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Il significato dietro le righe di "Tikibombom" di Levante

"Tikibombom", canzone che la cantautrice Levante ha presentato nell'edizione 2020 del festival di Sanremo, è un racconto di una persona sopra le righe, emarginato, un animale stanco e un'anima indifesa, l'ultimo della fila che si scopre pieno di luce. Tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo sentiti diversi, magari a tratti non capiti, e "Tikibombom" parla proprio di questi momenti e di quelle persone che decidono di non omologarsi.



Partiamo dal titolo della canzone: il "Tiki" (o "Tiki Tiki") è un termine utilizzato per indicare un amuleto, generalmente usato nella cultura Maori, un ciondolo decorato da indossare intorno al collo. Se per i Maori non sorgono dubbi, il "Bom Bom" va interpretato con più filosofia, grazie a google traduttore scopriamo che è una parola portoghese che indica il "bene", ma a me ricorda anche le caramelle e i cioccolatini rotondi.


La prima volta che ho ascoltato questo brano mi è subito tornata in mente la me piccola e biondina di quando avevo 7/8 anni, quando la mia maestra delle elementari, ci fece realizzare con dei cartelloni una scritta da appendere sui muri della scuola, recitante "La diversità è ricchezza". Quattro parole per una sintassi molto semplice ma con dentro un'infinità di ideali, che letti in ogni fase della mia vita hanno acquisito sempre più significato, crescendo con me. Ma cos'è davvero la diversità? Forse proprio partendo da questa domanda, Levante ci guarda negli occhi per dirci che, in fondo, la diversità non esiste, o forse è tutto.


La tematica della diversità, intesa come il tentativo - più o meno voluto - di certe persone di distinguersi dal mondo circostante, di cui non si sentono parte integrante, sono chiare già dalle prime righe, in cui il "diverso" assume le sembianze di un animale stanco, rimasto da solo in quanto si è rifiutato di seguire il branco. ("Ciao tu, animale stanco; Sei rimasto da solo, non segui il branco"), che preferisce ballare il tango, ovvero sentirsi libero, mentre il resto del mondo balla di massa in altra direzione. Non è detto, però, che non vada comunque a tempo anche lui, alla fine una canzone può essere ballata in mille modi, no?


Forse però essere diversi e seguire le proprie idee e convinzioni non è facile come ballare nudi per casa anzi, spesso chi pensa in modo diverso è costretto a fare i conti con chi, forse, non ha mai pensato ma parla comunque, e davanti a dei pareri contrastanti la sensazione di non riuscire e arrendersi può essere forte.

"Conti tutte le volte in cui ti sei arresa, Stesa al filo teso delle altre opinioni, Ti agiti nel vento di chi non ha emozioni"

Alla fine omologarsi e ragionare secondo una libertà altrui è molto più semplice che costruirsi un proprio pensiero logico, e quindi una propria libertà. Spesso si leggono frasi come "Leggere apre la mente", ma, a parte la vena boomer della frase, pensandoci il filtro giusto, o meglio gli occhiali utili per vedere questa scelta hanno due lenti ben precise: la cultura, (intesa ovviamente nelle sue mille facce diverse, non l'esclusivo studio scolastico che citavo prima), e la curiosità.


Alla scelta tra essere diversi o continuare a cadere nella trappola, Levante risponde in modo netto e coinciso: "Mai più", perchè "è meglio soli, che accompagnati da anime senza sogni". Chi avere accanto e chi considerare degno o meno di rimanerci è una scelta, una scelta consapevole che dobbiamo a noi stessi, più che agli altri. Circondarsi di "anime senza sogni" non fa altro che abbattere la nostra concezione del mondo, sognare invece, insieme o da soli, al contrario, la migliora.


La diversità, quindi, diventa una ricchezza vera, che in qualche modo ti eleva, o quantomeno ti fa cambiare prospettiva (e si sa, chi cambia prospettiva vede due volte), per questo "Siamo luci di un'altra città. Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi".


"Ciao tu, freak della classe, femminuccia vestito con quegli strass Prova a fare il maschio Ti prego insisto: fatti il segno della croce e poi rinuncia a Mefisto"

Così, se prima il diverso era un animale stanco, adesso Levante ci apre gli occhi più sul rapporto tra il "diverso" e gli altri. Sin dai giocattoli per bambini o ai vestitini, siamo abituati nella maggior parte dei casi ad un'omologazione forzata: il rosa per le femmine e blu per i maschi, piatti e principi azzurri per le bambine ed eroi e mostri da affrontare per i bambini. Beh, sarà che ho sempre odiato le Barbie e che 3/4 del mio armadio è blu, ma tutto questo mi sembra, crescendo, sempre più restrittivo. Così, come denuncia Levante in quel verso, un bambino con gli strass diventa subito il "diverso", in quanto gli uomini devono essere maschi, e le donne femminili ma senza osare troppo ("troppo colta; troppo assorta, quella gonna è corta"). La diversità di conseguenza diventa un qualcosa di negativo, un esempio da condannare, e come se non con il bigottismo della croce?


Nell'ultima parte del brano, Levante con la sua voce inebriante ed energica ci chiarisce la bellezza che risiede nella diversità attraverso una serie di paragoni, i diversi sono "luci di un'altra città", o delle "chiese aperte a tarda sera" e ancora "terre mai viste prima". A questo punto, tra scegliere di omologarsi ed essere anime in rivolta, scegliamo il coraggio di essere noi stessi. Come per Levante, siamo "Siamo terre mai viste prima" e mi piace pensare di essere un'isola, di quelle conosciute da pochi, e sapete cosa? è una gran figata.


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