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La scottante autoironia di Ziliani in "Cliché" tra ritmi funky e disco dance - intervista


"Cliché" è l'EP di debutto del cantautore ZIliani, uscito oggi venerdì 20 maggio per Primal Box. Il suo primo lavoro è composto da sette tracce che spaziano dal funky, alla disco dance anni’80, alle sonorità dell’indie-pop italiano degli ultimi tempi caratterizzate da chitarre elettriche e sintetizzatori. Prima di questo EP Ziliani ha lavorato come fonico e tecnico backliner per vari artisti tra cui Calcutta, Cosmo, Franco126 e altri, per poi arrivare all’ultimo “Karaoke Tour” di Cimini, in cui ha fatto sia da tecnico che da intrattenitore sul palco. Lo spirito leggero e autoironico dell’artista ci fa sicuramente godere questo EP dall’inizio alla fine, magari accompagnati da una birretta fresca in una calda giornata estiva.


“Cliché” è un amalgama di autoironia di uno Ziliani cresciuto dopo il periodo di “Bar Franca”

Hai recentemente concluso il Karaoke Tour insieme a Cimini. Come vi siete conosciuti? Cosa ti è piaciuto in particolare di questa esperienza?

Io e Fede ci siamo incontrati l’estate scorsa perché avevamo lo stesso booking e durante un festival io suonavo prima di lui. Ci siamo piaciuti fin da subito e da lì è iniziata una specie di amicizia trasversale fatta di uscite non molto frequenti ma sempre piacevoli. Un giorno è venuto a propormi il Karaoke Tour e io ho subito accettato senza nemmeno sapere di cosa si trattasse effettivamente, anche perché ci conoscevamo da appena cinque mesi. Da lì è nata l’idea di mettere Ziliani sul palco sia come tecnico che come parte dello show vero e proprio e, anche se è stato faticoso, è stata sicuramente un’esperienza che mi porterò sempre dentro. La prima parte dei live, che tanti hanno apprezzato, era molto teatrale e io facevo un po’ di tutto, insomma, avevo la mente divisa ma è stata un’esperienza davvero interessante, soprattutto con una persona che conoscevo da poco.

Inoltre, pensa che la televisione utilizzata per il Karaoke Tour ci è stata proprio donata dal Bar Franca!


In passato hai lavorato come fonico al Magnolia e poi al Bloom e come tecnico backliner in tour di vari artisti. Queste esperienze ti hanno aiutato in qualche modo con il lato artistico della tua carriera?

Io ho iniziato da piccolo a fare concerti e suonare, già a 11/12 anni sentivo di avere la batteria nel DNA. Con le mie prime band dovevo arrangiarmi con l’attrezzatura come con i mixer etc. ed è così che ho iniziato ad imparare le basi. Quando ho avuto la possibilità ho iniziato a fare lo stagista al Magnolia e poi mi sono specializzato sulla parte del backliner, ho fatto tour con vari artisti e lì capisci davvero la loro arte e la loro musicalità. Dalla parte di Ziliani più artistica cercavo di ispirarmi agli artisti con cui collaboravo e la mia fortuna è stata che a contatto con altre persone riesci a scorgere un sacco di cose che si possono poi elaborare personalmente nella propria maniera una volta arrivati a casa.


Cos’è cambiato dallo Ziliani di “Bar Franca” allo Ziliani attuale di “Cliché”?

Realmente Ziliani non è cambiato molto, è solo un po’ cresciuto con Clichè dopo due anni di fermo…insomma è una crescita dovuta alla ripartenza. Dopo “Bar Franca” abbiamo dovuto cercare un focus su quello che volevamo fare, sempre tutto condito con autoironia, anche le tematiche meno leggere come l’ansia. “Cliché” è un amalgama di autoironia di uno Ziliani cresciuto dopo il periodo di “Bar Franca” e tutto ciò è ben rappresentato anche dalla copertina con questo richiamo estivo autoironico e disco dance.


“Voglia di stare tra le persone e di vederti ballare in un live”: questa frase di Cliché rappresenta in maniera fedele quello che quasi tutti abbiamo provato stando senza concerti per molto tempo. Era questo che volevi comunicare proprio nella prima canzone? Questa voglia di ripartire e rinascere dopo un periodo di fermo?

Cliché è l’ultima canzone che ho scritto per l’EP ma in realtà ha delle basi e dei sound che erano fermi da un paio di anni. Questa frase torna perché l’anno scorso abbiamo fatto qualche data e volevamo sottolineare particolarmente il nostro ritorno dicendo “stiamo arrivando, adesso non vedo l’ora di vederti ballare”. Tutto il brano è basato sull’ironia delle dinamiche delle hit estive.


La tua musica ricorda molto quella italiana degli anni ’70/’80 unita però alle basi pop elettroniche attuali. Ti consideri un nostalgico, musicalmente parlando? Senti la necessità di riprendere sonorità del passato per creare qualcosa di nuovo?

Non mi sento nostalgico, nel senso, ascoltare Sorrenti o musica del passato ci sta ma ci sono molte realtà adesso che riprendono quel mondo in chiave moderna come ad esempio i Purple Disco Machine o i Jungle che sanno dosare falsetti e richiamano un po’ il mood dei Bee Gees. Essere nostalgici va bene, si può provare a prendere gli anni ’70 e farli nel 2022, ma incastrarli in Italia è più difficile. A noi basta fare qualcosa che ci piaccia e che ci porti il sorriso, è normale che quello che ascolti poi ti influenzi comunque in qualche modo. Mathias Drescig, che ha curato la parte di produzione, ci ha messo anche tanto di sé e delle sue esperienze, è un miscuglio tra le mie chitarrine e le sue produzioni.


Ti farò la domanda che mi sorge più ovvia leggendo il titolo “No no, grazie a te”, lo hai preso dalla famosa gag presente in “Una pezza di Lundini”?

In realtà è una frase che ci diciamo spesso io e Mathias per scherzare e io ho iniziato ad utilizzarla un po’ con tutti. In realtà non sono certo che lui abbia iniziato ad usarla con me per la gag di Lundini, mi informerò.


In “Civico 37” parli di “crisi di concerti/solidi argomenti/più tardi ti presento I Miei Migliori Complimenti” come mai hai voluto menzionarli in una tua canzone?

“Civico 37” è a Macerata, dove ho conosciuto anche la ragazza di cui parlo nella canzone. Ero andato a suonare la batteria per I Miei Migliori Complimenti nella finale di Musicultura del 2020 e ho voluto citarli in quella frase per incastrare bene il periodo in cui ho scritto la canzone e dare la giusta collocazione temporale. Filippo Rossi in realtà è un po’ l’artefice di Ziliani perchè è stato lui a pubblicare il video di Bar Franca su Youtube prima di tutto il resto. Quel concerto a Macerata è stato un po’ un finto ritorno alla normalità in cui siamo tornati a suonare dopo un anno di fermo.


Ci racconti un aneddoto sulla composizione o registrazione dell’EP?

La cosa bella dell’EP è che finalmente esce: io volevo lanciare i pezzi già anni prima ma poi è stato rimandato tutto e quindi la voglia di farli uscire adesso era davvero tanta. Sono canzoni unite insieme che racchiudono il mio percorso artistico e la mia autoironia. “Libertà Criminale” è molto simile ad una hit mania e disco dance di quelle che si vedevano anni fa in televisione. È anche un po’ un controsenso perché la libertà non è criminale, ma quel brano lì volevamo far emergere il lato di un criminale che ha commesso dei crimini ma che ad un certo punto si ferma e va a fare la bella vita in spiaggia. Le altre canzoni sono più personali mentre attorno a questa abbiamo costruito più una storia.

La maggior parte del disco è stata scritta a casa di Mathias, ci urlavamo le cose da una stanza all’altra e probabilmente il suo cane conosce a memoria i brani anche più di noi.


Cosa ti aspetti dal tuo futuro? Hai in programma qualche live o ancora non puoi fare spoiler?

Il fatto che uscisse a Maggio è stata una casualità, ma si tratta proprio di un EP che vuole essere suonato e anche noi siamo molto più forti e invogliati a fare quei brani live. Per ora è uscita solo la data del Woodoo Fest in cui suonerò il 24 luglio ma prossimamente usciranno altre date e nel mentre continuerò a fare da backliner in tour di altri artisti.



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