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"Siamo tutti dei guaglioni dal momento in cui facciamo i conti con le nostre emozioni e con le nostre lotte interiori" - Intervista a Vale Lp

“Guagliona” è il primo album di inediti della giovane cantautrice napoletana Vale Lp. Il titolo sovversivo rappresenta un vero e proprio status, in cui l’artista vuole far si che tutti si sentano dei guaglioni nel momento esatto in cui le emozioni e le lotte interiori entrano a far parte della propria vita quotidiana. Non è un disco autoreferenziale, ma un disco nato con la volontà di essere degli altri e per gli altri.


In questi tredici brani si affrontano le tematiche e gli interrogativi di una giovane ragazza di 24 anni come l’amore, l’amicizia, la famiglia e la voglia di farcela e di essere notata nel difficile mondo della discografia. La sua voce roca e piena di verità e i suoi testi diretti e colmi di personalità ci trascinano nel piccolo ma ricco mondo di Vale Lp.



Ciao Valentina! E' uscito da qualche settimana il tuo primo album “GUAGLIONA”. Perché hai scelto questo titolo?

L’intento era quello di trovare una parola forte che potesse essere rappresentativa di uno status, ma anche sovversiva. Guaglione rappresenta a Napoli il ragazzo di strada che spesso viene utilizzato nell’accezione maschile, il fatto di dargli questo primo sintomi sovversivo di cambiamento nasce dal fatto che “Guagliona” è un disco che mi piace reputare molto inclusivo e che si è dato l’obiettivo di ascendere nell’emozioni e nei sentimenti, portandoli ad un aspetto più universale ed inclusivo, a prescindere dall’età anagrafica. Guagliona non tende a rappresentare solo i ragazzi, ma di dire a tutti che siamo dei guaglioni dal momento in cui facciamo i conti con le nostre emozioni, con le nostre lotte interiori. Come dicevo prima, il guaglione e la guagliona sono quelli che stanno per strada, in giro e che vivono quasi in funzione della loro strada e del loro micro ambiente e questo è infatti un disco che parla molto degli altri, molto con gli altri, molto per gli altri. E’ un disco che non parla direttamente di me, ma con questa narrativa un po’ al limite, sognante, fatta di immagini, riesce a portare la lettura delle emozioni a più persone, senza essere targhettizzata.  Infatti da qui è nata l’idea della copertina dove si vede la mia faccia però non identificata, con questo sguardo nel vuoto, con il viso pitturato di bianco per rappresentare questo atteggiamento inclusivo, nel senso che dentro di noi esistono tante contraddizioni, tante eterogeneità di cui non dobbiamo avere paura, in un mondo che ci vede tutti settorialmente tutti divisi, tenta invece di mettere le buone e le cattive cose sotto la stessa luce

 

Nelle tue canzoni ho notato che il dialetto napoletano viene utilizzato maggiormente quando parli di qualcosa strettamente personale. Il dialetto in qualche modo ti aiuta ad esprimere parti di te con maggior naturalezza?

Assolutamente si, è stato un mio obiettivo in questi anni in cui mi sono concentrata a comprendere quale fosse un mio linguaggio, dopo questi primi anni all’interno della discografia, fatte di esperienze varie. La mia volontà era quello di arrivare alle persone in modo diretto, poi ci sono delle tematiche più personali dove io riesco a comunicare di più in questo modo perché effettivamente il napoletano è la lingue che utilizzo tutti i giorni, con la quale parlo ai miei amici, alla mia famiglia o con me stessa. Ho avuto il coraggio per la prima volta, nonostante io scriva da sempre in napoletano, ma non ho mai rilasciato canzoni in napoletano, di farlo all’interno di questo disco e infatti sono super soddisfatta. Sono nata e cresciuta a Napoli, poi mi sono trasferita nel casertano, quindi ho sempre visto Napoli con tanta ammirazione, come se non la potessi mai afferrare veramente, quindi per me era difficile riuscirmi a farmi scoprire in questa veste, perché ci tengo tanto, tutta la musica che ascolto e che mi rappresenta è così, quindi era un livello che dovevo raggiungere dopo essere stata sicura di essere abbastanza matura. Oggi mi ci sento e l’ho fatto, sono contentissima di aver sperimentato quest’altro modo di raccontarmi.

 

In “Fiore per te”: canti “esistesse un tempo perfetto, dove tutti sono a loro agio, io non sarei mai in quel posto”. Quale sarebbe per te “Il tuo tempo perfetto”?

Questa è una bella domanda, il mio tempo perfetto è quando mi sento compresa, che come dico nel disco, avviene poche volte, non mici sento tanto ecco. Direi che mi sento a mio agio quando sono con le persone che mi amano, in questa  considerazione c’entrano molto gli altri. Mi sento a mio agio con le persone che amo, quando faccio musica, quando riesco a raggiungere quel livello di intimità che affronto con quel brano e con gli altri e quindi forse proprio quando parlo delle mie fragilità, mi sento nel mio tempo perfetto, quando mi metto a nudo.


Molto interessante è il brano “AMMA FA O POP” è un brano in cui ti levi qualche sassolino dalla scarpa. Una frase che mi ha colpito “Nuje nu simme tutte burattini”. Nel mondo della musica ti sei mai sentita un burattino?

Ho sentito dei fili che si muovevano sulla mia testa, appena li ho sentiti, l’ho strappati, ricordandomi sempre che la motivazione per la quale ho iniziato a fare musica era per divertirmi e per godere della vita.  E’ un brano un po’ manifesto impegnato su ciò che succede oggi per quanto mi riguarda, nel modo di funzionare all’interno dell’industria. E’ un po' come il gatto e la volpe al paese dei balocchi, come Totò e Peppino che sbarcano a Milano con tanti  timori e pochi strumenti, ma una voglia matta di creare casino e divertirsi che ti fa camminare e ti fa fare fare fare. E’ assolutamente un brano divertente ma è soprattutto un brano impegnato dove piuttosto che togliermi i sassolini e lanciarli, ci gioco come un mangiafuoco nel paese dei balocchi.


C’è stato un’esperienza in particolare che ti ha segnato e per cui sei rimasta male?

Il disco nasce in maniera volenterosa dopo l’esperienza di X Factor, quando Valentina è passata ad essere una ragazzina che per un anno ha scritto le canzoni con la sua amichetta nella stanzetta, e dopo c’è stato il periodo di Covid e di conseguenza l’impossibilità di suonare in giro e non avendo avuto esperienze, sono stata catapultata in un ambiente che è molto competitivo con molte difficoltà per cui non ero ancora pronta. La forza motrice è stata quella di non rimanerci male, dopo le esperienze che ho fatto, ho capito che non esistono passi giusti o passi sbagliati, esiste solo andare avanti e non tradirsi mai. Anche la recente esclusione da Sanremo per me è stato l’ennesimo sintomo del fatto che a me interessa solo cantare, non mi interessa vincere un premio, passare, non passare, mi interessa fa la musica. Dove mi fanno suonare, io lì suono.


Quindi non senti la competizione?

No, la sento molto di più come stessa, ed è una competizione che allo stesso modo mi fa paura e con la quale sto lavorando. Però non la sento molto con gli altri perché vivo la musica come una questione personale e del tutto spoglia da queste cose delle vittorie. Lo dico anche in “Fiori per te”: I premi sono un inganno. Per me i premi rappresentano un po’ la fine e io vorrei che tutto ciò non finisse mai. Non è una gara, siamo qui a maneggiare una delle arti più nobili che esistano e possiamo solo fare bene, piuttosto che pensare a chi è più famoso dell’altro, non sono cose che mi tormentano


In “Amici Nemici” parli delle persone che ti circondano e ritrovi nella famiglia e nei veri amici un punto di riferimento. Quanto gli amici e la famiglia hanno influito nel tuo percorso artistico?

Tutto, io non esisto senza il mio micro ambiente e la mia piccola società che vivo quotidianamente. Il fatto di metterlo per esposto in un brano che ha come titolo queste due accezioni agli antipodi “amici e nemici” è ancora un motivo per sottolineare e accettare le varie differenze e anche la varie incoerenze che ci sono nei nostri rapporti. Però per quante riguarda l’importanza che hanno queste persone all’interno della mia vita è il massimo, è totalizzante. Io vivo in funzione degli altri, ma non a un livello passivo di dipendenza, vivo molto la collettività, è proprio la matrice della mia vita personale, non amo molto l’individualismo. Per questo è un disco che racconta di più persone, fatto da tantissimi musicisti, tantissime persone. E’ un’accezione collettiva che sposo anche nella mia vita privata.

 

“Stronza” è il brano che ti ha dato accesso alla finale di Sanremo Giovani. Perché hai deciso di portare questo brano?

Perché era un brano che mi raccontava in una maniera semplice che in realtà è il fattore su cui ho lavorato di più, perché spesso l’emozioni spesso sono talmente tanto forti che cerco sempre di complicarle e dirsi le cose come stanno è la cosa più difficile da fare. Invece è stato un brano che è nato in una maniera diversa dal mio solito, veramente volevo dire “io freestylo” vado molto a braccio, ma invece quello è stato un banco che nasce dall’esigenza  di sottolineare ancora una volta questo contrasto all’interno della mia personalità. Magari io posso risultare una persona molto forte, determinata e lo sono, ma dentro di me ci sono anche molte fragilità e parlare di quelle fragilità in un brano con il titolo “Stronza” era un modo inclusivo di dire: Sono la stronza ma sono anche una persona fragile. Era un bel esperimento, ma difficile da portare a Sanremo un brano che si chiama “Stronza”, però è stato sicuramente bello ed è stato recepito in una maniera che non mi aspettavo.


In “Marooo Feelings” canti “Tutti qui abbiamo paura”. Quali sono la tue paure più grandi?

La paura più grande di Vale Lp è quella di non essere vista, amata, ed è un po’ quello che si riflette anche nella narrazione del brano che vede come protagonisti l’ansia da prestazione,le paranoie che hanno a che fare con il mondo emergente, gli artisti.  Mi è piaciuto immaginarmi come se tutti noi che proviamo ogni giorno a entrare a muso duro in un ambiente che basta a se stesso con delle novità, ognuno a proprio modo fossimo tutti su questa barca aspettando di sentirci a casa, aspettando un momento dove tutto sembra avere un senso e quindi l’attenzione è sul proseguo della frase “Tutti qui abbiamo paura, cerchiamo soluzione e chi nessuna, ma avere paura di una paura, quella è una vera sciagura”. Il fatto di non partire nemmeno per questo lungo viaggio, forse è la pura più grande che avrei potuto avere e che sto sconfiggendo facendo, vivendo e stando su questa barca che è la vita.


Cosa ti aspetti che la gente capisca di te attraverso questo album?

Forse l’unica cosa che mi aspetto è che magari possano comprendere oggi chi è Vale Lp a livello musicale, piuttosto che comprendere chi è Valentina. Mi piace immaginare un mondo in cui la gente mi identifichi per la musica che faccio e non per chi sono, spero che la gente possa semplicemente sentire  il disco e dire sta roba mi piace oppure sta roba non mi piace. Voglio che le persone possano sviluppare un pensiero critico nei miei riguardi, effettivamente sono una neonata in questo mondo discografico e ho solo da dimostrare a me stessa quanto posso valere.

 


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