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I Cassandra e il loro secondo album in studio "Un glorioso disastro" - Intervista

Con il loro secondo album in studio, "Un glorioso disastro", rilasciato il 1 dicembre per l'etichetta Mescal, i Cassandra ci conducono in un viaggio musicale attraverso tratti di vita, fallimenti e momenti di buonumore, il tutto arricchito da ballate e feste alcoliche.

Questo secondo lavoro, anticipato dal singolo "Bonsai", si distingue per la sua sincerità e crudezza nel riflettere la visione del mondo della band, spesso caratterizzata da un'atmosfera pessimistica, ma priva di disperazione e arricchita da rimedi per gli sbattimenti quotidiani. Il movimentato quadro di dirty pop dipinto da "Un glorioso disastro" cattura tratti rilassati e infervorati, esplorando disastri quotidiani e piccole apocalissi, mentre si pone l'aulica missione di offrire un rimedio agli affanni della vita moderna. Abbiamo approfondito il loro disastro, buona lettura!



Benvenuti su IndieVision! È uscito da poco il vostro secondo disco in studio che si chiama “Un glorioso disastro”. Partiamo proprio dal nome, cos’è questo disastro ma soprattutto cosa lo rende glorioso?

Ciao a tutti! Il disastro è quello che poteva essere un secondo disco: non sai mai bene dove andare, se rimanere fedele al primo album o distaccartene. È molto difficile quindi abbiamo deciso dopo ascolti su ascolti, chiacchere e litigate di fregarsene nella maniera più genuina possibile e fare qualcosa che ci rappresentasse visceralmente. Si diceva: “anche se sarà un disastro farlo alla nostra maniera lo renderà glorioso”.


Avete raccontato di aver scritto l'album in una villa isolata, lontana dal traffico delle informazioni esterne. In che modo questa esperienza ha influenzato la creazione dell’album?

In realtà la scrittura del disco è avvenuta in tour, in giro per l’Italia, tra un autogrill e l’ altro, lungo i viaggi interminabili, in maniera molto frenetica. Poi proprio per equilibrare tutto ciò e per trovare un sound più “puro” possibile, abbiamo deciso di arrangiare e registrare il disco completamente isolati nel bosco, con internet che andava e veniva, solo noi e i nostri strumenti.


La vostra visione della vita come “sprecata sul marciapiede con una birra in mano” è un chiaro contrasto con la frenesia moderna. In che modo cercate di andare controcorrente nella vostra musica e quali sono i vostri metodi per rallentare e godervi l'essenziale?

Fare musica che risponda ad un'esigenza, ad un nostro bisogno di espressione, e non ad una posa, è già un buon inizio per godersi l’essenzialità della propria arte, bella o brutta che sia. Andare controcorrente non ci interessa neanche come preconcetto, noi cerchiamo il nostro scorrere, il nostro “flow”, e lo seguiamo ovunque ci porti… e già quello è molto complicato.


Il singolo “Bonsai” che apre il disco è un brano brillante ed energico che ben rappresenta l'idea di avere un mondo interiore troppo grande. Il testo menziona 'Il futuro bussa forte / in casa non c’è nessuno'. Qual è il vostro rapporto con l'idea del futuro e cosa spaventa di più?

Non è tanto il futuro in se che ci spaventa quanto il suo arrivare, il suo “bussare”, con annesse responsabilità da prendersi, cose non fatte, rimpianti etc etc la sensazione dell’imbuto; più avanti si va più la libertà di manovra diminuisce sempre di più. Scrivere canzoni ci serve ad affrontare tutto ciò, serve a non farci trovare in casa.


"Malincolica Movida" riflette sul rapporto con Firenze e la movida della città. In che modo il vostro ambiente influisce sulla vostra musica e come descrivereste il vostro legame con Firenze?

Il legame con Firenze è morboso, come tutti i fiorentini. Firenze è una città strana che permea nel bene e nel male le nostre vite e anche la nostra musica. Firenze è una vecchia diva del cinema che ti mostra le foto di quando era giovane. E’ una città che sta cambiando faccia, con vetrine per un turismo fast food ed un cittadino ultimamente fa fatica a riconoscersi.

“M'annoio" rimanda all’ideale di libertà. Qual è il messaggio principale di questa canzone e come concepite il concetto di libertà nella vostra vita quotidiana?

Parla di quella libertà che uno pensa di ottenere rompendo un rapporto ed invece si accorge di essere lo stesso bischero di prima. Certe volte cerchiamo la libertà nei posti sbagliati, dando spesso la colpa agli altri del nostro sentirsi “intrappolati” quando la vera libertà invece parte da sé stessi anche dalle piccole “ore d’aria” quotidiane, che fatichiamo a prenderci per pigrizia, paura o assuefazione.


Visto che siamo ad inizio gennaio per salutarci facciamo prima un salto nel passato e poi uno nel futuro. Qual è il ricordo migliore che vi portate dentro come band da questo 2023 e quale augurio vi fate per l’anno appena entrato?

L’ uscita del disco: abbiamo festeggiato con la nostra seconda famiglia, la Mescal, con cui stiamo costruendo questo percorso, giorno dopo giorno, passo dopo passo. L'augurio è che questo 2024 ci riporti sempre più spesso a casa: il palco. Ciao!

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