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Davide Shorty e l'amore a Sanremo: non solo tradizione - Intervista

Ci eravamo salutati nel nostro ultimo Let's Talk con l'augurio di rivederlo sul palco da vincitore delle selezioni per Sanremo giovani, e infatti eccolo qui: Davide Shorty, dopo aver sgomitato tra 961 concorrenti, stasera sarà tra i sei sfidanti sul palco di Sanremo nella divisione giovani.

Per l'occasione siamo andati virtualmente a trovarlo in quel di Sanremo, farci due chiacchiere e augurargli il meglio per l'esibizione di stasera.


Ciao Davide! Bello rivederti dopo il nostro Let's Talk, vuol dire che i nostri auguri si sono avverati. Come stai?


Bene, un po' tesino, però allo stesso tempo molto carico: l'ansietta la trasformiamo in energia.


Cosa cerchi in Sanremo? Cosa speri di ottenere in termini di formazione personale?


Come formazione personale penso una migliore gestione dell'ansia e dell'energia in un momento di pressione così grande. Sono un tipo abbastanza ansioso, lo sono sempre stato, e da qualche anno a questa parte ho iniziato a meditare e a fare un percorso spirituale di riscoperta di me stesso. Quindi questo è sicuramente un momento per esplorarmi ancora di più ma soprattutto un grande amplificatore per quella che è la mia musica, il mio messaggio: io credo tantissimo nel potere della diversità e la sua celebrazione, penso ci voglia una piattaforma quanto più ampia per veicolare questo messaggio. Ogni volta che parlo con le persone della mia musica mi rendo conto dei suoi effetti positivi su di loro e spero che la mia gittata possa essere ampliata con Sanremo.


Tu credi in Sanremo come una vetrina sana per conoscere musica nuova o credi ci siano dinamiche troppo ossificate per essere scosse da qualcosa di nuovo?


La televisione è sempre un arma a doppio taglio: ci sono dinamiche strane e un po' lontane da quella che è la mia concezione di musica. Più che la competizione in musica, in cui non credo, credo nella condivisione: tra i concorrenti si è creata una gran bella condivisione. Poi quest'anno in particolare ci sono, per i miei gusti, tantissimi grandi artisti, penso Amadeus abbia fatto un gran lavoro di selezione delle canzoni e degli artisti. Stamattina riascoltavo il pezzo di Ghemon e mi son ritrovato carichissimo con la sua canzone, in particolare nel pezzo in pentatonica "Non mi sento secondo a nessuno", bellissima. A me ha dato la carica di cui avevo bisogno. Qualsiasi mezzo è efficace se il contenuto è valido: in questo caso il mezzo è indubbiamente efficace, Sanremo arriva a moltissime persone, se poi anche il contenuto è importante e rilevante, sincero, lo si percepisce.


A proposito di contenuto: è quasi un clichè portare canzoni d'amore a Sanremo. Per quanto sappiamo tu sia stato stregato da Regina quando l'avevi scritta e avessi pensato subito quanto ci sarebbe stata bene a Sanremo, non pensi sia stata un'occasione mancata per portare la tua specialità su quel palco? Dove per tua specialità intendo il tuo hip-hop più spinto e impegnato.


Io non credo nelle occasioni mancate: credo nelle occasioni, punto. Questa per me è un'occasione per far sentire della musica e celebrare la figura della donna come una figura forte, lucente, specie in un periodo storico dove le violenze sulle donne sono triplicate in pandemia. Non è un brano apparentemente impegnato come di mio solito se confrontato ai miei dischi con i Funk Shui Project, è più leggero da questo punto di vista. Però in quel momento sentivo il bisogno di leggerezza, ha rispecchiato al 100% quel momento e la canzone mi piace. Seguo sempre il mio flusso di energia, questa canzone l'ho pensata perchè stavo vivendo una storia con una persona che mi ha ispirato tantissimo ad essere una migliore versione di me stesso. Io sono cresciuto in un retaggio un po' antico in merito alle relazioni sentimentali, un po' dettato dal patriarcato su cui la società è fondata. Essendo siciliano sono cresciuto con questa visione nonostante abbia avuto ottimi esempi intorno a me. Grazie a questa persona ho potuto rivalutare questi punti della mia vita, di imparare a volermi bene e badare alla mia salute mentale per non far diventare un abbraccio una morsa. Una cosa che spesso succede quando si vuole bene ad una persona: se perdi il controllo l'abbraccio diventa una morsa. Ed è tutto ciò che contorna la canzone che la rende a modo suo "impegnata": è una canzone d'amore che celebra la luce di una persona che ha vissuto tanti traumi nella vita pur uscendone integra e forte. Penso sia un esempio da seguire in un momento in cui di positività non ce n'è tantissima.


Per chiudere, pensi sarà più facile cantare senza un pubblico in sala?


Lo trovo indifferente, anche se non totalmente: sarebbe bello avere un pubblico e godere della sua energia, mi piacerebbe molto vedere la sua reazione alla mia canzone. Allo stesso tempo so che è un sacrificio necessario al bene e alla sicurezza di tutti, quindi sono felice che ci sia la possibilità di salire su quel palco, punto. Ho intenzione di godermelo per tutti gli artisti che non hanno la possibilità di salire sui palchi in questo momento. Mi sento vicino a loro e spero arrivi un messaggio alle istituzioni: si può fare musica in sicurezza.

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