Uno dei protagonisti della prossima puntata di Sanremo Giovani sarà Alex Wyse con la sua “Rockstar” per Artist First.
Il brano in gara è un vero e proprio inno alla libertà. Una libertà che si ribella agli standard e alle mode odierne, rappresentata dalla figura della vecchia rockstar che per emergere non seguiva nessuna logica, manifestava il suo talento e il suo modo di essere, anche se fuori dalle righe.
Ma le rockstar ormai non esistono più e di conseguenza e anche il desiderio di sentirsi liberi, oggigiorno, è sempre più compromesso da innumerevoli fattori esterni. Ci lasciamo trasportare dal fascino di molte cose che all'apparenza sembrano positive e che tutti fanno, ma che non ci rendono totalmente felici.
La verità è che la libertà ha un prezzo da pagare ed il prezzo è quello di accantonare ciò che non è fatto per noi, seguire la nostra strada, senza nascondersi, senza la paura di essere giudicati e senza il timore di perdere qualcuno, buttandosi inevitabilmente in un vortice di incertezza e nostalgia per quello che abbiamo appena perduto.
Tanto che bisognerebbe tornare alle origini, come quando da piccoli, guidati dall’inconsapevolezza, avevamo questa amata e desiderata libertà senza neanche accorgercene.
Ciao Alex! “Rockstar” è il brano che presenterai a Sanremo Giovani. Quando hai capito che poteva essere il brano giusto da presentare?
Non è stato scritto per questo scopo, però in generale l’ho scelto più per la posizione in cui mi trovo in questo momento. Avevo bisogno di dire questo, lanciare quel messaggio di libertà e di essere me stesso. In realtà l’ho capito lì.
Presentando il tuo brano sui social hai scritto: “Questa notte uscirà una canzone a cui ho dato una parte dei mie lunghi pensieri profondi”. Da quale necessità nasce questo brano?
Nasce da questo concetto di libertà del non nasconderci dietro a niente, di lasciarci andare ed è una cosa che mi sento di dover fare in questo momento della mia vita, non nascondermi dietro a niente e Rockstar richiama proprio questo. L’essere chi siamo e va un po’ a richiamare quelle rockstar di parecchi anni fa che non seguono nessun tipo di logica, a parte di essere chi sono.
In qualche modo è stata per te una canzone terapeutica?
Si. Il concetto in sé rimane sempre una cosa in cui ho sempre creduto fin da piccolo, nell’essere chi sono. Però ecco io ho sempre scritto tra me e me. Parlando ad una mia parte interna e cercare di superare tanti momenti. Quindi sicuramente è un urlo interno a me stesso che mi aiuta oggi e che mi aiuterà sempre.
Sempre nello stesso post descrivi la libertà come “Una boccata d’aria non fresca, ma depurata. Imbustata e venduta da qualcuno a qualcun altro”. Quale è il prezzo da pagare per avere invece una libertà pura e non commerciabile?
Penso che Il prezzo più grande sia lasciare andare tante cose che magari ad occhio sembrano positive e che tutti fanno. Fare semplicemente quello che vorremmo fare e sicuramente ha un costo, si allontanano persone, ci si sente più soli in un determinato periodo di tempo. Però penso che sia la strada migliore da seguire l’essere chi siamo realmente, perché siamo circondati da tante cose uguali.
Negli anni hai mai seguito mode o dinamiche che sapevi che potessero piacere agli altri?
Si. Fino ai 15 anni ho sempre inseguito il concetto del piacere agli altri. Ho fatto cose che sapevo che sarebbero piaciute. Per esempio il giocare a calcio non era mai stato uno sport che sognavo da piccolo. Però vedevo che era una cosa che si faceva e allora ho imparato a giocare a calcio insieme agli altri. Questo è un esempio piccolo di quello che mi ha fatto capire parecchie cose. Dopo i 15 anni mi sono lasciato andare e ho iniziato ad essere chi volevo essere davvero, senza nascondermi e inseguire sogni di altri o i sogni più seguiti per essere accettato per non risultare al dì sotto di nessuno. Penso che sia una cosa che oggi giorno facciamo molto spesso.
La musica era presente in questo cambio di rotta?
Si, la musica l’ho scoperta quando mi sono trasferito e quando ho iniziato a lasciarmi andare del tutto perché prima inseguivo soltanto quello che pensavo potesse piacere. Dove sono cresciuto il fare musica non era mai vista come una cosa da “fighi”, era una cosa da sfigati e quindi non l’ho mai fatta, non l’ho mai inseguita e l’ho sempre lasciati lì accantonata come se fosse quasi sbagliato. Poi ho capito che avevo la necessità di trovare me stesso e lasciarmi andare e l’ho fatto.
Nella copertina del singolo sei vestito da Pierrot ma con l’iconica stella dei Kiss sul viso. Perché hai voluto rappresentare in questo modo una rockstar?
In realtà nella foto, ho pensato un po’ il contrario di come oggi ci immaginiamo una rockstar. Magari oggi ce la immaginiamo vestita di nero, strappata con le borchie e la chitarra elettrica in mano. Io volevo comunicare più il concetto della parola in sé di rockstar. E’ nata in realtà un po’ per caso quella foto, mentre stavo facendo altri vestiti, non l’avevo pensata come copertina. Anche questo rientra nel concetto di libertà.
La tua canzone rappresenta una vera e propria ribellione. Nel testo canti “Non ci sono più rockstar. Se sono pallottole, le logiche. Non mi ucciderai”. Nel tuo percorso artistico ti sei mai sentito limitato dalle logiche e dalle abitudini del mondo dello spettacolo?
Ogni giorno dobbiamo affrontare cose che non vanno bene. Ci sono state molte logiche che non mi sono andate giù e che ho cercato di accettare. Ma ho preferito vivere la vita per quello che è senza seguire le logiche sociali. Io penso che finché non facciamo male a nessuno è giusto vivere come vogliamo.
Un’altra frase che mi ha colpito all’interno della tua canzone e che viene anche rappresentata nel video in cui vieni ripreso vicino ad una gabbia per uccelli è “Solo quando cresciamo, diventiamo piccoli e voliamo via”. Secondo te che differenza c'è tra la libertà che godiamo da piccoli da quella che viviamo da adulti?
Io penso che a differenza di quando siamo piccoli, noi viviamo il concetto di libertà in maniera inconsapevole che sicuramente è la parte più bella della libertà, l’inconsapevolezza. Quando cresciamo e ritroviamo quel tipo di libertà lì sicuramente è diversa, è una libertà più cosciente che sai che per essere libero del tutto, devi smollare tante logiche, tanti pensieri di altre persone e tanti pensieri sociali, fino ad arrivare a dimenticarti come gira il mondo e guardare il pianeta terra da lontano e volare via così.
Desidereresti essere più una rockstar o un essere una persona libera di fare ciò che gli piace?
La seconda. Vorrei che nessuno dicesse niente su nessuno di base. Anche se non succederà mai. Vorrei che nessuno giudichi niente e che sia tutto accettato, ognuno può avere certamente un parere a riguardo, ma senza nessun tipo giudizio quando appunto si parla di una libertà altrui.
Tra i partecipanti di Saremo conosci già qualcuno personalmente e ci sono dei brani che ti hanno particolarmente colpito?
Io conosco personalmente Tancredi, tra l’altro il suo brano mi piace molto. Poi con Nicol e Rea abbiamo fatto lo stesso programma, ma ci siamo persi di vista tra tante cose. Però a me piace parecchio la canzone di Mazzariello.
La tua partecipazione a Sanremo giovani è per te un nuovo punto di partenza? Provi ansia per questa nuova avventura?
Non ho quel tipo di ansia, vivo senza volare, rimanendo con i piedi per terra e non mi aspetto nulla. Faccio solo musica e sono consapevole del fatto che per fare determinate cose devi fare altre cose. Sicuramente può essere un punto d’inizio, ma anche un tassello insieme a tanto altri. Però alla fine parleranno sempre solo le canzoni. Parleranno più le persone che le ascoltano. Penso che sanremo potrà essere un nuovo punto di inizio
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