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Gioia Lucia ci racconta "Forse un giorno", il suo intimo ed autentico album d'esordio - Intervista


Lo scorso 9 maggio è uscito "Forse un giorno", il primo album in studio di Gioia Lucia, pubblicato da Artist First.


Composto da otto tracce, questo lavoro della giovane cantautrice è un vero e proprio viaggio intimo ed introspettivo attraverso i suoi vent'anni di vita, capace di toccare le corde più profonde degli ascoltatori.


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Da un punto di vista musicale, i personalissimi testi di "Forse un giorno" si fondono alla perfezione con un sound vario ed eterogeneo, minimal e con sfumature R&B e funk, dando così vita ad uno stile fresco ed autentico, subito riconoscibile all'interno dell'attuale panorama musicale italiano.


Per l'occasione, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Lucia per parlare di "Forse un giorno", del suo rapporto con la musica e con i concerti dal vivo e di aneddoti e curiosità legate a questo esordio discografico da non perdere.



 

Ciao Lucia, benvenuta su IndieVision. Come stai e come ti senti ora che è finalmente uscito il tuo disco ad esordio?

Ciao a tutti e grazie per questa intervista. Allora, io in questo momento devo dire che sono molto contenta, un po' esaurita, però contenta perché stiamo preparando un sacco di date, stiamo facendo tante prove in vista dei concerti estivi e quindi sono felicissima di poter portare la musica in giro.

 

“Forse un giorno” è un album che fotografa i tuoi primi vent'anni di vita e che, musicalmente parlando, è un vero e proprio viaggio attraverso generi e stili musicali diversi, ma che sei riuscita a rendere tuoi. Volevo chiederti, quali ascolti hanno accompagnato le fasi di scrittura del disco? Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

Questo disco l'ho iniziato a scrivere parecchio tempo fa, sono passati già, credo, due o tre anni. Gli ascolti sono stati veramente tantissimi, ma sicuramente c'è stato molto ascolto di musica cantautorale, come Pino Daniele che, ultimamente, è stato per me un grande punto di riferimento, ma anche artisti un po' più recenti, tipo Marco Castello, Fulminacci. Ci sono state anche tante cose diverse perché ascolto anche molto R&B, Soul, Jazz, mi piace molto spaziare e quindi questi sicuramente sono stati un po' i riferimenti.

Invece, l'altra domanda era sul mio primo ricordo sulla musica? Ti direi io e il mio amico Gabriele, che conosco da tantissimo tempo, che cantiamo le cover al karaoke di canzoni di Pink, Bruno Mars, divertendoci a cantarle a squarciagola insieme.

 

Il filo rosso che lega tutte e otto le canzoni di “Forse un giorno” è la speranza, il non arrendersi alle difficoltà della vita e riuscire a trovare sempre un modo per non abbattersi, ma rinascere e riuscire a ballare anche quando vorresti solo startene giù.

Per te quanto è importante riuscire a non farsi sopraffare dall'avversità e riuscire ad accettare gli alti e i bassi che la vita ci riserva?

È importantissimo. Questo disco racconta proprio questo, perché prima di iniziare a scrivere ho vissuto dei periodi un po' così, un po' no, legati sempre anche agli strascichi del covid, di tutto quel periodo lì in cui io stavo chiudendo il liceo e iniziando a capire cosa volevo fare della mia vita, l'università, etc… è stato un momento veramente di sbando. E proprio lì ho iniziato a scrivere i primi pezzi di questo disco e ho proprio fatto uno switch, quando ho preso consapevolezza di me stessa, ho capito che effettivamente la musica era quello che volevo fare e anche che, sono cresciuta tanto attraverso la musica perché mi fa credere in me stessa, ossia, la musica mi dà proprio la forza di continuare.

 

Ricollegandomi a ciò che hai appena detto che ruolo può giocare la musica nel riuscire a rialzarsi, uscire da una situazione no?

Per me, è proprio questo, sono una persona un po' insicura nella vita di tutti i giorni, mentre quando si tratta di fare musica, di suonare eccetera, ho una sicurezza diversa che sento e che mi aiuta tanto nella vita. Quindi, per me la musica è questo. Poi sicuramente trovare una canzone che all'ascolto ti risuona dentro è un'emozione incredibile che sicuramente aiuta tanto nella vita, nel percorso quotidiano.

 

Diciamo che, in poche parole, la musica è tua copertina magica che quando fai gli incubi ti protegge.

Esatto, sì, precisamente.


 

L’album, tra il 2024 e il 2025, è stato anticipato da quattro singoli “Vento in faccia”, “Morta d’amore”, “Parole vuote” e “Flusso”, tutte tracce che mostrano una diversa sfaccettatura della tua musica e compongono un tassello delle esperienze dei tuoi primi vent’anni. Vorrei concentrarmi su “Morta d’amore” e “Parole vuote”, due brani musicalmente completamente agli antipodi ma che hai deciso di pubblicare come singoli e che nel disco sono poste in sequenza.

Come mai questa scelta?

Allora, hai preso proprio le due canzoni che rappresentano perfettamente le due facce di me. Ho scoperto con "Morta d'amore" di adorare divertirmi e ballare con la musica, però sono sempre stata molto più, diciamo, da "Parole vuote" come artista. Tutta la mia discografia prima era un po' più incentrata su quello, e quindi questo voleva proprio essere un far vedere che Gioia Lucia è quella e c'è ancora nell'album ma anche con, appunto, delle nuove sfaccettature.

 

Perfetto! Quindi parlando un po' di questi brani, pubblicandoli come singoli anche proprio uno dopo l'altro, proprio volevi far vedere tutto il tuo repertorio musicale.

Anche il fatto di posizionarle una dopo l'altra, cioè prima Morta d'amore e poi parole vuote, nella scaletta del disco sia stata una scelta pensata.

Volevo chiederti, in un momento come questo qua, in cui c'è il rischio che la musica venga solo ascoltata tramite playlist e che quindi non ci sia più una connessione tra tutte le canzoni all’interno di un album, te, come hai scelto la scaletta?

È stata veramente dura, devo dire la verità, perché io non so fare le scalette, anche proprio quando penso ai miei live, faccio veramente fatica a metterle in ordine, perché temo sempre che arrivi a un certo momento, un po' di noia, di stanchezza nell'ascolto e perciò è stato un lavoro abbastanza faticoso.

Ovviamente mi sono un po' data dei paletti, ovvero l'intro e l'outro, perché ovviamente stanno prima e ultima, e poi ho cercato un po' di giocare sui mood dei brani, avendo un po' di up, un po' più down, insomma una roba che potesse essere abbastanza fluida nell'ascolto e quindi ho cercato di metterle giù in questo modo.

 

Ti devo dire che ci sei riuscita perfettamente, perché l'ascolto è molto bilanciato, è un bel viaggio che fila via molto volentieri, tra momenti in cui vorresti saltare sul divano e istanti dal piantino facile.

Ti ringrazio molto.

 

L'album si apre con Fino all'alba, intro, brano che fin dai primi versi, musicalmente invita l'ascoltatore a fermarsi e a godersi il viaggio di forse un giorno. Di questa traccia mi hanno colpito molto le strofe: "Ho delle stanze buie, ma con la tua luce brilleremo in due".

Volevo chiederti, quanto è importante avere al proprio fianco persone che riescono a illuminarci quando stiamo attraversando momenti bui? 

Assolutamente è molto importante, secondo me. Io sono molto fortunata ad avere persone accanto a me che anche quando ci sono dei momenti bui riescono a tirarmi su, a darmi quella carica che io non riesco a darmi da sola.

Quindi assolutamente è importantissimo ed è anche importante essere quella persona per qualcun'altra a volte. Quindi sì, è proprio l'importanza di quella frase, di quel pezzo.

 

Perfetto, concordo pienamente nel fatto di riuscire sia allo stesso tempo ad avere di fianco persone che riescono a illuminarci, ma anche illuminare noi, il buio degli altri, penso sia una cosa fondamentale. Te, comunque, hai anche, grazie alla musica un modo in più per fare ciò, perché oltre ai tuoi amici con cui esci, con cui ti frequenti, la tua musica può dare, può essere un faro nel buio delle persone e degli ascoltatori, diciamo.

Questo come ti fa sentire?

Per me è incredibile. Ogni volta che magari qualcuno si apre con me, mi scrive nei DM, mi dice anche cose un po' private legate alle canzoni, in cui si è rivisto eccetera, per me veramente mi si apre il cuore. L'obiettivo principale poi è quello alla fine, secondo me. Quindi mi rende veramente molto fiera.

 

La seconda canzone del disco è "Disco Gioia", pezzo clamoroso che ho amato fin dal primo scorso. Com'è nata questa canzone?

Allora, questa canzone è nata un po' in solitudine perché ero appena uscita dall'esperimento "Morta d'amore" e ho detto cavolo a me piace veramente tanto fare questa cosa e quindi mi sono messa a sperimentare con "Logic", che avevo appena iniziato a usare, e a produrre un po' da sola qualche demo. Avevo iniziato a fare questo esperimento e ne ero molto fiera. È venuto fuori veramente in modo super fluido e naturale, perché mi sono messa lì partendo dalla linea di basso e poi ho iniziato a scrivere il testo in quello stesso momento. Sono molto soddisfatta del testo, mi piace molto. Poi, una volta creata questa demo, l'ho mandata al mio produttore Federico e da lì abbiamo ci abbiamo lavorato ed è diventata quello che è adesso.



"X non pensare +" e "Vento in faccia" sono le due canzoni del disco che presentano dei duetti, uno con Light d’Orange e l’altro con Ombra.

Secondo te, per un artista, quant’è importante per il proprio percorso musicale riuscire ad instaurare collaborazioni, rapporti con altri musicisti?

È fondamentale sicuramente anche perché da sola avrei fatto cose molto molto diverse e non sarebbe stato lo stesso. Light D'Orange e Ombra sono miei amici e sono veramente dei musicisti che apprezzo tanto e ci tenevo che fossero appunto nel mio primo disco. Insieme a Light D'Orange è venuta fuori una canzone in modo molto naturale; lui ha iniziato a buttare giù il beat ed io di fianco scrivevo la mia strofa. Il processo è stato molto molto bello e naturale abbiamo lavorato, ci siamo divertiti tanto e ci siamo anche aperti scrivendo questa canzone. "Vento in Faccia" è nata un po' più in differita nel senso che, prima è nata la mia strofa con il ritornello e poi Ombra ci ha aggiunto la sua strofa e insieme, poi, abbiamo scritto in studio lo special e abbiamo lavorato anche con tantissimi musicisti diversi tra trombe, sax tastiere

 

L’album si chiude con “Gli occhi”, ballad intima dal sapore medievale che culla l’ascoltatore verso la fine del viaggio e che si conclude con il verso che da il titolo all’album “Forse un giorno”.

Com’è nata questa traccia?

Questa traccia è nata dopo una delusione d'amore. Più che altro è nata perché di base tendo a comunicare poco o male quello che provo nei confronti delle altre persone e quindi questa canzone parla un po' di questo. Forse sarebbe più facile urlare, parlare, dire tutto ma, invece, resto sempre a cercare di comunicare in modi un po' così subliminali. Anche questa traccia è nata in maniera molto naturale, mi ricordo che ero in camera mia con la chitarra. Sono accordi molto semplici ed è stato proprio un ritorno alle origini, a quando suonavo nella mia stanzetta con la chitarra, che ancora non sapevo suonare bene. Mi piace molto anche il fatto che “Gli occhi" sia così diversa dalle altre tracce ma, forse, è la canzone che sento più mia perché rappresenta proprio questo ritorno alla me del passato.

 

Qual è il più grande forse un giorno che la te di dieci anni fa pensava si, diceva?

La me di dieci anni fa ancora non aveva la musica così presente nella sua vita e quindi, probabilmente, pensava chissà se diventerò una pallavolista o una roba del genere.

 

Quando è entrata la musica nella tua vita, visto che hai detto che è arrivata un pochino dopo?

Sì, allora in questa forma di scrittura di canzoni è arrivata quando ero al liceo, circa in seconda terza superiore, quando ho iniziato a scrivere i primi pezzi ma che, ovviamente, rimanevano nella mia stanzetta, non uscivano assolutamente, perché mi vergognavo tantissimo. Quando c'è stato appunto il covid ho iniziato a fare uscire musica su instagram così un po' a caso, perché ho detto tanto siamo chiusi in casa, nessuno mi vedrà e non potranno prendermi in giro dal vivo per questa cosa. Da lì poi, tramite ricondivisioni, ho conosciuto il mio produttore e poi niente il resto è storia.

 

Oltre alla tua presenza online e sui social, molto importante e anche davvero ben gestita, per te è importante che la tua musica possa anche essere fruita dal vivo e, quindi, qual è il tuo rapporto con i concerti?

Molto bello! Ovviamente, come credo tutti, prima di salire sul palco vorrei essere in tutt'altro posto perché l'ansia prende sempre il sopravento però poi passano due canzoni ed è veramente il momento più bello di tutto questo processo della musica. Ho provato a fare live in full band, poi ho fatto anche dei live in acustico con un pubblico davanti super attento, silenzioso. Sto facendo, insomma, tanta gavetta per cercare di destreggiarmi nelle varie situazioni e ogni volta cerco di trovare appunto la mia cifra stilistica e il meglio che posso dare da ogni situazione.



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