Claudia Guaglione, in arte Galea, è una delle giovani promesse della Sugar Music.
La cantautrice attraverso la sua voce profonda ci mostra i suoi ,anzi, i nostri 20 anni fatti d'amore, spontaneità , sofferenze che ci fanno sentire vivi e la pretesa di essere ciò che si vuole. Il tutto è raccolto nel suo primo Ep "Come gli americani al ballo di fine anno". Le sonorità ci riportano agli anni 90 con quella naturale tendenza di un ritorno ad un suono caratterizzato dalle chitarre e al mondo indie rock proprie delle voci femminili anglo-americane contemporanee come: Lana del Rey e Phoebe Bridgers.
Galea attraverso i suoi testi racconta une generazione intera e per scoprire qualcosa di più sul suo primo lavoro discografico, gli abbiamo fatto qualche domanda!
Ciao Galea! Il 21 gennaio è uscito il tuo Ep "Come gli americani al ballo di fine anno". Leggendo il titolo non possiamo che pensare a quei famosi balli che la Disney ci ha proposto innumerevoli volte da diventare un sogno per una generazione intera. Cosa vuoi evocare con questo titolo e cosa ne pensi di questo evento?
Sono nata nel 2000, quindi faccio parte proprio di quella “generazione Disney Channel”, perciò sicuramente nel titolo c’è la rievocazione nostalgica di qualcosa che ha a che fare con la mia infanzia. In più per me il prom americano, nella sua volgarità, rappresenta una via d’uscita dalle tendenze, dall’essere sofisticati a tutti i costi, dalle scelte troppo ponderate che spengono l’autenticità e la spontaneità e rendono sì, più adeguati, ma anche più conformi e meno fedeli alla propria identità.
La prima traccia è "Voglio solo cose belle" che vede la partecipazione di Maggio. Come è nata la vostra collaborazione?
Mi piace Maggio perché è un rapper abbastanza insolito, scrive in modo poetico, quasi delicato. Gli ho proposto di partecipare al brano e ha accettato, sono stata molto contenta!
Nel secondo brano "Ragazzo Fuori Moda" c'è una frase che mi ha colpito: "Non siamo dentro un film, siamo solo numeri in fila ad un coda". Cosa vuoi far intendere con queste parole?
Quando si vive una storia d’amore si tende un po’ a idealizzarla e a pensare che il legame con l’altra persona sia unico al mondo, soprattutto agli inizi. Quella frase serve un po’ a ridimensionare quest’aspetto. Ci sono tantissimi amori nel mondo (per fortuna), ma non per questo il fatto di essere una coppia fra tante toglie qualcosa al rapporto, anzi, la semplicità a volte è bellezza.
Riprendendo il titolo di questo brano, cosa vuol dire essere fuori moda ai giorni nostri?
Significa ignorare totalmente le mode, ma senza neanche esserne troppo consapevole. Nel brano faccio riferimento a quelle persone che sono un po’ fuori dal mondo, ed è una cosa che mi affascina molto perché invece io stessa a volte sento di essere troppo influenzata da ciò che c’è intorno a me.
In "Soffrire bene" canti: "Voglio farmi a pezzi il cuore, senza lasciare prove, soffrire bene". Che ruolo dai alla sofferenza e pensi che un tipo di "sofferenza benevola" possa essere determinante nella vita?
Sono una persona estremamente connessa alle mie emozioni. Le sento intensamente e le analizzo costantemente. È una cosa che mi porta a essere molto suscettibile, ma allo stesso tempo anche a conoscermi benissimo. La sofferenza è un’emozione come le altre, c’è chi la nasconde a se stess* e chi invece la accoglie dentro di sé. Non so cosa sia meglio o peggio in termini di benessere, ma so che per scrivere canzoni mi è utile riconoscerla e comprenderla.
In "Femminuccia" parli degli stereotipi di genere. Da sempre le donne sono classificate secondo modelli standardizzati da cui è difficile allontanarsi. Secondo te cosa bisognerebbe fare per far si che non ci siano più queste classificazioni e automaticamente sentirsi più liberi?
Penso che le donne abbiano fatto la loro parte e continueranno a farla. Tocca anche agli uomini, che sono dalla parte del vantaggio, sfruttare le occasioni per dare spazio e voce a chi non ha gli stessi privilegi.
L'ultima traccia del tuo Ep è "I nostri 20" brano che hai portato per le selezioni di Sanremo Giovani nel 2020. Perché hai scelto di portare questo brano?
Ci sembrava la canzone più adatta. Forse perché è un pezzo che ha un quid di “universale”. In più mi piaceva l’idea di portare un pezzo generazionale.
Come descriveresti i tuoi 20 anni?
Molto strani, considerando che a inizio 2020 eravamo in piena pandemia, poi quella stessa estate è passata come se non fosse mai successo niente, come qualsiasi altra estate, e a ottobre/novembre eravamo di nuovo in zona rossa. Direi praticamente un roller coaster.
Ci sarà un tour che ti porterà in giro per l'Italia per presentare al pubblico il tuo ultimo lavoro?
Sì! Parte il 12 marzo a Milano e poi toccherà nell’ordine Forlì, Bergamo, Bologna, Piacenza, Padova, Torino e infine Roma! Le info sono sul sito di Panico Concerti :)
Qui le date:
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