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"Bar Apollo", l'EP d'esordio degli Alessandro Fiore - Recensione

Uscito lo scorso 20 giugno per Dischi Uappissimi, "Bar Apollo" è l'EP d'esordio degli Alessandro Fiore, collettivo di musicisti pugliesi formatosi in uno storico e sperduto caffè situato nella Selva di Fasano (BR) e composto da Francesco Petitti, Manuela Palmisano, Giancarlo Latartara e Alessandro De Blasio.


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Nonostante segni il loro debutto sul panorama musicale italiano, "Bar Apollo" non è un semplice EP, ma un vero e proprio viaggio mentale, e non solo, attraverso sette brani, tramite cui il collettivo è riuscito a mettere in musica, rappresentare l'immaginaria ma quanto veritiera storia dell'omonimo protagonista, Alessandro Fiore. Un ragazzo in cui il pubblico si può facilmente immedesimare poiché, stufo della sua terra e in cerca di sé stesso, è scappato, si è messo in viaggio per realizzare i propri sogni, per trovare un proprio posto nel mondo. Per prima cosa, il protagonista, si è spostato in città, luogo in cui pensava che i suoi sogni si sarebbero tramutati in realtà ma, di cui, non aveva considerato la malinconia, per poi trovare un riparo nella provincia, dolce, lenta ma statica, che gli ha fatto capire che, il suo girovagare, l'avrebbe condotto a tornare sulla sua terra, a casa sua, ma con una coscienza nuova, come accadde una cinquantina di anni fa al protagonista di "Extraterrestre" di Eugenio Finardi.




Musicalmente parlando, il collettivo nelle tracce dell'EP è riuscito a far emergere un sound vario ma molto personale, capace di unire in maniera sorprendente ed inedita il dream pop degli Slow Pop, il folk contemporaneo e pop dei Kings Of Convenience, la psichedelia etera dei Tame Impala, elementi elettronici che flirtano con il primo Cosmo e l'impronta profonda ma rivista del cantautorato italiano di Lucio Dalla e Lucio Battisti.



L'EP si apre con "Sei l'America quando chiudo gli occhi", unico brano estratto come singolo da questo lavoro. Divisa in due parti, questa traccia esemplifica al meglio le atmosfere sognanti ma veritiere che caratterizzano tutti i brani di "Bar Apollo". L'entusiasmo, derivante dal voler inseguire i propri sogni andando in città e abbandonando così la propria terra, di cui la prima parte è colma, nella seconda parte della canzone lascia spazio all'inizio di una presa di coscienza da parte del protagonista. Arrivato in città, infatti, vedendo la frenesia che caratterizza questo luogo, in Alessandro Fiore inizia ad instaurarsi un senso di solitudine, nella sua mente inizia ad insinuarsi il dubbio che la città non sia altro che una gabbia dorata, costruita per omologare ed alienare tutti i soggetti secondo ritmi e standard prestabiliti.



In "Buonanotte 東京", il collettivo racconta i primi momenti di Alessandro in città, istanti dove si sente catapultato e rapito dal frenetico ed instancabile flusso della città, dai fumi di questa località rumorosa, piana di distrazioni, luci e rumori, da cui si viene rapiti, ipnotizzati e alla fine storditi.


Dopo esser stato preso d'assalto dall'insostenibile flusso della città, il protagonista si ritrova catapultato in "Goodthings", ossia all'interno di una delle tante ma inutili feste che caratterizzano la vita della città. Nonostante il ritmo serrato, una musica che entra dentro e a cui non è possibile resistere, Alessandro si accorge che l'aria della festa, così come quella della città, è un'aria malinconica, fatta di conversazione e situazioni che continuano a ripetersi, come se fossero parte di un ipnotico loop di alienazione e solitudine. A furia di ripetere sempre le stesse azioni, vivere le stesse conversazioni, Alessandro inizia a sentirsi solo, prende atto che la vita di città è lontana anni luce da quella ipotizzata nei suoi sogni, poiché è una vita di malinconia. Di fronte a questa presa di coscienza, il protagonista sente la necessità di doversi distaccare dalla città, trovare un modo per scappare via da questa gabbia dorata.


Preso atto di questo, della alienazione che si respira in città, ecco che con "Crash Test!", il collettivo pugliese mette in musica l'attacco di panico conseguente a questa epifania, derivante dai mille pensieri che assalgono il nostro Alessandro, tradito dalla città, dai suoi sogni e alla disperata ricerca di un modo per salvarsi, riuscire a distaccarsi dalla città, dall'omologazione e dalla frenesia di questo luogo. Parlando di questa canzone da un punto di vista musicale, fin dal primo ascolto, grazie ai suoi cambi repentini di ritmo, alle parole che seguono i suoni degli strumenti e viceversa, mi è venuto in mente Lucio Battisti, la sua capacità di fondere musica e parole, in modo da creare un'unica creatura capace di far viaggiare e di sorprendere l'ascoltatore.



Alessandro Fiore, nonostante la confusione e il panico di "Crash Test!", alla fine è riuscito a scappare dalla città e, nel suo girovagare è arrivato nella sperduta provincia dove è stato accolto da il "Bar Apollo". Entrato in questo bar, sospeso in una dimensione intima e lenta, Alessandro pian piano si è sentito a suo agio, è riuscito a riprendersi dal panico e si è lasciato incantare dalla vita lenta che caratterizzava questo locale, questo luogo.


Dopo essersi stabilito per un periodo in provincia ed essere riuscito a ritrovare sé stesso, Alessandro capisce che è giunto il momento di far ritorno nella sua terra ma, prima di andarsene, scrive "Bee Gees", una dedica alla bellezza e alle contraddizioni della provincia. In questa meravigliosa traccia, musicalmente tra dream pop e immagini nitide degne del miglior cantautorato italiano, il protagonista racconta della dolcezza della provincia, della vita lenta e tranquilla che caratterizza questi spazi ma che, d'altro canto, è la causa della sua cristallizzazione, del suo essere in una continua attesa di un qualcosa che non arriverà mai. Proprio per questo motivo, il suo essere sempre uguale e statica, Alessandro a malincuore decide di lasciare anche la provincia, di salutare il Bar Apollo, per far ritorno nella sua terra, ma con la coscienza di essere un'altra persona rispetto a quella che era fuggita tempo addietro.


L'EP si chiude con "VHS", canzone che racconta il dolce viaggio di Alessandro verso casa sua e i pensieri che costellano questo ritorno. Caratterizzata da una melodia sognante ed eterea, il protagonista intravedendo le luci di casa sua, rivive tutto ciò che ha vissuto durante il suo girovagare e capisce che ormai non è più la stessa persona della partenza, capisce che le esperienze vissute nella frenetica e malinconica città e nella dolcemente lenta ma statica provincia, l'hanno reso una persona diversa, capace di affrontare la realtà, il presente senza sentire più la necessità di scappare lontano.



"Bar Apollo", concludendo, non è un semplice EP d'esordio di un collettivo di validissimi musicisti, ma è una vera e propria gemma, un concept album sognante, intraprendente, delicato ma legato alla realtà che riesce a raccontare uno dei dibattiti che le nuove generazioni stanno vivendo. Quel dualismo tra la voglia di andar via dalla propria casa per inseguire i propri sogni, per provare a realizzarsi andando nelle grandi città e la voglia di inseguire la propria strada rimanendo, però, in provincia, per far sì che anche questi luoghi possano diventare delle aree in cui realizzarsi, ma senza l'effetto di alienazione e gabbia dorata che distingue la vita delle grandi città.



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