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"MADDAI" stravolge tutti i piani- Intervista Caponetti


Maddai: Si tratta di un modulo che nell’italiano contemporaneo si dimostra altamente produttivo sia per il numero delle espressioni risultanti che per la loro frequenza. Produttività e regolarità strutturale e semantica hanno motivato la definizione di ‘diade pragmatica’ per le costruzioni ma + imperativo; essa è definita come l’associazione di due elementi autonomi con significato diverso, che, combinati insieme, danno origine ad uno schema più astratto con un nuovo significato non direttamente riconducibile a quello dei suoi costituenti, ma costruito su di essi.

Questa è la definizione che Treccani da a questa particolare parola.

Se vi state chiedendo il motivo di questa mia citazione è perché voglio presentarvi un Ep che non può non essere ascoltato: "MADDAI" di Caponetti per Carosello Records.

Per chi non lo conoscesse Claudio Caponetti nasce nel 1989 ad Ascoli Piceno. Le sue canzoni sono frutto di un vissuto ricco di scelte, viaggi, paradossi e contaminazioni che rendono questo Ep tipicamente pop, riconoscibile e per niente banale.

In occasione della sua uscita, ho avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui!



Chi è Caponetti?

E' un insieme di cose, sono due cose in contrapposizione l'una dall'altra e ho provato a metterle dentro al disco.

Il gioco, la congiunzione tra tutte le canzoni è un po' questa dicotomia tra il leggero e il riflessivo, tra quello che può sembrare superficiale e quello che invece è interiore. Sono appassionato di cultura pop in particolare, però che non si lega per forza a un registro. Non è che uno deve leggere solo Proust o Sartre, ma magari anche divertirsi con gli oroscopi di Paolo Fox.

Io amo gli squali come Sharknedo e Shark quint, dal trash agli aspetti un po' più eruditi. Mi genera una forma di equilibrio, perché se fossi tutto sbilanciato da una parte, sarei una persona sbilanciata. Questo non vuol dire che io sia una persona equilibrata, forse un po' si. Mi piacciono queste due cose e penso di rappresentarle sia personalmente che attraverso la musica.


Cosa ti ha portato a fare musica?

E' una storia che sembra romanzata ma è vera. Io ero appassionato di calcio, come si evince in alcune canzoni e volevo fare il calciatore. A 10 anni ho fatto un incidente un po' brutto, mi hanno preso mentre ero in bicicletta e sono volato di testa. Sono stato in coma farmacologico per tre giorni. Mi sono svegliato ma le cose non erano più come prima, per più di un anno non ho potuto fare attività fisica, da lì è nato tutto. Avendo un fratello più grande di me ascoltavo tanta musica che la gente della mia età non sentiva: R.E.M, Red Hot Chili Peppers, tutta quella musica di fine anni 90.

In ospedale mia madre accese la televisione e vidi un concerto dei Red Hot Chili Peppers che promuovevano Californication, era il 99 e mi innamorai subito.

Da lì ho iniziato a suonare tanto, avevo tanto tempo, dovevo stare per forza a casa e praticamente a 13-14 anni ero già bravo con la chitarra. Poi lentamente sono andato avanti come chitarrista. Sono arrivato a Milano che già scrivevo canzoni dal 2008-2010, cose un po' così. Ho finito gli studi, in economia tra l'altro non si sa perché . Nel 2013 ho fatto un concerto con Mecna al MIAMI, ho fatto un po' di cose e poi ho iniziato a sviluppare le mie canzoni, le mie idee con un po' di fatica all'inizio, ma adesso con grande fluidità. Ci è voluto molto tempo.


In questi ultimi anni hai viaggiato per l'Europa. Quali esperienze sono state fondamentali per la tua crescita personale e musicale?

Ho fatto tanti viaggi, ma per brevi periodi. Il più importante è quando ho vissuto per più di un anno in Portogallo.

Venendo dalla provincia, dalle Marche, una realtà piccola, paesi piccoli, c'è stato un salto. In Portogallo c'è un cultura completamente diversa ed è pieno di brasiliani che vengono a studiare lì. Ho imparato tante cose, ho iniziato ad ascoltare il cantautorato brasiliano e portoghese. Ho iniziato a suonare e ad ascoltare il Fado che è un genere proprio loro, con una chitarra del tutto loro e le scale utilizzate per questo genere, le ho riportate nella mia musica. Poi c'era un brasiliano che mi ha insegnato a suonare la chitarra slide, che ho inserito in "Ascoli Fc" e "Solo".

Prima di questo progetto, c'è stato un ep scritto in inglese che ho eliminato subito perché non mi piaceva. Erano tentativi di scrittura, erano registrati male, suonavo tutto io, alcuni pezzi erano fuori tempo, ma con il tempo diventando un po' più nerd e avendo una struttura, mi sento rappresentato per questo tipo di cose. Ma anche lì è stato bello scontrarsi con la musica inglese e scozzese e piano piano ho conosciuto persone che mi hanno insegnato delle cose specifiche.

Ma alla fine il lavoro lo fai interiormente e non esteriormente.


Sei laureato in economia e lavoravi per un'azienda. Cosa ti ha portato a lasciare tutto per dedicarti completamente alla musica?

Sebbene fosse anche un bel lavoro, e ho conosciuto persone a cui voglio tutt'ora bene. Partiamo dal presupposto che non sono riuscito a laurearmi, mi sono laureato sei mesi dopo perché non sono riuscito a consegnare la tesi online, pensavo di averlo fatto, mi ha chiamato la segreteria dicendomi che non era mai stata approdata. Questo per farti capire quanto sono mezza sega a livello tecnologico. Sono andato a lavorare in un' azienda informatica, ho provato a fare il commerciale per pochi mesi, però stavo lì e magari scrivevo i testi fingendo di andare in sala riunioni. La sera suonavo a casa. Nel weekend affittavo una sala prove, vicino a casa mia, in Via Padova e alla fine ho decise di mollare. Ero Clark Kent in Superman, non ci stavo più dentro, mi sarebbe servito uno psicanalista.


Ora parliamo del tuo ep "MADDAI" uscito il 25 settembre per Carosello Records. Com'è nato questo progetto?

Di base avevo vinto un concorso che si chiama "Genova per voi" nel 2017 e ho vinto un contratto con l' Universal come autore. Però come autore ho avuto dei scarsissimi risultati perché non sono mai riuscito a scrivere canzoni per altri perché l'imprinting delle mie canzoni è molto personale, molto basato sul vissuto. Non so scrivere su cose che non vivo, non sarei credibile, però è importante l'integrità a livello artistico. Non avendo avuto un vero riscontro, il mio stesso editore, mi ha portato in Carosello. Da qui ho avuto le strutture per sviluppare un po' le mie idee e l'idea fondamentale era quella che ti dicevo prima, rappresentarmi con un primo ep di cinque canzoni che amo e che mi rappresentino nei loro paradossi: magari una musica un po' più felice, con un testo più triste o viceversa, dei momenti un po' più alti e altri un po' più da tv generalista. Questa era la mia idea, perché mi riassume molto e siamo tutti belli contenti per il risultato.


Il primo singolo uscito è "Google maps". Una canzone dove un senso di disorientamento regna sovrano. Come si fa ad uscire in una situazione di confusione per poi trovare la giusta via?

Nella vita ho imparato non tanto a scegliere come si fa o cosa fare, ma più che altro ragiono ad eliminare, ragiono sulle cose che non mi piacciono e che non voglio fare. Di fronte a una situazione del genere bisogna reagire da motivatore o mental coach, cioè dire ce la faccio nonostante tutto e tutti, combattere.

Anche se non mi piace il verbo combattere o lottare, come quando ti dicono "Devi lottare per amore" che cazzo devi lottare?

Io sono per l'accettazione. Nel momento in cui tu ammetti un fallimento, prendi consapevolezza del tuo stato che magari è completamente allo sbando o disorientato, magari è il momento giusto in cui l'idee poi vengono. Quindi l'accettazione di quel momento è la svolta per me. E' la mia formula. La reputo l'unica via per una situazione del genere.


Il secondo brano è "Ascoli Fc". In questo brano parli della tua solitudine ma soprattutto di fede. Una fede che può essere religiosa, calcistica e alcolica. Che ruolo ha la fede nella tua vita?

Penso che la fede cieca sia molto stupida, in generale. Però un credere in qualcosa che è molto più legato al sentire che alla fede, di per se fede fa parte di fiducia. Se c'è fiducia, va bene. Se c'è un sentire che qualcosa possa succedere, nel senso più di speranza, è una cosa fondamentale che ci permette di andare avanti. Però alla fine penso, come dico nel testo, anche un tipo di fede da terrapiattista, quindi proprio cieca, completamente fuori da ogni tipo di logica, comunque ci da uno scopo di vita. Comunque la fede è quel tipo di roba lì che ci aiuta ad andare avanti. Poi può essere declinata male o può essere un propulsore per me. C'è stata tanta più che fede, tanta devozione per quello che ho fatto in questi anni. Stringendo i denti per far venire fuori un disco come lo volevo io, con le strutture, anche grazie alla Carosello, con le persone che mi hanno aiutato. Come sai bene è un lavoro a molte più mani di quanto si veda da fuori. Quindi la fede è importantissima, non cieca, però è importante.


Il terzo brano è "MADDAI" brano che da il titolo all'ep. Che significato dai al "maddai"?

Maddai doveva essere sentita come se fosse il pane, una cosa che sta sulla bocca di tutti, in tutti i sensi. Io la dico spesso, poi cambiando intonazione, cambia sempre. Mi piaceva che arrivasse un album che venisse fuori con un:

"Maddai hai fatto questa cosa qua!".

Il senso è quello di sorpresa, spero positiva in generale perché se stiamo qua sperando di sorprendere negativamente gli ascoltatori, magari è meglio che cambiamo mestiere. E' anche un senso di leggerezza, perché la canzone come la parola, come l'album è colloquiale, detto a un amico, non confidenziale però assolutamente informale come vuole essere il disco.


"E' una vita che aspetto un futuro diverso". Questa è una piccola parte del brano "Batman Autogrill".

Cosa ti aspetti dal futuro?

Mi aspetto un po’ più di tranquillità perché sono stato sempre in una situazione di non sapere come sarebbe andata alla fine del mese. Già un futuro diverso c'è perché già una discografica, rispetto a qualche anno fa, già qualcosa è cresciuto. Però mi aspetto un futuro un po' più spensierato con tanta musica, con tante canzoni. Il mio più grande augurio è quello di poter fare tanta musica da qui a un po' di anni.


L'ultimo brano si intitola "Solo". Come affronti la solitudine?

Io non ci sto malissimo nella solitudine, a me piace. Alla fine casa mia è come un lunapark per me, perché ci sono tante chitarre, un pianoforte, tanti strumenti, tanti giocattoli alla fine. L'affronto cercando di guardarla, a volte anche stando fermo immobile e senza farmi prendere dal panico. E' la forma di crescita più grande che ho, non so se la più grande però una delle risorse. La devi trasformare come tutte le cose.

Riuscire a trasformare le situazioni o l'emozioni, soprattutto quelle negative e di sofferenza, è quasi una formula da alchimista. Ci trovo tanta poesia dentro questo, sia la solitudine che la trasformazione di essa.





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