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Rareş e il suo disco come "Curriculum Vitae"- Intervista


Rareş, un ragazzo classe '97, viene definito come uno dei cantautori più promettenti in circolazione. "Curriculum Vitae" è il suo album di debutto, pubblicato il 6 marzo per Needn't records e prodotto da Marco Giudici, che ha lavorato anche con Any Other e Generic Animal. Questa presentazione alternativa di se stessi è composta da 11 tracce che raccontano sentimenti, traumi, speranze e sogni a cuore aperto, dove storie personali vengono unite a racconti collettivi, dove i drammi interiori e generazionali si fanno strada, accompagnati da suoni puliti, semplici e essenziali.

Questo giovane artista, nato in Romania, cresciuto in Veneto, ora si trova a Bologna per studiare al conservatorio. Un viaggio lungo chilometri, come tante e diverse sono le sue ispirazioni da Michael Kiwanuk ai Vampire Weekend.

Il disco si apre con "Spalle più” - l'ultimo singolo pubblicato - rappresenta l'inizio di questa vita artistica, sono le spalle di chi è stato vicino a Rareş in un momento di difficoltà. È un brano che mostra subito tutte le qualità di una voce calda e matura a dispetto della giovane età. La tenera ballata "Maldestra", racconta della città di Bologna, dell'essere in ritardo, e della tristezza che a volte prende il sopravvento su di noi.

Non so quand'è successo, è successo e basta: a un certo punto noi tutti cresciamo, cerchiamo di capire cosa vogliamo fare da grandi e iniziamo, con il tempo, a porre le basi per il nostro futuro. Questo è quello di cui parla il brano "Cresci", e che forse è la stessa essenza del disco.

"Io non ho parole in più" è la prima traccia che questo cantante ha pubblicato e che, a mio parere, può rappresentare un manifesto della nostra generazione, alla continua ricerca di un senso in ciò che facciamo, ma allo stesso tempo descrive un momento di pausa rispetto alla necessità che spesso si ha di correre contro il tempo, di parlare e di voler comunicare con il mondo. Questa canzone è come se ci dicesse che va bene essere così come si è, va bene piangere e non aver voglia di parlare.

“Vene più” chiude il disco con fare confidenziale-come sotto la luce soffusa di un abat-jour-dove ogni parola e nota viene scandita, pesata e accarezzata, per lasciarsi poi andare con un'esplosione vocale.

Le canzoni presenti in Curriculum Vitae sono connotate da poche parole, ma queste risultano essenziali e incisive.


Abbiamo intervistato Rareş per conoscere meglio lui e il suo Curriculum Vitae.

Rareş ci racconti il perché del titolo 'Curriculum Vitae'?

Questo disco è il mio bildungsroman, ossia il mio romanzo di formazione.


Hai una prosa davvero evocativa, con testi dove i sentimenti vengono mischiati, dove le parole e le percezioni vengono associate anche ad ambiti sensoriali diversi. Dove trae ispirazione per il tuo stile di scrittura, sia a livello letterario che musicale?

Leggo poco e male, quindi scrittura-wise non saprei puntare il dito su dove e come. Musicalmente, più notabili certe affinità e piccoli piccolissimi furti.


Il tuo stile ricorda molto quello ad esempio di Peach Pit e di Mac DeMarco, essenziale e con dei rimandi al jazz, a chi ti sei ispirato musicalmente?

A Giuseppe Vio, lottando spesso per ottenere la sua approvazione. Poi si, Mac DeMarco e tantissimi altri. Sulla punta della lingua ho i Residents, gli Inkspots, Bill Callahan.


Sei nato in Romania, cresciuto in Veneto e ora studi a Bologna al conservatorio. Quanto ti hanno lasciato questi luoghi a livello di esperienze artistiche?

There are places I'll remember / All my life, though some have changed / Some forever, not for better / Some have gone, and some remain / All these places had their moments / With lovers and friends, I still can recall / Some are dead, and some are living / In my life, I've loved them all. (In my life - Beatles ndr)


Come hai conosciuto Marco Giudici e com’è stato lavorare con lui alla produzione del tuo disco?

Conosciuto tramite Generic Animal - Generic Animal (2018); un capolavoro della musica italiana. E’ stato strano dare potere decisionale sulla propria musica a qualcuno di esterno, ma molto utile, e in definitiva bello. Si impara ad ascoltare e fidarsi. Ci vogliamo bene, parliamo spesso.


"Lasciami essere l'ombra sul parquet", in “Io non ho parole in più” potrebbero rappresentare una metafora dell'effetto che la musica e le arti producono sul mondo pur passando per semplice intrattenimento?

Credo di si. Io non ci avevo mai pensato, però è interessante. Grazie della prospettiva.


Canti "Cos'ho fatto mai di male per dovermi meritare tutta questa gioventù?" In “Mamma banane” e poi "Che a un certo punto cresci e non sei più tu" in “Cresci”. Hai poi deciso se era meglio la gioventù o ciò che è venuto dopo? In questa tua crescita personale la musica quando è entrata a far parte della tua vita in maniera sempre preponderante?

Per ora sono ancora team gioventù, ma sento lo shift in corso. Basta nostalgia (per favore). La musica è entrata da subito. con i primi amori del passato. Manowar e Tokio Hotel. E “Cha La Head Cha La”, la sigla originale di Dragon Ball.


"E correre di più non serve mai " canti in “Io non ho parole in più”. Come stai affrontando questo periodo di calma apparente di quarantena, dove tutto si è fermato?

Imparo a quietare me e le cose. Far camminare tutto più piano. Dei giorni ci riesco meglio, dei giorni ahimé peggio.


Quali sono gli ingredienti che rendono il tuo album curriculum vitae speciale, unico e tuo?

Spero la musica.


Vi lasciamo in compagnia del suo album d'esordio, buon ascolto!


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