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Giovanni Toscano ci racconta "Un Posto migliore", il suo nuovo album - Intervista

“Un posto migliore” è il secondo album del cantautore, attore e scrittore Giovanni Toscano. Un album che si fa portavoce di un’intera generazione che vive nell’incertezza, in cui si esplorano  temi universali come la famiglia, l’amicizia, i ricordi e i luoghi del cuore.

Ogni brano è il racconto di un ricordo intimo dell’artista in cui la malinconia, ma allo stesso tempo la voglia di andare avanti e il godersi il presente vengono mantenuti vivi dall’apprezzamento dei piccoli momenti quotidiani.


Giovanni Toscano

Il "posto migliore" per Giovanni è fatto di persone, di luoghi, di avventure ma può cambiare da un momento all’altro. Niente è immutabile, né i luoghi che ci hanno fatto sentire a casa e neanche quei rapporti che pensavamo essere ben saldi, ma che alla fine si sono rivelati deludenti. In fin dei conti la ricerca del posto migliore è un vero e proprio casino ma che vale la pena provare a scoprirlo e perché no, anche cambiarlo a nostro piacimento.


 

Ciao Giovanni il 21 marzo è uscito il tuo secondo album “Un posto migliore”. Hai anticipato l’uscita pubblicando un vodcast in cui hai anticipato i brani e attraverso delle chiacchiere con i tuoi amici, spieghi la nascita dei brano.  Come nasce questa idea? Quando hai capito che i tuoi amici sarebbero stati essenziali nella creazione di questo progetto?

E’ stata un’idea della mia etichetta e infatti non li ringrazierò mai abbastanza perché mi ha hanno fatto un regalo. Pensare che magari tra trent’anni, se ci arriviamo, potremmo riguardare il vodcast con i miei amici, mi riempie il cuore. L’idea che sta alla base è quello di far entrare le persone nel mio mondo, di mostrare e presentare quello che sono io. Comunque è stata anche una novità, non esistono podcast in cui viene raccontato in maniera molto dettagliata un nuovo progetto.

Ho pensato subito di coinvolgere i miei amici perché chi meglio di loro possono descrivere il mio posto migliore. Mi piaceva l’idea di aprire una finestra ancora prima di ascoltare la mia musica. La mia musica parte da argomenti ben precisi e che ho sviluppato chiacchierando con loro. Perché non mostrare al pubblico queste conversazioni che hanno portato alla nascita dei brani?


Nel tuo album dai voce alla generazione dei trentenni e non che hanno dei dubbi sul futuro. Scrivendo questo album questi dubbi nei confronti del futuro si sono alleviati o scrivendolo hai raggiunto una maggiore consapevolezza per affrontarlo al  meglio?

Dubbi pochi alla fine, sto bene quando la vita porta cose belle e mi fa dire: Okay non sto sprecando il mio tempo. In questo momento sono felicissimo, volo in aria e questo mi permette di godermi al meglio la giornata. Oggi sono andato al bar. Ho incontrato un mio amico e sono tutte piccole cose che nei momenti di disoccupazione vivo come una prigione.

Ma sicuramente cercare “Il mio posto migliore” mi ha reso più chiare quali sono le mie priorità, non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche dal punto di vista emotivo. Sono appena stato in viaggio con un mio amico e ho riscoperto l’importanza di viaggiare con una persona a cui vuoi bene e vedere come si può sviluppare un rapporto con il passare del tempo. Per me è importantissimo tutto ciò.


Questo album ascoltandolo è composto da piccoli momenti di vita passati ma che sono ancora ben saldi nella mente e nei ricordi. Pensi che in questo periodo storico le piccole cose sia sottovalutate?

Alle soie dei trent’anni c’è questa smania di arrivare a degli obiettivi precisi, avere delle conferme in tempi molto veloci e brevi che ci vengono da netlifix o dai i social. Si è più sordi e ciechi. Però penso che sia abbastanza difficile controllare e distogliere l’attenzione su cose che magari in un determinato momento sentiamo che ci stanno sfuggendo.

 

“Piccolo Tornando” è il primo brano dell’album e parla di un viaggio estivo su un’isola deserta. Nel brano canti: “Ci vuole coraggio ad amare e vivere davvero, senza nascondersi dietro un lavoro”. Pensi che il lavoro nella nostra società possa in qualche modo definire una persona?

Assolutamente si, la prima cosa che si chiede di solito è “Che lavoro fai?”. Ci definisce tantissimo. Questo è un brano che ho scritto su un’ isola greca molto bella in cui non c’è niente, non ci sono case, ospedali ed è  anche parzialmente nudista. E’ un posto molto disinteressato senza secondi fini e quando ti approcci con le persone non avendo nulla con sé, è difficile farsi delle idee su chi hai davanti. E’ un’isola in cui non si chiede subito: Che lavoro fai? Non è mai stata la prima domanda, magari dopo qualche giorno. Mi ha fatto rendere conto quanto ci nascondiamo dietro un lavoro, il lavoro ci dà degli impegni precisi, un appiglio rassicurante e nel caso di un lavoro artistico da libero professionista, le conferme sono importantissime sennò non vai avanti, delle volte mi ha messo in delle condizioni di malinconia e tristezza.


“Emma” nasce come un audio ad Emma Nolde per poi diventare una canzone che parla della storia d’amore tra due tuoi amici. In questo brano il passare del tempo e i progetti futuri distruggono una coppia. Pensi che l’ansia di realizzarsi nella vita porti a sacrificare inevitabilmente qualcosa che ci è caro o pensi che non si è in grado di gestire il lavoro con l’amore?

E’ un rischio molto grande. C’è un film bellissimo di Woody Allen “Accordi e disaccordi” in cui il protagonista è un chitarrista rappresentato da Sean Penn che ad un certo punto trova l’amore in una ragazza muta. Una amore molto bello strampalato ma con la sua smania di affermazione e la grande passione  per la musica, lo ha portato a lasciare molte cose dietro di sé . Con “Il posto migliore” ho cercato di trovare come fare a bilanciare le due cose, anche se non ho trovato ancora il modo per farlo.

 

“Oggi” è il brano che canti con Emma Nolde. Il brano parla della frenesia della vita e dell’incapacità di starsene da solo e scegliere veramente cosa si vuole fare realmente. Hai avuto un momento di frenesia nella tua vita in cui non ti sei ascoltato abbastanza e di conseguenza hai vissuto cose di cui ti penti?

Molto. Mi vengono in mente piccole cose nel caso dell’amore e dell’attrazione. Una cosa di cui mi sono pentito molto è quando ho tradito e cazzo mi sono pentito tantissimo. Sono stato male per settimane. Al di là di alcuni momenti, non sono uno che si pente di ciò che fa, sono abbastanza connesso ai miei desideri e sono abbastanza brano ad esporre le cose che non mi tornano e che non mi fanno stare bene. Questo viene anche dalla mia famiglia e ho fatto anche un percorso bellissimo di due anni con una psicoterapeuta, mia salvatrice.  Mi ha aiutato anche il teatro.

 

Ascoltando “Grazie” sorge spontaneamente una domanda: perché con il passare del tempo iniziamo ad avere paura di non trovare qualcuno che possa provare dei sentimenti sinceri nei nostri confronti?

Siamo sempre più concentrati su noi stessi. Questa cosa la spiega molto bene Rousseau no, il passaggio dall’infanzia, all’adolescenza e l’età adulta. Con l’adolescenza iniziamo a paragonarci agli altri e quando diventa una classifica, il gioire per gli altri ed empatizzare con le disgrazie diventa sempre più torbido, più difficile. Per questo siamo un po’ meno disposti. Però non per questo non possiamo essere empatici, ho degli amici fantastici che sono anche i miei peggior fan, non hanno visto un film non hanno ascoltato le canzoni, ma abbiamo allo stesso tempo molto altro di cui gioire insieme.

 

 “Avanti così” parla della precarietà della vita. Secondo te vivere seguendo quello che ci mette davanti la vita senza reagire è del tutto sbagliato?

Io vengo da un contesto cattolico e c’è questa cosa di accettare e andare avanti. Io personalmente ho bisogno di uscire dalla mia zona di comfort ma allo stesso tempo mi fa stare male. Anche lì c’è bisogno di un bilanciamento. Per esempio per me l’avventura e rompere un po’ gli schemi è fondamentale, però non sempre, sarebbe perfetto farlo bisettimanalmente.


Ascoltando “Magari esistesse un paradiso” mi viene da farti una domanda: Come immagini il tuo paradiso in questo momento?

Guarda approfitto di questa domanda per dirti che prima ho trovato una cosa che ho scritto nel 2003, avevo 7 anni e scrivevo: Stavo giocando a nascondino, quando la maestra Cinzia, ci ha richiamato dentro e ora sto scrivendo. E’ finita la ricreazione. Ora vorrei essere ad ascoltare la musica, vorrei saltare da una montagna con il paracadute, vorrei fare snowboard e andare più veloce del vento. Accarezzare lupi e monti. Andare in moto e sgommare su un prato, giocare  a guardie e ladri, a nascondino, ad acchiapparella, ad un due tre stella. Fare la lotta, a biliardino. Andare sulla moto delle neve e fare corse che nessuno mi abbia mai superato. Fare scivolate e salti mortali, salti tripli mortali. Bellissimo.”

E’ stato molto carino ritrovare questa cosa ed è un po’ la roba del “Posto Migliore”. Quando siamo piccoli, e non sto rimpiangendo il passato, mia piace essere qui nel presente. Ma quando siamo ragazzini siamo molto connessi con i nostri desideri e sapevo esattamente dove volevo essere. Sapevo cosa volevo. Oggi io spesso  mi trovo in dei momenti di insoddisfazione e non so neanche io cosa voglio per affrontare questo momento. Per quanto riguarda il paradiso, questa descrizione non è male. Sarebbe un bel paradiso.


In “Riunione di condominio” Con Assurditè, parli di uno scontro generazionale con il tuo vicino. Cosa non vuoi diventare da grande?

La generazione dei nostri genitori l’ho guardata tanto, l’ho commentata ne ho parlato ed è una generazione che in realtà più vado avanti e più mi accorgo di non saperne niente. Non so cosa farei in veste di padre, marito, forse più compagno in questo caso. Ci sono molte cose che non mi piacciono e non vorrei essere così. Penso che oggi la mia generazione quando si parla di amore e di relazioni sta rompendo tutto con tentativi di coppie aperte, stiamo cercando una dimensione nuova, spesso fallendo miseramente. Però penso che anche questo sia bello.  Probabilmente sarà un casino e alla fine sarò come mio padre.


In “Walk of Shame” si desidera  di liberarsi dallo standard di genere e di vivere una libertà sessuale serena. Secondo te perché ancora nel 2025 il sesso viene trattato ancora come un taboo in molti contesti?

Noi nell’episodio dedicato a Walk of Shame abbiamo parlato del fatto che la walk of shame non sia in realtà una walf of shame, ma in ogni caso dovrebbe essere una Walk of glory. Mi auguro che le due parti stiano bene, soddisfatte, leggere il più possibile. Considerando di aver fatto qualcosa di bello, facendo forse all’alba e vedere la città in maniera diversa tornando a casa. Già di per sé è una cosa di bello. Ma in certi ambienti se la walk of shame è fatta da un ragazzo, è un grande. Invece se è fatta dalla ragazza non viene vista bene. Ho tante amiche donne e sorelle e mi piaceva questa immagine di questa ragazza che torna a casa scombinata, con la gonna storta, con dei vecchietti che la guardano male ma che lei manda a cagare. E’ un’immagine bellissima.


Chiudi l’album con la title track “Un posto migliore”. Molto bello è sottolineare che il posto migliore è tra gli amici e nei posti del cuore. Come sei arrivato a questa consapevolezza?

Un esempio specifico è il posto in cui abbiamo girato il podcast. E’ un paesino che si trova a fuori Pisa, dove mio padre comprò la sua prima casetta, dove io sono cresciuto fino ai sei anni. E’ un posto in cui continuo a tornare perché è il mio posto migliore. Ma se ho passato due anni incredibili lì, poi prima dell’album ho avuto dei mesi in cui ero molto scoraggiato per alcune cose e tornare lì nel mio posto migliore sia da solo che in compagnia, mi metteva una tristezza devastante. Lì ho capito che non posso confidare nella geografia che è deludente. Come i viaggi, puoi andare anche nel posto migliore del mondo, ma se non conosci le persone, ascoltando il loro stato d’animo ha poca importanza. Però anche i legami possono deludere, quindi è un casino.

 

Ci sarà un’occasione per presentare “Un Posto Migliore” al pubblico?

Certo ci saranno degli incontri il 4 aprile a Milano, il 7 a Bologna, l’8 a Roma e il 9 a Pisa!

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