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TikTok e la musica: quando un balletto diventa disco di platino

<< I tredicenni oggi sanno solo fare i balletti su Tik Tok, ai miei tempi...>> Iniziamo con una piccola premessa: se sei arrivato qui con la mentalità del "TikTok è per ragazzini", beh sei assolutamente libero di pensarlo e probabilmente potrei anche essere d'accordo per il tipo di contenuti proposti, ma abbandoniamo questa convinzione per un attimo. Proverò a farvi vedere questo fenomeno da una prospettiva più empirica e a portarvi nel magico mondo dei tiktok evidenziando il potenziale che il nuovo social dai numeri record sta avendo e può ancora avere in particolare rispetto alla musica che ascoltiamo tutti i giorni, per finire con un piccolo dubbio che mi è sorto in questi giorni.


Iniziamo con un po' di numeri, presi dai vari aggiornamenti della stessa azienda:

315 milioni: Il numero di download totali di TikTok dall'inizio della pandemia ad oggi.

2 miliardi: il numero totale di download, secondo SensorTower, nel mondo dalla nascita del social nel 2018 ad oggi. 1/4 della popolazione mondiale. Di questi il primato di download appartiene all'India (611 milioni, 30,3% del totale), seguita dalla Cina (196,6 milioni, 9,6% del totale) e dagli Stati Uniti (165 milioni, 8,2%).

800 milioni: gli utenti attivi in tutto il mondo ogni mese, il 50% di questi ha meno di 34 anni e di questi il 60% ha un'età compresa tra i 16 e i 24.

Tra i 7 e gli 8,4 miliardi di dollari: il fatturato medio stimato da Reuters dell'applicazione.


Dai dati è chiaro, TikTok non è solo un divertimento per bambini, ma un fenomeno che sta significativamente prendendo il suo posto nel mercato mondiale e che sta rivoluzionando i social network che conoscevamo. Ma cos'è un TikTok? Per chi come me non l'ha mai utilizzata in prima persona è facile capire subito di cosa si tratta.

«TikTok è il posto dove risiedono i video brevi. La nostra missione è catturare e diffondere nel mondo creatività, conoscenza e momenti importanti nella vita». Così come si legge nella descrizione, un video di un cagnolino che annusa uno scoiattolo, un balletto, un tramonto, una canzone, una scenetta comica, qualsiasi contenuto va bene l'importante è che sia tra i 15 e i 30 secondi.

Ovviamente per farsi notare e accrescere la propria popolarità (e magari anche guadagnarci) è gara al contenuto più alternativo e divertente. Ultimamente sono diventati sempre più virali i contenuti artistici: cantanti che postano le proprie canzoni in acustico o in modalità karaoke ma anche challenge e balletti di facile realizzazione che diventano un trend topic nel giro di qualche ora.

Come riportato da BuzzFeed, il rapper Lil Nas X attribuisce il successo della sua "Old Town Road" proprio a TikTok. La canzone è infatti arrivata nella Top 100 di Billboard in pochissimo tempo, subito dopo la sua pubblicazione sul social. Pensiamo anche all'Italia e al fenomeno del momento Anna con la sua "Bando", sbarcata in primis su TikTok. Non solo le nuove leve ma anche chi un po' di successo lo aveva già sta sperimentando il fenomeno TikTok, magari attraverso qualche challenge come Sfera Ebbasta e la sua #pablochallenge o come Elettra Lamborghini e #HolakittyChallenge . Molto popolari anche i video sulle basi degli Psicologi, come "Autostima" o "Diploma". Motivetto o ritornello accattivante, un balletto o qualche mossa facilmente riproducibile, un semplice hashtag e il gioco è fatto. Una volta ottenuti una certa dose di visualizzazioni e di condivisioni spesso sono le stesse etichette discografiche a contattare i vari cantanti o band, fiutandone il guadagno. Certo, vista la concorrenza non è poi così banale riuscirci, ma perchè non provarci?


Potrebbe sorgere qui una domanda di stampo morale: fino a che punto è giusto che sia la musica ad adattarsi alle mode? Non una domanda così sensata se pensiamo a quante volte e per quanti motivi diversi sia già successo. Un esempio ci viene dal mondo della radio: "Devi passare in radio, due strofe corte, tre ritornelli, meno parole, meno idee, meno tutto. Guarda: se non dici niente non sbagli" direbbero i ragazzi de Lo Stato Sociale a riguardo. Pensiamo ad esempio alle famose canzoni estive, le cosiddette "hit da radio", che vengono passate in radio mille volte al giorno. Canzoni che per diventare dei veri tormentoni si basano su uno schema musicale molto semplice riproponendo spesso gli stessi temi, puntando tutto su ritornelli, canzoni poco impegnate, non schierate politicamente, ballabili, canticchiabili, che dicono tutto e niente. E sia chiaro, è anche giusto così. Non è detto, a mio parere, che la musica debba essere tutta uguale, impegnata o con un fine nobile. Ben venga anche la Riccione di turno da cantare sbronzi in spiaggia, senza dubbio. Però ecco, dovendo dare una definizione di artista con la A maiuscola non nominerei mai l'hit-maker di turno. Anche quando è nata Spotify o quando è esploso il fenomeno Instagram i dubbi erano sempre gli stessi: fino a che punto abbassare la qualità affinchè sia musica condivisibile e accessibile a tutti? Come posso fare per pubblicizzarla di più? Il classico dubbio ripetitivo e a tratti inutile tra musica, musica commerciale e tutto il resto. Se un social può dare visibilità ad un nuovo cantante perchè non provarci? Saranno poi il tempo, le persone e il messaggio che lascia a definirlo un artista oppure no. Sto per scrivere la frase più banale che potrei ma forse è proprio questa la differenza tra uno che sa cantare e un artista: la musica, non il mezzo che usa per condividerla.


La musica è forse tra le poche cose democratiche rimaste al mondo, saremo sempre noi a scegliere cosa ascoltare, a cosa dare o non dare priorità, come fare musica e perché farlo, quindi forse non sarà un balletto in più a fare la differenza per chi sa ascoltare.

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