Dopo aver mosso i primi passi scrivendo e cantando brani in inglese, lo scorso 5 luglio Prim è tornata sulla scena con "Colleghi Borghesi", secondo singolo in italiano della cantautrice classe '99 (da oggi anche in copertina della playlist Spotify "Scuola Indie") pubblicato da Carosello Records.
Prim, nome d'arte di Irene Pignatti, è una ragazza che ama la musica, i concerti e da sempre è fan di molti artisti internazionali. Dopo aver mosso i primi passi sulla scena modenese, nel 2020 ha esordito con il suo primo singolo, in inglese, "Cheap wine", seguito da un EP e un album, entrambi pubblicati da WWNBB. Grazie all'ottimo riscontro che hanno ricevuto questi suoi lavori, la cantautrice originaria di Modena ha avuto l'occasione di esibirsi dal vivo sia in Italia, che all'estero.
Lo stile di Prim si può definire "pop triste", ossia con le sue canzoni l'artista si rivolge alla sua generazione, ai ragazz* come lei che facilmente si possono rispecchiare nei suoi testi legati alla quotidianità, alla famiglia, alle amicizie e all'amore. Anche con "Colleghi Borghesi", così come nel suo esordio in italiano "Ho paura di morire", Prim tramite un sound bedroom pop, pop triste racconta momenti legati alla sua infanzia, in cui gli ascoltatori possono facilmente immedesimarsi.
Per l'occasione abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Irene per parlare dell'evoluzione della sua carriera, dei suoi piani per il futuro e del suo ultimo singolo "Colleghi Borghesi".
Ciao Irene, benvenuta su Indievision! Come stai? Per il pubblico che non ti conosce, il nome del tuo progetto è Prim, da dove nasce questa scelta? Cosa significa per te?
Ciao! Sto bene grazie. Il nome Prim viene da Primrose Hill, una collina di Londra dove passavo i miei pomeriggi quando abitavo lì, e dove ho scritto alcune canzoni. Ho deciso di abbreviarlo e usare solo Prim.
Prima di iniziare a pubblicare canzoni in italiano, hai mosso i tuoi primi passi nel mondo della musica scrivendo e registrando canzoni in inglese. Come mai hai scelto di esordire con brani non in italiano? Quali motivi ti hanno spinto, dopo diversi singoli, un EP e un album, ad iniziare a scrivere canzoni in italiano e a collaborare con Luca Jacoboni?
Ho iniziato a scrivere in inglese per vari motivi, tra questi c'è il fatto che io ascolto musica inglese quindi le mie influenze vengono da lì. In più ho sempre avuto il sogno di vivere in Inghilterra e quindi scrivere in inglese era anche un modo per creare qualcosa che fosse appetibile per il mercato estero. L'ultima motivazione è che ho sempre provato imbarazzo nell'espormi. Scrivendo canzoni sulla mia vita ho sempre avuto un po' di timore di non riuscire a farmi capire a pieno: usare la lingua inglese serviva a mascherare un po' i miei sentimenti. Alla fine non mi sono stabilita in Inghilterra. Suonando in inglese per un pubblico italiano le mie emozioni continuavano ad essere filtrate, quindi ho iniziato a scrivere in italiano per poter esprimere con chiarezza i miei sentimenti.
Luca l'ho conosciuto tramite un amico che mi ha passato il suo contatto e mi ha consigliato di passare in studio da lui proprio per scrivere in italiano.
Leggendo la tua biografia, ho notato come fin dall'infanzia, anche grazie ai tuoi genitori musicisti, tu sia cresciuta circondata dalla musica. Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
Il mio primo ricordo legato alla musica è sicuramente uno dei viaggi in macchina con mio papà quando durante l'estate mi veniva a prendere nella casa dove vivevo con mia mamma per portarmi con lui in Toscana. Durante questi viaggi parlavamo sempre di musica, mi faceva ascoltare i Beatles, i Police, Michael Jackson, Hall and Oates raccontandomi aneddoti della vita di questi musicisti.
Da un punto di vista musicale, il tuo stile si può definire un pop triste con sfumature lo-fi e bedroom pop che si sposa alla perfezione con il tuo modo di cantare dolce, delicato e a volte sussurrato. Volevo chiederti, quali sono gli artisti a cui ti ispiri o che hanno influenzato il tuo stile musicale?
Come dicevo, ascolto tantissima musica da quando ne ho memoria, è il mio sport preferito. Le mie influenze partono dai Beatles e dalla musica pop anni '80 (che ascolto veramente tanto: un po' mi vergogno a dirlo, non so perché), fino ad arrivare a Taylor Swift (artista che venero da più di 12 anni). Tra le influenze principali però devo citare i The 1975 (altra band che venererò fino alla morte) e qualsiasi cosa ci sia di bedroom pop o indie pop-alternative inglese/americana.
Il tuo primo singolo in italiano è stato "Ho paura di morire", canzone in cui parli della tua più grande paura. Oltre a questa fobia, tipica della natura di ogni essere umano, qual è la paura più particolare che tu abbia mai vissuto? Hai qualche consiglio da darci per imparare ad affrontate le proprie paure?
Allora la mia paura numero uno sono i RAGNI. Se vedo un ragno svengo o mi viene un attacco di panico. Non so perché ma da quando ho memoria mi comporto così davanti a questi esseri demoniaci. La paura dei ragni non l'ho ancora superata ma per la paura della morte sono andata dalla psicologa ed ha funzionato! Quindi il mio consiglio è la terapia.
Il 5 luglio per Carosello Records è uscito "Colleghi Borghesi", il tuo secondo brano in italiano. Questa canzone, così come il tuo primo singolo "Ho paura di morire", è un pezzo molto biografico in cui parli senza filtri della tua infanzia segnata dalla separazione dei tuoi genitori. Volevo chiederti, com'è nato questo brano? Possiamo dire che "Colleghi Borghesi" sia una valvola di sfogo per metabolizzare i traumi infantili derivanti dal divorzio dei tuoi genitori?
Questo brano è nato in studio. Stavo aspettando che Luca finisse il mix di un altro pezzo e intanto mi sono chiusa in una stanza a scrivere "Colleghi borghesi". Gliel'ho suonata subito e lui si è messo a piangere. È stato naturale scrivere questa canzone e sì, sicuramente per me è una valvola di sfogo.
Sia per "Colleghi Borghesi" che per "Ho paura di morire", hai curato anche l'artwork dei singoli recuperando foto e filmati vintage della tua famiglia. Come mai questa scelta? Se dovessi descrivere i tuoi due singoli con delle immagini, quali sarebbero?
Mi è sempre piaciuto frugare tra le foto a casa dei miei nonni e vedere volti di persone che non conosco, o che conosco ma sono cambiate. Per qualche motivo mi ha sempre intrigato e per questo ho deciso di fare una selezione di quelle foto per le mie copertine. La copertina di "Colleghi borghesi" raffigura una spiaggia in Liguria degli anni '70. Da qui è nata l'idea di realizzare il visual di "Colleghi borghesi" in collaborazione con Home Movies (Archivio Nazionale del Film di Famiglia dai fondi amatoriali di Luciano Monti e Famiglia Ranza), utilizzando foto di repertorio che ricreassero quegli anni.
Non so bene quali potrebbero essere delle immagini per descrivere i miei due singoli, sicuramente le copertine a parer mio sono perfette!
Dopo aver già fatto alcuni concerti dal vivo nel corso di giugno e di luglio, avremo altre occasioni per sentire i tuoi brani dal vivo o passerai questi mesi a registrare nuove canzoni per il tuo futuro nuovo EP o album? Per te e la tua musica, quant'è importante la dimensione live?
Io vivo per suonare dal vivo. È letteralmente uno dei motivi principali per cui faccio musica, per me suonare è veramente importante: riesco a sfogarmi di più suonando che nella scrittura di un pezzo. Urlare una canzone al mondo è più soddisfacente. È come avere un gossip e raccontarlo alla tua migliore amica.
La prossima data è il 15 settembre a Fiorino sull'Arno (Firenze). Al momento sto finendo di registrare il mio EP e non vedo l'ora di suonarlo dal vivo.
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