top of page

The Francis: Come crescere attraverso scontri costruttivi per spiccare il volo - Intervista

Una band che cerca e trova la "Presabene" non solo come uno dei singoli di "Una strana condizione", loro ultimo EP, ma anche come stile di vita. La band, nata quasi per caso in una sala prove di Milano, dopo la pubblicazione di "Un sacco di Francis" nel 2021, è tornata nel 2024 con il singolo "Androgino", che rappresenta per loro "un quadro universale dell'amore come unione di anime destinate a incontrarsi, superando le divisioni e le identità imposte".


"Perchè io in te ci vedo tutto quello che mi manca Siamo come mare e Terra Siamo Androgino in origine"

Si tratta di un gruppo composto da 5 anime con caratteri ed anime diverse, come è giusto che sia. Ma, a fronte di una missione comune, come la musica, diventa più semplice trovare un punto di contatto, per tracciare un percorso coerente con il proprio stile. Mixando molte sfumature del rock più classico e quello più funk e frizzante, il gruppo milanese è fuori dal 18 maggio con "Una strana condizione", progetto che accompagna l'ascoltatore attraverso un rollercoaster di emozioni, come in "Pianeta blu", un invito a cercare la propria libertà ed indipendenza in questo pianeta che sembra poter dar il senso dell'assenza di catene. E se anche voi volete partire insieme ai The Francis, non vi resta che leggere l'intervista!



Ciao e benvenuti su IndieVision! Lo scorso 18 maggio è uscito il vostro secondo Ep “Una strana condizione”. Partiamo proprio dal titolo, a quale condizione vi riferite e perché è strana?


Ciao a tutti! La strana condizione è quella che ricerchiamo per lasciarci andare. Le maschere e contraddizioni della società in cui siamo immersi, non permettono di sentirci liberi. Serve qualcosa di strano per fuori uscirne e riscoprire noi stessi.


Dal vostro primo EP "Un sacco di Francis" a "Una strana condizione", come si è evoluto il vostro stile musicale? Quali sono stati i momenti chiave di questa evoluzione?


La differenza principale tra i due EP è che abbiamo deciso di autoprodurci. Per il primo ci siamo affidati a uno studio esterno, il che ha comportato confrontarci con le influenze dei produttori nella costruzione dei brani. Non siamo contrari a questa dinamica, anzi, la riteniamo fondamentale per un processo creativo. Tuttavia, abbiamo capito che prima di collaborare con professionisti esterni, era essenziale definire la nostra identità sonora. In questo modo, possiamo garantire che il progetto finale mantenga un'identità coerente con chi siamo.

 

Siete una band con cinque personalità diverse e probabilmente conciliare idee, scelte e gusti di ognuno non dev’essere sempre facile. Come riuscite a mantenere un'energia sempre nuova e autentica nel vostro lavoro di gruppo?


E’ la costante ricerca di sintesi tra le varie influenze che diventa il motore principale della nostra musica. Differenze che nel tempo mutano, con alcuni si avvicinano e con altri meno, ed è proprio questa costante tensione che permette di creare sonorità nuove e rappresentative del progetto.


Molti dei vostri brani sembrano invitarci a vivere il momento presente. Come fate voi stessi a mantenervi ancorati al presente nella vostra vita quotidiana?


Lo facciamo grazie alla musica. Dalle sale prova alle sere in studio ed infine ai live, Tutto questo ci permette di vivere il momento e capire cosa voglia dire “stare” nel presente.


Andiamo un po’ a scoprire i brani presenti nell’ep. La canzone "Flusso" tratta del ciclo eterno dei ricordi e del vivere nel presente. Come vi confrontate personalmente con questo dualismo nella vostra vita?


“Flusso” è un viaggio attraverso i ricordi, le esperienze di vita che plasmano chi siamo. L'invito finale del brano è di abbandonare questo ciclo continuo e vivere appieno il momento presente.

Penso che la domanda precedente sia proprio la risposta al dualismo di Flusso, vivere il presente grazie a ciò che amiamo.


"Androgino" si ispira al mito platonico dell'androgino. Come avete tradotto questo concetto filosofico in musica?


Il brano dipinge un quadro universale dell'amore come unione di anime destinate a incontrarsi, superando le divisioni e le identità imposte. La musica che abbiamo scritto evoca sensazioni di incompletezza e speranza, trasmettendo un senso di calma e calore, mentre l'amore diventa la chiave per comprendere l'armonia del mondo circostante.


La scelta di includere testi in dialetto in "Mille Città" è intrigante. Qual è il significato di questa scelta per voi? Come pensate che l'uso del dialetto arricchisca il messaggio della canzone?


“Mille città” è l'ultima tappa dell'EP e del nostro viaggio emotivo. Questa traccia, cantata in parte in dialetto, narra dell'incontro tra anime innamorate. È come fermarsi nel tempo, abbandonare tutto per immergersi in un momento dove gli sguardi parlano un linguaggio eterno, che supera il trambusto di mille città.

 

Per salutarci giochiamo un po’ con la fantasia: se poteste trasmettere una delle vostre canzoni a una civiltà aliena per presentare i The Francis, quale scegliereste e perché?


Presa bene è un brano molto rappresentativo dell’EP e del nostro progetto. Le venature funk rappresentano proprio quella sintesi ricercata durante tutta la scrittura di questi nuovi lavori. Li vedo molto bene i due alieni dei Simpson che se la ballano sotto le batterie di presa bene!



Comments


bottom of page