Diventato un po' il mio fratello maggiore sonoro, mi ricordo ancora quell'afosa estate del 2019 in cui vedeva la luce il suo primo brillante EP "BRT, Vol.1" che mi accompagnò ovunque, dal mare al supermercato, con lo stesso brio e la stessa magnetica carica brit-rock, dal primo ascolto al centesimo. Un groove irresisitibile, versi sinceri e diretti, talvolta spietati come solo certi fratelli maggiori sanno condensare a parole.
La ricetta che da allora ogni fine anno continua a trascinare Bartolini nella mia top 10 di album più ascoltati dell'anno non è sempre la stessa ma ciò che non cambia è l'ingrediente più importante: l'autenticità. Ogni album è uno spaccato concentrato e stratificato della sua vita tra una release e l'altra, lo stile da diario personale e l'abitudine a non prendersi mai troppo sul serio, pur senza cedere alle empie tendenze del pop nostrano.
Questo e molto altro è Bartolini, che col suo ultimo album "Bart Forever" ci ha ancora una volta fatti innamorare della sua poetica. A seguire, la nostra chiacchierata a riguardo, nei meandri di paure e speranze di un talento prezioso.
Ciao Bartolini e bentornato su IndieVision! Come stai post uscita dell’album?
Ciao a voi e grazie mille, contento di essere tornato. Io sono un po’ stanco, ma molto felice per l’uscita del disco. Questo progetto ha significato tanto per me quest’anno e finalmente l’ho potuto condividere con il mondo. È stato un anno veramente pieno di lavoro e di emozioni e non vedevo l’ora di arrivare a questo momento quindi mi sto godendo un po’ l’uscita ma sto già lavorando ad altro perché non voglio più fermarmi. E voi come state?
Cos'è cambiato nella tua vita dall'uscita di BRT Vol.1?
Da quando ho iniziato a suonare e scrivere le mie canzoni e dall’uscita di BRT Vol.1 è cambiato tutto. Non avrei mai immaginato di vivere di musica e che questa sarebbe diventata poi il mio lavoro. Ho lasciato tutto, solo per dedicarmi 24h a scrivere e suonare. Sono cambiato tante volte nel corso di questi anni, è iniziato tutto per gioco mentre adesso, dopo un periodo di perdita totale di entusiasmo post uscita primo disco, posso dire di aver preso piena coscienza e consapevolezza della mia vita e della mia carriera. Ho avuto anche la fortuna di incontrare persone con la mia stessa voglia e la mia stessa fame, con cui giorno dopo giorno stiamo costruendo una vera e propria famiglia e tutto diventa più magico.
“Bart Forever” è un disco di nove tracce molto diverse tra loro, dove trovano spazio influenze esterne e tanta sperimentazione. Il risultato è comunque un disco ben pesato ed equilibrato, sia nelle produzioni che nei temi affrontati. Come riesci a dare uniformità alle tue canzoni visti i vari generi e sound in cui navighi?
Quando ho iniziato a scrivere Bart Forever ho cercato dal primo momento di esprimere tutto quello che volevo in totale libertà pensando a questo disco davvero come se fosse l’ultimo e in generale come se fosse l’ultima occasione per poter dire qualcosa attraverso la mia musica. Ho voluto mettere dentro quante più influenze possibili perché è così che sono io, una persona frantumata all’interno, ricca di tante anime diverse. Ho cercato di mantenere la mia identità e sono molto contento che siano state colte queste influenze.
In che modo senti si sia evoluta la tua musica?
Più passano gli anni più mi sento trasformato anche io. Tra le mille influenze da cui mi piace farmi contaminare mi sento anche più sicuro, sia quando sono in fase di scrittura che quando sono in studio, oggi so cosa fare per essere soddisfatto al 100%. Vorrei che la mia musica non avesse un target preciso, vorrei sentirmi sempre libero di fare ciò che voglio e con questo disco è stato così. Mi sento sicuramente più consapevole adesso rispetto a qualche anno fa, questo perché appunto non avevo piena coscienza di quello che stava accadendo e non avevo tantissima esperienza.
Le canzoni che scrivi spesso, a modo tuo, parlano di amore. Ti preoccupi di quello che potrebbero pensare le persone protagoniste di ciò che scrivi?
Si, continuamente e forse anche troppo però è anche il mio modo per comunicare quello che sento davvero ed è una cosa che molte volte non riesco a fare con le parole perché emozioni, traumi, esperienze in generale sono spesso sepolte dentro di noi e questo è l’unico modo che conosco per affrontarle.
Per la prima volta ti sentiamo cantare a fianco di altri artisti nel tuo album, cosa ti ha spinto a collaborare con loro?
Era da tantissimo tempo che volevo collaborare con altri artisti, sono felicissimo ed orgoglioso dei featuring presenti all’interno del disco perché sono nati in maniera super naturale con amicizie e progetti che stimo tantissimo e questo per me significa tutto. Aver collaborato con Sano e Altea, dei quali sono prima di tutto fan, con Alessio che considero un vero amico e European Vampire è davvero la cosa di cui sono più soddisfatto di questo viaggio.
"Bart forever" sembra una di quelle promesse che ci facevamo da bambini inneggiando ad amicizie o storie d'amore eterne: ti ci vedi a fare musica per tutta la vita "da solo con te"?
Mi vedo a fare musica per tutta la vita ma non da solo con me. Una promessa solenne, un’adolescenza infinita, una continua scoperta di emozioni, persone, sensazioni. Vivo la musica tutti i giorni ed è una promessa che ho fatto a me stesso da bambino e che continuo a farmi ma che condivido con altre persone fondamentali in questo viaggio.
Per concludere, c’è una canzone di Bart Forever o di qualsiasi altro disco al mondo a cui lasceresti descrivere la tua idea di musica?
Non basterebbe una canzone ma neanche un disco per esprimere la mia idea di musica, non credo di avere un’idea ben precisa. Mi piace tutta la musica ed è bello che sia tutto fluido ed in continua trasformazione. Posso dirvi che al momento “Fulmini” è sicuramente il manifesto di quest’ultimo disco e che, per una serie di motivi, è il pezzo a cui sono più legato.
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