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Valentina Polinori e l'arte di essere trasparenti - Intervista

Oggi vi presentiamo Valentina Polinori, una musicista e cantautrice romana appassionata di arte e musica che ha fatto dell’arte la sua vita, e il suo lavoro. L'avevamo conosciuta già nel con il suo primo disco "Mobili", un album a metà tra il cantautorato e l'elettronica che ha portato in tour per più di un anno in molte città italiane, dalla Val di Susa alla Puglia, aprendo i concerti de Lo Stato Sociale per il Radical Sheep Music Festival 2017 e nell'anno seguente a Galeffi, ma anche rassegne teatrali come nel caso di Julie’s Haircut & Persian Pelica.

Lo scorso 21 febbraio è uscito il suo secondo album, dal titolo “Trasparenti”, 10 tracce ben legate dal filo tematico della trasparenza, così come il titolo suggerisce, sia riguardo i rapporti umani sia nei riguardi della musica: la difficile onestà nel raccontarsi con una canzone. Valentina attraverso il suo ultimo disco ci porta a scoprire i rapporti umani da un punto di vista più intimo e delicato, attraverso riflessioni relative al relazionarsi agli altri, soprattutto nell'amore, e alla difficoltà di lasciarsi guardare dentro. Abbiamo avuto il piacere di farceli raccontare direttamente da lei. Buona lettura!

Ciao Valentina! Iniziamo con una curiosità: se dovessi descrivere la tua musica con un solo aggettivo, quale sarebbe?

Spontanea, credo.

Il tuo ultimo album “Trasparenti”, uscito lo scorso febbraio, racchiude già nel titolo il suo significato più profondo: raccontarsi senza superficialità, limpidamente. Da dove nasce la necessità di raccontarti in modo così limpido? E’ questa la “musica vera” secondo te?

Non direi c’è solo un tipo di “musica vera”, per me in quel momento era la cosa di cui avevo bisogno forse e che mi è venuta più naturale.

Rispetto al tuo primo disco, “Trasparenti” risulta molto più personale e meno ermetico. Qual è stato il cambiamento che ha portato a questa scelta?

Come dicevo prima, non è stata una scelta, probabilmente mi sono solo trovata ad attraversare un momento difficile e quindi la musica è stata una modalità di esprimermi ed esternare. Non credo sia un cambiamento definitivo, solo in questo momento è stato così.

"Io credo che stanotte dormirai di un sogno arrotolato e stanco, il cuscino sarà la tua casa”. In questo periodo sognare è un grande gesto di coraggio, e sicuramente un atto d’amore verso noi stessi. Qual è l’importanza dei sogni secondo te? Ci racconti un tuo sogno? (Valgono tutti, sia quelli ad occhi chiusi che aperti).

Sicuramente sognare è importante, soprattutto ad occhi aperti, bisogna lasciarsi uno spazio aperto per sperare che le cose possano andare meglio e di solito lì in quel sogno troviamo le energie per portare avanti i progetti dai più astrusi a quelli più realizzabili. Penso sia importantissimo darsi fiducia.

Sogno spesso ad occhi aperti, quelli ad occhi chiusi sono molto realistici in realtà, magari c’è solo un elemento strano e surreale ma il resto è tutto molto verosimile, infatti mi spaventano a volte. Non riesco a ricordare i sogni recentemente, però come sogno ad occhi aperti scelgo proprio la musica.

“L’amore comodo che ci vedi attraverso, io non lo trovo mai”, quando un amore diventa comodo per te?

Quando non ti fai troppe domande, quando lo vivi come una cosa naturale, come fosse una parte di te, non qualcosa di esterno.


In “Sembra un fiore” canti “è strano come la normalità mi metta a disagio”, ma esiste davvero la normalità secondo te o è tutta una grande scusa che ci costruiamo per sentirci appagati?

Forse non esiste. Diciamo sono delle abitudini che in fondo seguiamo per evitare di prendere davvero delle decisioni personali che potrebbero essere troppo distanti da quelle che sembra siano le più comuni. Probabilmente è anche sbagliato starci a pensare troppo, è un discorso molto intricato che può anche condizionarci in senso contrario, cioè finire per limitarsi per evitare di fare cose troppo “normali”. Però devo dire mi affascina molto questo discorso.

Quali sono le tue principali influenze musicali? Ci consigli un album da recuperare in questi giorni?

Ascolto molta musica differente, dai Daughter (di cui vi consiglio Not to disappear) ai Big Thief (UFOF), mi piace molto Tyler the Creator, gli Alt J (an awesome wave, bellissimo), NoName, I Blur, cose più cantautoriali come Dalla o Samuele Bersani, o anche più recenti come Gazzelle. Ascolto davvero molta musica differente.

Salutiamoci con una domanda un po’ particolare. Leggendo di te, si scopre che sei un’appassionata d’arte. Se dovessi scegliere, a quale opera lasceresti descrivere la tua musica?

Un quadro di Kandinskij forse, “diversi cerchi”.


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