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La rinascita del mixtape con Dola

È fuori dal 27 novembre scorso il nuovo disco di Dola, dal titolo “Cultura Mixtape”: si tratta di un lavoro che ha preso lentamente forma nelle nostre cuffiette, con la pubblicazione di tracce come “Non si esce vivi”, feat. Coez e Frenetik&Orang3, “Pepita” con Ugo Borghetti, “Tutu” e “Settimana” (di cui è uscito un video in cui trovate un cameo di Massimo Pericolo).


A questi brani, che avevamo già potuto ascoltare, si aggiungono altre sette tracce, che vanno a completare questo secondo album di Dola, un lavoro che si ispira - come dice il titolo stesso - alla forma del mixtape, un format che nasce proprio nel rap e che lascia la possibilità di lasciare aperte diverse strade, diverse opportunità: quella di arricchire il proprio lavoro con una grande quantità di featuring e di produzioni differenti fra di loro, ma anche di aggiungere in seguito pezzi che potrebbero stare perfettamente in tracklist.



Questo concetto di apertura è trasversale in tutto il concept dietro a questo lavoro, tant’è vero che la stessa copertina si è costruita pezzo per pezzo, nel tempo, come fosse una sorta di collage e di fermo immagine dell'immaginazione creativa dell'artista.


Dopo un periodo decisamente lungo in cui il rap si era avvicinato tantissimo al cantautorato più classico, Dola sembra provare a ritornare alle origini, alla mentalità hip hop, che si svincola da una costruzione più tipicamente commerciale.

Nei suoi brani troviamo effettivamente una cultura a cui bene o male tutti apparteniamo: troviamo il disagio della nostra generazione, troviamo l’amore e le sbronze per dimenticare, ma anche la leggerezza del vivere che ogni tanto sappiamo ritrovare, fra un problema e l’altro. Insomma abbiamo gli elementi tradizionali della canzone italiana (l’amore c’è e ci sarà sempre, non se ne andrà mai), affrontati però tornando agli stilemi più tipici della street culture.

Dola si è evoluto tenendo il buono di tutta la nostra cultura.



La presenza di Dola è sempre significativa, nonostante i numerosi featuring e le produzioni di diversi artisti arricchiscano questo lavoro, non compromettono in alcun modo la coerenza del disco, che risulta sensato e compatto: il mood è quello e i riflettori rimangono comunque puntati su Dola.

Menzione speciale per i due brani che ho preferito, dalle atmosfere molto diverse l’una dall’altra, eppure perfettamente in linea con quella che è la personalità artistica di Dola: “Timido”, ft. Bruno Belissimo, e “Venerdì”, in cui vediamo invece la partecipazione di See Maw e Dado Free.



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