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L'energico indie pop dei Serendipity culmina in "Musica POV", EP di esordio - Intervista

Il 9 giugno scorso è stato rilasciato "MUSICA POV" (Warner Music Italy/Icona), primo EP della band bergamasca Serendipity, in attivo dal 2021 e formata da Alessandro Scandella, Andrea Angioletti e Lorenzo Giannelli.


Contraddistinti da un indie pop fresco ed energico, ci narrano con spensierata malinconia vicende di vita vissuta personale ma che riguardano un po' tutti noi, tra brani più estivi, altri quasi punkeggianti, altri cantabili e riascoltabili a rotazione, soli o in compagnia.


Brano dopo brano, abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchiere con loro e scoprirne di più.



È dal 2021 che ormai siete regolarmente attivi con la pubblicazione di vari singoli. Cosa vi ha spinto questa volta a pubblicare le tracce in un unico EP?


Ciao a tutti voi e ai lettori di IndieVision e grazie del tempo che ci dedicate! “Musica POV” nasce sostanzialmente dall’esigenza di racchiudere il nostro primo percorso musicale in una raccolta un po’ più ampia. In questo anno abbiamo prodotto tanti singoli, dei quali alcuni sono usciti e altri ancora no. Quelli che per noi erano i migliori e che potevano avere un filo connettore li abbiamo voluti raggruppare tutti insieme nel primo EP.


“Musica POV” si apre con “2 come noi”, un brano fresco, che fa pensare all’estate, le serate fuori, le storie che nascono e naufragano in questo frangente. Questa energica spensieratezza è un mood ricorrente nel corso dell’EP. Com’è nato?


Sembrerà paradossale ma nonostante il pezzo sia molto estivo e spensierato è nato in una giornata un po’ “nera” per noi. Stavamo lavorando ad un altro pezzo ma con scarsi risultati e un pelo di frustrazione. Quindi abbiamo deciso di chiudere tutto e buttarci su qualcosa di nuovo e in mezz’ora è nata “2 come noi”, diciamo un classico caso di “Serendipity” (ride, ndr). Abbiamo poi scelto insieme al team di metterlo come prima canzone del disco perché ci siamo molto legati, sia per la sua “nascita” che per il fatto che è il primo pezzo con produzione 100% nostra. 


“Questo è il diario di un sopravvissuto che non sa mai come chiedere aiuto” è una frase che mi ha colpito molto in “Sparami nel petto”; secondo voi, perché così tanto spesso ci ritroviamo in balia di eventi che ci mettono in difficoltà senza neanche riuscire a parlarne? In periodi del genere, quanto è importante per voi la comunicazione nella band?


Questa è una domanda veramente bella quanto difficile. Sicuramente la comunicazione è uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda un sano rapporto in una band come d’altronde nella vita. Molto spesso si ha in generale troppa paura di chiedere aiuto nei momenti difficili e di comunicare a qualcuno il nostro bisogno, per paura di non essere capiti o di non essere ascoltati.


“Come l’America” è un brano molto dolce, una dedica perfetta all’amore dei piccoli gesti quotidiani. Nella seconda strofa viene fatto un quadro ad hoc della vita da fuorisede: l’uscire senza sapere cosa fare, il buttarsi (male) nelle cose in attesa di qualcosa che neanche si riesce a delineare, la musica per scacciare l’ansia. Avete mai avuto esperienze di vita fuori la vostra città, Bergamo? Quanto è importante per voi uscire dalla propria dimensione di origine?


Tra noi tre quello che può trovarsi molto in questa domanda è Alessandro che ha passato diversi anni a Barcellona dove lavorava in un negozio in zona Paseo de Gracia. Quello è stato un periodo formante su tutti gli aspetti, scoprire di potersela cavare da soli e mettersi costantemente alla prova in tante situazioni diverse di vita probabilmente lo si può fare al 100% solo evadendo dalla propria dimensione di comfort per scoprire tutto il mondo che c’è là fuori. Quindi per rispondere alla domanda, è talmente importante da essere un’esperienza quasi fondamentale da fare durante la vita.


“Come l’America” è anche l’unico brano con delle schitarrate pop-punk che segnano il carattere più grintoso del brano rispetto agli altri. Ci sono artisti particolari che influenzano il vostro stile musicale?


Esatto, volevamo contrapporre un testo molto dolce a una base frizzante e super energica come solo le chitarre pop-punk possono fare! Per questo brano in particolare (parlando solo di sonorità e non di scrittura) sicuramente l’ispirazione più grande è stata Machine Gun Kelly, mentre parlando più in generale traiamo ispirazione è da gruppi come gli One Republic, Twenty One Pilots, Coldplay e nell’ultimo anno ci siamo innamorati tutti e tre follemente di Tai Verdes.


Una cosa che mi ha colpito dei brani è l’utilizzo di un linguaggio semplice ed estremamente attuale, con termini di uso comune sui social (cringe, mainstream, snitch) altrimenti rari da trovare nelle canzoni . Da dove nasce questa scelta?


Crediamo che nasca molto semplicemente dal periodo storico in cui viviamo, sono termini che sentiamo quasi 24 ore su 24 e che sono entrati a far parte del linguaggio comune. Spesso a noi piace utilizzarli, anche se alcuni magari appartengono ad altri contesti, come per esempio il temine “snitch” che è super usato nel rap. Questo è probabilmente dato anche dal fatto che ci sono tantissime influenze musicali diverse in quello che poi personalmente ognuno di noi ascolta, e poi tutto insieme cerchiamo di inserirli nei nostri testi nel mondo più semplice e attuale possibile.


“Belle Epoque” è un manifesto dei nostri anni e della nostra generazione, tra vacanze precarie e il sapersi accontentare anche delle cose più semplici pur di stare bene e divertirsi. Per un musicista credo che uno dei momenti più alti da vivere sia quello dei live. Ne avete in programma a breve? Quanto è importante per voi il contatto con il pubblico?


I live e il contatto con il pubblico per noi è il 99% del progetto, cantare le canzoni che che scrivi in studio davanti al pubblico è il momento in cui veniamo ripagati di tutte le “fatiche” fatte e soprattutto dove riusciamo a dare il meglio di noi per fargli arrivare tutta la nostra energia! È pura magia. In programma al momento abbiamo i live del 1 Luglio al Noise Wave di Travo (PC), l’ 8 luglio al Fool Festival di Morrovalle (MC)  e il 25 luglio alla Maledetta Primavera Indie di Vibo Marina in Calabria, poi piano piano annunceremo i prossimi via social.


L’EP si chiude con “Una canzone che parla di noi”, torna il mood più chill ed estivo che permette all’ascoltatore, attraverso i vostri brani, di “evadere” dalla propria monotonia. Permettere a chi vi ascolta di staccare e ritrovarsi nei testi, è tra i vostri obiettivi? Parafrasando Caparezza, per voi è più importante essere capiti o essere voi stessi, aldilà degli altri?


Assolutamente si, quando riesci a regalare ai tuoi ascoltatori un momento in cui possono staccare la testa, viaggiare e magari anche riconoscersi nei testi per noi è già vittoria, sicuramente uno degli obbiettivi che abbiamo più a cuore. Credo che per noi siano importanti entrambe le cose, nei testi noi siamo veri e ci mettiamo spesso a “nudo” raccontando storie reali, nostre. Quando succede di essere capiti perché qualcuno si ritrova nelle tue parole e pensa “anche a io sono così” è di nuovo una piccola grande conquista.



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