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L'amore è tutto e tutto è amore"- Intervista a Il Solito Dandy

Attraverso il mare, la santità e l'ironia, Il Solito Dandy ci mostra la sua vita da turista e abitante nella città di Roma. Il cantautore perso nelle sue fantasie ci fa da guida nel suo mondo, attraverso 8 brani carichi di immagini, raccolti nel suo album di debutto: "Turismo Sentimentale". Dal titolo potremmo inciampare nell'idea che si tratti di un album d'amore, ma in realtà è un disco che si sofferma sul tema della disillusione e all'interno di ciascun brano viene trattato in maniera differente mescolando la fantasia con la realtà.

Per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda all'artista!



Ciao Fabrizio! Come nasce il tuo nome d'arte "Il Solito Dandy"?

Era un giorno nuvoloso, quando uscii di casa vestito elegantemente per immaginare la mia seconda comunione e m’accorsi che il cielo era pieno zeppo di gabbiani che trasportavano secchielli di sugo al pomodoro o vernici, non lo so. Ovviamente, qualcuno di loro era un po’ maldestro e come la pioggia più saporita qualche macchia mi cadde sul vestito, non ti dico che disastro sul marciapiede! Inciampando mi ci ritrovai, ma ero tanto felice che tutto girasse in una maniera completamente diversa. Insomma, Il Solito Dandy.


Ti riconosci nella figura del dandy?

In realtà non è che apprezzo troppo le definizioni, quindi forse con questa affermazione ti sto rispondendo di sì in qualcosa, anche se sinceramente non ci sono mai stato troppo a pensare. Sicuramente mi piacciono le cose storte, o almeno, che sanno sorprendermi, ma mi piacciono anche tanto le cose semplici. Se poi tutto questo lo provi a mescolare, come le palline di pongo, nascono situazioni incredibili.



E' uscito il tuo nuovo album "Turismo sentimentale". Come mai hai scelto questo accostamento tra l'immagine del turista con il mondo dei sentimenti?

Più che un accostamento è un modo, una chiave per vedere la vita. Trasferendomi da Torino a Roma sono cambiate tante cose, ma soprattutto mi sono reso conto di dover condividere questa città sia con gli abitanti, ma anche con il misterioso e mutevole popolo dei turisti, perso e meravigliato per le strade, sempre pronto a cogliere i miracoli dietro l’angolo o le cose più insolite nella quotidianità. “Turismo Sentimentale” nasce proprio dall’idea di essere turista ed abitante di Roma e della vita. È la voglia di sapersi sorprendere costantemente ed affrontare la realtà di tutti i giorni con l’idea che qualsiasi cosa possa accadere, come un cinghiale sul lido o la statua di Gesù Cristo che sorveglia i bidoni della differenziata.



Le tre tematiche dell'album sono: il mare, la santità e l'ironia. Perché hai scelto questi tre temi e cosa rappresentano per te?

Sono un po’ gli aspetti chiave di questo magico incontro con questa città. La santità mi sembra più che evidente, nonostante io non creda in Dio, mi ci ritrovo spesso ad esplorare chiese, ma soprattutto ad essere accompagnato per strada e sui mezzi da suore, fraticelli, preti e quant’altro ci si possa immaginare di sacrale dai colori più svariati e inimmaginabili, come quando ho visto i frati azzurri che dipingevano i muri, ce ne saranno stati una ventina, ma forse questa è un’altra storia. Continuiamo. Il Mare. Da torinese ho sempre avuto la percezione del mare come qualcosa di lontano, raggiungibile solo d’estate, mentre a Roma non è così. È bello sapere che in una città con infiniti rimandi a tritoni, fontane e creature degli abissi, uno dei più grandi misteri dell’uomo si trovi alla portata di tutti. E così, con una leggerezza da film neorealista ci si trova a passeggiare al mattino sulle spiagge vuote, in attesa che l’estate faccia capolino da dietro la finestra. Per quanto riguarda l’ironia mi sembra un aspetto fondamentale per affacciarsi a questa vita, un po’ strampalata e così agrodolce.


Ascoltando le tue canzoni si creano delle vere e proprie immagini, tanto da creare dei veri e propri film mentali. Come nasce questo tuo modo di scrivere?

Penso che nasca dalla pittura. Da bambino dipingevo un sacco con mio nonno ed è da lì che ho forse un po’ capito che tutto quello che avevo dentro poteva essere tirato fuori mescolando i colori. Un po’ come quando gli ho disegnato le mummie e le sfingi dietro il guardaroba e lui poi si è arrabbiato parecchio, adesso chissà dove è finito, sia il nonno che il guardaroba.


Nella prima traccia dell'album "Mastroianni" chiedi aiuto alla città di Roma: "Roma va tutto a puttane sto bene o sta male dai non mi lasciare, almeno tu". Quanto è diventata importante per te la città di Roma negli ultimi anni? Cos'è cambiato nella tua vita da quando hai lasciato Torino?

Come dicevo prima, sono cambiate parecchie cose. Ho iniziato a vivere da solo, o almeno in compagnia del Maestro Guzzino, e tutto questo un po’ ci proietta in una dimensione un po’ da commedia all’italiana, o perlomeno a me piace vederla così. Quindi ci sono talmente tante scene tragicomiche che a volte non me ne rendo conto o me ne scordo, sicuramente siamo meno comodi rispetto a quando vivevamo a Torino, ma è anche grazie a questa scomodità e a questa città che a volte ti lancia secchi dalla finestra, a volte ti lascia a piedi, che nascono dei pensieri incredibili. Quindi penso che Roma sia stata molto importante, sia umanamente che musicalmente parlando, ed in questo caso, ci faccia sentire molto liberi in questa vita un po’ scapestrata.


Nello stesso brano ti definisci un "Povero sentimentale". Come descriveresti il tuo rapporto con l'amore?

L’amore è tutto e tutto è amore. Può sembrare la cosa più banale e assurda del mondo ma è così, e se ci pensi è pure semplice. Talmente semplice che preferiamo non crederci e così ci complichiamo la vita in mille girotondi che ci mandano punto e accapo. Ma lo dicevano i Beatles, i grandi mistici e persino mia nonna, davvero l’unica cosa di cui abbiamo bisogno è amore. Il mio rapporto con questo non so bene dirti quale sia, però cerco di volermi bene e di voler bene in generale o più che altro a vincere l’odio con la gentilezza. Mi piace tanto l’idea di una rivoluzione gentile, che in qualche maniera possa cambiare tutto.


Molto particolare è la traccia "Commesse" una registrazione della quotidianità che ci circonda. Come mai hai scelto di introdurla all'interno dell'album?

Perché oltre a suonare faccio anche il commesso d’abbigliamento. Che sì, so non è una cosa che fanno i poeti maledetti e gli artisti belli e dannati, ma io c’entro ben poco con questi. Comunque volevo che nel disco uscisse anche questo aspetto della mia vita romana e così un giorno ho registrato le mie colleghe ed i miei colleghi mentre chiacchieravano, poi ci abbiamo messo qualche violino, un pizzico di mandolino ed è nata “Commesse”.


In "Boh" ti fai mille domande sul mondo che ti circonda. In questo momento quali sono le domande a cui non riesci a trovare una risposta?

Questa.


Porterai sul palco "Turismo sentimentale" in giro per l'Italia?

Sì sono partito da Roma il 3 aprile, qui tutte le date:



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