top of page

Sanremo 2023, la cronaca onesta della quarta serata: vince Mengoni, ma in che senso Giorgia quarta?

Cronaca a cura di Martina Strada e Marco Anghileri


20:42, tre minuti in anticipo sulla scaletta e l’Amedeone nazionale scende la scala più famosa d’Italia e ci annuncia che vedremo sul palco 56 differenti artisti, che bella che bella che bella la serata delle cover!


Vabbè ma il pubblico che applaude Mengoni pure mentre annunciano i codici, qui siamo allibiti: non succede che lo perde, ma se succede…


Come da tradizione si parte con un primo piano su Alberto Cipolla, direttore di orchestra, mi sovvengono i tempi di Diesagiowave, chi c’era sa. Ariete e Sangiovanni partono come volevamo: sono belli, la canzone è un capolavoro ed è caciara il giusto. I due ragazzi (non guardo l’età che è meglio) si divertono e Battiato, complice un grande arrangiamento orchestrale, arriva forte e chiaro: sorrisone a 32 denti meritato.


Se sento “Zarrillo” e “Sanremo”, non posso non pensare all’edizione di qualche anno fa, nella quale la sorte ci portò a sentire “Vorreiiii” alle due di notte dopo 40 minuti di live dei Ricchi e Poveri, un vero incubo. Will in autotune e Zarrillo che entra con un vibrato allucinante, siamo già passati al momento horror. Il pubblico gradisce, io, personalmente, non troppo.


Batteria quasi trappeggiante e chitarroni, un tiro clamoroso: Elodie entra così. Tutto molto zarro, tutto molto bello. Non serve necessariamente un sound moderno per svecchiare la riviera, basta qualcosa che lì raramente è entrato, con l’ingresso di Big Mama il groove sale vertiginosamente e balliamo tutti. Possiamo dire (b)rave?


Doveroso omaggio a Peppino Di Capri, per lui parlano la sua carriera, oltre alle belle sacrosante parole di Amadeus e Gianni. Premio alla carriera e standing ovation anche per lui, che si congeda con un “Meglio tardi che mai”: già gli si voleva bene per aver portato lo ska in Italia, ora gliene vogliamo ancora di più.



Chiara Francini si fa chiamare un paio di volte, entra, non fa letteralmente nulla ed esce.


Portare "Vola" di e con Lorella Cuccarini in prima serata su Rai Uno è una mossa così piaciona da lasciarci senza parole. Olly rende il brano ancora più maranza e ci fa chiedere quanto lo abbiano pagato le giostre per fornir loro nuovi pezzi.


Ultimo e Eros Ramazzotti, accolti dal boato della platea, portano un medley di Eros, che sbaglia il testo di una sua canzone: professionista presso sé stesso. Il teatro è già in modalità karaoke, però quelli infimi di provincia. L’unica cosa di cui siamo certi però è che se doveva essere un duetto, Ultimo si è fatto mangiare dal suo ospite che ha praticamente cantato da solo. E poi c’è chi lo definisce il solo cantautore della sua generazione…che coraggio.


Arriva, stavolta per davvero (SI SPERA) il momento di Chiara Francini. Un paio di battute e si torna immediatamente alla gara. La Francini o la si ama o la si odia per cui speriamo molto bene.


Ora, definire Nesli la storia dell’Hip-Hop italiano mi sembra un pochino too much, si poteva lanciare anche senza. “Non parlatemi del rap e della sua evoluzione / Che vi litigate il pubblico con Emma Marrone” diceva una canzone, che qui non poteva essere più azzeccata. Lazza ed Emma, con la partecipazione di Laura Marzadori, primo violino della Scala, la portano a casa quasi egregiamente, pensa cosa sarebbe stato il tutto provando ad armonizzare un pochino di più le voci.


Tananai e Don Joe insieme per coverizzare “Vorrei Cantare come Biagio”: potenziale per mesi di memini. Quando Biagio Antonacci però scende le scale - con somma sorpresa di qualcuno che la tv non l’accende da 10 giorni - l’Ariston, tun-zazza-tun-za, esplode. Alberto fa fruttare le lezioni di canto e sta dietro al cantautore. Il percorso lineare che sta facendo Tananai in questa edizione è assolutamente meritevole.



Prima di lanciare Shari e Salmo, Chiara e Amadeus coverizzano la sigla dei Griffin o qualcosa del genere. Possiamo dire che meglio questo duetto della canzone di un artista romano giovane, tatuato che se la sente molto? Diciamolo.


Shari porta un medley di Zucchero: mentre il primo brano lo interpreta da sola, per “Diavolo In Me” si fa accompagnare da Salmo. In realtà la giovane fa da corista al rapper sardo che si dimostra all’altezza del palco sanremese ed è un'esibizione coinvolgente. Su di lui c’è poco da dire: la persona è giudicabile e si possono avere varie opinioni, ma sull’artista c’è poco poco da dire, e Salmo tappa la bocca a tutti i detrattori ancora una volta. Groove anche qui in cielo e big up per la band che, dopo aver accompagnato il medley, lo chiude con una citazione a “Killing in the name”.


Arisa, che rimpiazza Irama nel duetto con Grignani, facendo valere la regola che se è quasi un anagramma tra i nomi d’arte si può cambiare negli ultimi giorni il feat, non stecca neanche questa volta. Arisa non stecca. Grignani più che dignitosamente brillo non becca non solo le note ma nemmeno le parole o il microfono. Alla direzione rivediamo il maestro Peppuzziniello Vessicchiuccìcci, e noi siamo felici così. “Abbiamo fatto un casino, Gianlu”: siete bellissimi!


La bambina con la valigia, Amadeus ricorda le foibe. Un momento dovuto, vista la giornata cui va in onda, perchè non esiste palco o luogo dove non sia importante ricordare. Amadeus legge un brano del libro di Gigliola Alvisi 'La bambina con la valigia', dedicato alla storia vera di Egea Haffner, testimone di quel periodo storico.


"Perché la libertà non si conquista dimenticando o rimuovendo, ma ricordando. Sempre"

La scaletta comincia ad andare in malora quando lanciano la pubblicità e poi Gianni si collega col Suzuki Stage: in vetrina pronti ad esibirsi il duo di cui sentiamo la mancanza, La Rappresentante Di Lista. I due portano sul palco “Diva” e “Ciao Ciao”. Potevano cantarci la lista della spesa e avrebbero fatto una figura ugualmente ottima. Tornate, magari in full band, ci mancate.


Con le riprese torniamo sul palco dell’Ariston, dove ci attende un quartetto d’archi. Leo Gassmann duetta con Edoardo Bennato in un medley di canzoni di quest’ultimo. Bennato deve aver perso la valigia perché si presenta sul palco in una tenuta opinabile. Il medley coinvolge ugualmente il pubblico del teatro, complici anche le cit di “Satisfaction” e “Smoke on the Water” sul finale: applausi scroscianti dalla platea.


“Io sono un italiano e cantooooo”, “Domani smettoooo, è meglio se richiami domaniiii”, “Ti porterò a ballare dove potrai gridareeee, saremo io e teeee nella spirale ovaleeee”: dobbiamo davvero dire altro degli Articolo 31 con Fedez? No perché noi abbiamo cantato per 5 minuti, pensando a cos’era tutto questo qualche anno fa. “Giorgia, legalizzala”, ché se aspettiamo la “sinistra” anche per questa cosa di sinistra, sappiamo come va a finire. In serate come questa è bello essere millennial. Non vorremmo essere le articolazioni di Dj Jad in questo momento.


“Dirige l’orchestra il maestro Big Fish”: una genuina risata. Giorgia ed Elisa sono indubbiamente due voci pazzesche della musica italiana. Non solo colleghe ma anche amiche cantano sul palco più importante d’Italia come se ci fossero solo loro: si divertono, si commuovono, fanno piangere un po’ di redazione. A me, quota azzurra (non avevamo ancora usato questa formula di cui io e la Martie abbiamo abusato nelle scorse edizioni), i primi della classe hanno sempre dato noia, soprattutto quando prendono i votoni restando nella loro comfort zone, e quest’occasione non ha fatto eccezione. Spoiler del futuro: la classifica dei duetti ci farà arrabbiare.


Io, abitante del quartiere che fu colorato di azzurro in onore di questa canzone, trovo inaccettabile che Carla Bruni sbagli il testo alla seconda stramaledettissima frase. Carla, molla i francesi che ti fan male và. Che se poi proprio proprio lo devi sbagliare, ti consigliamo il modo migliore per farlo. Colapesce e Dimartino si divertono un sacchissimo, è tutto molto bello e ci ritroviamo a passare da una poltroncina all’altra come Colapesce tra il pubblico.



Non manca, neanche questa volta, la marchettata alla serie Rai “Mare Fuori” che sta riscuotendo un sacco di successo. Serie che, sinceramente, mi incuriosisce. Carolina Crescentini (dopo un ingresso fuori tempo, degna mossa da cagna maledetta) salva la situazione, che, complice l’ennesimo momento Instagram, stava sfociando nel cringe.


I nostri cugini capelloni preferiti, i cugini di campagna, portano sul palco, insieme a Paolo Vallesi, un medley tra “La Forza della Vita” e “Anima Mia”, gli anni passano, ma un momento revival e classiconi ci vuole e ci sta bene. Durante un brano del genere, fa ancora più vertigine pensare alla svolta del Festivàl negli ultimi anni, in questo senso. Con l’urlo finale i cani in strada iniziano ad abbaiare.


Marco Mengoni con il Kingdom Choir canta “Let It Be” e già i brividi iniziano alla presentazione. La differenza tra Marco e il duetto Giorgia / Elisa si spacca tutta qui, tra Let it Be e il compitino con i pezzi già sentiti e risentiti: giù il cappello, anche dei non fan, (come il sottoscritto). In un altro universo vorremmo poter mostrare al Marco Mengoni ancora concorrente di X Factor questa esibizione e dirgli che lui è e sarà come il vino: ogni anno che passerà sarà sempre più un artista umano, non montato.


Com’è che mi stacco da RaiPlay un attimo e ritorno che siamo al Papeete? Dai. “Su con le mani, Sanremo”. Paese pazzesco.


Ed ecco Manuel Agnelli che torna sul palco di Sanremo dopo aver ucciso “Amandoti” un paio di anni fa. “Quello che non c’è” è un pezzone, gIANMARIA la interpreta in modo tosto e Manuel (giustamente) è nel suo. Mettici anche un Rondanini gigantesco alla batteria, ed eccoci qua. Meriterebbero una top 10, ma tanto non lo scopriremo mai, che regolamento assurdo quello di quest’anno.



C’è un po’ di Qualcosa di Grande in questo Vocoder. C’è anche un po’ di mancanza di rispetto per un pezzo che è parte della storia della musica pop degli anni 90. Mr. Rain e Fasma hanno preso un testo magistrale (m a g i s t r a l e ) di Cesare Cremonini e l’hanno trasformato in un’accozzaglia di suoni e parole incomprensibili. Vorrei potervi costringere ad ascoltare questo scempio fino a farmi pregare di smettere.


De Andtrap cantato da Madame, io non credo di potercela fare. Però i fan più cattivi di De André questa cosa dell’autotune un po’ se la meritano. Detto questo, non mi piace per niente la scelta della doppia voce, mi sarebbe piaciuto parecchio sentirla cantata solo da lei, chiaramente rischiando di cadere nella banalità, che comunque non si è evitata un granché. Continuo a fantasticare e poi la smetto: uno spoken ci stava così male?


Diciannovesimi in gara i Coma_Cose insieme ai Baustelle. Tralasciando gli outfit, perché non siamo qui a parlare di questo, ci chiediamo perché il pubblico non stia cantando come ha cantato Antonacci o Grignani. Siete degli ingrati.


Un meme di questi giorni diceva “Achille Lauro walked, so Rosa Chemical could run” e onestamente non me la sento di dissentire. Si porta sul palco Rose Villain, una cantantautrice dalla voce pazzesca. Giocano con il testo di “America” di Gianna Nannini e fanno la gioia dei feticisti oltre che dei fantallenatori. Rosa averti in squadra è una gioia per le classifiche. “Viva l’amore, viva il sesso, viva la libertà”, e Rosa Chemical sfida così Fedez alla gara di “guarda come fotto il sistema” dell’edizione 2023.


Che la canzone sia gigantesca, non serve che veniamo a dirvelo noi. Modà e Vibrazioni sono a casa loro, è un po’ la trasposizione, in un’altra generazione ed anche, inevitabilmente, in un’altra wave musicale del duetto Ariete-Sangiovanni. Per me un grande sì: e da come ha cantato il ritornello, a occhio, anche per l’Ariston. Scivolone immenso però di Francesco de Le Vibrazioni che alla consegna dei fiori da parte di Ama improvvisa una voce un po’ femminile. Franci, vai a fare l’irrispettoso giù da questo palco che ci stai rovinando la serata.


“Vivere” è un capolavoro. Levante non la tocca un granché, non ci sale troppo bene con la voce e non la stravolge, anzi, sembra un pochino tirata con la voce in alcuni punti. Il tutto sta in piedi, e pure abbondantemente, per la canzone di base. Avevo aspettative migliori.


Portare una canzone propria rifatta pari a come la si portò quando ti fece vincere Sanremo nel durante le guerre puniche non dovrebbe essere illegale? La Oxa piena di talento quanto di rancore verso il mondo decide di cantare un pezzo del brano in dialetto stretto di Pandora, il pianeta di Avatar e sorprendentemente viene anche osannata. Assurdo.


Dopo un evitabilissimo siparietto degli Autogol, è il momento di Sethu. Io, prima che inizi il pezzo, vorrei spezzare una lancia in favore di questo ragazzo, che si è beccato una valanga di critiche per un sound e un pezzo che meritavano un ascolto in più, non che la cosa non mi stupisca, sia chiaro, però… Oggi porta una canzone bellissima, con quei folli dei Bnkr44. Chissà cosa diranno i Baustelle, qualcuno glielo chieda. Vi prego.



“Oggi sono io” è una canzone bella da star male e la scelta saggia di LDA sta nel fatto che i pezzi dove sapeva non arrivarci vocalmente li ha fatti fare ad Alex Britti. Una mossa sveglia che fa sì che l’interpretazione risulti un mix pazzesco. Bravo Luca.


Ho aspettato questo momento per tanto. Vedere l’orchestra di Sanremo suonare quel tema lì è una cosa impagabile. Mara Sattei, in compagnia di Noemi, porta sul palco una versione, ci crediate o meno, discreta, quasi delicata de “L'amour Toujours”. Stai a vedere che Mara, il cui ingresso in questa kermesse poteva sembrare quasi un gioco, si sta ritagliando la sua posizione interessante in classifica generale.



Paola e Chiara (per sempre) si presentano sul palco con la speranza di svegliare noi a casa e il pubblico in sala. Ci riescono perchè cantiamo ma intervalliamo il tutto con degli sbadigli. Bravi tutti i ballerini, bravi Merk & Kremont, bravi noi che stiamo reggendo finora.


Se però fate fare ora il monologo alla Francini io faccio causa alla Rai anche oggi per sequestro di persona. No, peggio, LA MIA LIGURIA!

E, anche quest’anno, sono una persona semplice: vedo Maurizio Lastrico e mi emoziono.


La quota regaz di Sanremo23 è tutta nei Colla Zio, presabbene, Daniele Silvestri, “Salirò” e Ditonellapiaga. Siamo stanchi, abbiamo sonno, vogliamo che tutto finisca, ma siamo qui e balliamo ancora. Anche perché è impossibile non mettersi a cantare e ballicchiare questo brano eterno che io amo da quando era la sigla di Zelig. Quanto sono vecchia cacchio.


Quando annunciano la chiusura del televoto la stanchezza inizia a bussare alla nostra porta e ci sentiamo accerchiati: gli amici cadono come mosche, la redazione inizia a cedere, qualcuno ci mandi un aiuto!

Mi arriva questo messaggio: “Bello questo monologo, ma a quest'ora è accanimento terapeutico…” e lo penso davvero. Questo monologo andava fatto in prima serata e magari messo altro all’una e quarantacinque.


La top five delle cover


1 Marco Mengoni

2 Ultimo

3 Lazza

4 Giorgia

5 Mr. Rain


Cosa ci facciano Mr. Rain e Ultimo in questa classifica non se lo spiega nessuno, nemmeno chi ha falsato i volti (si scheeeeeeerza amic*)


E anche quest’anno ci tocca vedere quel simpaticone di Toti, ma da quanti secoli è presidente questo? Da che è stata fondata la Liguria credo.


Finalmente, in grazia di ogni divinità, la classifica generale, aggiornata coi risultati della serata di oggi, è la seguente:


1 Marco Mengoni

2 Ultimo

3 Lazza


4 Mr. Rain

5 Giorgia

6 Tananai


7 Madame

8 Rosa Chemical

9 Elodie

10 Colapesce Dimartino


11 Gianluca Grignani

12 Coma_Cose

13 Modà

14 Articolo 31

15 LDA

16 Leo Gassmann

17 Paola & Chiara

18 Ariete

19 Mara Sattei

20 COlla Zio


21 gIANMARIA

22 Cugini di Campagna

23 Levante

24 Olly

25 Anna Oxa

26 Will

27 Shari

28 Sethu


Ormai è sabato, è la serata della finale, la settimana santa è quasi finita ma dobbiamo tenere duro. Da lunedì le nostre vite torneranno monotone e tristi nonostante alle nostre spalle ci saranno tra le sei e le otto ore di sonno.


Vi salutiamo, ma vi lasciamo solo per qualche ora: ci vediamo questa sera per la super finale, commentala con noi sul nostro gruppo whatsapp e nei sondaggi delle nostre storie ig!




bottom of page