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"Scrivere una canzone ti costringe a guardarti dentro": intervista a Caterina Cropelli

Il 25 novembre è uscito "In queste stanze piene", il secondo album in studio della cantautrice trentina Caterina. Dopo l'esperienza ad X Factor e con un album già edito, l'artista torna con 12 canzoni di cui quattro che hanno anticipato l'uscita del disco e tutte sono un viaggio tra leggerezza, empatia, sensibilità e consapevolezza, un turbinio di emozioni che confermano l’impronta delle sue canzoni.

Caterina, come i suoi brani, è un insieme di forza e delicatezza che traspare tanto nelle sue canzoni quanto nei suoi live. Dopo aver assistito alla data milanese la scorsa estate, l'abbiamo intervistata per farci raccontare qualcosa di più della sua ultima fatica discografica, ne è uscita tutta la personalità de "In queste stanze piene" e della sua autrice.

Ciao Caterina e benvenuta su IndieVision! Il tuo nuovo album si chiama “In queste stanze piene” e dici essere il viaggio in una casa disordinata in cui hai aperto le finestre e tolto la polvere. Dove e come hai trovato il coraggio di tirare su le maniche e iniziare questo viaggio? Da dove nasce questo nuovo disco?

Ciao ragazzi! Non so se ho mai trovato il coraggio di fare questo viaggio, forse semplicemente l’ho dovuto percorrere volente o nolente. Attraversare queste canzoni, queste stanze, mi ha aiutata a fare ordine. Se mi chiedi da dove nasce questo nuovo lavoro mi viene da sorridere perchè la prima canzone che ho scritto per questo disco si chiama “Non so dove abito” e credo che già il titolo renda bene l’idea del mio sentirmi persa. È una sensazione che mi capita spesso ma che precede comunque una reazione, un causa-effetto che è stato forse lo scrivere questo disco.


E come è stato, una volta finito, riguardare queste stanze e vederle con una nuova luce?

Non mi sono resa conto di averlo finito fino a che non mi si è palesato tutto sotto al naso, ad un certo punto c’erano tutte queste canzoni, la parola “casa” tornava sempre. È buffo ma un sacco di volte il nostro inconscio ci parla e noi non ce ne accorgiamo. Cosi ha deciso di farlo tramite le mie canzoni sbattendomi in faccia questo mio disperato bisogno di un posto nel mondo. “In queste stanze piene” mi sembrava il titolo giusto.


“Sempre più piccola” è il brano a mio avviso più commovente e intimo dell’album. Racconti con estrema delicatezza dei tuoi DCA portando in musica un tema molto significativo e allo stesso tempo poco affrontato. Per la tua esperienza personale, quanto ti è stato d’aiuto mettere in musica la tua storia? Perché pensi sia importante parlarne?

“Sempre più piccola” è la prima canzone che ho scritto in vita mia, quando pensavo di non essere in grado di scriverla una canzone. Così sono partita da un fatto mio personale e anche se il testo magari è un po’ più acerbo, in questa canzone per me ci sono sensazioni che oggi farei fatica a descrivere perchè in quel momento della mia vita erano ancora molto forti, avevo ancora degli strascichi, un piede fuori e uno dentro. Sicuramente metterle in una canzone mi ha aiutata molto a metabolizzare, scrivere ti costringe a guardarti dentro. Penso che questo fosse il disco giusto per contenere quest’esperienza della mia vita così significativa. La mia speranza è quella che possa essere d’aiuto alle persone che soffrono di DCA, a chi sta accanto a loro, a chi ne è uscito… insomma, tenerla in stanza sotto chiave non sarebbe servito a nulla perchè è parlare delle cose che può fare la differenza.

E queste stanze sono piene si, ma anche aperte.


Gio Evan ha scritto per te “Groenlandia”, canzone che hai sentito subito tua, come ti fosse stata cucita addosso: come è stato vedersi con gli occhi di qualcun altro?

Tornando al discorso dell’inconscio non avevo ben capito come mai questa canzone mi fosse stata da subito così comoda addosso, semplicemente è stata naturale, forse perchè queste parole gentili di Gio, oltre che un bellissimo regalo inaspettato, sono state anche una carezza per me poterle cantare. Poi guarda caso anche in questo brano c’è la parola casa, e allora vedi che forse il caso non esiste.


“Casa mia” l’ha scritta Anansi e parla delle fondamenta di casa, delle radici, delle persone che sono ricordi e rifugio. Nella tua vita chi è che “diffonde luce sulla tua via”?

Qui c’è già nel titolo quindi non c’è bisogno che ve lo ripeta! :) Questo brano è dedicato ad un nonno, e io ci ho visto dentro le mie radici, quei legami che sono così forti che superano qualsiasi barriera anche quella dell’aldilà che poi magari è un continuo aldiquà. Credo che ognuno di noi abbia qualcuno che da qualche parte ci protegge e indica la strada. Anche questa canzone è stata un regalo prezioso.


C’è una canzone che ti sei divertita a scrivere, che una volta registrata hai detto “non vedo l’ora di suonarla live”?

Di base quando scrivo cerco di creare canzoni che mi divertano, linee vocali, passaggi di accordi, quindi finisce che mi piace suonarle quasi tutte :) Sicuramente “Causa Affetto” mi carica molto, ma anche "Palio di Siena".



Sempre parlando di tour, sappiamo che la scorsa primavera hai portato la tua musica sul palco con i The Bastard Sons Of Dioniso: la vicinanza con i “tre trentini” è stata d’aiuto per la realizzazione dell’album? Cosa bolle in pentola per i prossimi live?

Per i Bastard ho una stima enorme, sono stati un esempio per me quando ero una teenager e volevo fare ed essere come loro, la loro genuinità mi fa sentire a casa. In questi anni è capitato spesso di fare questi live in combo. Io suono prima e loro dopo, ma durante il mio live mi accompagnano suonando le mie canzoni portando un po’ di birra, di rock’n Roll, in questi brani pop. La birra anche non in senso metaforico :) Credo che queste occasioni mi abbiano influenzata e in questo nuovo lavoro ci sono brani come “Non è vero” che comunque definirei, molto umilmente, tendente al Rock.

Il calendario delle date riparte da Trento, la città dove vivo, il 15 dicembre. 16 dicembre Fermo, 17 Roma, 29 Pistoia, 21 gennaio Livigno e 27/01 Milano ma comunque il calendario è sempre in aggiornamento sui miei social :)


C’è una frase in particolare, tra tutte le canzoni dell’album a cui lasceresti il compito di concentrare il cuore della tua musica? Le parole a cui tieni di più.

Credo che ne “La vita davanti” ci siano tanti pezzi del mio cuore. Forse “ci vuole il doppio d’amore”… "per chiudere una storia” dico anche, ma in questo caso mi fermerei a quella frase li per concentrare il cuore di questa mia musica.


Per concludere, visto che ci avviciniamo alla fine dell’anno e al periodo natalizio, qual è la canzone che leghi di più al Natale?

Big fan del Natale dal 1996, mi viene da dire di getto “Santa Claus is Coming to town” versione rigorosamente dei Jackson 5, “Have yourself a merry little Christmas”, e “Santa Baby” prima canzone di Natale che ho fatto live (non contando quelle delle recite natalizie dell’asilo).


Grazie mille!

Grazie mille a voi! :)

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