Lo scorso 1° dicembre è uscito per Funclab Records "Kairosclerosis", l'Ep di debutto di Lurayana, nome d'arte di Ludovica Nazzaro. Immersa fin da piccola nella danza e nella musica, jazz e non solo, e avvicinatasi alla musica elettronica sperimentale durante il periodo della pandemia, l'artista ha deciso di esordire nel 2023 col suo progetto discografico cantautoriale ed avant-pop. Per l'occasione abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Lurayana per parlare del disco, da dove nasce la sua musica e dei progetti che le riserverà il futuro.
Ciao Lurayana, benvenuta su IndieVIsion! Il 1° dicembre è uscito "Kairosclerosis" il tuo primo Ep. Come ti senti ora che è stato finalmente pubblicato?
Ciao IndieVision! Innanzitutto, grazie per questa opportunità. Kairosclerosis è stato l'inizio e la fine di un ciclo emotivo che da tempo sentivo di dover affrontare. Quando sono riuscita a farlo, in primis con me stessa, la musica è stata l'unica vera terapia. C'è stato un momento in cui ho messo insieme i punti della mia vita proprio come ho fatto con le tracce di Kairosclerosis. Scrivere, per me, è come avere sotto controllo le mie emozioni, e mi aiuta ad avere una maggiore consapevolezza su quella che sono, sulla mia musica e su ciò che mi ispira davvero.
Oltre ad essere una cantautrice, sei anche producer e quindi, volevo chiederti, in un mondo dove i producer sono prevalentemente uomini come affronti la situazione schiacciando le barriere e facendo vedere il tuo vero potenziale?
Il gender gap è una concezione distorta e, per me, schiacciare le barriere è dimostrare che il talento non ha sesso e non dovrebbe essere condizionato da standard di riferimento. Dai miei primi passi nella produzione ho lavorato e imparato da tanti ragazzi che in qualche modo sono stati da esempio per me, ma oggi, con una consapevolezza diversa, quando sono in studio riesco a captare la loro ispirazione e renderla mia e, alla fine, creare qualcosa in cui entrambi emergiamo. Non ho mai avuto problemi nell'esporre le mie idee in studio, anche con gli uomini, e le piccole difficoltà incontrate all'inizio oggi mi hanno resa solo più forte. Credo sia molto stimolante lavorare in gruppo, a prescindere dal sesso, vedere le proprie idee prendere forma e, sopratutto, avere la fiducia di chi lavora con me – è qualcosa che mi trasmette sempre più voglia di crederci. A prescindere da qualsiasi forma di approvazione, per me la musica è una necessità.
Come ti sei avvicinata al mondo della produzione musicale? Quali sono gli aspetti migliori e peggiori di questo tipo di lavoro?
Mi sono avvicinata alla produzione durante il Covid. Andavo in accademia di canto già da un po' e sentivo la necessità di dover creare da zero qualcosa di mio. All'inizio lo facevo con i testi delle canzoni, poi, durante il covid, un po' per non impazzire, un po' per curiosità, scaricai un programma per produrre e da quel momento ho capito cosa stessi cercando. La produzione mi ha insegnato a star bene da sola con me stessa, a ritrovarmi, a dedicarmi del tempo. L'aspetto migliore credo sia questo, avere la libertà di creare da zero. Il peggiore, forse, in alcuni casi, può essere dover "adattare" le melodie, i suoni, le produzioni, a ciò che funziona che per fortuna ora è una cosa abbastanza lontana da me.
Nel tuo Ep si sente molto la tua volontà di sperimentare, nonostante il filo conduttore delle atmosfere clubbing sia molto presente. Per te e la tua musica quanto è importante essere liberi, non dover per forza rinchiudersi in un determinato stile?
Tanto. È la necessità di esprimere quello che sono, di dire quello che sento. È l'unico modo in cui riesco a farlo. "Dear tempo" e "Kairosclerosis" sono una conseguenza di esperienze passate in cui non avrei potuto sperimentare così. Erano le prime volte che approcciavo alle label, agli studi e senza mai pubblicare nulla mi sentivo già stretta. Questo è stato il motivo per cui, dopo tempo, ho deciso di lasciarmi andare facendo ciò che sentivo mio, senza nessun tipo di schema predefinito. Ringrazio con tutto il mio cuore Funclab Records per avermi dato la possibilità di pubblicare questo progetto, in cui sono stata parte principale del processo creativo – vale veramente tanto per me.
"Kairosclerosis" è composto da cinque tracce; volevo chiederti, qual è stata la prima canzone che hai scritto per questo disco e l’ultima sulla quale hai lavorato?
La prima è stata "Luci//", era solo strumentale fino a un po' di tempo fa. L'inverno scorso la suonavano in giro un po' di amiche dj e l’ultima volta che ho suonato la versione precedente è stato da Ape Milano con Le Cannibale all Ex Macello la scorsa estate. Poi, in studio con Dalila abbiamo deciso di mettere la voce e l'abbiamo modellata. Inizio quasi sempre dalle produzioni o da qualche vocal, e in questo caso c'è stata una vera e propria evoluzione. L'ultima canzone, invece, è stata "Tidal Wave", con Miss Jay, nata da una mia produzione e finita insieme.
"Anche se non ci guardiamo Sembra sempre che hai un piano" (da "Vuoto 444")
La canzone che più mi ha colpito dell'intero lavoro è "Vuoto 444", com'è nata?
Innanzitutto ti ringrazio, sono contenta ti abbia colpito. Tutte le tracce dell'ep sono nate da produzioni che ho fatto in momenti diversi, ma relativamente recenti. In questo caso, ho voluto usare la voce e le parole in contrasto ai suoni, ma il testo l'ha scritto il bisogno di colmare quelle mancanze così grandi che spesso non accettiamo. In un momento di particolare distacco da tutto ciò che mi circondava, cercavo di provare di nuovo qualcosa. La strofa avrei voluto scriverla a una persona in particolare, ma non sono mai riuscita a farlo. Questa traccia, per me, rappresenta tutte quelle cose che ci portiamo dentro e che non cambieranno nonostante il tempo, le situazioni, le persone.
Ora che hai pubblicato "Kairosclerosis", quali sono i piani futuri di Lurayana? È previsto un tour?
Sicuramente usciranno altre cose tra un po', ancora più clubbing – non posso dire di più ahahah. Per il tour ci stiamo lavorando 🤪 Un grazie infinito a voi per queste domande super interessanti!
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