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Fasma ci racconta la sua avventura Sanremese - intervista

Sanremo si è appena concluso e anche quest’anno ha portato gli spettatori di tutte le età a scoprire tanti nuovi artisti del panorama musicale italiano. Tra questi spicca sicuramente il nome di Tiberio Fazioli, in arte Fasma, classe 1996 che con la sua “Parlami” ha calcato il palco dell’Ariston portandoci nel suo mondo.

Aveva già partecipato a Sanremo con la sua "Per Sentirmi Vivo" nella sezione Nuove Proposte nel 2020 e dopo un anno di ottimi risultati, soddisfazioni e l'album divenuto platino (che conta oggi ben 76 milioni di stream) "Io sono Fasma" (Sony Music Italy) torna all'Ariston nella categoria big.


Fasma scrive da sempre, nella musica ha trovato la sua dimensione e con “Parlami” ci fa entrare nel suo mondo mischiando abilmente cantautorato, rap, archi e chitarre elettriche. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo durante la settimana della kermesse sanremese e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza al festival, ripercorrendo insieme il suo percorso.


Durante la prima serata Fasma è l’ultimo ad esibirsi ma la sua canzone viene accolta comunque con clamore da chi lo conosceva già e da chi lo ascoltava la prima volta, come ci racconta entusiasta.

“Per quanto riguarda l’esibizione io sono convinto che posso fare e dare di più. È un patto con me stesso. […] È stato bello vedere che, anche chi mi segue dall’inizio, anche in questo pezzo hanno trovato la verità e la realtà a cui loro sono legati”.

Per la serata delle cover Fasma sceglie di portare un pezzo che ha segnato l’adolescenza di molti ragazzi nati negli anni 90: “La Fine” di Nesli, uno dei brani più apprezzati econosciuti del rapper e cantautore marchigiano, duettando proprio con lo stesso autore.

“A noi degli anni ‘90 questa canzone ci ha segnato. Quando dovevo scappare ed evadere nella mia stanzetta ascoltavo quella canzone. Perciò portarla sul palco è un vero onore, soprattutto calcolando che Nesli è una persona vera e questa verità ci accomuna e ci ha fatto subito trovare.”
“La musica ha la capacità negli anni di educarti ad essere ascoltata. Questa traccia per me oggi ha un significato talmente diverso magari di quello che poteva essere da quando l’ho ascoltata la prima volta. Però sono convinto che ancora tutt’oggi sia una canzone molto molto attuale”

La sera dell’esibizione però, a causa di un problema tecnico, viene interrotta da Amadeus e fatta ricominciare dopo lo stacco pubblicitario. I problemi tecnici possono capitare, si sa, e non c'è da spaventarsi. Ma sono convinta che pochi artisti avrebbero reagito con la calma e la professionalità dei due. Il problema al microfono viene risolto, e il duetto può avere inizio. Nonostante l’inconveniente la performance è innegabilmente toccante.

“Il primo pensiero è stato <è la tua occasione per spaccare di nuovo. Sfrutta quel piccolo momento di stop per restare concentrato, mi raccomando sfrutta la tua occasione>. […] Tu sali su quel palco con un’ottica, ti dici <vado, sono pronto>. In quel momento è andata così, poi c’è stato il momento di pausa e io l’ho sfruttato per rimettermi in carreggiata come se avessi rifatto la salita e fossi sceso di nuovo da quella scalinata”

Le due sere seguenti le sue esibizioni procedono senza intoppi e coinvolgendo anche il pubblico a casa e raccogliendo apprezzamenti anche sui social.

All’annuncio della classifica finale troviamo Fasma in diciottesima posizione ma questo siamo sicuri non demoralizzerà l’artista. Il palco di Sanremo non è per lui un punto di arrivo quanto un trampolino che speriamo lo porti veramente in alto.


Fasma è un artista completo, e ha una visione della musica chiara e libera come pochi al momento riescono a mostrare. Basti pensare al suo "Manifesto a tutela dell'arte", un vero e proprio manifesto scritto che Fasma scrive e pubblica all'inizio della sua esperienza sanremese, che regola il rapporto tra arte e artisti e ci ricorda l’importanza dell’espressione artistica che non può e non deve scomparire:Qualcosa deve cambiare”. Il “Manifesto a tutela dell’arte” è una vera e propria carta in cui vengono elencati i principi per la tutela del rapporto tra arte, artisti e terzi mediante 14 articoli. La relazione tra il terzo, l’artista e l’arte viene infatti paragonata a quella tra madre, figlio e la vita, per cui servono delle regole affinché l’espressione artistica non scompaia mai. L’uomo non si può permettere di perdere l’arte nel mondo, perché arte è vita.

Fasma lo presenta sui suoi social con un monologo molto profondo prima dell’inizio dell’avventura a Sanremo: è un’interpretazione veramente bella che regala spunti di riflessione interessanti. "I miei genitori (gli artisti) non credevano in un mondo perfetto ma un mondo possibile, per questo mi hanno mandato qui dove qualcosa deve cambiare, dove qualcosa può cambiare” dice l’arte con la voce di Fasma facendoci chiedere se stiamo facendo abbastanza per difendere ciò che amiamo e in cui crediamo.


Ma cosa ci dobbiamo aspettare ora che il festival è finito?

“Pensavamo di concentrarci più su dei singoli perché pensiamo che la gente ha bisogno di capire bene questi singoli e concentrarci bene sulle singole canzoni.” – racconta GG, amico e produttore di Fasma. “Partiremo con nuove influenze a livello di genere e daremo importanza alle singole canzoni per poi vedere di arrivare ad un album”

Questo però “è solo l’inizio”.



Foto di Lorenzo Piermattei.

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