top of page

Avincola ci trasporta in un viaggio onirico con "Barrì" tra morbidi suoni e poesia - Intervista

"Barrì" è l’interessante e insolito titolo del nuovo album del cantautore romano Simone Avincola, uscito il 9 giugno. Il titolo riprende l’omonima prima canzone del disco con il testo poetico che il paroliere Pasquale Panella ha scritto in risposta ad una delle poesie di Morgan. Un interessante intreccio di personaggi importanti e di poesia che ha portato successivamente alla costruzione di un disco completo di 9 tracce.

Il sound leggero e la voce dolce, accompagnate da melodie e ritornelli orecchiabili che ci travolgono in una piacevolissima atmosfera onirica e rilassante, sono perfette in qualsiasi momento per evadere dalla realtà e dalla pesantezza della routine quotidiana. I morbidi suoni sono una base perfetta per accompagnare parole importanti, poetiche e pensate, che si insinuano giocosamente nella nostra mente migliorandoci la giornata.

"Barrì" è la vita che abitiamo da una vita. Un mondo affascinante - a tratti parallelo - gonfio di luci e colori incandescenti che esplodono davanti ai nostri occhi senza farci del male (Avincola)

Come ti è venuto in mente di chiamare l’album "Barrì" ovvero il passato remoto del verbo "barrire"?

"Barrì" è il titolo della canzone che apre l’album ed è quella con il testo scritto da Pasquale Panella, mi sembrava perfetto mettere in evidenza una cosa così importante e prestigiosa come la collaborazione con lui. Inoltre, mi piace molto come suona e devi sapere che io sono fissato con il suono delle parole, tanto che a volte vorrei raccontare una cosa specifica ma poi seguendo il suono le cose cambiano e prendono un’altra forma. Penso che il testo di "Barrì" sia quello più surreale dell’album e come tutti i testi di Panella si tratta di una sorta di sguardo alternativo e parallelo sulle cose.

Poi ovviamente nell’album ci sono anche testi miei e quelli virano maggiormente su ciò che mi compete, soprattutto sulle cose materiali perché sto in fissa con gli oggetti casalinghi, per quello si ripetono così tanto nei testi.


Com’è nata la collaborazione con il poeta e paroliere Pasquale Panella che ha scritto il testo di "Barrì"?

È iniziato tutto grazie a Morgan che un giorno ha deciso di scrivere un libro di poesie e contattare Panella per fare la prefazione, questo però inviò 60 poesie in risposta a tutte le poesie di Morgan, da cui ha anche preso spunto per la parola "cablaggio" utilizzata da Morgan per parlare del cablaggio delle corde di uno strumento.

Successivamente Morgan ha deciso di contattare me e altri artisti creando un gruppo Whatsapp e facendoci scegliere rispettivamente alcune poesie di Panella per trasformarle in canzoni. Io ne ho fatte cinque ma ne ho scelta solo una da inserire nel disco, poi ho chiesto un parere a Panella e per fortuna gli è piaciuta moltissimo. La mia passione per Panella è nata dai testi che ha scritto con Enzo Carella.

Una cosa curiosa è che la prima volta che Panella mi ha chiamato mancava mezz'ora alla mezzanotte di Capodanno, in pratica ho passato la notte di Capodanno al telefono con lui per più di un'ora.


Come hai conosciuto Morgan e qual è il tuo rapporto con lui in relazione al tuo nuovo album?

Io e Morgan ci siamo conosciuti quando feci le selezioni per andare a Sanremo Giovani nel 2021 e lui faceva parte della giuria. Si era molto complimentato per la mia canzone "Goal!" e da lì è iniziato questo atto di stima reciproca. Poi non avevo contatti diretti quindi non ci siamo più sentiti, finché ad un certo punto mi ha scritto lui su Whatsapp per spiegarmi la sua idea con i testi di Panella e io ho accettato subito. Poi sono anche stato ospite nel suo programma StraMorgan e abbiamo iniziato a vederci più volte quindi abbiamo stretto amicizia.


Come hai conosciuto Cimini e com’è stato il processo di scrittura del brano "La febbre, l’amore, la tosse"?

Io e Cimini ci siamo conosciuti virtualmente su Instagram e poi quando è venuto un paio di volte a suonare a Roma ci siamo incontrati dal vivo. Io avevo già scritto e musicato la prima parte della canzone, ho pensato potesse andare bene per l’album e durante questo processo mi è venuto in mente lui. Così gli ho chiesto se avesse voglia di continuare la scrittura della canzone aggiungendo il suo punto di vista su queste immagini e l'idea gli è piaciuta molto. Il pezzo l'abbiamo praticamente scritto tutto su Whatsapp - dato che lui sta a Bologna e io a Roma – e ogni volta aggiungevamo pezzi di testo e musica tra messaggi scritti e vocali…tutto questo processo è durato mesi! Conta che dopo aver finito il pezzo non ci siamo nemmeno più rivisti. In realtà è stato tutto molto figo perché a me non fanno impazzire le "session" di scrittura insieme dal vivo perché ho bisogno di stare da solo, per questo mi è piaciuto molto scrivere la canzone a distanza tramite messaggi.


Com’è nata la collaborazione con Folcast in "Battiti"?

L’unica esperienza di session di scrittura dal vivo è stata con Folcast, perchè lui voleva che ci vedessimo per scrivere e registrare e io ho cercato di rimandare tutto questo per un po' di tempo. Mancava solamente la parte centrale e per quella ci siamo dovuti vedere e l’abbiamo finita di persona. Ho fatto comunque un po' di fatica però perché credo che ci voglia una certa intimità con una persona per scrivere insieme una canzone, fortunatamente con lui mi sono trovato bene quindi alla fine non è stato così male.


Trovo che "Lattine" con Serepocaiontas sia un pezzo particolarmente dolce grazie alle vostre due voci abbinate insieme in maniera così armoniosa e leggera. Come vi siete conosciuti e com’è nata la vostra collaborazione?

Ci siamo conosciuti su Instagram perché mi ha taggato in una sua storia in cui aveva scritto: "Ecco i miei cantautori emergenti preferiti" e io con la mia solita ironia le avevo risposto: "Emergenti? Ma come ti permetti!" e lei sul momento ci era rimasta malissimo, poi le ho spiegato che stavo scherzando. Dal vivo ci siamo visti la prima volta con il mio concerto a Milano e da lì abbiamo iniziato a vederci più volte. Le ho mandato l’album per sentire il suo parere e mi ha detto che la sua preferita era sicuramente "lattine" ed entrambi abbiamo pensato che sarebbe stato perfetto cantarla insieme. Tra l’altro questo è anche il primo pezzo dell’album che ho scritto dopo Sanremo, il secondo invece è stato "Fon".


Il brano "Letti" in collaborazione Alessandro Gori (scrittore/romanziere) è decisamente un featuring fuori dal comune. Ho trovato interessante l’inserimento di una "voce narrante" oltre alla parte cantata. Credi che sia un rischio inserire una parte del genere in una canzone o serve apposta a distinguerla dalle canzoni comuni solo cantate?

Tutte le collaborazioni che ho fatto sono nate spontaneamente, forse legate al desiderio di una contaminazione esterna così da mischiare immaginari diversi. Questa scelta è sia un rischio che anche una distinzione accattivante, a me piace rischiare e poi se un elemento mi emoziona particolarmente mi piace aggiungerlo. Il testo completo mi ha insegnato che noi possiamo vivere con leggerezza e felicità ma c’è sempre un fondo di malinconia.

Gori scriveva una sua rubrica su Rolling Stones e nel periodo di Sanremo ho letto il testo di "letti" e mi è piaciuto molto, così tanto che ho pensato di trasformarlo in musica. La canzone in sé è molto orecchiabile ma il testo è la parte più importante e sta piacendo molto, penso che a volte sottovalutiamo un po' il pubblico che a volte preferisce anche cose che sono un po’ fuori dal comune. Tra l'altro Alessandro Gori inizialmente mi aveva detto di essere felicissimo per la canzone ma in realtà era una finzione perché sotto sotto aveva paura, anche se alla fine è stato proprio lui di inserire le sue parti parlate.


In "Ghiaccioli e bollicine" ad un certo punto dici "Siamo soli come le bollicine nelle lattine": questa è una frase molto triste a primo impatto, ma a mio parere può essere letta diversamente. Cosa ne pensi della solitudine, è solo una cosa negativa oppure può esserci anche una visione positiva?

Decisamente può essere anche positiva, e spero che questa interpretazione arrivi pure agli altri e che la canzone non venga percepita solo come triste e malinconica.

In generale mi piace molto partire dalle cose apparentemente tristi e malinconiche e farle arrivare con leggerezza, così come sarebbe bello viversi delle cose tristi in maniera leggera, perché alla fine "tutto serve" visto che noi siamo il risultato di tutto quello che abbiamo vissuto. Nella canzone nomino anche un sacco di oggetti, che hanno un fascino tale che a volte sono più interessanti delle persone stesse perché noi scompariamo dal mondo ma gli oggetti rimangono con tutta la loro storia. C’è anche un parallelismo tra gli oggetti e le canzoni perché entrambi cambiano e si trasformano nel tempo.


Ho apprezzato molto il gioco di parole del titolo "Amare a mare". Di solito le canzoni d’amore sono tutte sdolcinate ma tu concludi il brano dicendo "Ma se tu fossi in alto mare…ti farei affogare", qual è l’immagine specifica che avevi in mente quando hai scritto la storia di questo brano?

Come dici tu spesso si parla di amore solo in maniera romantica e sdolcinata mentre in questo testo c’è una crescita esponenziale perché all’inizio il protagonista dice "ma se tu fossi in alto mare...ti verrei a cercare" mentre alla fine "ti farei affogare". Mi sono immaginato un mondo tipo Truman show, dove c’è questo ragazzo che entra nella propria testa e cerca di rievocare una persona amata, inizialmente il ricordo è dolce perché è come se cercasse di farla tornare, ma poi non ci riesce e si arrabbia, facendola appunto affogare solamente nei propri ricordi. Per me è un po' surreale come canzone pensando al significato, ma in realtà si capisce abbastanza e ognuno può dare la propria interpretazione.


"Tapparelle" ha un testo carico di ripetizioni, ad esempio lo "scivola, scivola, scivola" è un riferimento a "Stella Stai" di Umberto Tozzi oppure è venuto naturale scrivendo il pezzo?

Come vedi anche questa volta troviamo un altro oggetto casalingo nel titolo. Credo che questa sia la canzone scritta meglio di tutto gli album, sono molto soddisfatto di com’è venuta e ora ti racconterò cosa c’è dietro:

Il protagonista della canzone soffre di insonnia e non riesce a dormire, si trova in una sorta di dormiveglia, le tapparelle diventano le sue palpebre che si chiudono e così gli tornano in mente tutti i ricordi di questo "amore scaduto finito, proprio come lo yogurt nel frigo". Anche in questa canzone ci sono molti oggetti casalinghi e il motivo è che il protagonista non uscendo di casa vede solo questi attorno a sé.

Per quanto riguarda le ripetizioni in realtà è un po' di tempo che mi metto a suonare prima le canzoni provando solo di seguito a metterci sopra delle parole che ripeto in continuazione, qui le ripetizioni ci stanno bene proprio perché dovevano rendere l’idea di essere un po' ossessive e deliranti come il protagonista che è sempre chiuso in casa. Alla fine c’è anche un’esplosione di synth intrecciati che coincidono con lui che sta impazzendo del tutto.

Non ho fatto apposta a dire "Scivola, scivola, scivola" perché in realtà non conoscevo bene quella canzone, ho fatto solamente questi "giochi" di ripetizione anche con il suono "sc" dello scivolare. Il protagonista scivola prima fisicamente e poi scivola nuovamente nel proprio sogno, distaccandosi nuovamente dalla realtà.

Sei emozionato per la presentazione live del tuo nuovo disco il 1° giugno all’Alcazar di Roma? Cosa ti aspetti?

Come prima cosa ovviamente spero che venga gente, poi sinceramente sono sia emozionato che un po' preoccupato perché mi devo ricordare i testi delle canzoni, essendo nuove, perché odio cantare con il leggio, quindi devo un attimo studiarmele bene. Sono molto contento di suonare con la band al completo perché ho sempre suonato o da solo o in trio. Abbiamo preparato tutto per bene con gli ospiti, faremo sia i pezzi vecchi che quelli nuovi, sono molto contento!


Come ultima domanda tengo sempre questa: c’è qualche aneddoto particolarmente strano o divertente che riguarda la registrazione dell’album o le collaborazioni?

L’album l’ho registrato tutto a casa mia e nei crediti ho letteralmente scritto "Akkasamìa Recording Studio", voglio vedere se qualcuno se ne accorge.

Un’altra cosa è che quando avevo bisogno di voci particolari mi svegliavo presto apposta per registrare la voce "distrutta" del mattino. Poi anche tutti gli artisti con cui ho collaborato sono venuti tutti a registrare a casa mia. L' unica cosa negativa è che essendo molto pigro fino a tre settimane fa non avevo ancora chiuso il disco perché mi piace molto cantare dal vivo però registrare mi mette ansia perché poi quando concludi il tuo lavoro rimarrà così per sempre, ho fatto molte modifiche fino all’ultimo poi la casa discografica mi ha obbligato a concludere.



Comments


bottom of page