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I migliori album del 2019 scelti da IndieVision


Questo 2019 che si appresta a tramontare non si può dire che non ci abbia regalato uscite musicali degne di nota, sia nel panorama italiano che straniero. Ripercorriamole insieme con le personalissime scelte a cura della redazione di IndieVision!


MICH:

Tra caffè e sigarette in una Stanza Singola, troviamo un Franco126 che non sa quali decisioni prendere.

Un disco dove non ci si può sdraiare su un matrimoniale in attesa che qualcuno ci raggiunga. Un qualcuno che forse, è lontano da Roma e lontano dal cuore.

É un disco che mi accompagna in ogni momento della giornata. Mi piace definirlo un disco completo, capace di sapermi catturare ad ogni gioia e ad ogni momento di solitudine.

Forse perchè è proprio questo che mi serve: una stanza singola tutta per me.



La vera novità del 2019. Non c’è nulla di simile in circolazione al momento. Un atto di redenzione sotto forma di viaggio che ripercorre le vite del collettivo. La ricerca di qualcosa e il voler sentirsi vivi sono tematiche frequenti in "Ginger", in preda ad un dualismo tra la ricerca di se stessi e ricordi della propria infanzia.








 

NICO:

Fulminacci - La Vita Veramente.

Fulminacci mi ha conquistato solo all'uscita dell'album, prima di allora infatti maldigerivo il singolo d'esordio, che sembrava una parodia fatta volutamente male di silvestri. La sua poetica si nutre della vita di tutti i giorni, la vita veramente, appunto, e mi ha lasciato spiazzato per la grande efficacia comunicativa e per il legame che ha subito insediato tra me e lui tramite un banale paio di auricolari. Ho scoperto solo poi il fatto che avesse praticamente la mia età e ciò ha contribuito ad aumentare la stima che ho nutrito nei suoi confronti. Completano il quadro una preziosa umiltà e uno stile di scrittura innovativo, senza luoghi comuni, né retorica o banalità.


Lana del Rey - Norman Fucking Rockwell.

La voce di Lana per me ha valore terapeutico e ho perso il conto delle notti passate con lei in sottofondo. Ha uno talento straordinario nel rendere delicati e dolci anche testi piuttosto graffianti. Questo ultimo album per me è il suo più riuscito, un quasi capolavoro. Voci come la sua o di Florence + The Machine per me dovrebbero diventare patrimonio Unesco






 

ENRICA:

"Smog" è il secondo disco di Giorgio Poi, che segna il suo ritorno in scena a distanza di due anni da "Fa Niente", lavoro dove per la prima volta abbiamo sentito il cantautore novarese cantare in italiano, con una voce così particolare e a tratti strana, che però lo rende immediatamente riconoscibile.

Oramai identifichiamo Giorgio anche per le sonorità pop, che lo avvicinano a una sfera psichedelica, con sonorità soft comuni al panorama internazionale, che con i giusti accordi riesce a rendere una canzone malinconica, riesce a farci riflettere sulla nostra quotidianità. Giorgio Poi gioca con le parole, forse in questo disco maggiormente, in maniera impeccabile, facendoci entrare nel suo piccolo immaginario fatto di aerei, di Vinavil (titolo del singolo e a mio parere il brano più consigliato) e tubature, fatto di nostalgia nei confronti dell'Italia che sia lui che Calcutta hanno provato abitando all'estero.

Re Giorgio, come scherzosamente lo si chiama, è uno dei cantanti in Italia che portano sul palco semplicità e sincerità, unita ad un pizzico di timidezza, che lo rendono uno dei pochi artisti senza tempo della nostra generazione, in grado di poter unire i cantautorato classico alla nostra società fluida.


Mac DeMarco è conosciuto da molti per essere il ragazzo fenomeno dell’indie-lo-fi .

"Here comes the cowboy" è un album dove Mac si mostra e dove racconta le sue debolezze e paure, l’insofferenza nei confronti del mondo, circondato dalle responsabilità che inevitabilmente arrivano al raggiungimento dei trent’anni. Il disco presenta in copertina una faccina sorridente, ma è intriso di nostalgia e malinconia dalla prima all’ultima traccia. Quest’immagine potrebbe rappresentare il suo atteggiamento sereno nel profondo del cuore, ma, allo stesso modo, di una persona che ne ha viste tante, ma non può fare a meno di alzare le spalle e lasciar scorrere le cose, come scorre il tempo. Chi sono questi cowboy in arrivo? Sono personaggi sgangherati, protagonisti di un mondo rurale ai margini delle autostrade statali statunitensi, gente sdentata, cani randagi zoppi, lune piene gigantesche.

 

ELENA:

Il nuovo album di Andrea Laszlo De Simone, "Immensità", è frutto di una continua ricerca musicale che guarda alla musica classica tanto quanto al cantautorato, fino alla sperimentazione. L'ideale seguito di "Uomo donna" del 2017 non può che confermare la bellezza della musica del musicista torinese.

Il disco è concepito come una vera propria suite; ecco che, per goderne appieno, è possibile fruire il nuovo lavoro discografico di Andrea Laszlo De Simone come traccia unica di venticinque minuti e sedici secondi. Fin dal preludio, "Immensità" si pone all'interno di un'altra dimensione e lo fa con dolcezza, delicatezza e - vien da dire ancora una volta - bellezza. L'artista piemontese, e con esso l'ascoltatore, si perde in un viaggio; all'ascolto del disco ci si immerge insieme all'autore in un mondo onirico e, passando da "Il sogno" a "La realtà" e "Lo spazio", a conclusione si prende coscienza de "Il tempo". "Compiere sempre scelte di cuore / Chiedere scusa per un errore / Anche questa è immensità / Tutta la realtà è immensità / Come il sogno poi si dissolverà", canta Andrea Laszlo De Simone nel primo capitolo della suite (di fatto, prima traccia del disco) e "Immensità", citando proprio i versi del brano eponimo, non può che non essere "una scelta di cuore".


Corey Taylor e soci tornano con un nuovo album a quasi cinque anni di distanza dal precedente. Gli Slipknot, con “We are not your kind”, mettono a segno il secondo album dopo la morte del bassista Paul Gray e - reduci anche dell’uscita dalla formazione del batterista Chris Fehn, dopo una brutta rottura - presentano un lavoro pieno di rabbia, dolore e disagio. La formazione dello Iowa, proponendo quattordici tracce capaci di penetrare in profondità e di smuovere l’animo dell’ascoltatore, conferma ancora una volta di essere uno dei gruppi più forti del genere heavy. "Noi non siamo come voi" ci tiene a precisare la band e, brano dopo brano, il nuovo album degli Slipknot lo conferma e presenta continui cambi stilistici capaci di creare un ambiente sonoro fatto di martelli pneumatici - come nella canzone "Nero forte", con un testo tra i più pungenti del disco - inni solenni ("A liar's funeral") e tranelli psicologici ("Spiders").

 

MICHELA:

Arriverà il momento in cui gli Eugenio in via di Gioia smetteranno di stupirci, ma non è questo l'anno. "Natura Viva", loro terzo album uscito lo scorso marzo, ti colpisce (e affonda) già dal primo ascolto.

La band torinese conosce bene le proprie radici e proprio per questo non smette mai di sperimentare. Originale sin dalla copertina, un album da colorare curato dall'artista BR1.

Un disco che è diventato anche un'azione concreta attraverso l'iniziativa "Lettera al prossimo", un crowdfunding per la piantumazione della foresta di Paneveggio. Una tracklist di canzoni ricche di suggestioni, vita quotidiana, rapporti umani e riflessioni "senza mezzi toni" che scavano in profondità, raccontate in modo spesso divertente e ironico, ma mai banale, tutte legate da un filo unico: l'introspezione umana.

Basta pensare ad "Altrove" e "Il tuo amico il tuo nemico tu", incentrate sui temi della solitudine e dell'alienazione umana, "la misura delle cose", un consiglio amichevole a far pace con la propria essenza e con la natura circostante, ma anche a "Cerchi", che affronta il tema dell'infinito potenziale, del rapporto uomo-macchina e della ricerca di un proprio posto nel mondo, con un' amorevole precisione matematica.


Come si passa da un album carico come quello degli Eugenio ad uno così intimo e riservato come quello dei Bear's Den? Non lo so neanch'io, ma nella vita contraddirsi è sempre bello.

"So that you might hear me", terzo album del duo britannico uscito lo scorso 26 Aprile, prende liberamente il nome da una delle forse più belle poesie di Pablo Neruda: "So that you will hear me", della raccolta "Venti poesie d'amore e una canzone disperata" (consigliata anche lei, oltre l'album).

Forse il disco più intimo dei Bear's Den, che affronta temi profondi e spesso dolorosi; dalla perdita di persone care al rapporto con noi stessi fino ad arrivare all'umano bisogno di connessione che ognuno di noi sente. Il tutto descritto con una dolcezza unica attraverso un sound acustico che ricorda quello di "Island", loro album di debutto, ma sicuramente con più sperimentazione, (basta pensare a Crow, ballata acustica da brividi).

Tra tutte, una nota particolare va a "Blankets of Sorrow", di quelle canzoni che, ascoltate di notte, quando i pensieri ti riempiono la testa, ti prende per mano e ti dice "Ehy, a te ci penso io".

 

DENISE:


Quando mi è stato chiesto il mio album preferito italiano del 2019 ho pensato a Peter White. "Primo Appuntamento", uscito lo scorso 24 Aprile (e in loop nelle mie playlist da allora) è stato una piacevole scoperta. Il giusto mix di romanità, romanticismo e vino rosso per le serate in cui speri in tanti "baci alla française" ma ti ritrovi "in finestra" da solo, a fumare. Non saprei dirvi la mia traccia preferita perchè comincerei con l'elencarle tutte, ma forse alla fine direi "Ombre".




Sarà sicuramente la mia passione per le sonorità pop della band irlandese (di cui non mi sono mai persa un concerto, in Italia obv) che mi porta a dirvi che "Sunsets & Full Moons" è decisamente il mio disco international dell'anno. Per chi conosce i The Script può trovare all'interno dell'album sound che richiamano successi passati come "Breakeven" o "The Man Who Can’t Be Moved" ma anche novità che dimostrano la loro continua crescita. Un album più intimo che mai, dal cuore dolce e dalla malinconia alta. La traccia che preferisco è "Same Time", perché puntualmente anche io mi ritrovo alle 2am a pensare a cose troppo romantiche per essere affrontate di giorno.

Hope you enjoy it!


 

SARA:

L’unico modo per toccare un mostro sacro come Fabrizio De André è reinterpretarlo secondo il proprio stile, come hanno fatto gli artisti di "Faber Nostrum". Un progetto interessante ed eseguito in maniera eccellente dal contemporaneo cantautorato italiano. Consigliatissimo!










Sudan Archives, violinista autodidatta afroamericana, ha pubblicato lo scorso novembre il suo secondo album "Athena" - frutto di un mix tra R&B, elettronica, percussioni africane e hip hop.

Una dea nera capace di interessare qualsiasi tipologia di pubblico grazie alla miscela di stili utilizzati nella sua sperimentazione musicale.







 

LUDOVICA:

Il secondo disco dei fratelli Tundo è un perfetto equilibrio tra l'indie e la canzone d'autore. "Bellissimi difetti" tratta di politica e delle varie sfaccettature dell'amore tra nostalgia, malinconia ed erotismo.

E' un disco che attraverso sonorità che ricordano il britpop e sonorità suggestive e soffuse arriva dritto al cuore, creando dipendenza.








"III" - The Lumineers: Il terzo disco della band americana rispetto ai precedenti album, tratta di argomenti molto cupi vicini al cantante Wesley Shultz, ma rimane riconoscibile per le sonorità folk. L'album è diviso in tre capitoli e racconta le storie di tre personaggi alle prese con le loro debolezze causate dalla dipendenza di droghe e alcol. Ogni canzone è accompagnata da un video musicale che cerca di raccontare attraverso le immagini la storia delle tre generazione della famiglia Sparks. Buon ascolto e buona visione!




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