top of page

Duopop, il primo EP è "Stupidi Fiori", tra urban e pop - Intervista

Stupidi fiori” è il capitolo finale della saga dell’amore targato DUOPOP, tra notti popolate di illusioni e fotografie ironiche dell’ennesima scommessa sentimentale persa in partenza. Un duo giovane composto da Dylan Curcio e Luca Benetta: entrambi artisti milanesi classe1997, che in seguito a diversi anni di produzioni artistiche disgiunte e una prima collaborazione fortuita molto riuscita, hanno avviato un progetto di più ampio spettro.


Stupidi Fiori è composto da 5 tracce diverse tra loro ma con il minimo comune multiplo di riuscire a raccontare storie vissute ed elementi del quotidiano in forma più spensierata e leggera. Relazioni, amore, illusioni, definizione di fiducia: tanti elementi per un primo ep che unisce alla narrazione ritornelli liberatori e melodie ricercate, da cui si evince la voglia di sperimentare dei due. Gli abbiamo chiesto com'è nato il loro progetto e di parlarci di ogni canzone che compone Stupidi Fiori. Buona lettura!



Ciao Duopop e benvenuti su IndieVision! E’ appena uscito il vostro primo lavoro in studio “Stupidi Fiori”, come nasce questo progetto e quale percorso vi ha spinti a pubblicarlo?

Ciao amici di IndieVision! “Stupidi Fiori” è il nostro primo EP ed ora è di tutti, noi siamo molto gasati. È nato in maniera molto naturale, avevamo voglia e bisogno di mettere un punto e virgola dopo le parole che avevamo scritto in questi mesi. Da dicembre 2022 dono usciti 3 singoli e trovare una quadra finale ci sembrava il modo migliore di chiudere questo primo periodo di produzione, il cosiddetto “ciclo dell’amore” per aprirne un altro.


Il titolo "Stupidi fiori" sembra avere un significato molto simbolico. Potete spiegarci cosa rappresenta per voi e come è nata l'idea di utilizzarlo per il vostro lavoro?

Si, STUPIDI FIORI è un simbolo. Rappresenta un gesto a cui ci siamo affezionati nel tempo, un gesto non del tutto convenzionale, ma che esprime bene il contesto emotivo e anche un po’ l’essenza che questo EP vuole far passare. Quando porti dei fiori a qualcuno solitamente significa che gli vuoi bene, ma quando qualcuno il tuo bene non lo vuole più, non resta che sbarazzarti tanto di quei fiori quanto di quei pensieri e gettarli per terra urlando “Stupidi Fiori”, un po’ come se fosse colpa loro.


Se siete d’accordo ripercorrerei tutti e cinque i brani che compongono l’ep! L’apripista è “Almeno per un’ora”, perché avete deciso di iniziare l’ep con questo brano e cosa rappresenta per voi?

“Almeno per un’ora” è un brano importante per noi, è il terzo che abbiamo scritto insieme e tutt’oggi è rimasto abbastanza una singolarità nella nostra produzione. È un brano che parla dell’esatto momento in cui una relazione finisce e infatti è tutto costruito attorno ad un dialogo tra due cuori che si stanno allontanando. Le sonorità di questo brano sono più italiane che mai e si ritrovano per giunta dentro due citazioni importanti. La prima a “Parole parole” di Mina e la seconda, sul finale, è un campione di alcune battute di Marcello Mastroianni in “8 e mezzo” di Federico Fellini.


In “Piccola Stronza” avete descritto una notte popolata da illusioni e un inaspettato rifiuto che porta a un riff consolatorio e contagioso. Potete raccontarci di più sulle tematiche e le emozioni che avete voluto esprimere attraverso questa canzone?

“Piccola stronza” è una canzone nata in una notte un po’ magica, una notte che sembrava essere l’inizio di qualcosa di potenzialmente molto bello, e che però si è rivelato essere nulla di più che un involontario incantesimo. Non è un brano accusatorio, come può sembrare da principio. È invece un brano in cui abbiamo caricaturato dei comportamenti e delle emozioni e in cui abbiamo provato ad esorcizzare l’ennesima sfortuna d’amore.


“Resto qui” parla di una fine d’amore, e di un voler rimanere nel ricordo di dove si è stati felici. “Resto qui anche senza motivo”, non è forse il voler restare il motivo stesso? Quando arriva invece per voi il momento di muoversi?

“Resto qui” è un energico urlo di resa: una resa incondizionata a noi stessi, al nostro modo di vivere le cose belle (in questo caso l’amore) quando le cose belle non riescono ad attaccarsi o a trovare spazio nella nostra vita. E allora noi restiamo qui, anche senza motivo, e da un lato continuiamo a crederci, lasciando aperta una possibilità, dall’altro ci rassereniamo pensando che restare qui ci fa comunque sentire vivi: non sappiamo se qualcuno arriverà o no, ma noi comunque ci siamo e ci saremo, per vivere.


“Morso sul collo”: già dal titolo ho notato una contrapposizione con il bacio sul collo che a mio avviso è uno sei segni più intimi e dolci tra due amanti. Parla infatti di amore ‘violento’, di chi si ama e si fa del male per una serie di motivi, dalla mancanza di comunicazione, alla paura di affrontarsi.

“Morso sul collo” in realtà nasce da un fatto fisico e reale: un vero morso sul collo ricevuto in una notte d’estate. Effettivamente abbiamo preso quell’immagine e l’abbiamo resa rappresentativa di un pezzo di storia di questo EP. Al contrario di “Piccola stronza”, “Morso sul collo” racconta di un amore sognato per tanto tempo e consumato in pochissimo, anche un po’ per colpa propria. La prospettiva rimane quella dell’amore già svanito, ma che anche se ha lasciato il segno, sul collo come sul cuore.


In “Cuore mio” parlate, tra l’altro, anche di promesse. Qual è la promessa più grande che vi siete fatti personalmente?

Quella di esserci fedeli sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, nella buona e nella cattiva playlist.


Come definireste il vostro stile musicale? Quali sono le influenze principali che avete voluto portare in questo EP?

Ci piace dire che facciamo post-pop, anche se è una parola che ci siamo un po’ inventati noi: la nostra musica è un mix tra le sonorità e i temi del grande pop italiano con uno storytelling e un approccio urban, figlio della cultura del 2016, di cui siamo anche grandi fan.


Per concludere, ci dite un vostro sogno nel cassetto? Musicalmente o non.

Abbiamo entrambi casa con un sacco di mensole e pochissimi cassetti. Detto questo, un sogno è quello di avere un tour tutto nostro per suonare le canzoni di DUOPOP il più possibile in giro <3



Comments


bottom of page