Anticipato dai singoli "Touch Me", "Demelza" e "Magic Dance", lo scorso 5 aprile è uscito "Animali", il primo album in studio dei Puà pubblicato per Dischi Sotterranei e WWNBB Collective. Questo duo composto da Simona Catalani, già nota per il suo progetto Simmcat, ed Edoardo Elia, fondatore del Pom Pom Studio a Roma, unendo sonorità retro (dai Beach Boys a Bowie) ad influenze più recenti (dai Tame Impala a Rick & Morty), ha dato vita a nove tracce delicate e sognanti che affrontano, ognuna a modo suo, la volontà di progredire e liberarsi dalle catene della vita.
In occasione di questa pubblicazione, noi di IndieVision, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con i Puà e di chiedergli com'è nato il duo, quali ascolti hanno influenzato la scrittura di "Animali" e alcune curiosità riguardanti qualche pezzo del loro stupendo disco d'esordio.
Ciao Puà, benvenuti su IndieVision! Come state? Che sensazioni state vivendo ora che è uscito il vostro primo disco?
Ciao! Grazie per l'intervista e aver ascoltato il disco. La sensazione principale è di dover lavorare il triplo rispetto a prima. È molto bello potersi dedicare alla cura e crescita di un progetto così nuovo anche per noi.
Il vostro duo è nato nel 2022, in macchina, poco prima di un concerto dei Timber Timbre. Qual è stata la scintilla che vi ha spinto a formare questo duo? Era la prima volta nelle vostre carriere che vi ritrovavate a collaborare alla realizzazione di un disco?
Ci siamo incrociati musicalmente due volte prima di Puà. Una durante le registrazioni al Pom Pom del disco d'esordio di Simmcat e poi sul ritornello di Piccola Città (Edoardo Elia). La scintilla è stato il ritornello di Touch Me. Quando abbiamo sentito le nostre voci assieme è stato subito chiaro che quello era diventato il nostro terreno comune.
"Honey make me dance I don’t wanna leave tonight Dance magic dance" (da "Magic Dance")
"Animali", il vostro disco d'esordio. Presenta un sound eterogeneo, ancorato a suoni anni '70 alla Bowie e Elo e a diversi gruppi dell'ultimo decennio come Tame Impala o Foxygen. Com'è stato lavorare immergendosi in queste atmosfere passate ma ancor'oggi potenti e coinvolgenti?
La musica ci piace (quasi) tutta, ma in quel linguaggio fine '60 inizi '70 ci troviamo molto comodi e naturali. Non c'è alcuno sforzo nel cantare queste canzoni. Il disco rappresenta senza filtro la musica che ascoltiamo. Ciò non toglie che il prossimo potrà essere completamente diverso!
Oltre a quelli citati, quali letture ed ascolti hanno influenzato "Animali"?
Il recipiente da cui provengono le canzoni è molto capiente. C'è Rick & Morty, Gurdjieff, Labyrinth, Carmilla e Dracula, This is us, Ariel Pink, Prince, Abba, Stevie Moore, I Veda e i localacci a Londra nei primi vent'anni. Più tutto il resto dell'universo emotivo e sentimentale degli ultimi 15 anni.
Il fil rouge dell'intero disco è l'invito a liberarsi dalle catene della società moderna che tende ad una omologazione senza libertà di protesta. Per il vostro lavoro, e non solo, quant'è importante la libertà?
La libertà è un tema molto complesso e composto da tante sfaccettature quante sono le comunità del mondo che la praticano o meno. Se è possibile dare una risposta secca direi che la libertà è il principio fondamentale su cui dovrebbe basarsi qualsiasi percorso umano. La libertà di cui parliamo nel disco è specifica del percorso spirituale legato alla sofferenza e alla morte. È affrontata come una ricerca continua e molto faticosa ma indispensabile per poter progredire.
I brani che hanno anticipato l'uscita del disco sono stati "Touch Me", "Demelza" e "Magic Dance", tre singoli che mostrano le diverse sfaccettature del vostro duo. Da dove nasce la scelta di questi singoli?
La scelta nasce dalla chiarezza (secondo noi) nella forma. Erano probabilmente le canzoni perfette per presentare le nostre voci e l'estetica del progetto.
La canzone che più mi ha colpito di "Animali" è "Fireman", pezzo di cui mi sono innamorato fin dal primo ascolto per le sue atmosfere indie-rock e il suo ritmo coinvolgente. Com'è nata questa canzone?
"Fireman" nasce da un esercizio, quasi un gioco, ovvero di costruire un giro armonico il più lungo possibile. Come una mini canzone che potesse nascere e risolversi in 16 battute. Così è stato e poi è bastato ripeterla 4 volte! La scossa vera arriva poi con quell'assolo magico di synth fatto una sera al volo da Giampaolo Speziale.
Ora che è uscito "Animali", e sono uscite le prime date dei vostri live, volevo chiedervi, per voi e la vostra musica quant'è importante la dimensione dal vivo?
Importantissimo. Il live è importante tanto quanto la produzione in studio. Per noi sono come le stagioni che si rincorrono e per quanto difficile possa essere creare e portare in giro un live è necessario per poter comprendere meglio i propri mezzi e soprattutto conoscere di persona chi effettivamente ascolta le canzoni, guardarsi negli occhi e vedersi attraverso queste canzoni che magicamente non sono più di nessuno ma diventano di tutti.
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