Se oggi questo articolo, su questa pagina, parlasse di un gruppo indie chiamato "Studiodavoli", che fa musica pop/elettronica, con un’immagine grafica in copertina che assomiglia a uno di quei filtri di Instagram e che magari suonasse canzoni con testi non in inglese come nella realtà ma in italiano, allora penso che il richiamo alla presente lettura sarebbe senza dubbio più forte.
Ma attenzione, quello che segue è molto di più di una recensione di una band indie dei primi anni duemila.
Ciò che continuerete a leggere è una lunga ed interessante intervista fatta a Gianluca De Rubertis con il quale ho ripercorso un po’ le tappe dei suoi vent'anni di carriera, dagli esordi con la musica indipendente dei summenzionati Studiodavoli al successo mediatico di "Pop Porno" con “il Genio”, fino ad arrivare al cantautorato poetico del suo presente. Ed è assolutamente interessante perché in relazione alla sua musica, abbiamo fatto un confronto con il passato e parlato anche di come l’indie dagli anni 2000 al 2020 sia totalmente cambiato e migliorato da molti punti di vista.
Gianluca De Rubertis, leccese ma stabilito a Milano da anni, nasce come artista indie ma per lui l’indie non è mai stato un genere musicale come oggi viene considerato e come solitamente si pensa che sia, il suo essere indie era legato al senso proprio della parola, ovvero “voglio, vorrei ma non posso, perché non c'ho i soldi". La sua è stata una lunga gavetta, fatta di importanti collaborazioni, produzioni e tanti aneddoti particolari legati al suo vissuto da musicista e quest’anno finalmente approda alla casa discografica Sony music grazie a Sara Potente che ha creduto nel suo nuovo progetto “La violenza della luce”, terzo disco da solista che uscirà il prossimo 23 Ottobre 2020.
Ho incontrato Gianluca al Tarumbó, un locale della provincia di Salerno, prima del suo live in cui ha presentato alcuni brani del disco in uscita, tra i quali anche il singolo "Pantelleria" già fuori dal 4 settembre. “Mi stanno contattando tutti gli abitanti di Pantelleria per ringraziarmi di questa canzone” dice Gianluca mentre controlla i messaggi sul cellulare e sorseggia al tavolo un rum. Questo nuovo disco lo ha scritto in un momento non facile della sua vita e mentre continua a raccontarsi, anche fuori intervista, ciò che più mi colpisce dei suoi racconti di vita è un'unica immagine, quella di lui seduto al pianoforte che si emoziona mentre la sua poetica dà forma a canzoni che vengo fuori violente. "È questo il modo in cui ho scritto la violenza della luce”, confessa Gianluca un attimo prima di alzarsi dal tavolino dove abbandona a metà il suo rum per recarsi alle testiere ed iniziare il live.
Ciao Gianluca e grazie per avermi dato questa possibilità di incontrarti e intervistarti per Indievision. Per cominciare, inizierei proprio dal tuo primo successo, quello che ti ha dato la possibilità di farti conoscere dal grande pubblico nazionale e quello per il quale oggi in molti ti ricordano, parlo appunto di "Pop Porno"con "il Genio" insieme ad Alessandra Contini. Il singolo divenne in breve tempo un fenomeno mediatico ed io ricordo bene quando Simona Ventura ogni domenica lo mandava in loop a “quelli che il calcio” facendolo entrare nella testa di tutti. Cosa mi racconti di quegli anni? Come nacque o da chi partì, all'epoca, l’idea di una canzone così?
“Il Genio” fu qualcosa che nacque per gioco e poi diventò una cosa seria senza che neanche fosse troppo ricercata. Io ero appena arrivato a Milano e mi ospitava Alessandra Contini, eravamo molto amici e ci mettevamo di pomeriggio a scrivere cose che esprimevano esattamente il modo in cui le scrivevamo, per noi era un divertimento.
“Pop Porno” nacque anni prima del 2008. In realtà quando iniziai con Alessandra a scrivere i pezzi del progetto “il Genio” mi ricordai che una volta io e lei al mare, anni a dietro, stavamo bevendo un aperitivo e iniziammo a dirci queste quattro cazzate: “tu sei cattivo con me perché ti svegli alle tre …. etc. etc.”Quindi “Pop Porno” nasceva proprio da un "cazzeggio" tra amici al bar che poi successivamente abbiamo completato. Però, già in quel momento, nel mio cervello, cominciai a immaginarmi la musica del brano e quindi quando me ne ricordai andai al computer, feci la base proprio come l’avevo immaginata e in mezz’ora era pronta. Completammo il testo come lo ricordavamo aggiungendo delle cose e la registrammo.
Ma immaginavate un successo del genere?
All’epoca esisteva "My Space". Noi avevamo aperto una pagina su "My Space" dove iniziammo a pubblicare i provini dei nostri brani che facevamo a casa e già gli ascolti di Pop Porno salivano tantissimo. Aveva raggiunto più di duecento mila ascolti. Da lì qualcuno fece un giro su quella piattaforma e ci contattarono.
La tua carriera musicale inizia proprio da artista indie, quando agli inizi dei primi anni duemila, precisamente era il 2001, ancora prima de “il Genio”, insieme a tua sorella Matilde De Rubertis, mettevate su la band indie/pop "Studiodavoli". A tal proposito mi piacerebbe che esprimessi una tua riflessione di confronto tra l’indie dei primi anni duemila e l’indie attuale. Cosa è cambiato secondo te in questi venti anni? E cosa pensi dell’indie attuale?
E’ cambiato totalmente tutto. Andando a memoria, quello che mi ricordo erano proprio altri tempi. Erano anni in cui si suonava tantissimo in giro e c’era fermento di tante band italiane che come gli "Studiodavoli" cantavano in inglese. C’era, secondo me, un appeal più internazionale. Probabilmente c’era meno qualità sonora, anche perché nel mondo indie non essendoci tantissimi soldi, quelli che venivano prodotti erano suoni più sporchi, più ruvidi. Oggi si è spostato tutto. Io non sono un nostalgico e non credo che oggi sia peggio o meglio di allora. Per alcuni versi penso che sia meglio per il fatto che adesso la musica indie finalmente non sia pi un genere ma è diventata pop come tutta l’altra musica. Che poi indie non è mai stato un genere, indie significa che non c’è una major che mette tanti soldi. L’indie all'epoca degli Studiodavoli era “voglio, vorrei ma non posso perché non c’ho i soldi”. Adesso l’indie si è spostato più sull'italiano che non trovo sia un male perché poi alla fine negli anni 60’ e 70’ in Italia si è puntato tanto sull'italiano e sono usciti dei capolavori come Battisti, Lucio Dalla e tanti altri.
E se invece ” il genio” fosse nato oggi , come sarebbe stato?
Se "Pop Porno" fosse nata quest’anno o l’anno scorso avremmo fatto più successo, ancora di più di allora perché nel 2008 e in quegli anni lì, era esattamente un momento in cui i dischi cominciavano a non vendersi più e le piattaforme digitali non erano ancora così diffuse, non c’era Spotify e tutto il mondo del web li utilizzava molto meno. Era un momento di passaggio, una specie di limbo coacervo. Quindi se “il Genio” fosse nato oggi avrebbe fatto sicuramente milioni di ascolti su Spotify e sarebbe stato meglio.
So che prediligi ascoltare la musica classica ma mi piacerebbe sapere se ascolti anche un musica indie e quale artista ti è capitato di ascoltare negli ultimi tempi o se c’è qualcuno in particolare che preferisci.
Si qualcosa lo ascolto, non mi fanno impazzire troppe cose. Penso che Mahmood sia uno che si merita il successo che ha e non lo dico perché lo conosco ma perché penso sia veramente bravo, conosce la musica che lo ha preceduto e non è uno che parla solo di Mercedes o cose così.
Invece riguardo alla musica d’autore italiana quale sono i tuoi riferimenti e quale canzone del cantautorato italiano hai particolarmente a cuore?
Per me, gli artisti che amo di più , restano sempre Piero Ciampi , Paolo Conte, Battiato.
C’è una canzone di Paolo Conte che sento molto vicina al mio modo di scrivere che quando l’ho ascoltata per la prima volta mi sono sentito male, perché quando una cosa sembra veramente uscire fuori da te, ti chiedi come sia possibile che qualcuno possa pensare le tue stesse identiche cose. La canzone è “Sonno Elefante” , non è molto famosa e la trovi nel disco “Elegia” .
Tornando alla tua musica, in questi lunghi anni dall'esordio con gli "Studiodavoli", al successo con “il Genio” fino ad oggi, hai collaborato con tanti nomi della musica italiana, con cui cui hai avuto modo di confrontarti, sperimentare e crescere come artista, (per citarne qualcuno ricordiamo Dente, Roberto Dell’Era, Amanda Lear, Mauro Ermanno Giovanardi, i Nobraino, Leo Pari), contestualmente hai anche realizzato progetti da solista. Ma mi piacerebbe sapere, in che modo si è evoluto il tuo percorso musicale, in particolare in riferimento alla tua scrittura, come sei arrivato ad dimensione più poetica della musica?
Ma io ho sempre scritto, da ragazzino scrivevo molto. Ero quello che in italiano all'orale prendeva cinque mentre allo scritto dieci. Questa era sempre la mia pagella. Ho sempre avuto questa penna particolarmente devota ad un aspetto lirico, aulico. Ho sempre scritto poesie che mai nessuno le ha lette, poi le ho iniziate ad associare alla musica quando ho iniziato da solo ad imparare a suonare. Piano piano questa cosa ha iniziato a prendere forma e probabilmente adesso le canzoni diventano sempre più compiute dal punto di vista della fruibilità anche per gli altri.
Magari il nuovo disco in uscita è meno parafrastico e più diretto però devo dire che per me è difficile rinunciare a un mondo linguistico che sia in qualche modo materico, palpabile, arguto. Certo posso scrivere anche “pop porno” ma comunque ci deve essere sempre qualcosa che mi attrae.
Tra le tante collaborazioni prima citate mi incuriosisce chiederti come è stato lavorare con Amanda Lear. Come mai, nel tuo precedente album da solita “L’universo elegante” hai scelto di coinvolgere un personaggio così emblematico come lei?
Non è stata una mia scelta. Io non ci credevo proprio. C’era il fonico con cui lavoravo al disco che si era messo in testa questa cosa e poi ha avuto ragione lui. Riuscì a contattarla, a lei piacque tantissimo la proposta e abbiamo duettato nel il brano "mai più". Io devo dire che ero davvero incredulo, poi l’ho conosciuta e lei è la persona più identica a come la vedi alla tv.
Dici esteticamente?
No, no intendo proprio il suo modo di essere, il modo in cui si comporta. Non è una persona falsa ma la persona più sincera e vera che vedi in televisione. Super intelligente e simpatica.
Dopo cinque anni dall'ultimo disco "L'universo elegante", questo settembre sei ritornato con il brano "Pantelleria", singolo che anticipa l’uscita del tuo nuovo album “La violenza della luce”. Cosa racchiude questo progetto e cosa intendi per “violenza della luce”, perché questo titolo?
C’è una canzone dell’album che si chiama “la violenza della luce”. Ma questo disco l’ho scritto in un momento particolare, è uscito molto rapidamente ed è stato un ottimo bagliore luminoso che mi ha attraversato un un momento in cui rischiavo di barcollare , per cui la musica è stata così tanto terapeutica che per questo mi è sembrato giusto dargli questo titolo.
Come mai questo disco esce dopo cinque anni? Sono stati anni che hai delicato completamente al progetto oppure hai fatto anche altro nel frattempo?
Dopo “L’universo elegante” del 2015 , nel 2017 ho fatto un lungo tour con Dell’Era con cui abbiamo fatto anche un Ep e poi in realtà questo disco non l’ho scritto l’altro ieri, ho iniziato a realizzarlo un paio di anni fa. E un disco che , nonostante molte case discografiche hanno rincorso perché lo volevano fare in molte delle major principali, non è stato facilissimo chiudere un contratto in breve e alla fine poi Sara Potente ha creduto nel progetto ed uscirà quindi con Sony music.
Quindi come è stato questo approdo in Sony?
Beh, per me liberatorio perché non ce la facevo più dato che avevo sto disco in mano pronto da tanto tempo. Solo "Pantelleria" è un brano che è venuto dopo.
Ecco a proposito Pantelleria, è una canzone piena di belle figure retoriche, come ho già scritto nella mia precedente recensione del brano. Molto spesso utilizzi per la narrazione delle tue canzoni anche allusioni all'eros, sempre molto raffinate e mai scontate, ma come nascono queste metafore? Ti arrivano spontaneamente oppure esistono delle fonti letterarie a cui attingi?
Queste cose nascono in modo molto naturale. Riguardo a "Pantelleria" mi immaginai semplicemente che eravamo in acqua in ammollo come dei fagioli a bagno e quando sei al mare in ammollo ti guardi intorno e cosa vedi?? C’è la scogliera che osservi dal lato della riva, il sole che spacca il cervello e che bagna tutto, quindi ho pensato che il sole potesse essere l’amante ideale della scogliera per cui se la "fotteva" invece che illuminarla soltanto.
Gianluca ultima domanda. Permettimi di dirti che ti vedrei bene tra i nomi del prossimo Festival di Sanremo. Non so che idea hai a riguardo, però mi piacerebbe sapere se il Festival sia di tuo interesse e se appunto ti piacerebbe parteciparvi.
Mah, io non penso niente di male. Mi farebbe piacere perché tanto è una vetrina. Se tu vai e sei te stesso va benissimo. In più sarebbe bellissimo perché magari c’è notorietà ma non perché mi interessi tanto la notorietà, a me interessa riuscire tranquillamente a campare senza troppi pensieri con questo mestiere. Quindi, sarei un falso ipocrita a dire che non mi piacerebbe che la mia musica fosse amata da più gente possibile perché a me piacerebbe che fosse amata e riconosciuta come mi stai dimostrando tu che appunto senti le parole e capisci il senso che c’è sotto e ti fai incuriosire, ammaliare. E questa è una cosa bella per un semplice motivo, perché quando uno finisce di scrivere qualcosa, quella cosa non è più tua ma di chi la vuole leggere o ascoltare. E se tu la comprendi e riesci a vederci delle cose che io non ho mai pensato è ancora meglio perché la supremazia della poesia rispetto alla scienza è questo, sta nel fatto che nella poesia le stesse otto parole possono avere milioni di significati mentre nella scienza il risultato è sempre lo stesso.
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