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Mike Lennon è finalmente "Libero di fare quello che gli va" - Intervista

Mike Lennon, all'anagrafe Duc Loc Michael Vuong, è un rapper fuori dagli schemi, che negli ultimi due anni si è fatto conoscere con un progetto veramente originale per la scena musicale italiana. Ha infatti costruito un personaggio tutto giocato sugli stereotipi orientali, tra i quali c'era anche il parlare (e ovviamente cantare) sostituendo la lettera "R" con la "L": da qui è nato un nuovo genere musicale all'insegna dell'ironia, ma capace anche di far riflettere sulle problematiche relative all'inclusione sociale.

Ora, però, Mike ha deciso di iniziare a scrivere un nuovo capitolo del suo percorso artistico: ce lo ha raccontato in questa chiacchierata.

Ciao Mike, benvenuto su Indievision! Questa è una delle tue prime interviste in cui pronunci la lettera “R”, come ti senti ora che la maschera è caduta?  Ciao! Mi sento esattamente come prima, ma ammetto che un po' fa strano anche a me pronunciare la R normalmente dopo due anni in incognito.


Iniziamo dalla domanda “base”: come mai hai scelto questo nome? Sono cresciuto ascoltando i Beatles, volevo un nome in cui ci fosse Mike ma non volevo tenere il mio cognome: ho pensato a Mike Lennon, mi è piaciuto subito e l’ho tenuto.

Artisti come Liberato o Myss Keta hanno fatto della loro identità segreta l’elemento più intrigante del loro personaggio: perché tu invece hai deciso di spezzare la finzione? Perché Mike Lennon non è un personaggio, è una persona con molteplici personalità. E voi ne avete vista solo una :)

Beat dai suoni asiatici, rap in italiano con un forte accento “cinese”, stereotipi legati all’Oriente: questi elementi caratterizzano i tuoi ultimi pezzi, per la maggior parte contenuti nell’EP “ASIAN”. In molti hanno definito la tua musica come “asian rap”. Tu invece come lo definiresti? Non amo definire le cose e dover sempre dare a loro una connotazione, vorrei solo che chi mi ascolta possa dire "Ah ok quello è Mike Lennon", ovvero ha un suono e uno stile suo, unico e originale, che poi può piacere o no. L’unicità e l’originalità sono le uniche cose che contano per me.

Quali sono gli artisti che ti hanno fatto crescere? Quali invece ammiri del panorama odierno? Kanye West, Tyler The Creator, Pharrell sono stati tra quelli che più mi hanno ispirato. Oggi mi piacciono molto Post Malone, Dominik Fike, Rosalia e tanti altri. Oggi ci sono così tanti artisti che è difficile ricordarsene uno, si ricordano più i singoli. Nel tuo mixtape uscito nel 2018, “LennonHaze”, rappi in inglese senza l’ironia che contraddistingue i tuoi pezzi in italiano: programmi di tornare a farlo, prossimamente? Ho dei pezzi in inglese inediti, ma li ho parcheggiati nell’hard disk. Aspetterò il momento giusto. Prima voglio lasciare un’impronta indelebile in Italia e poi in futuro si vedrà, è un sogno a cui non ho mai rinunciato.

In "From mono to stereo," il documentario appena uscito in cui sveli i retroscena del tuo progetto, hai detto che in futuro potrai decidere quando fare il cazzone e quando fare il serio: possiamo quindi aspettarci nuove canzoni dal tuo alter-ego “cinese”? Non penso, quella frase voleva dire che la parte scherzosa e divertente fa parte di me, ridere, scherzare e prendersi in giro è una cosa che facciamo sempre io e i miei amici (con imitazioni varie ecc.), quindi in me e nel mio modo di fare e di raccontarmi ci sarà sempre una vena ironica. In fondo non bisogna mai prendersi troppo sul serio.


Sempre nel tuo documentario, sembra quasi che la strada del successo sia assurdamente facile, tanto che condensi le idee e la crescita avvenuta in due anni in 3 semplici step: credi davvero che sia così, o ci vuole “quel qualcosa” in più? Era ovviamente ironico, se uno guarda il documentario vede che per 2 anni ho fatto i peggio lavori e ho fatto mille rinunce. Il mio non è un manuale su come diventare conosciuti, è solo il racconto della mia storia dal mio punto di vista.

Pensi che la tua modalità ironica di fare musica potrebbe aiutare aspiranti artisti e musicisti a mettersi in gioco nonostante gli stereotipi associati alla loro nazionalità?  Non lo so, ma auguro a chiunque voglia inseguire l’arte e la musica di trovare la propria strada, il proprio linguaggio e il proprio immaginario. L’originalità e l’onestà con se stessi vengono sempre riconosciute. Hai annunciato il tuo prossimo album, “R”: ce lo racconti in poche parole?  Non voglio raccontare niente finché non uscirà e perché non mi piace troppo raccontare quello che faccio: vorrei che si spiegasse già da solo e non vorrei nemmeno rovinare la sorpresa. Di certo posso dire che è il mio progetto più ambizioso e a cui ho lavorato di più!


Il 17 luglio Mike ha rilasciato il suo primo singolo con la "R", "Libero", che potete ascoltare qui sotto.


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