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Diego Rivera, La Municipàl o Carmine Tundo: comunque lo si chiami, il talento è lo stesso

Diego Rivera è il nuovo progetto di Carmine Tundo, artista poliedrico che per esprimere la sua variegata personalità, ha creato negli anni vari progetti musicali come La Municipal, Carmine Tundo e Nu-Shu, per far si che le persone possano capirlo appieno. "Gran Riserva" è un album molto diverso dai suoi precedenti lavori, ciò che lo contraddistingue è il suo sound che riprende suoni salentini e sudamericani e riesce a trasportare l'ascoltatore in questo viaggio sensoriale che ci permette di conoscere un ulteriore punto di vista di questo grande artista.


In occasione dell'uscita dell'album "Gran Riserva", ho avuto la possibilità di fare quattro chiacchiere con Diego Rivera.


Diego Rivera è il tuo nuovo progetto musicale. Da dove è nata questa necessità di esprimerti attraverso suoni mediterranei e sudamericani? Perché hai scelto di chiamarti con questo nome?

Ogni anno e mezzo/ due, ho bisogno di ripartire da zero con un nuovo progetto. Proprio per una questione mia personale di carattere, per cercare di rimettermi in gioco e di fare cose nuove. Questo è un progetto che ho in cantiere da un sacco di anni. Ovviamente a causa della pandemia, siamo stati fermi con il tour e ho avuto il tempo finalmente di portarlo a termine.

Ho scelto il nome Diego Rivera perché è il nome di mio zio Diego al quale ero molto legato. Non c'è più, quindi ho scelto quel nome lì.


Il tuo album di debutto è intitolato "Gran riserva". Perché questo nome?

Perché me lo immaginavo come un album con il quale mi possa sentire a mio agio, anche a suonarlo tra diversi anni, 10-20 anni, magari da più adulto. Ho fatto un parallelismo con il vino che messo lì, dentro una botte, con gli anni può invecchiare bene, forse. Può anche inacidirsi. Devo dirti che è stato molto divertente farlo perché un album così pulito a livello di registrazione non l'avevo mai fatto. Anche con gli altri progetti gli album spesso sono distorti. Comunque avendolo prodotto io, essendo produttore e fonico, ho sperimentato i diversi microfoni con strumenti nuovi. E' stato veramente interessante pure dal punto di vista tecnico produrre questo album. Poi abbiamo avuto tutto quel tempo a disposizione, non potevamo fare altro.


Nel tuo album sono presenti dei featuring con altri tuoi progetti musicali: La municipal e Carmine Tundo. Per quale motivo hai deciso di creare questi legami con Diego Rivera?

E' qualcosa che ho sempre fatto nei i miei album, quello di fare dei feat con me stesso, perché comunque credo che ogni progetto rappresenti una parte diversa del mio carattere. La mia personalità è molto complicata e non è delle più semplici. E' come se i miei album fossero delle serie tv, dove poi ci sono degli spin off o dei sequel che si rincorrono nel corso degli anni tra un album e l'altro. Infatti molto spesso vado poi ad ampliare quello che ho scritto in altri brani de La Municipal. Anche con Carmine Tundo vado un pochettino a creare dei ponti tra diverse sonorità e diversi progetti che ho.


Ma la creazione di questi progetti ti aiuta a capire chi sei?

Ogni disco fa parte di un percorso umano che ti permette di capire meglio chi sono. Ogni progetto rappresenta una parte diversa. La Municipal può essere la parte più romantica; Nu–Shu, dove suono la batteria, la mia parte più animale; negli album di Carmine Tundo la parte un po' più oscura e con Diego Rivera altra, tanta roba ancora. Il percorso umano sta nel riuscire con il passare degli anni a creare un album che possa racchiudere tutti questi lati musicali.


C'è un progetto musicale che prende spesso il sopravvento sugli altri?

Sicuramente c'è quello della mia parte un po’ più oscura, che ho messo più a nudo negli album "Nocturnae Larvae" di Carmine Tundo, degli album dove racconto i miei incubi notturni. Diciamo che quella parte mia un po' più cupa e oscura emerge in tutti gli altri. Di fondo c'è quel filo rosso - nero in questo caso - che emerge in tutti gli altri album a prescindere dalle sonorità.


In gran riserva sono presenti tracce strumentali che precedono alcuni brani. Perché questa scelta?

Perché i brani strumentali sono i miei preferiti dell'album. Come dico sempre, amo lasciare spazio all'immaginazione dell'ascoltatore e molto spesso sono collegati. Introducono il brano successivo e quindi mi piace, soprattutto in questo album qua, riuscire a creare un ascolto lento e continuativo fino all'ultimo. Sono tutti collegati. Mi piacerebbe che l'ascoltatore si fermasse un'oretta per ascoltare tutto l'album perché c'è un filo, c'è un racconto in mezzo a tutte le tracce. Quelle strumentali hanno un senso o di introduzione o di chiusura del brano precedente. E' un pochettino tutto collegato.


In "Nei peggior brani della provincia" viene descritto un mondo dove qualsiasi atto e personaggio che nella società potrebbe esser considerato inadeguato o giudicato assume una valenza positiva. Sembra un mondo dove il tempo si sia fermato. Pensi che la provincia rispetto alle grandi città sappia apprezzare di più il mondo che la circonda?

Beh si. Ci sono sicuramente delle storie di provincia che magari sono molto più sincere e reali. Anche nel corso degli anni ho scoperto che ogni provincia italiana è molto simile. Magari tanta gente di Cuneo si rispecchiava nelle mie canzoni che sono della provincia leccese. Comunque credo che sia proprio quel contesto lontano dai centri delle grandi città che possa far sviluppare delle storie molto interessanti. Possono essere storie di sconfitte però sono comunque storie interessanti che mi hanno sempre intrigato. Sono sempre stato affascinato dai personaggi di paese. In ogni paese ce ne sono uno, due, tre. I pazzi del paese a me hanno fatto sempre impazzire, perché scopri che c'è tutto un altro mondo dietro. Ovviamente anche il brano è visto da un punto di vista un po' pittoresco che va a colorare la visione reale.


Ma allo stesso tempo pensi che la provincia sia indietro rispetto alle grandi città?

Io direi per fortuna. Diciamo ci sono diversi stili di vita che viaggiano paralleli che a volte si incontrano e si scontrano. E' come se il paese fosse diviso in corsie di un'autostrada, che però alla fine facciamo parte tutti della stessa storia. Sono anche scelte, magari una persona sceglie di rimanere in un contesto perché ha bisogno di una determinata cosa e sceglie di andare nella grande città perché ha un'altra maniera di vedere le cose.


L'amore in questo album ha sfumature cupe. C'è l'amore tormentato di Malvasia Nera, l'amore-odio di Santa Maria al Bagno, l'amore difficile di "Il negozio di scarpe" e l'amore tortura di "A dismisura". Per quale motivo l'amore tormentato è ricorrente nel tuo album?

E' un qualcosa di ricorrente in tutte le mie diverse produzioni, perché comunque di norma quando stai bene non hai nulla da raccontare. Di solito quando provi qualcosa di potente è un qualcosa che sta andando male. Io scrivo per esigenza quando devo vomitare fuori qualcosa e per forza di cose racconto tutto quello che mi fa sentire più vivo, che può essere anche una cosa dolorosa. Fa parte della creatività. Ed è più facile per il mio carattere che si possa sentire qualcosa di forte quando c'è una situazione negativa piuttosto che positiva. Quando sono felice sto in giro con i miei amici, sto fuori casa a bere e non scrivo.


Questa sofferenza riesci a manifestarla in maggior modo attraverso l'amore o anche raccontando altri eventi della vita quotidiana?

No, anche attraverso storie differenti. Spesso anche con La Municipal parlo di politica o comunque di critica nei confronti della nostra società. Poi cerco anche di esprimere il mio concetto dal punto di vista sonoro visto che comunque sono sia produttore e suono i miei album. Un suono riesce a raccontare meglio delle parole quello che sto provando. Avendo a disposizione uno studio di registrazione con tutta la strumentazione posso sfogare la mia creatività attraverso la parte musicale e non solo attraverso il testo.


Parlando sempre di amore, in Santa Maria al bagno, c'è questo amore-odio nei confronti della tua terra. Cosa ami e odi di questa terra e cosa faresti per migliorarla?

Sicuramente io credo che all'esterno, soprattutto nel Salento, si abbia un'immagine molto felice, estiva e colorata con il mare e tutto il turismo. Però c'è anche un inverno molto duro e cupo e si cerca di inventare qualcosa per restare al passo con il resto del Paese. Io sono poi una persona che ha scelto di rimanere al sud e di cercare di creare qualcosa, partendo proprio dalla nostra terra e perché comunque anche nel mio caso personale, tutti i miei amici vivono e lavorano al nord. Io però credo che ci sia bisogno di costruire qualcosa a partire dal sud. Altrimenti alcuni posti si scoprono e basta. Io sono il fautore di una nuova rinascita del sud, sicuramente con delle nuove regole: ripartendo dal turismo sostenibile, da un'agricoltura sostenibile. Ma ce la possiamo fare.


Il tuo rimanere nella tua terra non è scontato. La maggior parte degli artisti si trasferiscono nelle grandi città. Il tuo rimanere può essere anche utile al tuo processo creativo?

Si, io quella fase l'ho passata quando ero più giovane, quando ho fatto il primo disco con Sugar Music di Caterina Caselli come Romeus, il mio primo progetto. Quindi sono stato anche io a Milano e però proprio lì ho capito cos'è l'industria musicale e cos'è far musica. Sono due cose un po’ diverse, ma si può far musica in un certo modo e poi affiancarsi all'industria musicale. Però anche ora con internet e tutto non c'è il bisogno di dover andare. Ovviamente se vuoi stare al centro della scena, devi andare in quei posti dove c'è il centro di tutto. Però già io di carattere sono una persona alla quale piace stare un pochettino di lato, decentrato, non al centro dell'attenzione. Quindi mi trovo bene nella mia dimensione. Anche se è un po’ più scomodo dal punto di vista logistico, soprattutto quando devi partire per dei tour, però penso che sia la dimensione adatta. Soprattutto, la Puglia ha una grossa cultura di musica live storica indipendente a partire da Sud Sound System, Aprés la Classe, tutte band che hanno aperto la strada e che comunque ti permettono di riuscire a portare avanti la tua musica, suonando molto sul territorio a differenza di altre regioni dove non c'è questa possibilità.


Pensi che la discografia italiana sia un po’ invadente anche nei confronti dell'artista?

La discografia è sempre uguale da un sacco di anni, ovviamente cambiano gli attori e i mezzi, ma è sempre stato così. Sono delle scelte artistiche se seguire determinate mode, determinati suoni oppure scegliere di essere indipendenti, magari di fare la proprio strada. E' sempre stato così. La differenza vera tra fare musica indipendente - che non c'entra proprio niente con l'indie, l'indie è un altro termine - è proprio magari quella di scegliere di seguire il proprio percorso, affiancandosi a un tipo di discografia. Ovviamente in alcuni casi non se ne può fare a meno, perché sono delle società strutturate per lavorare con la musica. Però piuttosto che essere usato da loro, magari puoi collaborare, che è diverso.


Altro elemento importante nel tuo album è la passione. Quanta importanza ha la passione nella tua vita quotidiana e soprattutto nella tua musica?

La mia musica è la cosa più importante. A partire dalla passione di fare musica e poi quello che spinge tutto per andare avanti, nonostante le difficoltà. L'unico mio pensiero è quello di fare i miei dischi al meglio. A partire dalla strumentazione cerco di migliorare i microfoni, par fare dischi più belli possibili. Credo che la passione è quello che faccia girare tutto, mentre magari quando hai già fatto tanti dischi, come ho fatto io. Questo di Diego Rivera è il decimo album tra i diversi progetti, magari perdi un po’ di quella forza che magari hai quando sei più giovane. La passione è la cosa principale per far muovere il tutto


Siamo agli sgoccioli del 2020, cosa ti aspetti dal 2021?

Io penso che il 2021 possa essere un anno molto interessante proprio a livello sociale. Di norma dopo dei periodi storici di crisi c'è sempre un mini boom culturale ed economico. Ovviamente si spera che tutto finisca perché non è detto visto anche le varianti del virus. In primavera magari quando è più sicuro per tutti continuare fare questo lavoro e ricominciare a farlo per bene e a portare in giro dischi, suonare in modo sicuro. Il live è la cosa che manca di più.


C'è stato un fatto o un evento durante un tuo live che ti ha segnato?

Ho un bellissimo ricordo di uno dei nostri primi live a Roma con La Municipal al Quirinetta. Non ero mai stato a Roma, quindi pensavo che non ci conoscesse nessuno. Comincio a cantare il primo brano "Via Coramari" e tutta la sala comincia a cantare il brano. Per me è stato qualcosa di strano perché non avevo una reale idea di quanto fosse seguito il progetto. E' stato veramente allucinante, non me l'aspettavo proprio. Era il 2015-2014, è stato veramente bello.


Cosa vuoi che le persone capiscano di te attraverso questo progetto e attraverso Gran Riserva?

Mi piacerebbe far capire che c'è tutta un'altra parte produttiva, di studio e di ricerca rispetto agli altri progetti. Magari quello che può andare un po’ più bene, come La Municipal in determinati circuiti. Mi piacerebbe mantenere l'attenzione anche sugli altri progetti paralleli, perché fanno parte della stessa medaglia. Per capire realmente la mia personalità musicale bisognerebbe ascoltarli tutti e creare un quadro completo, avendo appunto una personalità molto molto complicata.

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