Elephant Brain, ecco il nuovo album "Almeno per ora" - Intervista
- EcceNico

- 13 ore fa
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Dallo scorso venerdì 10 ottobre è finalmente fuori il nuovo album degli Elephant Brain, "Almeno per ora" (Woodworm Label / Universal Music Italia): la band perugina, a tre anni di distanza da “Canzoni da odiare”, ha rimesso mano alla penna per sfornare un disco che attinge a nuovi orizzonti di consapevolezza del presente e di speranza nel futuro.
“Tra un presente difficile da abitare e un futuro che spaventa, una manciata di canzoni per affrontare insieme quello che è, e sarà, un lungo inverno, “Almeno per ora / fa ancora paura” è l’ultima frase che sentiamo, a dimostrare che sì, gli Elephant Brain sono cresciuti, ma ci sono cose che non cambiano mai: l’amore per la musica, la consapevolezza che scrivere canzoni sia un modo per resistere ed aiutare a resistere, la paura che tutto possa svanire da un momento all’altro e la conseguente gratitudine per tutto ciò che di buono arriva. Nelle infinite serate passate a comporre, ci siamo guardati dentro e abbiamo capito che questi siamo noi. Almeno per ora.”

Il tenore delle tracce di questo terzo album spazia infatti dalla gratitudine di ciò che la musica può dare anche nei giorni la cui fine sembra lontana ed opaca, alla flebile speranza che un presente solido può lasciar intravedere se ci si concede un attimo di respiro e di pausa. A far da cornice sonora, naturalmente, la cifra stilistica di una band che ci ha abituati a graffianti chitarre su note di cantautorato sapientemente dosate a tendenze emo-rock e post-punk, capaci di conferire alle tracce la giusta grinta emotiva. Una novità molto gradita al sottoscritto risiede nella prima collaborazione in album della band con i Voina, band vicina sia per attitudine che per liriche.
Di questo ed altro abbiamo parlato nella nostra intervista, buona lettura!
Bentornati su IndieVision, e benvenuto al vostro nuovo album "Almeno per ora": quanto spesso vi fermate a contemplare il qui ed ora rispetto al futuro e alle infinite possibilità?
Forse non abbastanza spesso, ed è per questo che gli abbiamo dedicato un disco. Così ci sarà per sempre qualcosa che, volenti o nolenti, ci terrà radicati al qui e ora.
Restano chitarre graffianti, lo smarrimento esistenziale e una penna delicata ma decisa: cosa invece avete lasciato indietro dai precedenti album?
Ci piace pensare che niente e nessuno venga mai lasciato indietro, quindi diremo: niente. Sicuramente le cose mutano, e questo è stato il caso di Almeno per ora, ma non per questo spariscono.
Perdersi come chiave in cui leggere un presente che ha sempre meno certezze e prospettive: quale àncora vi tiene ben saldi alla musica oggi?
Per noi fare musica è un modo per resistere ed aiutare a resistere; quindi, diremmo che è proprio la musica stessa a tenerci ancorati ad essa nonostante le nostre vite procedano in direzione ostinata e parallela a quella musicale. Sicuramente un’altra àncora è l’amicizia che c’è tra di noi, con le persone che abbiamo conosciuto in questi anni sia sopra che sotto che dietro al palco.
Avete condiviso con i Voina la traccia "Benedici": come si sono sposati i vostri flussi creativi?
Con i Voina ci conosciamo da anni, e ci è capitato in più di un'occasione di condividere il palco durante le belle nottate dei festival estivi (lunga vita a chi si sbatte per organizzarli, sempre). Dopo una data ad Arpino (paesino incredibile in provincia di Frosinone), in cui ci siamo ritrovati sullo stesso palco alla fine del nostro set a suonare insieme Senza di Te dei Gazebo Penguins (esecuzione molto carica, ma tecnicamente compromessa dalle birre), ci siamo lasciati con la promessa che avremmo fatto qualcosa insieme. Qualche tempo dopo Ivo ci ha mandato una sua idea che era già la prima strofa del pezzo, ci è piaciuta subito molto ed abbiamo iniziato a lavorarci. Abbiamo creato un gruppo Whatsapp (discutibile), e dopo un paio d’anni di provini e cartelle drive, lunghi periodi di latenza per rispettivi tour e lavorazione dei pezzi nuovi, mentre ragionavamo ai pezzi da inserire nel disco in uscita, abbiamo pensato potesse avere molto senso tirarlo fuori per chiuderlo e portarlo in studio di registrazione. Adesso manca solo una data per trovarci con loro e suonarlo live insieme.
Cantate "Più sembriamo grandi più ci sentiamo stanchi" in "Non conta niente": voi quanto grandi o quanto stanchi vi sentite rispetto ai voi del primo album?
MOLTO stanchi, poco grandi ☺
Riprendendo il titolo, almeno per ora, che lascia aperte mille finestre su voi e la vostra musica, qual è un aspetto del vostro stile che vorreste in futuro approfondire ancora meglio?
Per il momento ci concentriamo sulla preparazione del tour, siamo molto contenti di come alla fine siamo riusciti a far suonare i pezzi e ci sta caricando molto portarli in sala prove per il live, il che è sempre un bel segnale. Dipenderà molto dagli ascolti che da qui al prossimo futuro faremo, da quale urgenza ci riporterà a comporre nuove canzoni, ma ancora forse è presto per dirlo. Almeno per ora (cit.) continuiamo a goderci questa uscita, il resto si vedrà.










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