Anticipato dai singoli "Joni" e "Stars", lo scorso 18 aprile è uscito "Corrente Libera Vitale", il primo EP di Lumen pubblicato per Panico Concerti.
Questo lavoro di Lumen, nome d'arte di Silvia Demita, non è un semplice progetto discografico, ma una prima stesura di un vero e proprio manifesto artistico, poetico ed umano dell'artista la quale, ispirandosi all'arte, alla poesia, alla danza e alla musica, è riuscita a realizzare cinque canzoni dedicate a coloro che sono ai margini della società e difendono la propria libertà ed identità personale.
Prodotto da Killian, con la partecipazione di Michael Barletta alle chitarre, "Corrente Libera Vitale" musicalmente mostra un contesto sonoro onirico dove il rock malinconico dei Radiohead, l'elettronica folk di Bon Iver, la coralità degli Arcade Fire e gli spunti elettronici alla Brian Eno si sposano alla perfezione con i testi ispirati alla poetica di Alda Merini, Joni Mitchell, Leonerd Cohen e dell'immenso Lucio Dalla.
In occasione dell'uscita di questo EP, noi di Indievision abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Lumen per parlare di "Corrente Libera Vitale", della sua idea d'arte e di alcune curiosità legate ai brani che compongono questa meravigliosa gemma da ascoltare tutto d'un fiato.
Ciao Silvia, benvenuta su Indievision! Come Stai? Sono passate un paio di settimane da quando hai fatto uscire "Corrente Libera Vitale", come ti senti ora che queste tue canzoni/pensieri sono libere di girare tra la persone?
Ciao, molto piacere. Sono molto felice di aver condiviso con le persone il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi, mi rappresenta molto, in tutta la mia interezza. A "Corrente Libera Vitale" hanno partecipato alcune persone (Kilian, Michael Barletta, Giovanni Todisco, Enrico Bondi) che amano la musica e la difendono, supportano il mio progetto.
Tutto questo è molto importante per me. Sono contenta perché nella mia musica mi sento sempre più consapevole, questo è bello, ed è naturale per me volevo condividere e coinvolgere altre persone.
Il tuo nome d'arte "Lumen" è, cito dal comunicato stampa: "un'unità di misura del flusso luminoso" ma, secondo la tua interpretazione, è una "raffigurazione di una scia brillante che
abita pianeti diversi". Volevo chiederti, per il pubblico che non ti conosce, come mai hai scelto proprio questo nome? Se tu fossi una "scia brillante" quali pianeti diversi o epoche passate ti piacerebbe sorvolare, sbirciare?
Quando immaginavo, sognavo, di potermi aprire all'altro e permettermi un tuffo nella libertà, abbastanza in fretta mi è venuto in mente il concetto di luce. Io mi ci sento, luce, la sento negli occhi e sotto pelle. Non mi reputo una persona solare, piuttosto piena di vita in tutte le sue complessità. Una volta, mentre suonavo per strada, un uomo mi si è avvicinato e mi ha detto "sei insieme il sole e la luna", io ero "già" Lumen e questa cosa mi ha toccato molto.
Se dovessi tornare indietro avrei voluto vivere gli anni '60/'70 da ventenne. Avrei voluto scrivere e sognare con i grandi cantautori e artisti di allora. Avrei voluto vivere in un'epoca in cui c'era movimento, politico, sociale, che oggi sento mancare tanto. Sento mancanza di aggregazione, valori comuni. E invece è proprio di "fare insieme" che avremmo bisogno.
Oltre alla forma musicale, i tuoi pensieri, le tue osservazioni sul mondo diventano anche disegni, poesie e performance visive, come nel caso del video che ha accompagnato l'uscita del tuo EP. Quant'è importante, per la tua musica e per te, in generale, essere capace di esprimere il tuo pensiero attraverso più forme artistiche possibili? Per caso, ci sono alcuni artisti, musicisti e non, che hanno ispirato questa tua indole ad essere un'artista a tutto tondo?
Io credo che l'artista sia libero/a e quella libertà va difesa a tutti i costi. In questo senso, io sento, lasciatemela passare, di poter fare ciò che voglio. Ovvero di esprimermi a 360, prendendo e ricercando da arti diverse, senza restare ferma in un solo binario. Io vivo e mi esprimo tramite l'arte in un modo molto "semplice": contamino tutto. La musica, la pittura, la poesia, la letteratura. Ma anche la mia famiglia, le persone che conosco e quelle che immagino. Non direi che c'è un/a artista specifico che mi ispira in questo, credo che se sei un/a artista, esprimersi come flusso continuo sia l'unico modo che abbiamo.
Dylan, Cohen prendevano ispirazione dai libri, Joni Mitchell prendeva ispirazione dagli incontri, li riportavi nella musica e nella pittura.
La verità è che io non sono una musicista, non sono una scrittrice, sono pessima nel disegno e nella danza. Ma resto a bocca aperta davanti alla meraviglia del mondo, mi innamoro. E creo un dipinto con tanti colori.
Lo scorso 18 aprile è uscito "Corrente Libera Vitale", il tuo primo EP per Panico Concerti, etichetta alla quale ti sei unita dopo aver vinto il premio Music is the best nel maggio 2023. Com'è stato lavorare con questa realtà?
È stato ed è bello e curioso, ma anche faticoso. Credo che la cosa che noi artisti/e dobbiamo avere in mente è che nel momento in cui entri in contatto con una realtà “fuori da te”, dovrai essere molto bravo/a a (la semplifico così) comunicare con sincerità e non aver paura di esprimere desideri, bisogni ma anche richieste, perplessità; delegare e capire che i tempi non saranno più i tuoi ma quelli di un sistema più grande; essere tu per primo/a il/la capitano della tua nave, se non ci credi fermamente tu per primo/a è difficile che qualcun’altro/a lo faccia per te.
"Corrente Libera Vitale", oltre ad essere un EP, è il tuo manifesto artistico e umano dove, al centro, c'è un atteggiamento nello stare al mondo diverso rispetto a quello, ormai, ahinoi, ampiamente diffuso, dei giorni nostri. Un modo di stare in cui difendi l'identità, la libertà personale di coloro che vogliono essere sognatori, coloro che, spesso emarginati da una società che ha smesso di sognare, hanno un filtro nell'osservare "l'ordinarietà della vita" e che trovano nell'arte, nella natura e nella verità le risposte a tutto quello che accade nel mondo. Secondo te, quant'è importante, per un artista, essere capace di pensare fuori dagli schemi ed osservare le varie sfaccettature della realtà? Citando John Lennon, "You may say I’m a dreamer / But i’m not the only one", quali consigli daresti a tutti i sognatori che vorrebbero spiccare il volo, ma si sentono impauriti di essere loro stessi di fronte a questa grigia società?
Siate voi stessi! Per favore. È l'unicità che ci salverà. Non c'è nessun gusto nell'essere ciò che non siamo, la copia di qualcuno, o qualcosa che funziona. Che senso ha avere successo senza mai aver accettato di esprimere se stessi ma sempre tentando di essere qualcun altro?
Io sorrido davanti alla libera espressione, mi sento onorata quando qualcuno mi condivide ciò che è frutto di un lavoro su di sé. Coraggio! Niente ha senso altrimenti. Io a volte mi ripeto "o così o niente": che non significa non accettare il compromesso del mondo in cui viviamo, non metterci in dialogo. Anzi, dobbiamo osservare il mondo, conoscerlo e trovare il nostro modo di starci dentro. Saremo acrobati in equilibrio, ma almeno balleremo.
L'EP è stato anticipato dai singoli "Joni" e "Stars", due canzoni che sembrano salutare la Lumen di "Di mari mossi e cieli stellati", (Joni) per dar inizio ad una nuovo capitolo sia musicale che poetico (Stars). Quali sensazioni hai provato durante questo passaggio di consegna da "Di mari mossi e cieli stellati" a "Corrente Libera Vitale"?
È proprio vero: Joni è un brano di passaggio. In Joni ho preparato la valigia per partire e darmi alla mia arte e alla scoperta di me senza paura. Stars è come il nuovo inizio: con coraggio, un po' quello che dicevo prima, "o così o niente". La sensazione che ho provato è di crescita e consapevolezza. Se mi guardo indietro mi trovo oggi sempre più consapevole e in ricerca, la paura di provare, sperimentarsi, esplorare è diminuita, la conosco più che altro. Per cui diventa più facile stare dentro i processi, la creazione.
I due brani "Nel Vento" ed "Amarsi, altrove", sembrano le due facce di una stessa medaglia. Da un lato, "Nel vento", la storia di un uomo ormai abbandonato alla tristezza, che vive la sua vita ripetitiva, navigando tra i suoi pensieri e nel ricordo di quell'amore che ha perso; mentre, dall'altro "Amarsi, altrove", è un inno al coraggio di accettare la fine di una relazione, accogliendo ciò che quel rapporto finito ha insegnato in modo da poter rinascere, crescere. Secondo te, quali sono i modi migliori per riprendersi dall'apatia post perdita di un amore per riuscire a tornare a spiccare il volo?
Non bisogna perdere se stessi. Quello a cui siamo sempre meno abituati è essere individui prima che coppia, gruppo. Che non significa essere individualisti o egoisti. Essere un individuo forte e consapevole ci rende incredibilmente bravi/e a stare da soli/e quanto in coppia. Siamo belli e belle, non c'è niente da fare. Quello che penso è che bisogna ascoltarsi e rispettarsi, essere sinceri con sé ma anche con gli altri, anche se può essere difficile. Credo sia tutto lì, nella sincerità. Se fosse questo il modo in cui viviamo poi si scoprirà anche che, quando ci si dice addio, l'altro capirà. E lascerà andare.
"Blu" è senza dubbio il mio pezzo preferito dell'intero EP per le sue atmosfere elettroniche ed oniriche alternate a momenti più rock e per un testo fatto di immagini immediate, poetiche e che cita il "profondo mare" di Lucio Dalla. Com'è nata questa canzone? Quant'è difficile ma stimolante far parte di quelle "persone storte" in una società che tende alla perfezione?
Blu è nata la prima sera arrivata a Milano, ad un piano a muro scordato e bellissimo. Nel pomeriggio avevo avuto la notizia che un'amica non c'era più. Lei era appassionata di psicologia, dava tutto per gli altri. Mi ha dato l'ispirazione per scrivere Blu che inizialmente si chiama Blue Little Girl, come la canzone di Nina Simone. Curioso che non abbia scritto un pezzo sull'amicizia, o sulla morte. L'ho scritto su ciò che la teneva in vita: il diverso che sopravvive in un mondo che lo mette ai margini. Stare ai margini è complesso, non sei sul binario prestabilito ma tenti verso altro. Se però ti rendi conto che tu a quel tipo di società non vuoi appartenere, capisci che quasi quasi va bene così. Bisogna solo trovare la propria formula. Non dico che non sia faticoso, ma almeno sarà più vero.
Ora che è uscito "Corrente Libera Vitale", avremo l’occasione di ascoltare questo tuo manifesto musicale dal vivo? Quanto è importante per te e la tua poetica la dimensione live?
Spero di sì, ci sono dei live programmati, io vorrei suonare tanto e sempre. Allo stesso tempo muoio di paura prima di ogni live (leggevo che Ornella Vanoni ha sempre provato terrore prima dei live, quello mi tranquillizza). La dimensione live è unione e incontro oltre le piattaforme e i social. Il concerto fa sentire vivi, veri, nudi. È importantissimo. Abbiamo bisogno di questa vitalità.
Spero di vedervi presto!
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