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"Ho sempre visto l'arte come un'utopia per andare avanti"- Intervista a Lefrasiincompiutedielena

Lefrasiincompiutedielena è un progetto del chitarrista e scrittore salentino RafQu. Questa realtà musicale nasce a Roma tra Piazza Bologna e la Nomentana, fra il quartiere Trieste e il Policlinico nel settembre del 2017.

A Dicembre dello stesso anno esce il singolo "Fiori e Camomilla" e ad essa si aggiungono "Libia" ed "Incenso" che nel 2018 attirano l'attenzione del circuito indipendente. Dopo la pubblicazione di "Ciglia", Il singolo "Lenzuola", conquista varie playlist come: Indie Italia, Scuola indie e Indie triste su Spotify. Il 13 marzo 2020 è uscito per Romolo Dischi l'album d'esordio "Interno 29", un album malinconico con influenze indie pop-rock anglosassoni.

L'ultimo lavoro dell'artista è il singolo "Mirò" uscito lo scorso 29 dicembre. In occasione della sua uscita abbiamo fatto qualche domanda a RafQu!


Partendo dal principio. Da dove è nata la necessità di fare musica?

La necessità di fare musica l'ho sempre avuta. Ho iniziato a suonare da bambino, suonavo la batteria. Al di là del fatto che vengo da una famiglia che ha sempre avuto a che fare con la musica. Già da bambino a casa c'erano sempre musicisti e strumenti musicali, perché mio padre suonava e strimpellava un po' di tutto. Perciò ho sempre fatto di tutto ciò un parco giochi. Ho sempre scritto canzoni e a 15/16 anni ho iniziato a far parte di alcuni gruppi. Non essendo cresciuto qui in Italia era un modo per conoscere gente. A 17 anni suonavo già la chitarra nei locali. Poi nel 2013 mi sono dedicato a suonare la chitarra acustica e ho pubblicato il mio album da solista con RafQu. Sono stato in giro per il mondo con la chitarra acustica e musica strumentale. Nel frattempo ho sempre continuato a scrivere altre cose. Negli ultimi anni mi sono laureato in composizione classica e poi mi sono inventato Lefrasi per dare voce a delle canzoni che non trovavano la loro collocazione. Fa tutto parte di un mio processo creativo. Più che stare a determinate "regole del mercato" e di apparire, la cosa che mi diverte di più è stare in studio e creare musica.


Il tuo album ha molte sonorità che riprendono la musica inglese ma allo stesso tempo il cantautorato italiano. Come mai hai deciso di prendere una laurea in composizione classica?

Il discorso è molto semplice. Io ho sempre scritto canzoni ed è una cosa che mi appartiene, è ovvio che per scrivere determinate canzoni in italiano, è indispensabile ascoltare musica italiana, i grandi cantautori e i nuovi cantautori. Quello è un background che uno ha. Poi io sono sempre stato molto rock, ascoltando i Led Zeppelin o i Beatles e tanti altri. Per quanto riguarda la mia laurea in composizione classica è perché provo un grande amore nei confronti della musica. Studiare fa bene. Sono una persona molto curiosa e inevitabilmente ti rendi conto che tutto quello che facciamo e che ascoltiamo prende spunto da lì. Mi sono iscritto al conservatorio a 30 anni e l'ho affrontato con consapevolezze mie, avendo già delle mie conoscenze attraverso lezioni private ed esperienze sul campo. Il triennio è stato divertente perché mi sono scelto le cose che volevo studiare e approfondire della composizione e poi te li ritrovi anche nel pop-rock. A me la musica classica strumentale ha sempre affascinato. Adesso ho iniziato la magistrale e la cosa divertente nello studio della composizione è che si va studiare più che la storia del compositore, si studia l'estetica della musica. Lì si sviluppano temi socio-culturali che sono alla base della creatività di ogni artista. Da lì si capisce come si è evoluta la musica negli anni. Oggi c'è sempre di mezzo il discorso discografico.

Infatti non sono d'accordo con chi critica i ragazzi che fanno la trap. È un loro linguaggio. E' un momento di rottura che deve esserci e che è sempre stato presente nel mondo della musica.


Per molto tempo non hai voluto mostrare la tua identità. Perché questa decisione?

Perché inizialmente ho iniziato a trovare una collocazione al tutto. Con Lefrasiincompiutedielena volevo creare un contenitore di brani da pubblicare sotto quel nome. Lefrasi sono nate sotto quello spirito lì, un po’ ci sto tornando in quel periodo. Pubblicare un disco è un qualcosa che in qualche modo ti chiude: c'è la scrittura, la produzione, la pubblicazione e dopo si dà inizio ad un altro percorso che ha bisogno di stimoli per andare avanti. Quella cosa di stare un po' in disparte nella fase di scrittura è una cosa che mi fa stare bene.


Hai un'esperienza molto importante per quanto riguarda i live. Nel 2013 pubblicando il tuo album "Homeless" hai suonato in vari paesi Europei e in Asia ma hai anche fatto parte della band de "La municipal" in questi anni. Cosa ti porti da queste esperienze? Ci sono stati dei momenti significativi che hanno contribuito nel perfezionamento del tuo processo creativo?

Come RafQu le esperienze significative sono state tante. La prima volta in Cina è stato molto bello anche se, la prima volta che sono andato, sono rimasto solo una settimana. Rimasi affascinato da Shangai. Nel 2016 ho fatto un mese di Tour in Cina , senza un giorno di pausa. E' stata un'esperienza bellissima. Anche Londra e Berlino sono molto belle. Nel periodo come RafQu con il disco strumentale ero molto sereno per certi versi. Poi ho iniziato a lavorare con Blumosso e poi nel frattempo stavo concludendo il disco de Lefrasi. L'esperienza con La Municipal è stata tutta bella, non ho dei momenti preferiti, forse il primo maggio. La cosa che mi è piaciuta di più del tour de La Municipal è stato il clima fra di noi. E' stata un'esperienza viva e sincera. Se dovessi dare una denominazione al tour sarebbe sicuramente "Vivo".

Queste esperienze mi hanno dato tanto. Un musicista deve avere dei confronti con l'esterno perché ti forma il carattere. Vivi la musica in maniera diversa, non la puoi vivere attraverso i video o i social. Parlando degli artisti della mia generazione, fanno fatica a stare al passo con i giovani per creare dei contenuti sui social. C'è un approccio diverso. Quando finisco un disco, lo pubblico e aspetto il live. Ora le nuove generazioni il live lo intendono dopo. Prima provano a raggiungere degli standard e dei numeri sui vari social e sono molto bravi nel farlo. Hanno proprio le capacità della comunicazione. Io ogni volta che provo a fare una stories mi sento un po' ridicolo. E' un'attitudine che i ragazzi più giovani hanno.


Hai più volte affermato che "Fiori e Camomilla" è la canzone che ha dato vita a Lefrasiincompiutedielena e al tuo primo disco "Interno 29"? Cosa si cela dietro questa canzone?

L'ho immaginata. Stavo suonando un po' la chitarra ed è nato quel rif e naturalmente l'ho prodotta, ho fatto una sorta di provino. Mi piaceva molto il sound e ho scritto altri pezzi come Libia sempre con quel mood.

Alcuni testi li avevo già abbozzati perché venivo dalla pubblicazione del mio libro di poesie "Come cerbere arancioni" e quindi avevo del materiale che non era stato pubblicato. Da lì è nato il tutto.

Sai per un artista scrivere è una cosa che ti fa andare avanti, al di là di come vanno le cose. Anche in giorni come questi dove tutto sembra andare male, quando ci sono dei giorni in cui sono produttivo e scrivo, mi rendo conto che vado a dormire non felice, ma soddisfatto della giornata.

Il periodo in cui ho iniziato a lavorare al disco è stato un periodo interessante, perché ti dà la voglia di fare cose. E' quella la base di tutto. Mi piacciono le persone che si buttano e che hanno la voglia di trovare la propria strada.


Il tuo album "interno 29" è un album molto sincero e malinconico dove Roma è protagonista di questo viaggio interiore in cui parli delle tue paure e del tuo essere. Cosa ti ha regalato Roma in questi anni e soprattutto quanto ti ha cambiato da un punto di vista personale e creativo?

Tutto è nato con il libro di poesie che è nato a Piazza Bologna. E' stato il filo conduttore. Roma ha fatto parte di un periodo riflessivo ed entusiasmante. Mi piace molto starci, è una città che ho sempre sentito vicina. Sono cresciuto in una grande città all'estero e poi ritornare nel sud è stato un po' un dramma. Però allo stesso tempo mi piace il fatto di come noi viviamo il sud. Ecco Roma rappresenta un po' questa cosa qui. La gente è molto del sud, c'è un po' di tutto. E' stato un periodo in cui la frequentavo tanto e quindi trovavo sempre spunti e mi ha lasciato tanto. Purtroppo ora non la vivo quotidianamente ma ci sono molto legato, anche se sulle cose nuove la sto mettendo un attimo da parte.


In Libia canti "Tu portami nel tuo rumore". Se dovessimo entrare nel tuo rumore cosa potremmo trovare?

Nel mio rumore c'è troppa roba, però mi sto impegnando a dargli un ordine. E' ovvio che adesso è tutto amplificato dalla situazione attuale. Però in questo momento sono partite molte cose per il futuro.

Mi ritengo abbastanza fortunato, avendo un mio piccolo studio in cui riesco a fare tanta roba ed è una cosa a favore per me stesso. Non ho bisogno di altre persone per creare e stare bene. Quando non ho voglia di fare niente, mi impegno a far qualcosa e per dare un senso alla giornata. Tutto parte dal rumore.



Il 28 dicembre è uscito il tuo nuovo singolo "Mirò". Ammetto che il titolo mi ha portato fuori strada. E' una canzone molto intima quasi sussurrata che con il surrealismo ha poco a che fare? Perché questo titolo?

Stavo iniziando a scrivere un po' di accordi e mi è uscita questo nome "Mirò", non lo so il perché. Non sono un appassionato della storia dell'arte. Sono andato a vedere cosa ha fatto "Mirò". Ho letto la sua biografia e quello che la gente pensava di lui. Alla fine del video c'è una frase di Prévert dove descrive Mirò come "Un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni". E' stato interessante scoprire la sua anima e che tipo di artista fosse.


Nel video di "Mirò" torna protagonista Roma. Come mai questa scelta?

Nel video di Mirò è presente. Quando viaggio ho la fissa di fare video e registrare dei suoni delle città. Per esempio in "Citofono lavagna interno 29" c'è la registrazione della metro e poi l'ho messa all'interno del disco. Il video di Mirò era un file che ho registrato tempo fa e poi in questo periodo non è semplice fare video. E' un ritornare alle origini. Anche in Fiori e Camomilla c'è lo stesso processo.


Molto bella è la frase "Invento un silenzio e aspetto che mi porti con sé". Dopo aver creato questo silenzio dove vuoi che ti porti?

Questo non lo so. Bisogna lasciare sempre tutto un po' incompiuto. Io ho sempre visto l'arte come un'utopia per andare avanti. L'utopia ti permette di fare passi in avanti. Non è importante avere un punto di arrivo totale. Serve fare degli step. Anche il silenzio ti porta via con sé perché c'è troppo rumore in giro. C'è sempre questa troppa nostalgia, stiamo vivendo un' epoca che in realtà è bella. Tutti questi ricordi del passato, un po' fanno male. Fa male guardare indietro perché c'è questa mancanza di prospettiva. E' un testo che spiega il mio stato d'animo attuale.


C'è un secondo disco in programma? Cosa dobbiamo aspettarci?

Quest'anno avendo avuto tutto questo tempo l'ho dedicato alla produzione. Ho già scritto gran parte del disco nuovo e che andrò a breve a produrre, però non so ancora come, quando e in che modalità.



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