Tre giorni di musica e magia in famiglia: il Color Fest ha acceso la Riviera dei Tramonti - Live Report
- Luca Boccadoro

- 1 set
- Tempo di lettura: 3 min
C’è qualcosa di speciale nel Color Fest, qualcosa che lo rende diverso da molti altri festival italiani. Non è solo la line-up ricercata, né le scenografie naturali della Riviera dei Tramonti: è l’atmosfera che si respira appena varchi l’ingresso, quel senso di famiglia allargata fatta di persone entusiaste di stare insieme ad ascoltare musica di qualità, unita al suono delle onde.
In tre giorni di concerti ho avuto la sensazione di calarmi in una comunità viva, accogliente, sicura, capace di accogliere migliaia di spettatori senza mai perdere il controllo, lasciando a tutti la gioia di tornare a casa con un ricordo luminoso e colorato.
La XIII edizione del Color Fest ha confermato la forza di un evento che da anni porta lustro a Lamezia Terme e alla Calabria, trasformando questa terra in un punto di riferimento per chi cerca esperienze musicali autentiche. Merito anche della nuova cornice, la Riviera dei Tramonti, che ha regalato momenti indimenticabili tra il palco vista mare, suggestivo soprattutto al tramonto, e la pineta, trasformata in cattedrale di suoni elettronici e dj set notturni.

Il viaggio musicale è iniziato con il pop onirico dei francesi Isaac Delusion, sospeso tra elettronica e melodia, e le atmosfere eleganti di Marco Castello, perfette per accompagnare il tramonto. Poi è toccato a Lucio Corsi, che con il suo glam-rock visionario ha incantato il pubblico, disegnando un immaginario unico e magnetico.
Il secondo giorno è stato un crescendo: il pop raffinato di Giorgio Poi, l’energia travolgente di OkGiorgio, il dancefloor ipnotico guidato da Mace nella pineta (tra i momenti più intensi del festival), e infine la voce magnetica di Joan Thiele, capace di fondere soul ed elettronica con una potenza disarmante. Grazie Sanremo per averla fatta conoscere al grande pubblico!
Il gran finale ha trasformato la Riviera dei Tramonti in una celebrazione collettiva: il ritorno storico degli Offlaga Disco Pax ha scosso le corde emotive di più generazioni; i set viscerali di The Murder Capital e Shame hanno portato la furia del post-punk europeo sul palco calabrese; Populous ha cucito mondi elettronici globali; il giovane Ekkstacy ha incarnato l’energia dell’indie mondiale; e infine Mind Enterprises ha fatto ballare tutti sotto gli alberi con un groove italo-disco irresistibile.

Al Color Fest ho avuto la conferma che i festival non sono solo concerti: sono strumenti culturali ed economici capaci di generare turismo, far incontrare comunità diverse e dare valore a un territorio. In Calabria, tutto questo assume un peso ancora maggiore: vedere tutte queste persone muoversi tra mare, pineta e tramonti mozzafiato, in un clima di sicurezza e leggerezza, è stato un segnale potente.
Il direttore artistico Mirko Perri ci ha parlato nella nostra intervista di “laboratorio vivo” e di un festival che guarda al futuro senza perdere le radici. E l’impressione, da spettatore, è che abbia ragione: il Color non è solo una rassegna musicale, ma una vera esperienza collettiva di appartenenza. Con le date già fissate per l’11, 12 e 13 agosto 2026, il Color Fest promette di tornare a scrivere nuove pagine di poesia sul mare calabrese. Io, di sicuro, non vedo l’ora di tornare in quella che ormai considero una famiglia.











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