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Let's Talk, la videointervista fatta da voi - Episodio 1: Mameli

Capita a volte che ascoltando un nuovo brano, leggendo un testo la prima volta o guardando un'intervista di un artista, possano nascere in noi delle domande, dubbi o curiosità. Non sempre però, specialmente chi non scrive abitualmente di musica, ha la possibilità di avere un confronto diretto con il proprio artista del cuore. Ecco perchè qualche settimana fa abbiamo lanciato Let's Talk, il nuovo format targato IndieVision. Un contest che permette di vincere la possibilità di intervistare direttamente degli artisti in prima persona. Il primo appuntamento è stato con Mameli, ad una settimana dall'uscita del suo primo disco "Amarcord". Sulla nostra pagina instagram vi abbiamo chiesto di raccontarci quale fosse la vostra traccia preferita dell'album e perchè. Abbiamo letto tante storie e tante motivazioni scegliendone 10, risultati i vincitori della videointervista con Mameli. Ecco com'è andata:


1) (Alessandra Crispano - Napoli) Cosa diresti al te di un anno fa?

Mah, intanto direi preparati che arriva la pandemia e investi su Zoom così diventi milionario! A livello artistico questo è il momento che aspetto da più di un anno, sono contento per il risultato venuto fuori e per questo ringrazio voi e tutte le persone con cui ho lavorato. Sommato tutto sono molto contento.


2) (Michela Ginestri - IndieVision) Tutta questa situazione, dal lockdown ad oggi, in che modo ha rallentato il tuo lavoro?

L’album sarebbe dovuto uscire a settembre, ma abbiamo avuto dei rallentamenti nei lavori dai musicisti alle produzioni e video (che ci saranno). Però è già un miracolo che sia uscito visto il momento.


3) (Filomena Iacovone - Mameli) Che emozioni e sensazioni hai provato scrivendo il brano “Sopra di me”?

Sopra di me l’ho scritta tanto tempo fa, fu una delle prime. Inizialmente era molto nostalgica, sentimento che si ritrova in tutto l’album. In quel momento vivevo le mie giornate in maniera apparentemente serena però poi “guardando il cielo sopra di me” avevo una pulce nella testa che mi diceva «però cazzo, non va tutto così bene. C’è sempre qualcosa che non va, un pensiero, una persona, quella storia che comunque ti porti dietro». Soltanto che non riuscivo a scriverlo nel pezzo, non riuscivo a dirla nel modo giusto. Quindi poi ho chiamato Federica Abbate, che forse conoscete, per mandarle il ritornello. Così gliel’ho fatto sentire e dopo due ore mi ha chiamato e mi ha detto “Guarda, ho avuto un’idea”. In poco tempo abbiamo scritto il ritornello; lei con il piano e io con la chitarra. L’ho scritta lo scorso autunno ma è molto attuale, sembra esattamente il periodo che stiamo vivendo adesso.


4) (Giorgia Cafiero - Puglia) Com’è stato cantare con Alex Britti?

Molto bello, anche se forse il momento più bello a livello personale non è stato cantare insieme ma il ricordo di una sera in cui mi ha cucinato una brace enorme dove metteva di tutto e abbiamo cenato anche con le sue coriste. Ci siamo ritrovati io e lui con due chitarre a cantare le sue canzoni. E’ stato assurdo e me lo porterò sempre dentro, lui ha segnato la mia infanzia, è un grande artista e davvero una brava persona. Bellissimo.


5) (Nicola Lorusso - IndieVision) Parlando di “Sopra di me”, ti sei accorto che certe volte le cose non vanno così bene come si dice. Questo influisce sull’ispirazione che si ha scrivendo pezzi o musica? Nel tuo caso questo periodo un po’ così ha influito?

Si, nel mio caso ha influito. Nel senso che quando scrivo, almeno secondo me, oggi, il Mario che scrive è più vicino alle persone che lo ascoltano quando purtroppo non sta bene ed è “un po’ preso male”, rispetto ai pezzi un po’ più “up” chiamiamoli così. Probabilmente perché tutto l’album e tutto questo periodo discografico di uscite ha coinciso con un periodo in cui ero preso male, quindi ne sono uscito meglio perché era la verità. Mi sento più vicino alle mie canzoni più tristi. Per me questo è lo scopo di adesso: riuscire a dare il 100% di me anche su canzoni più diverse. Perché penso sempre a come evolvermi musicalmente, è una cosa che voglio e vorrò fare sempre. (Non che diventerò mai un artista trap probabilmente!)

(Michela - IndieVision) Beh secondo me, in campo musicale, il fatto di sperimentare e non rimanere sempre uguali è molto importante, no?

Certo, tantissimo! Ma se sentite già i miei provini di adesso sono tutti proiettati già da un’altra parte. Secondo me un artista deve secondo me saper spaziare se ha voglia di farlo. E io ce l’ho perché amo la musica e mi diverte farlo.


6) (Sara Bandini - Faenza) Come mai hai chiamato il disco “Amarcord”?

Intanto avevo la frase del disco “non siamo più di moda” in mente, che è la frase a mio parere più significativa dell’album. Amarcord è una parola in dialetto romagnolo che significa “Io mi ricordo”, tutto il disco è nostalgia e quindi era il modo più semplice per rimandare a questo. Non c'entra con il film, ma mi piaceva anche la citazione a Fellini, quindi ho pensato fosse perfetta. Non è una parola che si sente tanto ma mi rimanda anche al principio del “Nokia 3310”, oggetto amarcord. Ma in realtà l’ ”Amarcord” è un sentimento soggettivo che ti dà nostalgia. Per me quel telefono è un oggetto amarcord, per altri chissà.


7) (Denise Giardina – Canicattì) Volevo farti una domanda sulla canzone “Futuro”, in che periodo l’hai scritta? I tuoi pensieri a riguardo sono cambiati in questo periodo?

L’ho scritta nella prima fase di lockdown, è infatti l’ultima canzone che ho scritto del disco. Si sgancia a livello di significato, c’è sempre il lato nostalgico nel “chissà quando prenderemo i treni per dirci ti amo”, però il filo che lega il pezzo è un’analisi di ciò che vorrei vivere in futuro. Al momento riascoltandola condivido lo stesso mood, c’è sempre la voglia di speranza e di uscire fuori da questo periodo, speriamo di farcela il prima possibile.


8) (Federica Isgrò – Messina) C’è una canzone dell’album che è molto importante per me e mi lega ad una persona importante, “Borotalco”, volevo chiederti: ti ha spinto a scriverla?

Il processo creativo è stato diverso, perché non l’ho scritta da solo ma con Lorenzo (Fragola). Sono sceso giù in Sicilia a novembre dello scorso anno e ho incontrato Lorenzo un po’ per caso. Ci siamo presi super bene e siamo stati dalle 11 alle 8 del mattino dopo a scrivere. E’ stato particolare perché Lorenzo non aveva ancora sentito il disco completo in quanto lo stavamo ancora ultimando, ma ci siamo accorti che volevamo dire la stessa cosa la stessa sera, eravamo nello stesso mood, il che è molto particolare. Raccontiamo un momento di gioco tra me e un’ipotetica lei, ci guardiamo da lontano e lasciamo fare all’immaginazione.


9) (Giovanna Bifulco - Napoli) Come mai non hai inserito “Latte di mandorla” nell’album?

Non sei la prima a chiedermelo, però sai non la vedevo bene dentro l’album, l’ho scritta in un momento diverso e a livello emozionale erano due momenti diversi.

E’ come se in latte di mandorla nonostante il senso di nostalgia non fossi voluto rimanere legato a quella persona.

Esattamente, anche se quel brano lì appartiene proprio ad un momento diverso, lo trovo molto staccato dagli altri brani e dalla nostalgia di Amarcord.


10) (Pierangelo Albano - Lecce) Spostandoci un po’ dall’album, qual è la tua giornata tipo in quarantena?

Weekend mi riposo, in settimana vado in studio e sto lì fino alla sera (il che è già una fortuna). Vorrei raccontarvi cose più entusiasmanti ma questo è il massimo! Sto anche producendo in questo periodo e lavoro ancora sull’album.


11) (Vincenzo Cataliotti - Palermo) Visto che sono anch’io siciliano (di Palermo) volevo chiederti, quanto ti ha influenzato e continua ad influenzarti il fatto di essere siciliano (e catanese)?

Secondo me tutto ha un pro e un contro. La Sicilia è un posto geograficamente stupendo, ci sono dei posti che solo guardarli ti fa stare bene. Devo però essere sincero, quest’album l’ho scritto principalmente a Milano, nasce da un esperienza “nordica”, ma cerco moltissimo collaborazioni con artisti siciliani (Fragola, Meli, concerti aperti da artisti del posto ecc.) In questo momento credo ci siano molti artisti siciliani che stanno venendo fuori che ritengo essere molto validi. Al contrario Inno, il mio primo ep, viene fuori da un periodo catanese.

In effetti ascoltando Inno, magari per caso o volontariamente, esce di più il lato siciliano.


(Qui, parlando di Sicilia, abbiamo scoperto che esistono più tipi di granite ed è nata una guerra tra arancino e arancina che non riporteremo per intero onde evitare faide, pace)


12) (Fabrizio del Prete - Roma) Come stavi quando hai scritto il disco? C’è un orario particolare in cui scrivi?

Il sentimento è unico per tutto il disco, ruota tutto intorno alla nostalgia. Ma non era depressione, non mi svegliavo depresso, c’era solo qualcosa che non andava e che si riproponeva.

Principalmente l’ho scritto nel tardo pomeriggio, a volta anche la sera, di certo non appena sveglio.


13) (Fabrizio del prete - Roma) Con quali artisti ti sei trovato meglio? (Non solo quelli con cui hai collaborato)

Ho un buon rapporto con molti artisti, da Galeffi ai Viito passando per Federica Abbate, Vipra, Peter White, Alex Britti, tutti quelli che hanno condiviso il percorso di Amici con me e tanti altri. Ho un rapporto diverso con ognuno di loro. Non ci sono molti feat nel disco perché volevo fosse un disco più concettuale, troppi feat lo avrebbero mandato fuori fuoco.


14) (Giorgia Cafiero - Puglia) Qual è la tua collaborazione dei sogni?

Il mio feat dei sogni, quello per cui potrei proprio morire adesso, sarebbe fare un trietto con Lucio Dalla e De Gregori. Sverrei, sarebbe un sogno. Non si può, ma già una collaborazione con De Gregori sarebbe assurda. Mi farebbe sentire molto fiero di me. Non a caso nell’album ci sono citazioni a loro più o meno esplicite (ad esempio in Maniglie c’è "Pablo" di De Gregori, mentre in Futuro c’è "Balla balla ballerino" di Dalla).


15) (Filomena Iacovone - Matera) Qual è il tuo sogno più grande?

Beh io vado sempre molto a step, in questi giorni penso spesso a quando ritornerò su un palco, un po’ egoisticamente. Avevo appena iniziato e mi sono innamorato subito del palco. E’ bellissimo sapere che ci sono persone che vengono ad un tuo live solo per sentire te. Fa emozionare tantissimo. Non vedo l’ora, stiamo già preparando tutto e sarà una figata. Ma comunque siamo in una situazione di super emergenza, e da artista dico che mi dispiace più per chi lavora dietro al palco rispetto a chi canta.


16) (Michela - IndieVision) Parlando sempre di concerti, fingiamo per un attimo che non ci sia una pandemia globale in atto, c’è un posto o un palco in particolare dove vorresti cantare un giorno?

Ho avuto la fortuna già di cantarci, è l’arena di Taormina. Non so se qualcuno di voi l’ha mai vista, è bellissima perché ci sono le colonne spezzate e dietro si vede l’Etna. Stupendo, mi avevano chiamato per una premiazione di artisti del luogo e cantarci è stato magico. Talmente un bel posto che forse cantarci è meno bello di essere spettatore.


17) (Denise Giardina - Canicattì) Hai un luogo del cuore a Catania o in Sicilia in generale? C’è una canzone più legata a questi posti?

La canzone sicuramente “Mappa” scritta con Meli. Come posto del cuore ne ho molti, il primo che mi viene in mente è il Belvedere di San Gregorio, è una ringhiera da cui si vede tutta Catania, il suo mare e il vulcano.


18) (Vincenzo Cataliotti - Palermo) Domanda un po’ personale, cosa ti ha spinto a scrivere le prime canzoni e qual è il tuo modus operandi, ovvero la trasformazione di ciò che pensi in musica? Perché non credo sia facile, devi rendere comprensibile ciò che pensi e saperlo fare.

Io ho iniziato a circa 12/13 anni quando andavo nel weekend da mio padre. Era il periodo in cui studiavo pianoforte classico con un approccio molto didattico. Perciò non avevo una cultura cantautoriale, suonavo Mozart e simili. Lui aveva una chitarra molto vecchia e scordata, e un giorno mi regalò un libricino, una sorta di canzoniere con delle canzoni base da suonare alla chitarra. Lì capii che era un approccio alla musica totalmente diverso. Mi suonò qualche canzone che aveva scritto lui anni prima (niente di serio, non è davvero Goffredo Mameli mio padre, tranquilli) e mi appassionai molto. La sentivo una cosa molto vicina a me così decisi di provarci. Le prime canzoni ve le lascio immaginare, avevo dodici anni. La prima canzone sensata arrivò anni dopo, conoscendo anche Gaber, De Andrè, Guccini. Presi a scrivere cose strane che non erano nemmeno d’amore. Ce ne era una che si chiamava “Il fringuello”, la storia di un uccellino super figo che aveva un bel canto un giorno un falco se lo mangia, il ciclo della vita. Si state ridendo ma è la verità! Ne scrissi anche una sulla scoperta dell’America. Robe completamente diverse, poi col tempo mi sono interessato anche alla produzione e ho iniziato ad avere un approccio più pop e più serio.


19) (Michela - IndieVision) Una curiosità, nascono prima i testi o le melodie nelle tue canzoni?

Di solito prima le basi, mi viene un’idea e la canticchio per strada. Mi prendono per pazzo, ma mi basta una chitarra e tiro fuori tante melodie. Con i testi invece non sono così immediato.


20) (Alessandra Crispano - Napoli) Se potessi scegliere 3 parole per descrivere l’album, quali sarebbero?

Sicuramente nostalgia, poi autobiografico (nel senso che comunque anche se la nostalgia è condivisibile, sono tutte storie personali) e poi anche un po’ leggerezza, perché per quanto sia pieno di malinconia e mancanze, l’anima del disco è una commedia, è piano di contenuti ma leggero.


21) (Pierangelo Albano - Lecce) Come mai il nome “maniglie” per quel brano?

E’ tutto concentrato sulle maniglie dell’amore. Nel brano nomino molte parti del corpo, ma i fianchi e le maniglie sono molto belle memorabili in un corpo, mi piacciono e quel brano mi sta dando molte soddisfazioni, non credevo.


22) (Alessandra Crispano - Napoli) Dedichi mai canzoni non tue a qualcuno?

Si molte, ricordo di aver dedicato alla mia prima fidanzatina del liceo una canzone di Celentano, gliel’ho cantata. E’ stato bello ma imbarazzante.


23) (Federica Isgrò -Messina) Il fatto di voler fare il cantante c’è da sempre o è venuto dopo?

C’è sempre stato, sin da piccolo. Anche se non c’è una carriera giusta da intraprendere. Non basta un’accademia per diventare un artista. Perché c’è molta differenza tra cantante e artista. Serve però un’occasione, per me c’è stata quando un produttore mi ha notato e mi ha fatto partire per Milano e da lì è nato tutto. Ora per me il lavoro, essendo su me stesso, copre 24 ore della mia giornata, perché è molto influenzato anche da fattori esterni e questo mi rende felice.


24) (Michela - IndieVision) Al di là dei numeri, ad una settimana dall’uscita del disco, come ti senti? Sei soddisfatto?

Si, sono molto contento. Soprattutto per il giudizio positivo di chi mi segue e di chi già mi seguiva. Sento questo disco come un percorso di crescita, mi sento molto più maturo rispetto a prima e sono felice che questo si sia notato. Ovviamente mi dispiace non aver potuto avere un incontro diretto con le persone, perché fa parte di me e lo trovo molto importante. Sai quando esce un disco è bello sentire vicine le persone che lo ascoltano. Le belle parole arrivano ovviamente e mi rendono felice ma mi manca quel contatto umano. Ovviamente solo per adesso!


(Vincenzo Cataliotti) Non è una domanda ma vorrei farti un complimento, perché in questi anni avrai fatto interviste in qualsiasi ambito, ed è difficile trovare qualcuno che comunichi in modo così diretto con le persone. Come fosse un tuo bisogno e non solo un modo per “pubblicizzare” l’album.

Ti ringrazio, ma ve lo dico di cuore, io ho bisogno di questo. Il mio lavoro è proprio comunicare, quindi è proprio un bisogno e vi ringrazio di questi momenti.


(Nicola - IndieVision) E’ vero, facendo interviste a volte c’è il rischio che manchi collaborazione. Quindi ti ringraziamo per questo. Dipende anche dal carattere delle persone ovviamente ma non è scontato. Anche per questo è nato il format “Let’s Talk”, proprio perché non capita spesso a chiunque di entrare in contatto con l’artista in modo diretto.

Certo, infatti dà la possibilità di interagire di più e ti porta un contatto diretto. Molto bello, grazie della possibilità e complimenti!


25) (Fabrizio del prete) Posso fare un’ultima domanda? Lo scorso anno ho iniziato ad approcciarmi alla chitarra e volevo chiederti se potevi consigliarmi qualche canzone da cui partire per suonare qualcosa in più dei soliti quattro accordi.

Prova con le canzoni di Tha Supreme, sono pieni di riff e ti diverti!


(Nicola) Anche De Gregori ha tanti accordi volendo

Vero, anche de Gregori! dicevo Tha Supreme perchè è tutto storto, è una figata.

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