Esce oggi, 27 Novembre, "Sette Pezzi", il disco d'esordio di Santachiara, per SuoniVisioni e Carosello Records.
Proveniente da una cultura artistica di strada, Santachiara passa parte della sua vita viaggiando per il mondo e raccogliendo influenze e stili artistici diversi, avvicinandosi pian piano al mondo della musica. L'album, così come già il nome suggerisce, è composto da sette brani, ognuno con un mood e una peculiarità a sé stante, che insieme compongono il disco creando una settimana ipotetica: un brano al giorno, ognuno con una diversa attitudine. Proprio per rispettare questa divisione, il disco è stato rilasciato gradualmente, un brano ogni martedì di novembre fino ad oggi, affinchè "risaltassero le differenze e le similitudini tra i brani", così come lo stesso Santachiara ci ha raccontato in quest'intervista.
Partiamo da una curiosità, da dove viene il nome “Santachiara” per il tuo progetto artistico?
Il nome nasce dal quartiere dove ho passato i miei ultimi anni a Napoli, Via Santa Chiara, e che ha cambiato la mia vita in tanti modi.
Leggendo di te mi è nata una domanda che probabilmente ti avranno già fatto in molti ma che incuriosisce; sei nato in Puglia e hai passato anni della tua vita viaggiando per il mondo con i tuoi genitori, seguendo il loro lavoro da artisti di strada, immagino che in quel periodo avrai ricevuto molti stimoli esterni, artistici e non, e avrai conosciuto diverse arti. In che modo questo ti ha influenzato? Hai un ricordo particolare di quel periodo?
Mi ricordo parecchi viaggi in camper, avevo addirittura uno spettacolo mio; ricordo che siamo andati in Brasile, in India, in Thailandia con un gruppo di artisti dal nome “Giullari senza frontiere” e altre mille esperienze faticose e bellissime. Non sempre era facile, avevo anche le mie difficoltà, tuttavia, sono cresciuto in mezzo alla musica e all’arte e ora, a conti fatti, lo rifarei altre mille volte.
E’ appena uscito il tuo primo album “Sette pezzi” che hai rilasciato gradualmente nelle settimane, brano dopo brano, da dove nasce l’idea di questa particolare pubblicazione?
Volevo far si che risaltassero le differenze e le similitudini tra i brani, così da poter comprendere tanto le singolarità dei brani, il loro far parte di un unico mondo. Volevo che l’album arrivasse un poco alla volta: nel giusto momento doveva uscire il giusto brano, esattamente dopo di uno e esattamente prima di un altro. Come le pagine di un racconto da rileggere all’infinito.
Se potessi descrivere l’album con solo tre aggettivi quali sarebbero?
Personale, Singolare, Vivo
“Sette pezzi” sono sette brani ognuno caratterizzato da un particolare mood appartenente ad una precisa sfera sensoriale. Uno per ogni giorno della settimana. Alcune più legate tra loro come nel caso di "Tutto Gira" e "Lasciarmi Andare", dove si passa “dal venerdì della voglia e delle aspettative al sabato della concretezza, al secondo momento” altre più indipendenti. Ci racconti com’è nata questa contrapposizione e com’è nato il disco in generale?
Il disco è nato praticamente da sé. Ho vissuto moltissime esperienze negli ultimi anni, gran parte di esse erano spesso parte di mondi opposti, differenti, ma legati. Volevo che nell’album ci fossero 7 “Mood” universali, che andassero bene per tutti i tipi di momenti e situazioni, da ascoltare e riascoltare per tirarsi su o per godersi un bel momento, esattamente come faccio io con la musica. Scrivo ciò che vivo: dall’amore al dolore, dalla voglia alla rabbia; la diversità dei brani è frutto delle influenze dei miei ascolti, che sono vari e disparati, e dalla diversità delle mie esperienze e riflessioni che spesso si riducono ad un “odi et amo”.
C’è una frase dell’album che ti rappresenta in particolar modo?
“Dovrei stressarmi un po’ di meno”
Sia tu che Fulminacci in Borghese in Borghese cantate “Sono vent'anni che ci sono ma non sono nessuno”, chi speri di essere in un futuro prossimo?
Mi fa piacere, mi piace la sua musica. Nel futuro prossimo spero di fare tanta musica e di farla sempre meglio, magari un giorno scriverò la mia canzone preferita.
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