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Barkee Bay, "essere wild significa vivere liberi, slegati da ogni convenzione sociale" - Intervista

Con "Wild", i Barkee Bay inaugurano un nuovo capitolo della loro musica. Il singolo, pubblicato il 21 marzo per Undamento/Planeta, rappresenta per la band un manifesto sonoro, un punto di arrivo che coincide con un nuovo inizio. Dopo aver sperimentato e affinato il proprio stile nei precedenti EP, Giulio, Davide e Gabriele sentono ora di aver trovato una direzione chiara, capace di incarnare la loro identità artistica senza compromessi.


Il brano è un inno alla libertà, alla vita senza vincoli e schemi preimpostati. "Essere wild significa vivere liberi, slegati da ogni convenzione sociale", ci raccontano loro stessi, sottolineando il legame profondo tra la loro musica e la natura, intesa non solo come spazio fisico, ma come filosofia di vita.


Barkee Bay

La periferia milanese, con la sua distanza dal cuore della metropoli, ha influenzato la loro visione del mondo, offrendo una prospettiva più distaccata e autentica. Nel testo emergono immagini di città sognate, di palme e skatepark fronte oceano, ispirate tanto dalla cultura di Los Angeles quanto dalle esperienze personali vissute in viaggio. "Wild" è una celebrazione dell’autenticità, un invito a vivere intensamente, senza maschere e senza paura di essere diversi.


 

Ciao ragazzi! Per iniziare, è appena uscito il vostro nuovo singolo, “Wild”, cosa rappresenta per voi questo brano rispetto ai vostri precedenti lavori?

Sicuramente wild rappresenta una nuova ricerca di estetica, cosa a cui noi siamo molto legati, e l’inizio di un nuovo capitolo. Se per i vecchi EP stavamo cercando un suono che potesse rappresentarci ma il risultato ci sembrava ancora acerbo, con Wild e tutto il disco che uscirà, vediamo un punto di arrivo, e contemporaneamente un nuovo inizio, un manifesto musicale che mostra il sound dei Barkee Bay.

 

La parola “wild” nel titolo e nel ritornello sembra riferirsi a uno stato di libertà totale. Cosa significa, per voi, essere "wild"?

Per noi essere wild significa vivere liberi, slegati da ogni convenzione e schema sociale. La traduzione letterale “selvaggi” rimanda alla natura, un tema molto importante nella nostra musica, per noi, selvaggi non significa solamente vivere nella natura, ma anche viverla, in tutta la sua pienezza ed in tutto ciò che ha da insegnarci, lo stare insieme, il conoscerla e preservarla.

 

Nel testo di “Wild” c’è un chiaro riferimento alla vita di periferia e ai margini della metropoli, come quella di Milano. Come descrivereste l’influenza che questa "vita ai margini" ha sulla vostra musica e sul vostro modo di vedere il mondo?

Vivere ai margini aiuta per svariati motivi, in primis riesce a darci una visione esterna ed in terza persona di tutto ciò che accade, vedere tutto da una certa distanza aiuta a vedere le cose più chiare ed in maniera oggettiva, senza essere influenzati dalla routine da metropoli e dalle consuetudini sociali che la rappresentano. Ma oltre a questo c’è ancora un rimando alla natura, alla semplicità e alla spensieratezza che raramente si riesce a trovare in una città come Milano.

Vivere ai margini è anche essere underground, non condizionati dalla massa e liberi di sfogare i bisogni dentro la nostra musica, senza essere omologati in un’industria musicale più che mai dettata da regole ed algoritmi.


Come scegliete i temi che volete trattare nelle vostre canzoni? Ci sono delle esperienze quotidiane o delle situazioni particolari che vi ispirano più di altre?

Sicuramente da come vediamo le cose. Da ogni cosa del quotidiano, dai nostri amici, dalla fase della vita in cui siamo e da come stiamo/come vorremmo sentirci. Inoltre dai riferimenti di ascolto e di esperienza che viviamo. Per esempio questo pezzo/disco è stato molto ispirato da un viaggio in solitaria sulla costa est dell’Australia di Giulio e da tuti gli incontri e le esperienze vissute, oltre dalla musica surf/punk australiana.

 

Nel testo di “Wild” ci sono riferimenti a immagini e stili iconici come le palme della South Bay o la cultura di Los Angeles. Come mai queste immagini sono così significative per voi e come si legano alla vostra visione della libertà e dell’autenticità?

Più che alla visione di libertà e autenticità possiamo dire semplicemente che ci saremmo davvero gasati nell’immaginare una città in cui succedono le cose come Milano un pò più “spiaggiata” , con campi da basket o skatepark fra le palme di fronte all’oceano, grandi tramonti per esempio. In più tutto ciò è stato alimentato sicuramente dal libro che ha letto Giulio “Acid for the Children” di Flea dei Red Hot (LA) , che fra l’altro è di origini australiane, ma questa è una coincidenza.


Con il singolo "Wild" come punto di partenza, come immaginate la vostra crescita come band nei prossimi anni? Che tipo di progetti musicali o esperienze vorreste esplorare in futuro?

Uno dei nostri obiettivi al momento è semplicemente suonare e far conoscere la nostra musica a chi ancora non la conosce, diffondere i nostri messaggi ed i principi a cui siamo legati.

Pensando al futuro sicuramente abbiamo voglia di scrivere cose nuove, suonare il più possibile e definirci ancora di più nel sound. Oltre a questo anche connettere con altri artisti e realtà che condividono il nostro pensiero, in cui la musica e lo stare insieme sono in primo piano.

 

Per salutarvi facciamo un salto nel futuro: immaginate di poter viaggiare nel tempo e di incontrare la versione di voi stessi fra 20 anni. Cosa vi direbbe quella versione futura di voi, guardando indietro al percorso che avete fatto con i Barkee Bay?

Difficile dirlo, ma sicuramente non avrebbero nulla da recriminarci, dato che stiamo facendo tutto quello che più ci piace mettendoci tutte le energie che abbiamo. Quello che ci auguriamo è che i noi stessi tra 20 anni abbiano un sacco di storie da raccontare sui Barkee Bay, e che quello che hanno vissuto continui ad ispirarli a fare nuova musica.

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