolo gioiello che merita più di un ascolto per essere apprezzato appieno, un denso rifugio montano intriso di chitarre, carattere e uno stile unico e squisitamente underground. Imbarcatevi in questo viaggio totalizzante che parte dalle vostre cuffie e arriva direttamente nell'inconscio creativo di una band che ha talento da vendere.


Miglior canzone: Tedua - "Bagagli (improvvisazione)" (Epic/Sony)

Che il ritorno in scena di Tedua sarebbe stato epico c'era da aspettarselo, e il fatto che il livello di epicità si sia condensato anche nella cornice narrativa dell'album ha reso il suo ritorno ancor più iconico. Quel ragazzo di Orange County oggi è l'artista che continua a raccogliere più consensi e plausi nel mondo rap e non solo. Il suo stile ha segnato nuovi standard, sia lirici che musicali, ed è impossibile non riconoscere il valore stellare che "La divina commedia" si porta dietro (qui per approfondire con la nostra recensione) ma c'è un brano in particolare che segna la summa perfetta della sua essenza: "Bagagli(improvvisazione)". Un grido di dolore e rivincita per Mario che lascia solo presagire la direzione e l'altezza artistica in cui si muoverà il nuovo capitolo dedicato al paradiso in uscita entro l'inizio del prossimo tour estivo di Tedua. Abbiamo i brividi solo a pensarci.


Miglior performance live: Blanco @ Stadio San Siro

Ne ha fatta di strada il ragazzino bresciano che un po' intimidito si muoveva nei palchi di tutta italia per portare a spasso i suoi primi successi musicali. Il tour "Innamorato" di Blanco negli stadi d'Italia sarà stato per lui una bella botta ma siamo certi che abbia retto perfettamente il colpo: sentirlo cantare a San Siro sotto la pioggia battente (link al nostro live report), i tuoni ed i lampi, è stata un esperienza speciale. In compagnia dei suoi compagni di viaggio, da Marracash a Madame, ha offerto ai suoi fan uno spettacolo unico, gotico e trionfante.


Miglior featuring: Baustelle, I Cani - "Canzone d'autore – L'ultimo animale" (42 Records)

Chiudiamo il podio con una sorpresa gigantesca di fine anno da parte di 42 Records: un doppio vinile tra due pesi massimi della nuova generazione di cantautori italiani, I cani e Baustelle. Fa particolarmente rumore il ritorno al microfono di Nicolò Contessa, dopo anni di silenzio. "Canzone d'autore – L'ultimo animale" è un brano generazionale, controverso ed ermetico, esattamente ciò che ci aspettavamo da un ritorno del genere. Quasi 6 minuti che ci portano su altri pianeti, ci spogliano di certezze e ci vestono di dubbi. Ci interrogano sugli angoli bui di questa stagione di vita, di quanto fumo e certezze vanesie annebbiano le nostre vite passate ad essere umani, come esseri umani.


Le scelte di Edoardo Previti



Miglior album italiano: Marco Castello - "Pezzi della sera" (Megghiu Suli)

Dopo avermi stupito con il suo debutto "Contenta Tu", Marco Castello mi ha definitivamente rapito il cuore con "Pezzi della sera", suo secondo album in studio. In questo lavoro, autoprodotto e pubblicato per la fantomatica etichetta Migghiu Soli, si vede tutto il talento come cantautore e musicista dell'artista originario di Siracusa. Utilizzando un mix tra italiano e dialetto siracusano, eccezion fatta per "Beddu" tutta in dialetto, Castello ci racconta, senza alcun filtro, momenti di vita vera accompagnati da un sound sorprendente ed unico, frutto di una meravigliosa miscela tra jazz, cantautorato, blues e musica italiana anni '70 e '80.


Miglior album internazionale: Blink-182 - "One More Time..." (Viking Wizard Eyes)

Cosa ci si poteva aspettare dal ritorno di Tom Delonge nei Blink-182? Le attese erano alte e questo lavoro, modestamente, è riuscito a rispettarle a pieno. Un album in cui, tra le atmosfere pop-punk che caratterizzano il disco, vediamo come i tre artisti siano ormai diventati adulti, maturati e non vogliano più farsi la guerra tra loro, ma vogliano solo divertirsi, riappacificarsi ed esorcizzare in musica i propri demoni e i propri drammi.


Miglior album d'esordio: Giuse The Lizia - "Crush" (Maciste Dischi)

Per quello che riguarda gli album di debutto, quest'anno la scelta è stata molto difficile perché molti artisti avrebbero meritato di essere selezionati, tra i tanti Daniela Pes e Lil Kvneki. Nonostante questo, il mio album di debutto dell'anno è "Crush", il primo disco di Giuse The Lizia (qui la nostra recensione per scoprirlo al meglio). Un lavoro che ci mostra tutte le sfaccettature musicali del cantautore palermitano trapiantato a Bologna, capace di descrivere a pieno l'ansia, le insicurezze, ma anche la forza e la spensieratezza delle nuove generazioni.


Miglior canzone: The Beatles - "Now and Then" (Calderstone Productions)

Siamo nel 2023 e, da qualche mese, è uscita una nuova canzone dei Beatles e un fan del quartetto di Liverpool, come il sottoscritto, non poteva non scegliere come brano dell'anno "Now and Then", l'ultima canzone scritta a quattro mani, nonostante i decenni di distanza, dai Fab Four. Come ho già detto nell'articolo dedicato all'uscita, una canzone che ha un valore, quasi, mitologico che va ben oltre l'ottimo brano in sé, ma che deve tener conto della storia che ha portato all'ultimo atto del gruppo più influente della storia della musica mondiale.


Miglior performance live: Calcutta @ Palaunical

Mantova, città spesso sottovalutata da chi ci vive, tra cui il sottoscritto, oltre ad essere una delle città d'arte più importanti di Italia, ultimamente è diventata una meta per i concerti di diversi artisti di livello nazionale ed internazionale. Proprio la città dei Gonzaga è stata scelta da Calcutta come data zero per il suo tour del ritorno, dopo 4 anni dagli ultimi singoli e dagli ultimi concerti. La data zero del Relax Tour del 30 novembre alla Palaunical è stata un'esperienza, mai avevo visto cantare a squarciagola e all'unisono, con un'intensità surreale, un intero palazzetto tutte le canzoni di un singolo artista. Essendo stato forse il miglior concerto a cui io abbia mai assistito, posso solo dirvi, se avete l'occasione, andate a vedere Calcutta dal vivo, non ve ne pentirete.


Miglior featuring: Tommaso Paradiso, Baustelle - “Amore Indiano” (Island Records)

"Amore Indiano", insieme a "Considera" di Colapesce, Dimartino, è stata la mia canzone dell'estate. In questo pezzo, uscito il 24 maggio e contenuto nel disco "Sensazione Stupenda", le penne di Paradiso e Bianconi si fondono per dar vita ad una malinconica canzone d'amore, dall'aria vintage ma allo stesso tempo contemporanea.


Le scelte di Federica Viola



Miglior album italiano: Daniele Silvestri - "Disco X" (Epic/Sony)

Quasi trent’anni di carriera per il cantautore romano che festeggia con la pubblicazione di uno degli album più riusciti di quest’anno, il decimo per lui. Un’opera completa, con un Silvestri che mantiene le aspettative e le supera, regalandoci alcuni dei feat più riusciti “all’italiana”: dai Selton che si ambientano perfettamente ne “Il talento dei gabbiani”, alla dedica tutta romana in “Bella come stai”, con Franco126, fino a “Cinema d’essai” con Giorgia, malinconico brano dall’anima soul con un tocco jazz che non guasta mai. Il mio preferito tra tutti? Lo scoprirete a breve.


Miglior album internazionale: The Jungle - "Volcano" (Caiola Records)

Cosa succede ad un album volutamente funky se aggiungi un po’ di dance, un po’ di neosoul e musicisti con una resa assurda tanto in studio quanto live? Pensare che prima di “Volcano” le mie conoscenze dei Jungle si fermassero ai brani presenti in FIFA fa un po’ ridere, ma insomma… non è mai troppo tardi (neanche per voi, recuperatelo). L’album è una piccola mina, con un ritmo incalzante che difficilmente permette di togliersi i brani dalla mente; anche in questo caso sono diversi gli artisti che hanno scelto di partecipare all’album, con feat che arricchiscono il tutto con uno stile impeccabile. Il groove che ci piace.


Miglior album d'esordio: Il mago del gelato - "Maledetta quella notte" (Groovin snc)

Rimanendo sul genere, se avete apprezzato Bruno Bellissimo, Nu Genea, Delicatoni e quanti altri, non potete perdervi “Maledetta quella notte”. L’album di esordio de Il mago del gelato, band milanese dal sound fortemente etnico e mediterraneo, è una ventata di freschezza sotto ogni punto di vista, spiccando in un mercato saturo come quello musicale attuale per qualità e novità nel sonoro. Afro-beat, funk e jazz si mescolano in una produzione di tutto rispetto che sorprende, diverte, e suona come ricercata. C’è un’attenzione nei confronti del genere, di rispetto per gli strumenti e l’ascoltatore, che distingue l’EP e si pone come base più che solida per il futuro.


Miglior canzone: Blur - "The narcissist" (Parlophone records)

8 anni di attesa per una nuova uscita firmata Blur, ma quest’anno siamo stati fortunati. “The Ballad of Darren” è un album emotivo, a tratti confessionale di quello che è Damon Albarn, suona come i Blur ma con una maturità e crescita diversa, che non fa né invidia al passato né ci lascia nostalgici di altri brani o tempi. Se al momento dell’annuncio avevo una blanda curiosità, “The narcissist” ha catturato la mia attenzione, confermata anche dal singolo a seguire “St. Charles Square”. Il rock si unisce al sentimentalismo delle ballad, alterna l’elettrico a momenti più introspettivi, carica e riporta coi piedi per terra senza stroncare l’ascoltatore, ma rendendolo parte di quella narrazione che, a conti fatti, non è che il percorso di Albarn.


Miglior performance live: Chet faker @ Lido di Camaiore

Abituata ai miei 1-2 concerti l’anno, quando va bene, scegliere quest’anno il concerto più bello è stato decisamente difficile. Il cuore mi porta da Chet Faker, in line up prima degli Alt-J al festival “La prima estate” a Lido di Camaiore. Scenografia semplice, grafiche ad hoc coloratissime, complice l’orario-tramonto in cui si è esibito, live carico e pieno, senza intermezzi o fronzoli di sorta. Voce pulita, impeccabile, le differenze con la resa studio sono poche e dimenticabili (decisamente meglio degli Alt-J, anche se su “Breezeblocks” ho pianto comunque). Complice l’essere in prima fila e con l’adrenalina del primo concerto in assoluto da sola, Chet Faker si becca un onestissimo chapeau. Non posso esimermi però dal fare una menzione d’onore per gli Jungle live il 2/11 all’Alcatraz di Milano: semplicemente esplosivi, perfetti.


Miglior featuring: Daniele Silvestri feat Fulminacci - "L’uomo nello specchio" (Epic)

“Mi ricorda Silvestri, potrebbe piacerti” è il messaggio che mandai a mia mamma nel 2018, quando le inoltrai il video di un giovane sconosciuto in chitarra che strimpellava “Borghese in borghese”, pubblicata poi di lì a poco. Quel ragazzo era Fulminacci, e va da sé che con “L’uomo nello specchio” io abbia ottenuto decisamente tutto ciò che potevo mai desiderare di ascoltare, almeno per ora. Le voci dei due artisti si alternando perfettamente in un brano in cui Silvestri si mette a nudo, ripercorrendo e perdendosi alla ricerca di sé. L’anima e lo stile dei due si completano in una sorta di confronto generazionale tra due artisti molto simili che sembrano imparare e scoprire l’uno dall’altro, regalandoci a tutti gli effetti uno dei feat più belli e completi dell’anno.


Le scelte di Marco Anghileri



Miglior album italiano: Giovanni Truppi - "Infinite Possibilità per Esseri Finiti" (Virgin Music / Universal Music Italia)

Nel titolo della recensione l’ho definito “Disco migliore degli ultimi vent’anni” un po’ per scherzo e un po’ sul serio. Giovanni, complice anche l’aiuto di Niccolò Contessa (I Cani), ha realizzato un piccolo capolavoro, tra ballate, dialoghi, sfoghi poetici, tanto spoken e pure una semicover autorizzata. Bellissimo, lo sto consumando da mesi e non mi ha ancora stancato neanche un po’.


Miglior album internazionale: King Gizzard & The Lizard Wizard - “PetroDragonic Apocalypse” (KGLW)

Album che probabilmente metterei primo anche nella categoria “copertina più brutta del 2023”, ennesima follia di quella cricca di eroi australiani ai più nota come King Gizzard & The Lizard Wizard. Ventiquattresimo album in studio in undici anni di carriera (ma nel frattempo siamo già arrivati a venticinque), in cui la band, che negli anni ha sperimentato pressoché ogni genere musicale, si dà al metal: il risultato è un excursus folle tra psych, trash e prog con testi che traggono ispirazione dal meglio del fantasy, dalle streghe ai draghi, e dalla Bibbia a Shakespeare.


Miglior album d'esordio: Brucherò Nei Pascoli - "Palo" (Woodworm)

Quando non so spiegare il genere a parole, sono quasi sempre contento, e “Palo” non fa eccezione. La realtà è che i Brucherò Nei Pascoli hanno fatto un disco bellissimo, hanno la fotta, il tiro, urlano bene, tirano un bestemmione nel ritornello quello che paradossalmente è il pezzo più tranquillo del disco e, forse soprattutto per quest’ultimo motivo hanno trovato terreno fertile nei miei ascolti: parlano di una provincia che sento davvero tanto vicina.


Miglior canzone: Giorgio Canali - “A Occhi Chiusi” (La tempesta dischi)

Il nostro ha una penna che fa sempre breccia in chi vi scrive, e l’ha fatto anche questa volta. “A occhi chiusi” ti travolge con un testo lunghissimo su una base che nasce, come dichiarato dallo stesso autore, da un’improvvisazione di batteria (e che batteria). Niente ritornello, poche strumentali, tutto ridotto all’osso, che quando hai in mano una perla del genere non ce ne frega niente che sia infiocchettata, anzi. Qui la nostra recensione dell'intero disco "Pericolo Giallo"


Miglior performance live: Bud Spencer Blues Explosion @ Bergamo NXT

Ce l’avevo segnato da un bel po’, anche perché il disco è stato battuto al ballottaggio finale dai KGLW qualche paragrafo più su. L’accoppiata Viterbini-Petulicchio mi ha ribaltato al Bergamo NXT della scorsa estate: ho conquistato una comoda seconda fila e mi son goduto al meglio il set, soavemente accompagnato da visual coloratissimi. Avevo aspettative molto alte, che comunque son state polverizzate: fatti del bene e passa a sentirli appena puoi!


Miglior featuring: Lo Stato Sociale con Vasco Brondi - “Fottuti per sempre” (Garrincha)

Lo so, lo so, e lo so ancora. La scelta è molto semplice: la canzone è nostalgica, paracula il giusto e pure simpatica. Il monologo finale di Brondi, però, è uno di quelli che ti lacerano, una botta nello stomaco per tutti noi che abbiamo vissuto quei gruppi lì “con i nomi strani”, come li chiamavano gli stessi compagni di classe che ora pagano centinaia di euro per andarli a vedere nei palazzetti. “Volevamo cambiare tutto / non riempire un altro vuoto di mercato”, serve davvero aggiungere altro?


Le scelte di Iris Chindamo



Miglior album italiano: Fulminacci - “Infinito +1” (Maciste Dischi)

Fulminacci è per me una certezza, uno di quegli artisti su cui hai aspettative altissime e che non ti delude mai. Ho iniziato a pregustare questo album già dai primi pazzeschi singoli che sono usciti nel corso dei mesi, inutile dire che mi sono piaciuti tutti uno più dell’altro fino ad arrivare al culmine dell’estasi con “Filippo Leroy”, brano tanto singolare quanto geniale per la presenza dei numerosi riferimenti artistici e dei coretti che esprimono una crisi d’identità: “Ma chi è questo qua?”. Beh, non so voi ma io so rispondere perfettamente a questa domanda: Filippo Leroy, Filippo Uttinacci, Fulminacci, o qualunque sia il modo giusto di chiamarlo, è decisamente il mio artista italiano preferito dell’anno.


Miglior album internazionale: Post Malone - “Austin” (Mercury Records)

Post Malone è uno di quegli artisti che ho sempre sottovalutato pensando che fosse il classico trapper americano con i tatuaggi sulla faccia che non ha nulla da dire (wow, davvero delicata…). Beh, lo ammetto, mi sono lasciata deviare dalla versione stereotipata che avevo di lui per molto tempo, fino a quando non ho ascoltato nuovamente alcuni suoi pezzi famosi nella compilation “The Diamond Collection” uscita ad aprile, e da lì mi si è aperto un mondo fatto di chill e sogni di roadtrip americani al tramonto a bordo di un van attrezzato per la notte. Dopo aver visto video di live e soprattutto il suo Tiny Desk mi sono ufficialmente convinta che fosse in realtà un timido orsacchiotto e che nonostante la sua fama sia rimasta una persona buona, con i piedi per terra e soprattutto in grado di raccontarsi chiaramente nelle proprie canzoni. L’ultimo LP “Austin” è stato un viaggio di consapevolezza sia per lui, che ha dato al disco il proprio nome per rappresentare la sua vera e pura essenza; sia per me che ho iniziato a riflettere su me stessa e sulla vita ascoltandolo in continuazione mentre guidavo l’auto di notte sentendo solamente il mio respiro e la sua rilassante voce.


Miglior album d'esordio: Lorenzo Lepore - "Fuori Onda" (T Recs)

Il debutto del giovane Lorenzo Lepore con il suo “Fuori Onda” mi ha decisamente stupito. La sua maturità e bravura nella scrittura sono confermate anche dai numerosi premi vinti come quello di “Miglior testo” di Musicultura 2021 e del premio “Botteghe d’autore” 2023 con il brano “Futuro”, e il “Premio Amnesty, voci per la libertà” 2022 con il pezzo “Finalmente a casa”. Il disco è una collezione dei suoi ricordi, racchiude sia il suo passato ma guarda anche al suo futuro e quello della sua musica in maniera diretta e utilizzando le giuste parole. Lepore è uno dei pochi debutti a cui mi sono dedicata quest’anno e credo meriti molto almeno un ascolto. Qui la nostra intervista in occasione dell'uscita dell'album.


Miglior canzone: Michael Venturini - "Guai"

Ho avuto il piacere di intervistare Michael Venturini nel 2021 con l’uscita del suo album “Popolare Fuori Moda” e posso dire che a distanza di due anni non ha smesso di stupirmi. Attraverso il suo stile rock'n'roll sixties e seventies, periodi del quale è innamorato, il brano “Guai” ha la capacità di trasportarti in un’altra epoca da un lato; e di riportarti immediatamente alla realtà tramite il testo che comprende una critica sociale attuale. Questa versatilità di Venturini non stanca mai e tocca nel profondo diverse generazioni.


Miglior performance live: Nothing But Thieves, The Black Keys, Liam gallagher @ I -Days Milano

Onestamente sono grande fan dei concerti singoli, ma ammetto che i Festival e soprattutto gli I-Days di Milano portano in Italia degli artisti davvero grossi che vale la pena vedere. In questo caso è stata solo l’ennesima occasione per vedere la mia band preferita, ovvero i Nothing But Thieves, che in questo caso hanno aperto le danze prima dei fantastici The Black Keys e del famoso Liam Gallagher. C’è poco da dire, questa tripletta mi ha letteralmente steso, non provavo quella sensazione di grandiosità e pienezza ad un concerto da quando ho visto i Linkin Park durante gli I-Days del 2017 (aiuto che piantino). I NBT non mi deludono mai e probabilmente molte persone che non li conoscevano sono rimaste estasiate con la loro performance al festival, tanto che hanno fatto sold out in entrambe le loro prossime date di Febbraio al Fabrique. I The Black Keys sono una band spaziale e non ne hanno sbagliata una, ogni nota di ogni canzone era al posto giusto e hanno fatto saltare il pubblico dall’inizio alla fine tenendoli con l’adrenalina al massimo. Infine arriviamo a Liam Gallagher che, diciamolo, non sarà il miglior artista del mondo ma ha comunque fatto il suo lavoro, facendo cantare e saltare chiunque a ritmo delle sue canzoni ma soprattutto alle vecchie hit degli Oasis…D’altronde chi non ha mai sognato di cantare a squarciagola “Wonderwall”, “Champagne Supernova” o “Stand By Me”?


Miglior featuring: “Ci Avrei Scommesso” Fudasca feat. Giuse The Lizia e Willie Peyote (Epic)

Questo feat uscito il 10 Novembre mi ha talmente sorpreso che ha svoltato la mia scelta di fine anno, facendomi approfondire la conoscenza del produttore e cantautore Fudasca. Ho avuto il piacere di fargli qualche domanda a proposito del pezzo “Ci avrei scommesso” dove, insieme a Giuse e Willie, ha completato uno splendido quadretto ispirato a Bologna che ci porta contemporaneamente in tre scenari diversi: quello lo-fi di Fudasca, quello jazzy e groovy di Giuse e quello hip-hop di Willie. Questo trio inaspettato ci ha regalato un pezzo pazzesco che merita decisamente un ascolto in loop per almeno un’ora… beh, questo è quello che ho fatto io appena è uscita!


Le scelte di Ludovica Petrilli



Miglior album italiano: Tropico - "Chiamami quando la magia finisce" (RCA/Numero Uno)

Tropico con “Chiamami quando la magia finisce” conferma di essere tra i migliori cantautori in Italia. Questo disco riparte da Napoli, una Napoli inedita che fa da scenario ad un album in cui visioni, suggestioni ed emozioni creano un quadro del mondo artistico e personale dell’artista. Cesare Cremonini, Madame, Mahmood, Franco126, Raiz e Joahn Thiele, donano la loro voce e la loro sensibilità artistica in 6 brani che hanno la capacità di arricchire un album che già di sé è un vero e proprio gioiello. Dopo l’ascolto “Chiamami quando la magia finisce” involontariamente ci fa capire che la canzone italiana è più viva che mai.


Miglior album internazionale: Beirut - "Hadsel" (Pompeii records)

Beirut ci porta in Norvegia con Hadsel. Album nato dalla paura di non esibirsi più dal vivo, per gravi problemi alla gola. La sua fuga nella piccola isola di Hadsel lo porta ad incontrare per la prima volta l’organo, grazie ad Oddvar, un collezionista e appassionato di organi che gli aprì la porte di una chiesa del 1800 che compare stilizzata nella copertina dell’album. E’ proprio l’organo che gli farà da guida in questo nuovo percorso artistico. Hadsel ha la capacità di essere un disco ambient, ma allo stesso cantautorale, dove si alternano brani quasi del tutto strumentali, brani in cui il cantato è incomprensibile e che imita i cori di chiesa, e altri in cui invece le parole sono chiarissime. E’ un album che alleggerisce l’anima.


Miglior album d'esordio: Giovanni Toscano - "Arrogantissimo" (Latarma)

“Arrogantissimo” è l’album di debutto del cantautore, attore e scrittore Giovanni Toscano. Con la sua voce graffiata l’artista nei suoi tredici brani ci mostra un momento particolare della sua vita “il momento di diventare grandi”. C’è malinconia, solitudine, amicizie, amori reali ed immaginari accompagnati da sonorità che riprendono il mondo del cantautorato italiano come Fossati e Dalla, ma anche sonorità provenienti della musica francese e sud americana. Giovanni con “Arrogantissimo” si fa rappresentante di una generazione che vive nella malinconia ma che al tempo stesso ha una grande voglia di libertà. Qui l'intervista completa in occasione dell'uscita dell'album!


Miglior canzone: Fulminacci - "Ragù" (Maciste Dischi)

Sincero, vero e ironico: questi sono gli aggettivi che possono descrivere "Ragù" di Fulminacci. L’artista non ha peli sulla lingua e con ironia descrive la società e il mondo culturale attuale. Siamo in un epoca in cui la confusione e le false promesse ci disorientano e non ci fanno vedere le cose con lucidità. La cultura viene messa in secondo piano e gli artisti che prendono seriamente il loro lavoro, sono ben pochi. Si punta ad accontentare tutti, creando un vero e proprio ragù, che alla fine non sa di niete. “Devo scrivere una hit che non è una hit. Di quelle che ti vergogni mentre le canti, che non piacciono a nessuno, ma le sanno tutti quanti”. Qui trovate la recensione completa dell'album.


Miglior performance live: Motta @ Orion Ciampino

Motta non può non essere presente nella categoria del miglior live dell’anno. Il suo punto di forza è il magnetismo. Non servono palcoscenici ricchi di scenografie e luci abbaglianti per sottolineare la sua grandissima capacità di stare sul palco. Lui è semplicemente nato per esibirsi e per dare tutto ciò che ha al pubblico. Insieme ai successi degli album precedenti, il cantautore ha portato sul palco i nuovi brani del suo ultimo lavoro “La musica è finita”. Tra momenti più intimi al pianoforte, per poi passare alle chitarre e poi ai drums, il concerto fila senza esitazioni e senza punti morti, lasciando il pubblico ammaliato dalla bravura e dall’affiatamento della band. Quando si è ad un concerto di Motta, si spera che la musica non finisca mai.


Miglior featuring: Colombre ft. Maria Antonietta - "Io e te certamente" (Bomba dischi)

Coppia nella vita e nell’arte, Colombre e Maria Antonietta raccontano l’amore senza frasi fatte e smancerie in “Io e te certamente”. Una ballad sensuale e profonda in cui due anime distinte e autonome cercano di esistere e resistere insieme. Le due voci dialogano, si uniscono e si rincorrono in un brano che descrive un amore che lotta e che resiste nonostante il tempo che passa.


Le scelte di Martina Strada



Miglior album italiano: Naska - "La Mia stanza" (Thamsanqa)

È senza vergogna e con un filo di ritardo che ammetto che Naska è stato il mio artista italiano del 2023 e “La Mia Stanza” è stato l’album che ho ascoltato nei momenti in cui avevo più bisogno di sfogare la rabbia e il nervosismo. È un album ben fatto, scritto bene e in cui i pezzi cazzoni, che picchiano forte come solo il punk rock sa fare, si alternano bene con quelli introspettivi, profondi e al limite dello straziante (“Wando” e “Cattiva” lasciano i solchi nell’anima ve lo assicuro). Ho avuto la fortuna di sgolarmi a novembre in una delle due date del Fabrique e posso dirvi in tutta onestà che è stato bellissimo sentire la passione e l’entusiasmo di Diego abbracciare tutto il pubblico e rendere quest’album ancora più vivo e vissuto, rendendo così ancora più grande non solo il concerto, ma anche l’album stesso.

Forse sì, Diego Naska sta davvero riportando il punk rock in Italia.


Miglior album internazionale: Olivia Rodrigo - "Guts" (Geffen Records)

“Sour” mi era piaciuto al punto da ascoltarlo fino alla nausea, “Guts” anche. Olivia Rodrigo sforna la sua seconda fatica e riuscendo quasi ad eguagliare i numeri del primo album. Le canzoni sono ottime, i temi bene o male sono sempre i soliti che ha ereditato da Taylor Swift (a cui non si è capito se ha dedicato “Vampire” o meno), le sonorità provano senza riuscirci a discostarsi dal pop-rock anni 2000 e il tutto resta così dannatamente orchestrato bene da non impedirmi di ascoltarlo anche mentre dormivo e cantarlo anche nelle note vocali.

Attendiamo che miss Rodrigo carichi sulle piattaforme audio anche i quattro inediti presenti solo nei vinili perché ce li meritiamo molto.


Miglior album d'esordio: Colla Zio - "Rockabilly Carter" (Woodworm)

Scoperti a Sanremo Giovani dell’anno scorso, i Colla Zio avevano la mia curiosità ma ora hanno la mia attenzione – parafrasando “Django Unchained”: d’impatto, giovani, bravi a tenerci svegli durante l’esibizione sanremese (che è una dote molto sottovalutata di questi tempi) e freschi. L’album è un mix perfetto di ciò che mi tiene in vita nel tragitto casa-lavoro e non è solo ben scritto ma è anche supercoinvolgente, non ci sono brani che si sente il bisogno di saltare ma anzi spesso la necessità è quella di fare andare in loop un solo brano per almeno mezz’oretta così da apprezzarlo a 360 gradi. Più album come quello dei Colla Zio.


Miglior canzone: Taylor Swift – "Shake it off (Taylor's Version)" (Republic/Taylor Swift Production)

Oh che sorpresa, Taylor Swift nei miei Awards. “Shake It Off” nella versione originale – così come l’intero “1989” – alla sua uscita aveva creato uno spartiacque nella mia vita, così l’uscita della Taylor’s Version ha segnato un prima e un dopo rispolverando anche la filosofia dello “scrollarsi di dosso” quello che ogni giorno mi appesantisce che so che pare una sciocchezza ma alla fine è così. Lo diamo per scontato ma a volta basta la canzone giusta nel momento giusto per svoltarci la giornata e così fa “Shake it Off (Taylor’s Version)” quando parte in cuffia o in cassa. Me ne pento? No. Sono pronta a cantarla fino a perderci a la voce a luglio senza dignità e rimpianti? Sì.


Miglior performance live: Lo Stato Sociale @ Carroponte

Vedere Lo Stato Sociale almeno una volta l’anno dovrebbe essere prescritto da ogni medico del mondo perché vedere i regaz rende leggera l’anima. La data al Carroponte mi ha letteralmente investita con tutta l’energia di cui i cinque bolognesi sono capaci: è stata coinvolgente, commovente, entusiasmante. Chi li ha visti almeno una volta starà pensando che sono così tutti i loro concerti, ed è vero. Ma il concerto è stato dedicato a Matteo (Romagnoli, manager e casa per Garrincha Dischi) e nel loro essere i soliti regaz cazzari hanno condiviso con il pubblico le loro esperienze e i loro ricordi con il produttore e hanno fatto sembrare il parco del Carroponte una piccola stanza intima dove gli amici si raccontano le avventure e le disgrazie di una vita. Andate a vedere Lo Stato Sociale: non importa quanti sarete, a fine serata vi sentirete più felici e vi sentirete parte di qualcosa di grande e immenso. Qui la nostra intervista in occasione dell'uscita di Stupido, sexy futuro!


Miglior featuring: Miley Cyrus feat Sia - "Muddy Feet "(Columbia, Smiley Miley, Inc.)

“Endless Summer Vacation” di Miley Cyrus è un album pieno di brani pazzeschi a partire da “Flowers”, il singolo che l’ha anticipato. Io però mi sono innamorata senza alcuna via d’uscita di “Muddy Feet”, il brano in cui la ex stellina di Disney Channel duetta con Sia.

Il testo è tutto meno che delicato e decisamente poco “pulito” (tralasciamo l’inside joke, scusatemi) ma la voce di Miley e quella di Sia si amalgamano così bene da far dimenticare a tratti che la protagonista della canzone sta buttando fuori di casa il compagno che l’ha tradita più e più volte. Dura pochissimo, 2 minuti e 16 secondi, ma ogni volta che l’ascolto mi piace un po’ di più della volta prima.


Le scelte di Melania Rosati



Miglior album italiano: Lucio corsi - "La gente che sogna" (Sugar Music)

Quando ascoltai per la prima volta le canzoni di Lucio Corsi fui assalita da un grandissimo senso di meraviglia. Divenni una bambina persa nel magico universo di questo straordinario cantautore della Maremma toscana. A distanza di circa tre anni da "Cosa faremo da grandi", nell’aprile di quest’anno, Lucio Corsi è ritornato con un nuovo incredibile disco che ho atteso con tanto entusiasmo. “La gente che sogna” (qui la nostra recensione completa) è un cofanetto che contiene desideri preziosi e sentimenti delicati; un scrigno custodito da un’altra ballerina dipinta ancora una volta dalla mamma Nicoletta. Il disco, uscito per Sugar Music, è l’ennesima conferma della grandezza di Lucio Corsi come artista e come persona.


Miglior album internazionale: Olivia Dean - "Messy" (Universal)

Olivia Dean è stata l’artista che ho ascoltato di più durante questo 2023, anno in cui questa cantautrice londinese, dopo una serie di uscite EP e due milioni di follower su Spotify, ha pubblicato l’ album “Messy” che avvalora la sua musica prodotta fino a questo punto e rappresenta un momento di svolta. È un disco dai contorni soul vintage che rispecchia la sua immagine semplice, pura e senza trucchi, un disco che conquista anche senza ricorrere ad effetti speciali, provocazioni o trasgressioni. La raffinatezza di Olivia Dean stupisce anche nei suoi live ed avendo avuto la possibilità di essere ad un suo concerto a Londra posso affermarlo a gran voce. "Messy" è, indubbiamente, il disco che preannuncia una nuova stella della musica internazionale e consiglio a chiunque non la conoscesse di ascoltarla.


Miglior album d'esordio: Alice - "Città dall’alto" (Thru Collected)

Non ho più vent’anni eppure riesco ad immedesimarmi e a comprendere la musica di questa giovanissima e affascinate artista. Lei è Alice del collettivo napoletano Thru Collected che lo scorso aprile ha rilasciato il suo primo album “città dall’alto”, a mio avviso uno dei dischi emergenti più interessati di questo 2023. Un disco anticonvenzinale, anti-pop, prodotto dalle mille mani dei Thruco, in cui Alice trova la sua reale dimensione in un nuovo spazio temporale dove racconta le proprie sensazioni attraverso metafore significative. La musica è per lei è un’esperienza di crescita, un posto bellissimo in cui potersi rifugiare in cui mi ci sono ritrovata anch'io ascoltando questo disco.


Miglior canzone: Vipra - "Musica dal morto - Martini" (Columbia/Asian Fake)

Tra i tanti meritevoli singoli di questo 2023, la mia scelta ricade su “musica dal morto - Martini” di Vipra. Il brano a cui il cantautore pugliese associa una delle sue artiste preferite ovvero Mia Martini mette in evidenza temi attuali, come la tossicità del mondo dello spettacolo o le dinamiche malate dei social, sul ritmo rock portante di una batteria. Questa canzone denuncia una delle violenze più sottili e fatali della nostra società, quella della violenza psicologica, quella per la quale in tanti continuano a morire in silenzio. Ed in un momento così triste, in cui forte è la mia indignazione contro ogni forma di violenza, ancora vergognosamente esistente, questa scelta non è fatta a caso.


Miglior performance live: Liberato @ Piazza del Plebiscito

A volte capita che gli astri si allineano ed è allora che riescono a coesistere eventi straordinari in un unico luogo, così come lo sono stati i concerti di Liberato a Napoli che si sono susseguiti nella città vincitrice del suo terzo scudetto. Nel mese di settembre, in piazza del Plebiscito sono accorse 75 mila persone per le tre date dei live del cantante senza identità ormai divenuto un simbolo della città partenopea. Essere in quella piazza, avvolta nel calore di tutta la gente che è arrivata da ogni parte d’Italia con i mano una rosa rossa da sventolare al cielo, è stato memorabile. Liberato con uno spettacolo di suoni, luci ed ombre, dalla dimensione internazionale ha fatto cantare e ballare il pubblico con tutti i suoi successi, in un clima di festa e concitazione generale. Con, l’inaspettata ospitata di Calcutta sul palco che ha cantato con lui “nove maggio” ha suscitato tanto stupore ed ancora tanta curiosità attorno alla sua identità misteriosa.


Miglior featuring: Sano feat Bartolini, Drast e Tripolare - "Ragnatela" (Thru Collected)

In quest’ultima scelta c’è ancora una volta un richiamo alla mia terra e ai suoi artisti. Il feat realizzato da SANO con Bartolini, Drast e Tripolare nella canzone “Ragnatela” mette al centro del ritornello Napoli vista come una città dove l’inverno non arriva mai veramente. La ragnatela è, invece, interpretata come un simbolo di connessione con altre persone e sottolinea il confronto umano attraverso cui avviene la crescita personale. In questo contesto c’è Napoli, una città in cui crescere non è mai troppo semplice , tra cambiamenti e mancanze che si susseguono con il passar del tempo, gli occhi sono rivolti in alto e si accorgono che il cielo sopra questa città, nonostante tutto, rimane sempre stupendo.


bottom of page