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Il dualismo musicale di Bais si completa con "DISCO DUE" - Intervista


Venerdì 24 marzo è uscito "DISCO DUE", il secondo progetto del cantautore e musicista Bais, secondo cognome di Luca Zambelli, giovane millennial classe ’93. L’album contiene 8 brani, realizzati con la collaborazione di diversi producer e autori che valorizzano la versatilità dell’artista. Il disco è la seconda parte del suo progetto musicale, iniziato nel 2021 con la pubblicazione di "Diviso due", manifesto di un dualismo artistico tra la sua anima più pop e quella più alternativa. I testi delle canzoni ci ricordano i viaggi, il mare, le onde, rappresentati perfettamente dall'artwork della copertina che accompagna il mood malinconico e romantico dei pezzi.

Nell’estate del 2022 Bais ha portato la sua musica in giro per l’Italia, aprendo anche concerti importanti come quello di Brunori SAS ed Elisa.

"DISCO DUE" verrà presentato live per la prima volta al Circolo Magnolia di Milano il 21 aprile e il 29 aprile nella sua città natale Bassano del Grappa.



Il titolo dell’album rappresenta la seconda parte del tuo primo progetto "Diviso due"? Ti senti cresciuto ora rispetto al tuo debutto?

Sì, esatto, si tratta della seconda parte del mio progetto e sicuramente ho sentito un follow up in questo periodo ma comunque la mia scrittura è in costante sviluppo nel tempo, infatti mi piace continuare a sperimentare.


"Condivido con te" fa sicuramente pensare alla bellezza di condividere le piccole cose felici con chi amiamo: in questo caso stai parlando indirettamente del tuo nuovo progetto condiviso con il pubblico o di un discorso più ampio?

In realtà potrebbero essere entrambe le cose, mi piace dare più di un significato alle canzoni che scrivo, sia per quanto riguarda il titolo che per il messaggio del testo. "Condivido con te" mi sembrava un giusto inizio per il secondo capitolo di questo progetto che comprende i due album.


Com’è nata la collaborazione con Galeffi e come mai avete scelto proprio Venezia come protagonista del brano?

Io e Galeffi ci siamo conosciuti al MiAmi dello scorso anno e ci siamo trovati in studio due giorni dopo per scrivere una canzone insieme ma senza avere nessun tipo di idea iniziale, nemmeno di chi l’avrebbe cantata.

In realtà non abbiamo scelto apposta Venezia, è solo una parola venuta fuori mentre provavamo diverse melodie, è come se fosse stata suggerita da qualcosa di superiore. Ovviamente mi ha fatto molto piacere che sia venuta fuori e mi ha fatto pure un po’ ridere che sia uscita da me che sono mezzo veneto e da lui che è di Roma.


Come ti sei trovato a collaborare con Laila Al Habash in "Faccio il morto"?

Con Laila mi ero già trovato in studio per altre cose quindi è stato molto spontaneo. Questa canzone l’ho scritta insieme a Galea, altra cantautrice molto brava e il pezzo mi ha sempre ricordato delle vibes baustelliane…con il fatto che Laila è mega fan dei Basutelle e che mi piace molto la sua voce abbiamo deciso di registrarla insieme.


"Vita stupida": due parole che abbiamo tutti pensato almeno una volta nella vita. Mi ha colpito particolarmente la frase: «Voglio una vita normale ma come vuoi fare se non sai stare senza scappare». Cosa significa per te avere "una vita normale"? Come la spiegheresti in contrapposizione con la "vita stupida" del titolo?

Penso che tutta la gente che come me lavora in ambito artistico sotto sotto abbia voglia di una vita più normale, con un lavoro normale e un po’ di sicurezza economica in più. A volte penso che sarebbe bello avere una vita più semplice, senza essere in continua ricerca di cose astratte e difficili da inquadrare…allo stesso tempo però, so che se avessi una vita normale probabilmente non ce la farei a sostenerla. "Vita stupida" mi sembrava un bel titolo provocatorio, è nato tutto dalla frase «che vita stupida spero sia l’unica» che ho scritto con Walter (I Miei Migliori Complimenti) e ho iniziato a pensare "chissà se ce n’è un’altra", è un po’ tutto un trip senza una vera presa di posizione.


Sempre di "Vita stupida" mi ha colpito anche il verso: «Non ho mai capito niente in generale, se quando esco è una festa o un funerale», questa frase mi ha decisamente ricordato la FOMO, le ansie sociali o altre condizioni che sono aumentate soprattutto con il post-pandemia. Come hai vissuto e come vivi tutt’ora la tua vita sociale? È davvero solo tutto o una festa o un funerale?

Questa canzone l’abbiamo scritta io e Walter nel periodo in cui si era appena usciti dalla pandemia, secondo lui eravamo proprio in un periodo antisociale post-pandemia e questo è stato trasmesso nella canzone. e di avere una vita sociale e impegnata, quindi questa cosa si nota molto. Mi incusiosice andare in tutti i diversi tipi di situazioni, sia cose che mi gasano che mi mettono a disagio e mi piace il contrasto che si trova in diverse situazioni. Per rispondere alla seconda domanda non lo so, è un’iperbole per dire che quando esci di casa non so cosa puoi capitarti ovvero sia cose belle che cose negative.


C’è mai stato qualcuno che ha provato a "tagliarti le ali" per quanto riguarda il tuo percorso musicale o sei sempre stato incoraggiato da chi ti sta intorno?

Devo dire che non c’è mai stata gente che abbia provato a tagliarmi le ali, o almeno non che io sappia. Forse il mio nemico principale sono proprio io, tendo io a tagliarmi le ali perché mi auto pongo dei limiti, non sono molto sicuro e mi creo da solo delle difficoltà che a volte non ci sono. Mi piacerebbe essere più sicuro alla Liam Gallagher.


"Ricochet" è il modo di chiamare il gioco di lanciare i sassi nell’acqua cercando di farli rimbalzare il più possibile. Il brano ci riporta bambini, pensi sia importante ritrovare un po’ il nostro bambino interiore e la nostra innocenza infantile per vivere la vita in maniera più spensierata? La musica ti aiuta in questo?

Sì esatto, il significato del titolo è proprio quello, è stata una mia amica a dirmi che la pratica di lanciare i sassi in acqua e farli rimbalzare si chiama così in francese. Se cerchi su Google però "Ricochet" è anche il nome di un wrestler e questo mi fa molto ridere perché è un pezzo mega soft/romantico, quindi in totale contrapposizione con quel tipo di sport.

Comunque sì, penso che sia molto importante trovare il proprio lato infantile e sicuramente cantare e suonare possono aiutare nella ricerca del proprio bambino interiore.


Come sono andati i concerti della scorsa estate e cosa ti aspetti dalle date di Milano e di Bassano del Grappa che ci saranno a breve?

La scorsa estate è andata bene, è stato bello perché ho fatto un po’ di concerti con la band e un po’ io da solo con la chitarra o con il piano. Spero che quest’estate ci sarà una mia crescita anche dal lato dei live e mi piacerebbe molto riuscire a suonare anche al Sud. Per le prossime due date chiaramente ho un po’ di paura perché non si sa mai se verrà gente e se saranno presi bene o meno. Però l’album ha avuto una discreta risposta e spero che la gente venga ai live così da chiudere per bene il cerchio questo disco.


Una domanda che mi piace sempre fare, hai qualche aneddoto particolare o divertente che riguarda le collaborazioni o la registrazione dell’album? A volte magari capitano cose inaspettate strada facendo che aggiungono dettagli interessanti al progetto.

Un mini-aneddoto è che quando stavamo registrando le voci di Laila in "Faccio il morto" lei voleva cambiare la frase «troppi ciclisti dentro la mia città» perché aveva paura di una specie di rivolta dei ciclisti e quindi voleva trovare un’alternativa. Alla fine siamo riusciti a convincerla di cantare il testo originale senza cambiamenti.

Un’altra cosa è che un personaggio che non posso nominare ci ha detto che secondo lui "Venezia" è una canzone sulla cocaina perché nel testo ci sono frasi come «tu non mi fai dormire più» o «Io sono un pezzo di te».



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