Il salotto della Muzic Italien: guarda in anteprima la live session di Tabascomeno
- EcceNico

- 12 minuti fa
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Torniamo nel salotto della Muzic Italien per scaldare il cuore di questo autunno e lo facciamo l'anteprima video della session di Tabascomeno!
Tabascomeno è un fiore mediterraneo, una cantautrice delicata che mette in musica la sua intimità. La parola, ora sussurrata appena ed ora cantata a pieni polmoni, è la vera protagonista del suo progetto: sonorità arpeggiate dal tocco malinconico ne accompagnano la voce, tracciando la rotta di un viaggio nella sensibilità dell’autrice, che esplora e lascia trapelare le proprie emozionate fragilità. La sua scrittura rifugge volontariamente dai limiti autoimposti di genere e struttura e, brano dopo brano, avvolge chi si ferma ad ascoltarla in un’atmosfera introspettiva, dalla parte degli ultimi.
Per raccontare di loro, e un po’ anche di sé, Chiara si avvale di rimandi alle sue origini calabresi e alla mitologia greca, narrando un racconto per immagini e fondendo le suggestioni in un cammino tra spazi conosciuti o impervi, ma non per questo meno abitabili.
Buona visione dunque e buona lettura della prospettiva di Tabascomeno sulla scena live italiana e sul contributo di iniziative come quella della Muzic Italien!
Cosa ne pensi dell’attuale situazione live italiana?
La domanda arriva davvero al momento giusto. Credo che, negli ultimi tempi, si sia un po’ perso di vista un concetto fondamentale: gli artisti sono prima di tutto persone. Persone emotive, sensibili, dei cantastorie che cercano di raccontare e condividere qualcosa di sé. Personalmente mi considero fortunata. Per molto tempo ho fatto fatica a riconoscermi come cantautrice: non riuscivo a definirmi tale. Poi ho incontrato nuovi amici, professionisti del settore, e soprattutto ho imparato a conoscere meglio me stessa. È stato un percorso lungo e difficile, ma oggi posso dire di sentirmi finalmente una cantautrice. Un momento decisivo è stato l’incontro con i ragazzi di Dumba Dischi: mi hanno accolta e fatta sentire parte di qualcosa di speciale. E, grazie a loro, ho iniziato a sentirmi speciale anch’io. Con questa nuova consapevolezza ho avuto l’opportunità di conoscere posti e persone meravigliose — come Nassau, qui a Bologna, un luogo che per me è diventato una seconda casa. L’anno scorso ho suonato molto, e ovunque sono stata ho trovato sorrisi, ospitalità, calore. Esistono per fortuna tanti locali gestiti da persone valide, che amano davvero la musica. Ma c’è anche il rovescio della medaglia.
Di recente mi è capitata una brutta esperienza che mi ha fatto riflettere. Come dicevo, spesso si dimentica tutto ciò che c’è dietro un “semplice” live: la scrittura dei brani, la loro costruzione, la registrazione, il mix, il master, le prove, il coinvolgimento di altri musicisti… e soprattutto l’atto di esporsi e raccontarsi davanti a un pubblico. Purtroppo capita — anche se raramente — che tutto questo venga ignorato o sminuito. Per questo sento di avere una piccola “missione”: quella di denunciare le realtà che trattano gli artisti come macchine da soldi, dimenticando che dietro c’è una sensibilità, una storia e un bisogno di contatto umano. Non siamo “macchine da guerra”, ma persone che cercano di creare legami attraverso la musica. In sintesi, suono da qualche anno e credo che la situazione dei live, purtroppo, non sia ancora delle migliori. Capita spesso di vedere artisti costretti a spostarsi a proprie spese, senza neanche un rimborso, perché “il locale è storico”. Oppure di arrivare e sentirsi dire “devi cambiarti” o “ma tu che genere fai?”, dopo essere già stati selezionati per suonare. Situazioni che fanno male e ti fanno sentire poco rispettata. Per fortuna, però, ci sono anche luoghi e persone che ti restituiscono la voglia di suonare, di comunicare, di sentirti parte del mondo.
E sono proprio loro che mi ricordano ogni volta perché faccio musica.
Credi che occasioni come Muzic Italien o salotti simili possano aiutare di più voi artisti?
Assolutamente sì. Il lunedì dopo aver suonato a Pisa è stato, senza esagerare, uno dei lunedì più belli della mia vita. Io e Lucia — Acqua Distillata — siamo rimaste a casa di Giovanni, accolte in una casa che “sa di casa”, calda e piena di umanità. Ci siamo concesse il lusso di fermarci, di assaporare tutte le sensazioni che ci erano rimaste addosso dal giorno prima. Era come se la giornata si fosse dilatata in uno spazio-tempo lento, catartico, profondamente emotivo. Tutto sembrava diverso: i colori del mondo erano più vivi, ma non accecanti; l’aria era avvolgente, come un tepore che ti abbraccia e ti protegge. Non so bene come spiegarlo — era un sentimento più che una percezione. Ricordo di averlo detto anche ai ragazzi che ci hanno ospitate: quando ho finito di suonare, ho capito subito che quella sarebbe stata una serata indimenticabile, un ricordo da custodire per molto tempo. Esperienze come Muzic Italien servono proprio a questo: a farci dimenticare che, in Italia, esistono ancora luoghi in cui gli artisti non vengono accolti o riconosciuti come tali. A Pisa, invece, ho sentito un calore umano straordinario: il pubblico ascoltava in un silenzio quasi religioso, accogliendo ogni parola, ogni nota, e restituendo sorrisi — e, a quanto pare, anche qualche lacrima (ahaha).
I ragazzi che ci hanno ospitati sono stati incredibili: premurosi, attenti, sempre presenti. Nulla è mancato. E poi la loro professionalità — nella comunicazione, nell’organizzazione, nella cura della musica stessa — è stata davvero ammirevole. Non so se riesco a spiegare quanto tutto questo mi abbia toccata, ma so una cosa: voglio tornare a Pisa per rivivere quella stessa magia. È stata un’occasione stupenda, un piccolo miracolo di umanità e bellezza. Spero davvero che nascano sempre più luoghi così: spazi creati da persone che amano la musica e che sanno accogliere gli artisti come meritano, facendoli sentire a casa.










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