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M¥SS KETA torna in pista a raccontarci il Medioevo digitale che ci circonda

"Il cielo non è un limite" per M¥SS KETA: lo sapevamo, l'abbiamo sempre saputo.

Nulla può fermare questa ragazza "Pazzeska", nemmeno una pandemia.

Esce oggi il suo ep dove con sole sette canzoni, in 18 minuti e 27 secondi, fotografa la società odierna, la racconta e la schernisce con un sound anni 90 e che trasformerà le case di tutti in club.


M¥SS KETA non è solo il fenomeno culturale di una generazione o una meteora del panorama musicale italiano. Chi ve lo dice, sta mentendo a voi e a sè stesso.

La M¥SS, iconica sempre con il suo volto coperto, riesce anche oggi a dare uno sguardo critico e ironico sulla realtà che noi tutti stiamo vivendo e mentre lo fa ci fa saltare, ci fa ballare, ci fa sentire ancora di più la mancanza dei club e dei locali dove questo ep sarebbe padrone e re indiscusso.

I suoni sono ispirati ai ruggenti anni 90 della house e del clubbing: Benny Benassi, Myss Kitty, la Ghetto House, ma anche la techno più fredda sono le vie che ha seguito per le basi dei brani.

L'ha scritto e interpretato in famiglia, con Lilly Meraviglia, con Priestess, con Popoulos.

Le canzoni sono ambientate nel Medioevo digitale -termine che ruba a James G. Ballard – dove si riferisce alla gerarchia sociale simile a quella del feudalesimo che in qualche modo stiamo rivivendo.

È l'ep dei doppleganger, delle personalità che escono, si scontrano, dialogano e non necessariamente vanno d'accordo. Ci sono tante M¥SS KETA in questo album e in ognuna di loro si può trovare qualcosa di noi, qualcosa della nostra vita, qualcosa in cui riconoscersi.

Canta in tedesco, canta in greco antico, niente può porsi tra lei e ciò che vuole trasmettere.


"GIOVANNA HARDCORE", singolo uscito questa estate, ci trasporta nel pieno Medioevo con un video dove non la vediamo solo cantare - perchè in questo ep la M¥SS supera ogni limite, lo scavalca e lo reinventa- la troviamo anche ballare sotto cassa come in un rave perchè GIOVANNA è un alter ego e può, vuole e deve permettersi di esprimersi ballando come se non avesse niente da perdere.

"GMBH" è il racconto della mistress felina, boss della sua azienda, una "donna forte stronza esigente" canta in tedesco e studia la preda nel club. La deep house in sottofondo scandisce la descrizione di un gioco di seduzione narrato come solo un componente della famiglia Angela saprebbe fare, ma con il tono di voce che solo M¥SS KETA sa regalare.


"RIDER BITCH" è il racconto ironico della vita di una delle categorie più discusse degli ultimi mesi, se non anni, che rimanda letteralmente all'idea di servo della gleba del Medioevo. Senza diritti ma solo con doveri e mai commisurati alla sua situazione. Mai nella mia vita avrei pensato di sentire "YOU CALL IT CAPITALISM I CALL IT SLAVERY" arrivare dalle casse di M¥SS KETA. Me lo aspetto dal profilo di Bebo Guidetti, ma così è proprio troppo anche per il mio piccolo cuore rosso. E citando La M¥SS, "adoro" perchè è la prova provata che non importa chi sei e cosa fai, l'importante è che si stia dalla parte di chi ha meno privilegi di te. Sempre. Che tu sia un componente dello Stato Sociale o che tu sia la regina del club.

Per i fan dei videogiochi: il brano è ispirato al gioco Wipeout 2097 del 1996. Ora, se saremo di nuovo in quarantena sapete a cosa giocare.

Potete ringraziarmi in privato su instagram.


Segue "PHOTOSHOCK": una canzone che gioca sull'osservatore e sull'osservato, sul gioco che si crea quando una persona è davanti all'obiettivo e una ci sta dietro. Chi ha il vero potere? Chi decide veramente? Il continuo ripetere "ritoccami" fa pensare anche alla continua ossessione per i filtri nelle foto, per il raggiungimento della perfezione estetica che la società impone a tutti. Che si cerchi di scappare da questa idea o meno, ci siamo dentro tutti e tutti vorremo avere le gambe da 200 cm, un po' le orecchie come quelle di Kendall o qualcosa di meglio. Ma non si può per cui giochiamo coi nostri difetti e sentiamoci un po' Kate Moss anche se siamo alti un metro e poco più.


Ora saltiamo più indietro e più avanti. È la Magna Grecia del futuro, M¥SS KETA è la dea "DIANA", è a caccia con una Priestess al massimo della forma in un immaginifico luogo fuori dal tempo e dallo spazio che Popoulos è riuscito a ricreare con maestria e meticolosità. Canta in greco antico e questo ci fa pensare che le prossime versioni di greco saranno uno spasso.


Tutto si conclude con "DUE", il singolo rilasciato settimana scorsa. Un delirio electropop che conferma la presenza della multipla peronalità di questo ep lascia solo la voglia di risentire il lavoro della Ragazza di Porta Venezia e che ci farà venire un po' più voglia di andare a ballare con gli amici con due gin tonic in mano, ubriacarci male e poi farci la foto la mattina dopo con la caption sempre umile "i woke up like this".

Sappiamo che non gareggerà a Sanremo 2021 ma ironizza sul fatto che potrebbe condurlo. Chiama in causa il Tizianone nazionale e Anna Tatangelo per dei duetti. Scherza la M¥SS...ma non così tanto.


Insomma, "Il cielo non è un limite" di limiti, non ne ha. M¥SS KETA ha superato se stessa, ha superato ogni aspettativa, ha superato ogni ostacolo e ora che tutti siamo mascherati come lei il suo potere viene meno?

Lei dice di no, anzi. Forse lei che la mascherina l'aveva già prima è sempre stata due passi avanti a noi. Lei che dietro quella maschera non sappiamo mai se ride o piange ci sorprende sempre perchè non sappiamo cosa vede, non sappiamo cosa sente, ma sappiamo che ci guarda e lo fa con attenzione.


Ma, dopo questo ep in cui abbiamo conosciuto più versioni di M¥SS KETA ci resta un quesito, sempre lo stesso: ma M¥SS KETA, chi è?

Mi sento quindi nella posizione di scomodare la scena finale di "V per Vendetta": "era Edmond Dantes, ed era mio padre, e mia madre. Mio fratello, un mio amico. Era lei, ero io. Era tutti noi."




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