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Lucio Corsi arriva a Basilea: la scritta "Andy" sotto la scarpa, il pianoforte e gli oggetti enormi sul palco dell'Eurovision

I pacchetti di patatine nelle spalline della giacca, la stessa con cui suona live da anni, la scritta "Andy" sotto la scarpa come reference a Toy Story, i vecchi amici di sempre con cui condividere questa nuova esperienza, l'armonica a bocca per suonare live anche su un palco in cui non è concesso: tante piccole cose per rimanere se stessi e risultare comunque dei giganti su un palco già enorme di suo, come quello dell'Eurovision. Lucio Corsi porta sul palco l'anima della musica, nient'altro.


Lucio Corsi a Basilea
Lucio Corsi a Basilea, foto di Francis Delacroix

Dopo il successo del tour nei club italiani, Lucio Corsi si prepara a rappresentare l’Italia nella finale della 69ª edizione dell’Eurovision Song Contest, domani sabato 17 maggio all’arena St. Jakobshalle di Basilea, in Svizzera.


A portarlo oltre i confini nazionali (dopo il secondo posto a Sanremo e la rinuncia del vincitore Olly), è il brano “Volevo essere un duro,” aggiudicandosi anche il prestigioso Premio della Critica “Mia Martini”.


«“Volevo essere un duro” parla di quanto il mondo ci vorrebbe infallibili, con la solidità dei sassi e la perfezione dei fiori, senza dirci però che tutti i fiori sono appesi a un filo. Parla (ammesso che questa canzone abbia una bocca) del fatto che sia normale diventare altro rispetto a ciò che si sognava»

Per Lucio Corsi, gli strumenti non sono solo oggetti: sono ancore, rifugi, voci amiche. E sul palco dell’Eurovision, con così tanti occhi puntati addosso, ha scelto di circondarsi di ciò che lo fa sentire a casa:


«Gli strumenti e gli amplificatori mi hanno sempre tirato fuori dai guai» ci racconta emozionato durante la conferenza stampa «Ho bisogno di loro, ora più che mai»

L’idea alla base della scenografia nasce proprio da questo legame viscerale: portare sul palco oggetti enormi, ingombranti, come a voler dire che la musica è sempre stata il suo scudo, la sua salvezza. Ed ecco che vediamo degli amplificatori giganti e un elegante pianoforte di vari metri di lunghezza.


L'Eurovision come contest musicale è molto focalizzato sull'essere più uno show televisivo che un live contest ed ecco perchè, da anni, solo la voce sul palco è in diretta mentre gli strumenti sono pre-registrati. In quest'ottica anche il gesto di Corsi di scegliere di suonare l'armonica live e portare degli strumenti così vistosi sul palco diventa un messaggio chiaro e centrale sull'importanza del suonare live. "Non una polemica", ci tiene a specificare l'artista, ma un messaggio per l'appunto.


Un altro elemento che ci fa capire la cura e la delicatezza con cui Lucio si approccia alla musica e a questo evento in particolare sta nella scelta di proporre i sottotitoli durante la sua esibizione:


«Per me le parole e il testo sono importanti, abbiamo scelto con cura la traduzione dei sottotitoli, per mandare a tutti il messaggio della canzone»

Cosa rappresenta quindi la figura di Lucio Corsi all'Eurovision? Molto probabilmente un'occasione, versione xxl, per ricordare a tutti che la musica non è una gara, per quanto lui stesso racconti di amare anche la competizione, lo sport. Le emozioni che suscitano una canzone o un ritornello, diverse in ognuno di noi, non sono classificabili e non devono esserlo. Ogni artista ha il proprio percorso, il proprio sound, il proprio approccio e la propria poetica, e in quest'ottica per Lucio l'avventura di questi giorni è un modo per ricordarci l'importanza di tutte queste sfumature.


Abbiamo imparato a conoscerlo sempre di più in questi mesi e probabilmente il motivo per cui il ragazzo che si è presentato con Topo Gigio a Sanremo ci piace così tanto è proprio questo: la semplicità.  Abbiamo bisogno di eroi quotidiani, di storie che parlano d’amore, di natura, di credere nelle piccole cose e di gentilezza. Di quella leggerezza che sa fare spazio all’animo bambino che tutti abbiamo dentro, anche su un palco pieno di luci e lustrini. Lucio Corsi riesce a incarnare tutto questo, e un po’ – oltre che per la sua musica – gli vogliamo bene anche per questo.

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