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Voodoo Kid ha le idee molto chiare su come lasciare il segno nei suoi ascoltatori con amor, requiem

Esce oggi per Carosello Records "amor, requiem" il primo album in studio di Voodoo Kid. Per l'occasione le abbiamo chiesto di approfondire i concept che hanno plasmato il suo album, un viaggio da un'amore che muore ad uno che rifiorisce. Un album che segna un’evoluzione verso una maturità notevole, specialmente se comparata alla consapevolezza con cui erano stati scritti i singoli precedenti.



Il nuovo album l’ho sentito molto compatto, quasi un concept album, era una caratteristica da te ricercata?


"Oddio che bello, ho fatto un concept album!" Questa cosa, quando l'ho razionalizzata, mi ha molto emozionata, perché la vedo fare ad artisti di alto livello, penso ai Pink Floyd, Mac Miller. Ho avuto questa epifania quando ho realizzato di aver effettivamente realizzato qualcosa che si possa chiamare album, visto che tendo a non dare etichette alle cose.


Ci ho sentito inoltre varie influenze, mescolate in modo discreto lungo tutto l’album.


Più che varie, si: ad esempio in “Rasoi” mi viene in mente lo stile di The Weekend o di Lana Del Rey, in “TVB” o “Goodbye” dai ritmi più lo-fi / blues / jazz, verso l’RnB insomma, mi riportano al rap di Mac Miller. “Non è per te” potrebbe essere stata ispirata da Dua Lipa ma rielaborata a modo mio. “Ghiacciai” ancora mi riporta a The Weekend.


C’è una persona a cui è dedicato questo album?


Delle mie esperienze mi hanno portato a scrivere queste canzoni. L’album non è databile preso per intero, ogni pezzo è nato in periodi diversi. “Requiem”, ad esempio, ha circa due anni e mezzo, sentivo che doveva far parte di un album perché molto importante per me.


A cosa si riferisce il titolo “amor, requiem”?


Originariamente il titolo dell’album era solo “Requiem”, ma temendo fraintendimenti del pubblico visto il riferimento funerario del termine da solo, ci ho aggiunto amor davanti per far capire che non voglio né glorificare l’amore né condannarlo quando ferisce: deve essere esaltazione della sua fioritura, perché quando si è consapevoli che un amore sta finendo vuol dire anche che ne sta fiorendo un altro.


Ci parleresti un po' nello specifico di ogni brano? A partire da “Non è per te”, il pezzo con cui si apre l’album, molto esplosivo.


“Non è per te” esiste da tempo, non così com’è, ma scrissi le strofe anni fa. È un grido di liberazione per chi come me vede nelle generazioni precedenti un aspetto nocivo più che benefico. Uno scontro generazionale, in chiave romantica.


“Ghiacciai” è un pezzo molto personale, che sento molto mio, vero, vivo. Non esattamente una ferita aperta, perché non è una ferita, anzi parla di un aspetto positivo della mia vita. Forse l’ultimo pezzo scritto cronologicamente.


Di “Rasoi” ho scritto prima le strofe, poi il resto. Solitamente scrivo prima il ritornello, la parte per tutti, poi le strofe, più personali. L’ho scritta un anno fa, parla di una relazione vissuta personalmente della quale volevo liberarmi mentalmente.


“Goodbye” a sua volta è dedicata ad un altro addio, una storia non finita bene perché come canto nel brano “non è più amore se si gioca in tre”, e puoi immaginare cosa sia successo.


“Foxbury Ave, interlude”, un interludio perché non dura tanto e non rispetta la struttura canonica dei brani. Parla di due persone, uno stalker e la persona stalkerata. Forse tra i brani più forti dell’album. Quando l’ho scritta non sono riuscita a star dentro quella struttura. Uno sfogo molto ragionato. Una traccia che segna anche un passaggio verso il sound diverso della seconda parte dell’album, più virtuoso ed intimo.


“Tvb” parla del momento in cui due persone si conoscono e si piacciono, una dedica spassionata ad una persona a cui più di ogni altro parola, ci viene da dirle un sincero "Ti voglio bene".


“Domino” è uno sguardo al passato ma senza rimpianti, così come “Requiem”, scritta per lasciare l’ascoltatore in un senso di pace.



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