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Let's Talk, la videointervista fatta da voi - Episodio 2: Davide Shorty

Secondo appuntamento con Let's Talk, il nuovo format targato IndieVision. Capita a volte che ascoltando un nuovo brano, leggendo un testo la prima volta o guardando un'intervista di un artista, possano nascere in noi delle domande, dubbi o curiosità. Non sempre però, specialmente chi non scrive abitualmente di musica, ha la possibilità di avere un confronto diretto con il proprio artista del cuore. Ecco perchè qualche settimana fa abbiamo lanciato Let's Talk: un contest che permette di vincere la possibilità di intervistare direttamente degli artisti in prima persona, tramite videochiamata diretta.


Ospite della seconda puntata è stato Davide Shorty; cantautore, rapper e beatmaker palermitano, un fuoriclasse, liricista, un talento brillante in grado di mixare generi e rime come pochi in Italia. Attualmente è in lizza per Sanremo Giovani con il suo brano "Regina", dai 961 partecipanti è tra i 10 finalisti, 6 dei quali giovedì sera in prima serata verranno scelti per portare il brano sul palco dell'Ariston.


Sulla nostra pagina Instagram vi abbiamo chiesto di raccontarci perchè questo brano meriterebbe quel palco, abbiamo scelto le motivazioni più sentite e calorose tra tutte, scegliendo così i fan vincitori del contest. Noi gli auguriamo il meglio per questa serata decisiva e vi facciamo raccontare direttamente da lui l'esperienza sanremese attraverso l'intervista che abbiamo realizzato.


1) (Doriana Cambria) - Ciao! Innanzitutto volevo farti i complimenti per Regina, è davvero un bel brano e una volta ascoltato ti rimane in testa senza andarsene mai. Volevo chiederti, qual è il tuo rapporto con la disciplina e quanto conta per il tuo lavoro? Sei una persona che inizia a scrivere solo quando ha un'idea ben precisa in testa oppure ti dai degli obbiettivi e delle scadenze?

Io penso che ci sia bisogno di avere un equilibrio tra l'essere disciplinato e libero. Per la tecnica serve disciplina e paga molto. Nella maggior parte delle volte però sono stato spesso indisciplinato, ho una sorta di avversione per l'autorità e mi trovo molto bene nella confusione. Nello scrivere sono però molto metodico, un metodo che ho acquisito nella pratica e nel disordine. Parto sempre da una parola o da un giro d'accordi e non ho mai un modo preciso, e questo è fondamentale perchè mi consente di essere più libero nel mio processo creativo. Quindi no, non ho un buon rapporto con la disciplina ma col tempo ci ho fatto pace, ad esempio durante il lockdown tutto ciò che facevo andava finito e avevo già in mente il lavoro ultimato. Devi sempre avere una visione sul punto che vuoi raggiungere e iniziare a camminare godendoti il cammino. La disciplina sta nel non perdere di vista l'obiettivo e quello che ti accade intorno mentre lo raggiungi.


2) (Federico Manfredini) Che bello rivederti, ci siamo visti l'ultima volta a Bologna e ci saremmo rivisti a Modena, ma poi il lockdown... Volevo chiederti, se non è troppo invadente, puoi descriverci il periodo post XFactor? So che non è stato un periodo molto facile per te anche se credo che questo ti abbia fatto diventare un grande artista.

Bella domanda. Allora, quando ho fatto X Factor inconsapevolmente ero in un periodo in cui non mi volevo molto bene, non mi piacevo artisticamente e umanamente ed ero ossessionato col voler diventare più tecnico di quello che ero. Durante X Factor, nonostante sia stato un periodo che mi sono molto goduto in cui ho conosciuto bellissime persone, ho però trasformato quell'ansietta da palcoscenico in un mostro nello stomaco che poi è esploso. Ho avuto un periodo di apatia e non ero mai soddisfatto, ero entrato in un loop dove non sentivo più nulla, ero quasi insensibile. Piano piano però ho sbloccato questa cosa grazie alle persone di cui mi sono circondato. Mi sono reso conto che parlare di salute mentale è fondamentale e che la depressione va gestita e può accadere a tutti. Dipende poi dall'entità e dalla situazione in particolare, ma tutti possono avere un periodo di depressione tanto quanto tutti possono avere un raffreddore. In quel periodo stavo anche vivendo una storia d'amore non molto salutare, non eravamo giusti l'uno per l'altra e questo ha influito molto. Circondandomi di persone che facevano la musica che piace a me, la stessa musica mi ha dato modo di scrivere e di aprirmi. Grazie ai Funk Shui, che sono stata la mia svolta artistica e personale, ho superato quel momento lì. Abbiamo scritto "Terapia di gruppo", che si chiama così proprio per questo visto che tutti e tre ci trovavamo in una situazione analoga e fare musica insieme è stata una vera e propria terapia. Infine il tour mi ha completamente rimesso in testo, perchè vedere le persone che si cantavano i cazzi miei, letteralmente, mi ha fatto rendere conto di tantissime cose. Ho iniziato anche un percorso spirituale che mi ha totalmente cambiato la vita. Ho imparato a volermi bene e sono cresciuto tanto come persona.

(Federico Manfredini) Guardandoti indietro immagino ti vedrai cresciuto. Sei diventato il Davide Shorty che volevi diventare?

Non ho mai avuto un'aspettativa su come vorrei vedere Davide Shorty, ce l'ho da poco. Da piccolo mi vedevo sempre sul palco e questa cosa non è mai cambiata. Mi piacerebbe forse vedermi più al piano e alla chitarra, magari anche alla batteria. Ad ogni modo si, sono contento della persona che sono diventato. E' sempre questione di equilibrio tra l'essere soddisfatto e il non esserlo. Nel voler di più devi però non essere ossessivi, non dimenticarsi mai del percorso che si è fatto o è la fine.


(Federico Manfredini) Volevo poi dirti una cosa, di te si può parlare musicalmente e umanamente soltanto bene. L'altro giorno con un amico stavamo facendo una cover di "Sentirò" e ci hai dato indicazioni subito per eseguirlo al meglio. Davide Shorty è la musica, l'artista, è tutto.

La verità è che sono un flippato di cervello! Mi piace un sacco la musica e adoro le persone, sono l'opposto di un sociopatico.


3) (Nicola - IndieVision) In generale, visto che parlavamo di tv, ci credi a questo mezzo per scovare talenti musicali?

Eh è come dire se ci credi in Dio! Io credo nel fatto che la gente debba essere curiosa. La tv è un mezzo potentissimo ma è utilizzato male e spesso diseducativo. Credo nelle persone, non nei mezzi. Se vedi un bravo artista che usa la tv per farsi conoscere ben venga. E' come un amplificatore per la chitarra.


In particolare con Sanremo che impressione ti sei fatto?

Beh io è la prima volta che sono in tv con qualcosa che è al 100% me. Lì sono proprio io. è un pezzo che ho scritto insieme ai miei fratelli ed è proprio come me lo immaginavo. La cosa che ho pensato riguardando la prima esibizione è stata "la devo assolutamente suonare con un'orchestra". Sicuramente ci sono dei meccanismi più strani, è un mondo da cui sono distante. L'impressione che ho io è relativa al fatto che sto facendo una cosa che mi piace da impazzire e me la sto godendo a prescindere. Poi io sono un camaleonte, mi ambiento subito e non prendo le competizioni seriamente. L'importante è godersela e divertirsi, imparando il più possibile.


4) (Sara Torraco) Ciao Davide! Intanto, come stai?

Ciao Sara! Bene, ammetto un po' abbioccato dopo il pranzo. Oggi ho fatto un'eccezione dal mio essere vegano, ho mangiato la pasta con le vongole qui a Sanremo. Favolosi.


Davide, sei un grande esempio per tutti coloro che vogliono esprimersi in totale libertà, a prescindere dal genere scelto. Come ti senti all’idea che “Regina” possa essere realmente quel cambiamento di cui tutti avevano bisogno? E perché hai scelto proprio “Regina” da portare sul palco dell’Ariston e non un altro brano?

Sinceramente, non mi sento mai un rappresentante di qualcosa o qualcuno, rappresento me facendo musica. Se poi qualcuno mi vede come tale è a prescindere da me. Mi sento super lusingato di questa cosa, non me l'aspettavo anche se non sento responsabilità. Quest'ultima è nei confronti della musica e basta. Fare musica rispecchia principalmente quello che sono.

Regina dopo averla scritta l'ho immaginata proprio per quel palco. E' cantautorato italiano misto a funk, soul, jazz che ascolto ogni giorno. Porto sull'Ariston la tradizione completamente stravolta. Dopo aver scritto il pezzo con i ragazzi della Straniero Band, mi sono girato e ho avuto l'illuminazione: "Raga, questo è un pezzo da Sanremo". La prima volta che l'ho proposto mi è stato detto che era "troppo raffinato", l'anno successivo lo proposi ad Elio e anche lui era poco convinto inizialmente ma mi propose di creare un team per lavorarci con altri producer, che non andò a buon fine. Dopo Sanremo 2020 parlando con Elio e con il resto del team abbiamo capito che al Festival dovevo andarci con qualcosa che sentivo essere me al 100%. Inutile forzarci cercando di fare la cosa giusta se non è quella che vorremo, la cosa giusta viene spontaneamente. Per me la cosa giusta era Regina. Alla fine l'ho presentata, il giorno della deadline. Usciti i nomi ero tra i 61 che dovevano fare le audizioni. Lì ho capito che questa visione era giusta. Nella vita non ho mai avuto raccomandazioni e sono sempre stato indipendente, dopo averla visualizzata insieme per tanto tempo è successa la magia. Regina era l'unico abito che potessi scegliere.


5) (Francesca Colli) Ciao, io appartengo alla categoria "nuovi fan", ti ho scoperto da poco guardando le storie Instagram di Caterina Bubbico. Mi hai suscitato subito una grande curiosità e in una notte ho ascoltato tutta la tua discografia. Mi sembrava strano non averti ancora ascoltato, ne sono rimasta molto colpita. Così come sono rimasta colpita dei commenti che ti hanno fatto su Regina.

Grazie mille! Beh, comunque parliamo di una generazione diversa e di abitudini musicali diversi. Con alcuni di loro ho avuto poi un confronto più dettagliato, tra cui Barbarossa che la prima cosa che mi ha detto è stata "Davide! mia moglie mi ha fatto il culo perchè ti ho dato un voto basso", ho riso molto e ringraziato. In Regina ci sono tutte le mie influenze e gli ho spiegato proprio questo. Se facessi qualcosa di diverso non sarei più io. Se il rischio è non arrivare a troppe persone sono disposto a correrlo.


Volevo chiederti, come componi le canzoni di solito? Qual è la tua metodicità? Chi pensi sia stato il tuo più grande maestro o maestra?

Di solito parto sempre dal tema e da cosa voglio dire. Ultimamente ho scritto un pezzo che si chiama "camera d'hotel a due stelle" e stavo in una camera d'hotel a due stelle. Parlo di una serie di cose di quella giornata e le ho messe in rima. Consiglio sempre di partire da una lista di parole che vengono in mente e ti danno immagini chiare relative a ciò di cui vuoi parlare.

Metto dentro molte rime interne, incastri ecc. Ragiono spesso da rapper, con uno schema metrico preciso, rime e figure retoriche. Musicalmente parto spesso da un loop di batteria o da un campione e ci costruisco su. Non c'è un solo metodo giusto.

Per quanto riguarda i maestri, beh, ne ho avuti tanti. Tutta la musica che ho ascoltato e che ascolto, da Stevie Wonder a James Brown, Chet Baker, Sara Vaughan, Michael Jackson, Mos Def, Bill Evans, Miles Davis, John Coltrane, Clifford Brown e tantissimi altri. Credo di aver imparato a memoria " Chet Baker Sings", è stata la mia Bibbia. Come persone incontrate ti direi Ghemon, lo conosco da quando avevo 16 anni e piano piano siamo diventati sempre più amici. Mi sono reso conto di come analizzava la musica e dove cercava dischi finchè non siamo arrivati a scambiarceli, spero di averlo ripagato. Un mio maestro è stato anche Otello, un ragazzo palermitano con cui ho iniziato a fare rap. Anche MadBuddy e Tormento, il primo a mescolare rap e soul probabilmente. Per alcuni versi si sentono ancora le loro influenze nelle mie canzoni. Anche il mio professore di canto a Londra mi ha aiutato molto. Altro cantante che mi ha fatto scoprire molto sulla mia voce è stato Phonte. Tutti possono essere maestri e allievi. Più ti circondi di persone con esperienza e più puoi assorbire e dare a tua volta.


6) (Matilde Lotti) Ciao! intanto voglio dirti che mi sento un po' come una ragazzina la prima volta davanti al suo idolo! Volevo chiederti, che altro stile musicale ti piacerebbe esplorare?

Io ancora non lo realizzo, il fatto di avere dei fan è assurdo! Io ho sempre prodotto musica elettronica, quindi penso che farò un disco più elettronico ad un certo punto. Mi piace anche la dub e vorrei anche esplorare qualcosa di più acustico, magari un disco con il trio pianoforte, contrabbasso e batteria sarebbe interessante. Mi piacerebbe fare un disco fottutamente solo hip hop, con strofe incazzate e incastrate dove canto poco e niente. In generale la mia ambizione più grande è quella di rendere internazionale la musica soul, hip hop e jazz italiano. Non è questione di barriera linguistica ma di promozione. Sarebbe bello rivoluzionare il concetto di Pop. In Italia si potrebbe creare una scena alternativa molto più viva.


7) (Michela - IndieVision) Non pensi ci sia anche un po' di paura ad esporsi?

Si, sicuramente c'è poca sincerità, intesa come abitudine a lasciarsi andare all'accettazione delle cose. Magari le persone non parlano quasi mai così profondamente delle proprie sensazioni e se lo fanno è in modo poco profondo. Da ascoltatore vorrei un equivalente di Niccolò Fabi o Daniele Silvestri in ciò che faccio io. Vorrei esserlo, senza presunzione, e vorrei portare uno spessore lirico e musicale. Affinchè la mia musica possa colpire anche da un punto di vista letterario. Vedi De Andrè o Gaber, andrebbero studiati proprio come autori.


8) (Nicola - IndieVision) Testi come i tuoi in giro è molto difficile trovarli, e questo è uno dei motivi principali per cui ti seguo. Ti ha mai portato degli svantaggi esporti così tanto anche politicamente?

Se me ne ha dati non me ne sono reso conto. Forse il problema è che potrebbe portare meno esposizione mediatica. Non ho il dono della sintesi, non ho una forma ben precisa nel modo in cui mi esprimo. Sono un ragazzo di quartiere che ha fatto il liceo classico. Sono mille cose che si contraddicono. Ma avere le idee chiare per me non è un problema, è un punto di forza. Se è un problema non me ne sono mai accorto e non voglio accorgermene.


(Nicola IndieVision) Magari è questione di "pigrizia musicale". A un fan che si settorizza in un unico genere potrebbe pigramente non voler scoprire quei generi intermedi.

Si, ma perchè dovremmo demonizzare la complessità se in fin dei conti siamo esseri umani e quindi siamo complessi? Non possiamo e non dovremmo riassumerci solo in una cosa.


(Francesca Colli) Il grande pubblico in fin dei conti ascolta ciò che gli viene dato in pasto, il problema potrebbe stare nel chi decide di promuovere. Beh si ma allora, se io sono complesso De Andrè o Battisti che cos'erano? Se fai morire la complessità e tagli le gambe a qualcosa di più complicato è sbagliato. L'ascoltatore medio non è abituato a certi standard, purtroppo, ma è questione di abitudine. Non passando certi generi musicali e non promuovendoli finisci con l'appiattire il panorama culturale del paese. Se la nostra musica esce poco dall'Italia è perchè è ispirata solo dal fatto di essere ascoltata dalle persone piuttosto che l'avere un'esigenza e un'urgenza di creazione. Di cantautori che scrivono per urgenza ce ne sono ben pochi. Un esempio di questi è Mannarino, è semplice ma non banale e scrive per bisogno. Piace perchè possono capirlo tutti. Lo stimo molto per quel tipo di cantautorato senza compromessi. La semplicità non va demonizzata, ma sarebbe bello vedere più cantautori con storie da raccontare più che ostentare. Ma la musica è lo specchio dei tempi, se c'è più ostentazione è perchè si punta ad ostentare nella società moderna.


(Nicola - IndieVision) "Compromesso" secondo me è proprio la parola chiave. Il rapporto tra ciò che dici e con quanti compromessi lo fai che determina il tuo valore artistico forse.

Vero, minchia mi hai dato un'idea bestiale. Grazie.


(Michela - IndieVision) Abbiamo appena assistito al processo creativo in diretta.

Esatto, più processo cretino però!


9) (Elisa Rovelli) Ciao! Volevo chiederti, oltre a Sanremo stai portando avanti altri progetti? Perchè credo che Regina sia l'apice di qualcosa di più grande che stai sviluppando.

Grazie per la domanda, molto interessante ed è vero, c'è qualcosa di "superiore". Le canzoni sono come le fotografie, bloccano e racchiudono un momento e sono difficili da paragonare tra loro. Forse l'unica simile a Regina è Plastica. Regina ha un groove ancheggiante, ci hanno visto dentro Concato come ha detto giustamente Piero Pelù, ed è verissimo. Riguardo ai miei progetti, ho il problema di averne sempre troppi. Ho un album praticamente pronto con la Straniero Band. Poi ho una serie di featuring, tantissimi. Ho praticamente un altro disco ancora pronto che ho scritto in lockdown, vi dico solo che il prossimo che dovrà uscire nel 2021 era inizialmente di 18 brani, quindi l'ho scremato a 13 e gli altri andranno in un altro disco.


(Elisa Rovelli) Ti auguro davvero di portare avanti i tuoi progetti e vincere Sanremo.

Io spero che quello che sto facendo possa servire a più persone, come è servito a me. Che si vinca o no, la mia vittoria è gia fare quello che mi piace per vivere. Ne sono molto grato. Grazie mille ragazzi.



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