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Immagine del redattoreEdoardo Previti

"Magical Mystery Tour" dei Beatles, quando la colonna sonora ha più successo del film - Il Sabato del Vinile

Può un film essere un flop al botteghino ma contare su una colonna sonora così meravigliosa da diventare un cult immediato? Difficilmente accade, ma se sei il gruppo più importante del momento e sei negli anni '60, la risposta è sì.


Il "Sabato del Vinile" di oggi è dedicato a "Magical Mystery Tour", nono album in studio, se si considera l'edizione a 33 giri di questo lavoro, dei Beatles, pubblicato tra il novembre e il dicembre del 1967. Questo Lp è composto sia dalle canzoni realizzate dal quartetto di Liverpool come colonna sonora dell'omonima pellicola, rivelatasi il primo flop di critica e di pubblico dalla carriera dei Fab Four, che da alcuni singoli pubblicati nel corso di quell'annata.



Il 1967 fu un anno dalla duplice faccia per il gruppo formato da John, Paul, George e Ringo: da un lato, in giugno, pubblicarono "Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band", il loro album più importante e uno dei capisaldi della storia della musica mondiale, mentre dall'altro, in agosto, la band fu scossa dalla tragica scomparsa del loro storico manager Brain Epstein, personaggio dalle spiccate doti organizzative che seguiva i Beatles fin dai loro inizi. Questi due aspetti, vetta dell'inventiva musicale e senso di smarrimento causato dalla dipartita di Epstein, furono gli elementi che portarono al contemporaneo successo internazionale della colonna sonora e al fallimento del film, lungo appena 55 minuti, che in Gran Bretagna, addirittura, passò per essere commercializzato come un film per Tv.


Nonostante questo, non previsto, buco nell'acqua cinematografico, ma prevedibile per via della scarsa organizzazione e del poco tempo con il quale vennero eseguite le riprese, il fermento creativo che i Beatles stavano vivendo nel 1967, fece riscuotere alla colonna sonora consensi sia in Inghilterra ed Europa, dove venne pubblicata in formato doppio 45 giri, sia in America, dove fu pubblicata in formato 33 giri. Infatti, visto che agli americani le cose in piccolo non piacciono e negli anni '60 avevano il vizio di cambiare le tracklist degli album degli artisti europei, per il mercato statunitense uscì una versione di "Magical Mystery Tour" in formato Lp, contenente sul Lato A i brani utilizzati nel film, ma con un ordine diverso rispetto alla scaletta europea, e sul Lato B alcune canzoni pubblicate come singoli dai Fab Four nel corso dell'67.



Tra le due versioni, per quello che riguarda la parte grafica e gli inserti, non ci sono sostanziali differenze; infatti, cambia solo il colore della copertina, azzurrino per i 45 giri e gialla per i 33 giri, mentre l'immagine con il quartetto travestito da animali e il booklet interno di 24 pagine con fotografie tratte dal film e una breve storia a fumetti è identico.

Nel libretto, così come nella cover, si possono riscontrare alcune tracce della celebre leggenda PID, Paul Is Dead, ossia quella teoria del complotto secondo cui McCartney morì in un incidente d'auto nel 1966 e venne sostituito da un sosia. Io, oltre a citare alcune "prove" di questa leggenda, come la filastrocca nella prima pagina del libretto o la foto di Paul vestito da soldato, approfondirò l'aspetto musicale di questo lavoro, lasciando ben volentieri queste teorie a programmi come Mistero, Voyager o per qualche serata al bar dopo due o tre birrette.


Tornando alle canzoni, come già accennato in precedenza, il Lato A della versione a 33 giri contiene la colonna sonora del film "Magical Mystery Tour", mentre il Lato B presenta cinque singoli pubblicati dai Fab Four nell'anno di grazia 1967. Il bello di questa versione sta proprio nella seconda facciata del Lp poiché, nonostante la presenza di pezzi eccezionali come "The Fool On The Hill" e "I Am The Walrus" nella prima parte, il successo che riscosse questo disco e che lo portò a restare in vetta alle classifiche americane per otto settimane deriva, soprattutto, dalla potenza del Lato B. Mettiamoci per un attimo nei panni di un ascoltatore dell'67, come si farebbe a non impazzire per una facciata che presenta, in sequenza, canzoni del calibro di "Hello goodbye", "Strawberry Fields Forever", "Penny Lane" e "All You Need Is Love"? Anche se sul Lato A ci fossero stati venti minuti di silenzio alla John Cage (per chi non lo conoscesse, artista fondamentale che con la sua avanguardia ispirò sia i Beatles che l'arte del periodo), un disco con un simile Lato B avrebbe riscosso un enorme successo senza se e senza ma.


 

Lato A: The Beatles In Songs And Music From A Color Television Film Called "Magical Mystery Tour".


Il disco si apre con l'omonima traccia "Magical Mystery Tour". Nel 1967, ispirato dalla controcultura americana e dalla folle idea dello scrittore Ken Kessey, il quale decise di girare l'America a bordo di uno scuola bus psichedelico, a McCartney venne l'idea di realizzare un nuovo film dei Beatles. Da questo pensiero, sommato ai ricordi d'infanzia di Paul riguardanti i "mystery tours", ossia gite in autobus dove non si sapeva né la meta, né il percorso, il gruppo iniziò a lavorare al proprio delirante, surreale road movie ambientato nelle campagne inglesi. Per quello che riguarda la canzone, partendo da un motivetto di McCartney, unito con il loop del rumore del traffico, John e Paul diedero vita ad un testo ispirato alle loro esperienze personali ma che nasconde, alla perfezione, alcuni significati ambigui, su tutti l'allusione ai trip di acidi. Più che un brano, questa canzone è una perfetta réclame pubblicitaria, ideata dai quattro baronetti, per invitare l'ascoltatore a partecipare al loro misterioso e fantastico viaggio tra ricordi d'infanzia, luoghi fantasiosi ma dall'aria familiare e incontri surreali.


La seconda traccia è "The Fool On The Hill", brano scritto da McCartney e derivante da un'altra sua esperienza personale. Ai tempi, Paul frequentava il laboratorio di design The Fool, di proprietà dell'artista olandese Marijke Koger. La proprietaria aveva l'abitudine d leggere i tarocchi al Beatle e spesso, nello loro sedute, usciva la figura del Matto, simbolo di semplicità. Questo brano dall'aria incantata, dove il flauto e il pianoforte sono i protagonisti, racconta la storia di questo matto sulla collina, ossia un uomo che per la sua scelta di vivere fuori dagli schemi sociali è temuto ed isolato dai suoi concittadini. I Fab Four, con questa canzone, sembrano volerci dire che se si pensa fuori dagli schemi, è normale che qualcuno possa isolarci, ma non per questo si deve aver paura di essere noi stessi.



"Flying" è l’unico brano strumentale della discografia dei Beatles, nonché il primo pezzo accreditato a tutti e quattro i componenti del gruppo. Nonostante la presenza di alcuni coretti, questa sperimentale canzone, dall’aria blues con incursioni di mellotron, rievoca un’abitudine tipica dei primi concerti dei Fab Four. Infatti, durante le loro prime esibizioni, in Inghilterra e ad Amburgo, oltre ai loro pezzi e a cover rock’n’roll, i Beatles avevano l’abitudine di suonare anche tracce solo strumentali che mostravano tutto il talento, come musicisti, dei futuri baronetti.


Segue "Blue Jay Way", traccia scritta da George Harrison e che prende il nome da una via di Los Angeles dove il Beatle, insieme alla moglie e a due amici, si trovava in vacanza. Durante questa sua fuga dall’Inghilterra, George doveva incontrare l’ex capo dell’ufficio stampa dei Fab Four Derek Taylor, il quale, ormai immerso nel mondo musicale californiano, lo avvisò al telefono dicendogli di essere in ritardo. Appresa questa notizie, durante l’attesa, George si mise davanti all'organo Hammond della villa ed iniziò a comporre, testo e melodia, del pezzo. Questo brano, anch’esso con ambigui giochi di parole, tra cui il “Don’t be long”, ossia “non fare tardi” che potrebbe anche essere un “don’t belong”, ossia non appartenere, è per me il perfetto esempio del periodo d’oro di sperimentazione ed avanguardia che stavano attraversando i quattro Baestles. Infatti, partendo da una semplice base di organo, il gruppo aggiungendo effetti, sovraincisioni montate alla rovescia diede vita ad un brano dalla forte componente psichedelica.



La penultima canzone di questa facciata è "Your Mother Should Know", altro brano scritto da McCartney, ma come sempre firmato Lennon-McCartney. Questo pezzo dall’aria nostalgica, enfatizzata dalle parti strumentali dove l’hammond la fa da padrone, è un omaggio che il Beatles Bello fece sia a suo padre, artista jazz e molto attivo sul finire degli anni ’20, sia a sua zia Gin, considerata da lui come una madre e sua fonte d’ispirazione per diverse canzoni, che alle canzoni dei musical americani degli anni ’30. Questo, a parer mio, è il pezzo più sottovalutato dell’album, poiché trasmette, sia testualmente che musicalmente, una sensazione di nostalgia fortissima che colpisce ogni singolo ascoltatore fin dalle prime note.


Il Lato A si chiude con "I Am The Walrus", la miglior canzone dell’intera colonna sonora di “Magical Mystery Tour” e uno dei migliori esempi per spiegare il genio artistico e assoluto di John Lennon. Concepita interamente da Lennon, questo pezzo deriva da tre bozze diverse, due abbozzate mentre era in trip d'acidi, scritte dal Beatle in momenti differenti. A questi provini sconclusionati, Lennon, come se fosse un cubista alle prese con il collage, aggiunse versi derivanti da ricordi legati alla sua infanzia, riferimenti ad autori come Lewis Carroll ed Edgar Allan Poe ed espressioni casuali.

Da questa caotica miscela, John diede vita ad un testo fortemente surreale e totalmente nonsense, come era nelle sue intenzioni; infatti, l’idea di creare una canzone da far invidia ai dadaisti e ai surrealisti, venne in mente a Lennon dopo aver scoperto che, presso un istituto di Liverpool da lui frequentato in giovane età, i testi dei Beatles venivano analizzati e studiati per coglierne i loro significati e quindi, quasi a volerli sfidare, partorì “I Am The Walrus”. Nonostante il testo surreale, però, la canzone è sorretta da una meravigliosa base strumentale caratterizzata da sovraincisioni, cambi di ritmo, elementi orchestrali, continui effetti sonori, coristi professionisti che eseguono versi nonsense e parti improvvisate o registrate in presa diretta, come gli estratti radiofonici che si sentono sul finale. Da questa fusione testuale e musicale, è nato forse uno dei capolavori della carriera dei Beatles, nonché di Lennon stesso, un brano che non deve essere indagato, ma va solo ascoltato per la sua meravigliosa follia. L’ascoltatore deve lasciarsi trasportare da questa canzone, poiché essa, secondo me, ha come unico scopo portare colui che l’ascolta in un’altra surreale e magnifica dimensione, in un vero e proprio “Mystery Tour” che può far emergere parti nascoste del proprio io e della propria mente.



 

Lato B: ...PLus These Other Selections.


Questa facciata si apre con "Hello Goodbye", brano ideato da McCartney, ispirato dal suo segno zodiacale, i Gemelli, che gioca sull'accostamento di sinonimi e contrari. Presente nei titoli di coda di Magical Mystery Tour, questo pezzo venne pubblicato come singolo, su 45 giri, insieme a “I Am The Walrus” per le festività natalizie del ‘67. Nonostante un testo semplice, per certi versi banale, e da molti considerati un esplicito riferimento alla PID, “tu dice addio, io dico ciao”, il punto forte di questa canzone sta nella sua struttura musicale orecchiabile e allo stesso tempo complessa grazie ad un'impalcatura sorretta dall'intreccio di effetti sonori e da un meraviglioso giro di basso. Nonostante questa fantastica ed elaboratissima base musicale, “Hello Goodbye” si conclude con un finale hawaiano del tutto improvvisato in studio. Piccola curiosità, un omaggio a questo meraviglioso brano è stato fatto da Francesco Bianconi nella coda finale di "La Cometa di Halley".



Segue "Strawberry Fields Forever", uno dei picchi più importanti della carriera dei Beatles. Uscito come singolo nel febbraio del 1967 insieme a "Penny Lane", questa canzone venne registrata sul finire del 1966, durante le sessioni di Sgt. Pepper’s e in essa si sente quell’atmosfera di capolavoro e sperimentazione che portò alla realizzazione di uno dei dischi più importanti per la storia della musica. Questo brano, il quale secondo la leggenda mandò in crisi Brian Wilson dei Beach Boys, si muove tutto sul tema della nostalgia dell’infanzia; infatti, “Strawberry Field” era il nome di un orfanotrofio situato nei pressi della casa di Lennon. Nonostante il legame con un luogo reale, il criptico testo, attraverso versi onirici e surreali, fa emergere la nostalgia del Beatle verso i suoi spensierati anni d’infanzia e, soprattutto, verso i momenti in cui era un nessuno, ossia un semplice ragazzo a cui piaceva suonare e fare musica insieme ai suoi amici.

Il fatto di essere ormai diventato un qualcuno, meglio dire uno dei musicisti più noti in quegli anni, se non il più noto, ha avuto delle conseguenze sulla sua vita privata poiché ogni parola che diceva, poteva essere fraintesa, ed ogni spostamento che faceva, era sempre sotto i riflettori dei media, dei fan e dei giornalisti. Dunque, tutto il peso di essere una rockstar l’ha spinto a scrivere questo nostalgico capolavoro. Per quanto riguarda la avanguardistica parte musicale, in cui si sente per la prima volta nella carriera dei Fab Four il Mellotron, questo eccelso esempio di rock psichedelico è nato dall'unione di due take differenti, poste su tonalità e velocità diverse, unite da George Martin, insieme all’ingegnere del suono Geoff Emerick, grazie a delle forbici, dei registratori e una macchina che controllava la velocità dei nastri.


La terza traccia del Lato B è "Penny Lane". Se Lennon, ispirato dai luoghi della sua infanzia scrisse “Strawberry Fields Forever", McCartney, illuminato dal pezzo del suo socio e amico, decise di scrivere anch’esso un brano sulla Liverpool della sua giovinezza. “Penny Lane” era la zona della città inglese in cui gli autobus che i giovani Beatles prendevano facevano capolinea e dove c’era un barbiere frequentato sia da McCartney con suo padre, che da Lennon con i suoi amici e le ragazze. Registrata anch’essa durante le sessioni di Sgt. Pepper’s, venne pubblicata come singolo insieme al pezzo di Lennon in un 45 giri dal doppio lato A che ottenne un enorme successo, di critica e pubblico, ma che non riuscì ad ottenere la vetta delle classifiche inglesi per via di questa sua peculiarità. La dolce melodia che caratterizza questo pezzo è il perfetto accompagnamento ad un testo che narra le fantasiose e surreali vicende di personaggi inesistenti in contesti, però reali, ossia i luoghi di Penny Lane. Piccola curiosità, da questo meraviglioso brano Cremonini prese spunto per "Maggese", canzone contenuta nell'omonimo album del 2005.



Il disco prosegue con "Baby You’Re A Rich Man", brano che si muove sulla falsa riga di “A day in the life” poiché derivante, come questo capolavoro di Sgt. Pepper’s, dall’unione, ma imperfetta e poco armoniosa, tra un ritornello di McCartney e un motivo incompiuto di Lennon. Secondo molti, questa è una canzone che parla della felicità che una condizione economica privilegiata può portare, mentre in realtà, come sosteneva Harrison, i versi non fanno altro che dimostrare quanto i beni immateriali, di lusso siano irrilevanti poiché, oltre ai soldi e alla fama, nella vita c’è dell’altro, un qualcos’altro di trascendente e raggiungibile indipendentemente dal proprio status sociale.


Questo lato e di conseguenza l'album si chiudono con il meraviglioso inno all’amore universale "All You Need Is Love". Il 25 giugno del 1967 si tenne "Our world", il primo programma televisivo in diretta planetaria in cui ogni paese poteva scegliere degli ospiti da mandare in onda, ad esempio, per l’Italia furono selezionati gli olimpionici Piero e Raimondo D’Inzeo e Franco Zeffirelli. La BBC, per l’occasione, commissionò ai Fab Four una canzone da suonare in diretta, un brano dal messaggio universalmente comprensibile. Musicalmente, oltre a presentare svariate sovraincisioni e mixaggi di strumenti musicali ed orchestrali differenti, questo pezzo si apre con una citazione alla Marsigliese e si chiude con citazioni a composizioni di Bach, Glenn Miller e un’autocitazione a “She Loves You”. Il testo fu affidato a John Lennon, appassionato anche di slogan e jingle pubblicitari, il quale scrisse dei versi limpidissimi e chiarissimi dai quali può emergere un solo ed unico significato: l'amore è indispensabile, esso da un senso all’esistenza umana e senza di esso non si potrebbe vivere. Fin da subito, questo brano divenne un inno della generazione hippy e la sua esibizione per la trasmissione televisiva fu una sorta di psichedelica opera d’arte, un happening che si tenne agli Abbey Road Studios e che vide la partecipazione, oltra all’orchestra e ai Fab Four, di alcuni celebri personaggi britannici, nonché amici dei baronetti di Liverpool, come Mick Jagger, Keith Richards, Eric Clapton, Keith Moon, Marianne Faithfull e altri ancora. Se volete vedere questa meravigliosa performance dal vivo, vi basterà andare su Spotify e selezionare la modalità video di questa traccia.


 

"Magical Mystery Tour" uscì in Europa e nel Regno Unito nel dicembre del 1967 in versione doppio 45 giri, quella italiana identificabile dal codice Qase 010001, mentre nel novembre del 1967 in formato 33 giri negli Stati Uniti. La versione Nord Americana fu stampata in Europa e in Gran Bretagna a partire dal 1976 e la stampa che potete ammirare è un’edizione italiana del 1977, identificabile, oltre che dalla presenza del libretto interno, dal codice sul dorso e sull’etichetta del vinile 3C 064-04449.



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