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Gregorio Sanchez fischietta sulle difficoltà delle relazioni in “Bosco verticale” - Recensione

Dopo averci portato “Dall’altra parte del mondo” quest’estate, rivelandosi una delle voci emergenti più interessanti del panorama italiano, Gregorio Sanchez (con cui abbiamo scambiato quattro chiacchiere qui) “torna a Milano” oggi 2 ottobre con il nuovo singolo "Bosco verticale". Il pezzo, prodotto da Pietro Paroletti - in arte Golden Years - (Colombre, Maria Antonietta ecc.), è l’ultimo prima dell’uscita a novembre dell’album di debutto, per Garrincha e Fonoprint.

Se il cantautore bolognese ci aveva abituato alla sua musica acustica e sommessa, a volte quasi sussurrata, malinconica e riflessiva, con il nuovo singolo le cose cambiano un po’. Infatti, nonostante “Bosco verticale” sia rivestita di quella tipica malinconia che abbiamo già sentito tante volte nei suoi pezzi (qui forse anche mescolata a una certa nostalgia di fine estate), è però molto più ritmata rispetto agli altri suoi brani, “addirittura ballabile e sicuramente fischiettabile”, per dirla con il suo autore.


Risulta dunque più spensierata rispetto al resto della sua produzione? Non esattamente. Sanchez infatti l’ha descritta così:

«Presente quando mezz'ora dopo una lite ti vengono in mente le risposte che ti servivano? A me è uscita Bosco verticale»,

come fosse una sorta di leggera invettiva a mezza voce, in cui il bosco verticale diventa “una montagna orizzontale che non scalerò”, interpretabile come simbolo delle incomprensioni e dei litigi che si possono verificare nella relazione con l'altro.


Aggiunta così la giusta dose di curiosità, non resta quindi che aspettare il nuovo disco per conoscere le altre sfaccettature della sua musica.



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