Al Sud la musica conta: il Color Fest è la certezza per chi cerca qualità e identità - Intervista
- Luca Boccadoro
- 5 giorni fa
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"Roma ad agosto non è un bel posto" cantava qualcuno, una verità che credo possa valere in qualsiasi città d'Italia, dove la maggior parte dei lavoratori è pronta a concedersi le tanto agognate ferie. Forse è anche per questo che la musica - e chi ci lavora - ha deciso di venirci in aiuto con la creazione di eventi d'aggregazione che hanno lo scopo di farci staccare la testa durante un mese così caldo, e perchè no anche ascoltare musica di qualità.
Tra le varie rassegne e festival musicali, ce n'è uno che spicca su tutti da oltre 10 anni:
Il Color Fest, ormai uno degli appuntamenti più attesi dell'estate musicale italiana.
Stiamo parlando di una serie infinita di concerti che andrà in scena dal 12 al 14 agosto a Lamezia Terme, in Calabria. Quest'anno celebra la sua tredicesima edizione con lo slogan "Quando sulla riva verrai", un omaggio sia a "Stormi" di Iosonouncane sia alla nuova location del festival, che però non vi spoileriamo, per non rovinarvi la lettura dell'intervista a Mirko Perri, direttore artistico e mente dietro il festival!
Quello che intanto possiamo dirvi è che il Color Fest provvede da anni a fornire al Sud Italia una serie di esibizioni da pelle d'oca, grazie ad un mix di artisti estremamente interessanti, partendo dalla rivelazioni degli ultimi anni Lucio Corsi, Joan Thiele, Giorgio Poi, fino ad arrivare a delle certezze come Mace, o a quote internazionali da capogiro come gli irlandesi The Murder Capital, gli inglesi Shame e i leggendari Offlaga Disco Pax.
Il Color Fest è molto più di un festival: è un’esperienza immersiva che mette al centro la condivisione e il territorio, con palchi diffusi tra spiaggia, pineta e aree panoramiche, per vivere la musica oltre il semplice concerto.
Per approfondire la visione che anima questo progetto, abbiamo intervistato il direttore artistico del festival, che ci ha raccontato la storia, l’evoluzione e le sfide di questa realtà ormai imprescindibile del panorama indipendente italiano.

Il tema di quest’anno è “Quando sulla riva verrai”: da cosa nasce questo titolo e cosa rappresenta per voi?
“Quando sulla riva verrai” è un invito a scoprire la nuova location del festival, che quest’anno sarà la riviera dei tramonti di Lamezia Terme. È una citazione di un brano di Iosonouncane a cui siamo molto legati, “Stormi”.
La XIII edizione segna un ritorno in grande stile, con artisti di respiro internazionale come Isaac Delusion, The Murder Capital e Shame. Come avete costruito questa lineup così trasversale?
Da anni abbiamo allargato i confini musicali del festival e stiamo continuando su questa strada. Dalla decima edizione ci stiamo spingendo sempre di più verso suoni internazionali che mai si sono visti live a queste latitudini. Inoltre la collaborazione con Be Alternative Festival nelle date “BE COLOR” ha proprio questo indirizzo netto e chiaro.
La collaborazione con Be Alternative Festival ha portato alla nascita del format “Be Color”. Cosa aggiunge questa sinergia all’identità del Color Fest?
Aggiunge la possibilità di spingersi oltre e condividere il rischio e la bellezza di organizzare produzioni che da soli avremmo avuto difficoltà ad organizzare. Insieme si è più forti e spesso questo è sottovaluto o ignorato, noi lo stiamo perseguendo con forza.
Quest’anno il festival cambia scenario, approdando sulla Riviera dei Tramonti. Come dialoga questa nuova location con l’immaginario del festival?
La nuova location è incredibile. Ci tenevamo tanto a dare uno scenario super suggestivo al festival. Nella nostra mente si sposa alla perfezione, ora ci sarà da vederlo realizzato 12, 13 e 14 agosto. Di certo vedere dei concerti con il mare dietro ed un tramonto mozzafiato rende il tutto unico nel suo genere .
Nel tempo, il Color Fest è diventato un punto di riferimento per la musica indipendente nel Sud Italia. Che tipo di responsabilità sentite rispetto al territorio e ai giovani artisti emergenti?
Sentiamo una responsabilità forte, che va di pari passo con quello che facciamo ogni anno. Il festival è nato qui e ha sempre cercato di valorizzare il territorio, non solo come scenario, ma come parte attiva del progetto. Dare spazio agli artisti emergenti, soprattutto quelli calabresi e del Sud, è una scelta che portiamo avanti da sempre, anche quando farlo sembrava una scommessa. Li mettiamo sullo stesso palco dei nomi più affermati perché crediamo che il confronto diretto sia la cosa più sana che possiamo offrire. Il Color Fest è diventato un punto di riferimento perché è rimasto fedele a sé stesso, aprendosi al nuovo senza perdere il legame con chi siamo e da dove veniamo.
Il programma include anche spazi più intimi come il Marley Acoustic Stage e vari after-show: quanto è importante per voi creare un’esperienza che vada oltre i live principali?
Il festival deve essere un’esperienza totale ed immersiva, durerà dalle 10 di mattina con le attività nel campeggio alle 4 di notte con gli aftershow. Tutto concentrato nel raggio di 800 metri di distanza.
Negli anni, Color Fest ha saputo coniugare musica, paesaggio e visione culturale. Come siete riusciti a mantenere questa coerenza e identità pur crescendo sempre di più?
Lavorando tanto e prendendoci cura del festival come se fosse un figlio, accompagnandolo nelle difficoltà e incoraggiandoci nella bellezza di ciò che facciamo. Cresciamo pian piano ma bene, senza strafare, questa forse è la nostra forza.
Guardando al futuro: come immaginate il Color Fest tra cinque anni? Qual è il sogno ancora da realizzare?
Con ancora più musica internazionale e con una durata maggiore.

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