La provincia sfreccia sotto ai miei occhi da un finestrino a caso della Circumvesuviana. Il tragitto dalla periferia sud-est della città è mediamente lungo verso Napoli Centrale ma il lasso di tempo che mi separa dalla destinazione scorre veloce tra pensieri che si compongono e si dileguano nelle mie cuffie. Sto ascoltando le canzoni di Ugo Crepa, rapper e cantautore napoletano, che lo scorso 26 Maggio, ha pubblicato il nuovo EP “La vita è quella cosa che succede mentre:”, un progetto che giunge dopo numerosi singoli e raccoglie cinque brani che definiscono un punto importante e significativo per la sua crescita artistica.
Ugo Crepa, arriva dalla provincia di Napoli, che è anche la mia, e per questo nella narrativa introspettiva dei suoi versi, che a volte si mescola al soul, ci trovo un senso di appartenenza che riconosco nei luoghi e nei concetti della sua musica. Tra i cinque brani dell’ep, prodotti da Squarta, Foolviho, Alessandro Rase, IL Grosso e Gabbo ne compare uno che prende proprio il titolo di “Circumvesuviana” in cui Ugo paragona ad essa il vissuto di una forte esperienza in un featuring con Gemello.
"Circumvesuviana è un ricordo d’infanzia, una descrizione di quanto sia stato frenetico il processo di cambiamento e di quanto poco ci siamo domandati se ciò che stava accadendo fosse la cosa giusta per noi"
L’EP, anticipato dal singolo “Empoli - Samp”, include un’altra importante collaborazione, quella con Dutch Nazari in “È stato bello”. Ma è la title-track quella che chiarisce il significato di questo lavoro. È una frazione temporale, quella del “mentre”, che pone l’attenzione sul processo di cambiamento che ci coinvolge durante tutti i momenti della nostra vita e su come questo sia ancora più importante del risultato finale.
"Siamo esseri in evoluzione costante e l'evoluzione è più importante del fine o del traguardo che ognuno di noi si prefissa"
L’EP si chiude con “Dedico un ciao” in cui Ugo rivolge ringraziamenti speciali a persone importanti della sua vita con una grande sincerità che lo contraddistingue. Ugo Crepa possiede la semplicità e la verità, due importanti caratteristiche che traspaiono dalla sua musica e fanno di lui un artista apprezzato non solo da chi lo ascolta ma anche dai colleghi più affermati. La prospettiva di Ugo Crepa, che si fonda sulla ricercatezza di ciò che è semplice, è sicuramente qualcosa di cui la musica avrà sempre bisogno.
Arrivo a destinazione ma nel "mentre" nelle note del mio telefono ho una serie di domande per Ugo Crepa. Gliele invio e scendo dalla Circumvesuviana.
Ciao Ugo e benvenuto ad Indievision. Ho, innanzitutto, un’urgente curiosità circa la parola CREPA che accosti al tuo vero nome, cosa rappresenta e per quale motivo hai scelto di utilizzarla per la tua identità artistica?
Ciao ragazzi! Il nome Ugo Crepa non ha una derivazione specifica, è rimasto il nome “da battaglia” di un ragazzino che voleva rappare, ricordo fosse legato all'ambito dei graffiti, della street art, e mi venne affibbiato da un mio amico che condivideva con me questa passione. Poi è rimasto quello perché ho sempre pensato suonasse bene.
Tu arrivi dall’ Hip Hop e sei principalmente un rapper ma le tue canzoni spesso si mescolano a ritmi soul, ed anche ad altri generi musicali, che danno fluidità alla tua musica. Il tuo rap, fatto in questo modo tergiversale, arriva bene anche a chi non è abituato ai rapper, io ne sono un esempio. Credo che la tua sia una formula vincente. Come sei arrivato a questo?
Non so se la mia sia una formula 'vincente', sono contento tu lo creda, ma questo succede semplicemente quando non ti limiti al rap, che di per sé non è a mio avviso un genere 'limitante', anzi forse uno dei più aperti in assoluto per quanto riguarda le contaminazioni. Io ho cominciato a fare questa cosa delle rime perché volevo esprimermi e lo trovavo il modo più semplice, ma il mio background e la mia curiosità mi hanno portato ad espormi anche in altri modi, fino ad arrivare a questo EP, che li racchiude un po' tutti.
Hai pubblicato il tuo primo singolo “Rido” nel 2018 e da quel momento hanno fatto seguito altri numerosi singoli tra cui, per citarne qualcuno, “Ritrovare me”, “Marigliano”, “Scomparirò”, “Chillin”, “Postumi”. Nei versi di questi pezzi, ed in generale in tutte le altre tue canzoni, si riscontrano confessioni, punti di vista, interrogativi ed affermazioni, prese di coscienza, descrizioni minuziose di istanti di vita. Come riesci a far coesistere tutto questo nella tua musica?
In realtà non me lo domando, ovvero: comunico quello che vedo, sento, penso cercando di mantenere una coerenza stilistica e di idee, ma il contenuto si manifesta in maniera spontanea e si 'mette in ordine' da solo, spontaneamente, nella maggior parte dei casi.
Non mancano canzoni con riferimenti alla tua città e alla tua provincia come la già citata “Marigliano” ed anche “California – Napoli”. Il legame con la tua terra o semplicemente il tuo modo di vivere determinati luoghi, quanto influisce sulla tua musica?
Amo descrivere l'immaginario che vivo, amo trovare un punto di vista nella routine di tutti i giorni. Credo che la semplicità sia un'arma e la ricercatezza una prospettiva. Il posto da cui provengo non ha molto da raccontare, essendo un paese di provincia, riuscire a dargli una poetica (se posso permettermi) mi intriga.
Il 26 Maggio, è uscito il tuo primo EP “La vita è quella cosa che succede mentre:” composto da cinque tracce che raccontando differenti momenti di vita. Di quali momenti parli?
Qualsiasi momento che riguardi il 'mentre'. Anche quello che non c'è all'interno delle tracce. Ho scritto questo progetto in periodi diversi della mia crescita quindi i testi sono frutto delle esperienze che ho vissuto e delle immagini che il tempo mi ha lasciato, poi ognuno DEVE trovarci la sua di vita, i suoi momenti, le sue immagini, spero accada.
Con la title-track, che è una frase rimasta a metà con due punti finali, lasci una libera e larga interpretazione della stessa, inducendo ad una riflessione sulla vita. Ma, in particolare, quale è il messaggio che vuoi comunicare?
Che siamo esseri in evoluzione costante e l'evoluzione è più importante del fine o del traguardo che ognuno di noi si prefissa. Mi incuriosisce ciò che è cambiamento, e mi piace provare (umilmente) a fotografare gli istanti, le tappe di questo processo.
Nell’EP spiccano i nomi di Gemello in “Circumvesuviana” e di Dutch Nazari in “ È stato bello”. Come nasce la collaborazione con loro?
Nasce da una stima artistica e una coerenza di percorso. Trovavo entrambi adatti, per motivi diversi, per la tipologia e lo stile di questo EP. Sono molto orgoglioso delle collaborazioni soprattutto perché sono state fatte nel contesto, mi hanno aiutato a chiudere il cerchio.
Mi ha colpito molto l’ultima canzone dell’EP intitolata “Dedico un ciao” nella quale esprimi dei sentiti ringraziamenti. Chi sono le persone a cui hai voluto dedicare questo ciao speciale? Principalmente a chi crede in me, a papà, che era il mio primo fan, alla mia famiglia, a quegli amici che credono dal giorno zero in quello che facciamo. La squadra, la musica è un gioco di squadra, e io mi sento fortunato ad avere persone che se domani finisse tutto sarebbero ancora nella mia vita, forse anche più di prima.
Molte delle tue canzoni sono spesso dei featuring anche con diversi altri artisti della scena indipendente napoletana. Questo modo di fare gruppo, nonostante la singolarità artistica di ciascuno, da dove parte e su cosa si fonda?
Come dicevo, la squadra, le collaborazioni, l'amicizia in questa roba sono fondamentali. Secondo me Napoli, credo di poterlo dire, da un certo punto di vista è 'solitaria', e persone come Calmo, Luca Notaro ed altri artisti sono prima amici e poi colleghi, quindi perché non collaborare quando possibile?
Tra le tue collaborazioni importanti c’è anche quella con un altro noto rapper italiano che appartiene alla tua stessa terra. Sto parlando di Clementino. Come vi siete conosciuti e come mai avete deciso lavorare insieme?
Ci siamo conosciuti perché lui è sempre stato molto attendo ai rapper della sua zona, e viviamo a pochissimi km di distanza, appunto. Clemente è stato forse uno dei primi a credere in me in questa cosa del rap, è un altro di quegli amici che mi sento di dire vada ormai al di là della musica. Ho conosciuto gente dell'ambiente e, per la mia esperienza, trovare in altri la sua stessa umiltà e lo stesso suo carisma è davvero molto difficile. Mi sento fortunato ad averlo al mio fianco, mi ha fatto calcare i primi grandi palchi quando avevo 18 anni ed ero solo un 'potenziale', non so in quanti l'avrebbero fatto.
Dopo queste importanti collaborazioni ed il tuo costante impegno nella scena musicale indipendente, cosa desideri per il futuro della tua carriera artistica?
Di riuscire con la nostra visione. Quella della persona che prevarica il personaggio. Quella della sincerità. Quella di un ragazzo che non vuole raggiungere uno status perché accecato da chissà cosa, ma solo perché crede di avere qualcosa da dire e che lì fuori qualcuno possa ascoltarlo. Il resto è superfluo. Ciao IndieVision e grazie per questa intervista!
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